ANCORA SULLA MORTE DI DAVID ROSSI

Nel precedente post (16 settembre) ho “preso posizione” (spero con il dovuto rispetto) sulla morte di David Rossi.

Due giorni fa incontro un amico che, come al solito, chiamerò Mario (nome fittizio). Buona parte della breve conversazione riguarda proprio il post sopra indicato. Mario, questa volta esplicitamente e senza “mezzi termini”, mi manifesta la sua disapprovazione pressoché totale delle mie opinioni in merito al “comportamento da adottare a seguito di questo tragico fatto” (la morte di David Rossi, appunto), mostrandosi in piena sintonia con le opinioni delle persone citate nell’articolo (per approfondimenti/dettagli cfr. post sopra citato)

Le sue critiche/considerazioni mi colpiscono particolarmente, vuoi per la “delicatezza” della questione in sé, vuoi per il mio forte desiderio di non danneggiare, in qualsivoglia modo e con qualsivoglia “atteggiamento”, le persone più direttamente “colpite” dal suddetto tragico evento. Ed anche perché, in questa società “dell’apparire ad ogni costo”, tutto vorrei sembrare tranne che colui che “specula” su argomenti del genere.

Da qui la mia non facile decisione di ritornare brevemente sull’argomento per, come dire, mettere alcuni puntini sulle i.

Ma prima di tutto voglio esprimere pubblicamente i miei ringraziamenti al Mario di questo post. Ogni intervento critico (anche, al limite, non sincero) è per me di grande aiuto in quanto mi costringe comunque a “rivisitare” le mie affermazioni, le mie considerazioni, le mie deduzioni, ecc. e, quindi, a confermare le mie conclusioni oppure a “rivederle”, financo a rigettarle. Ciò vale, in particolare, appunto, per argomenti delicati come questo.

Quindi, caro Mario, mille grazie per le tue “energiche” critiche che, peraltro, sono state “articolate” mantenendo sempre grande rispetto per le persone che più hanno tratto sofferenza dalla morte di David Rossi. Se tutti, ovviamente in assoluta buona fede, facessero così la vita sarebbe molto più facile.

Torniamo ai puntini sulle i. Credo sia utile dire che io non conosco i familiari di David Rossi. Mi riferisco, in particolare, alla vedova, Antonella Tognazzi, ed alla figlia, Carolina Orlandi. Tutto quello che so su queste due donne l’ho appreso dalla carta stampata e/o dalla televisione ( queste mie ultime considerazioni tengono conto, oltre che del contenuto del citato post, del contenuto di un articolo sull’argomento pubblicato su un quotidiano locale Sabato 5 Ottobre).

Le tue critiche, caro Mario, mi hanno imposto di riconsiderare tutto quanto da me scritto sull’argomento. E ad oggi devo dirti che le mie opinioni in merito a questa drammatica ed oscura faccenda, riportate nel post del 6 settembre, risultano, al contrario di quanto forse ti saresti atteso, significativamente rafforzate, specie con riferimento a due aspetti :

  • il “trattamento pubblico” della questione:
  • il profilo etico-morale di queste due donne.

Per quanto riguarda il primo la mia gratificazione deriva dal fatto che si sono ampiamente affievolite tutte le titubanze che avevo allorquando decisi questa presa di posizione. Oggi più di ieri sono convinto della necessità, proprio nell’interesse della città nel suo complesso, di approfondire/divulgare le notizie/informazioni concernenti tutti i lati oscuri della questione.

Mentre per il secondo aspetto, dato l’attuale stato delle cose, sento il dovere di esprimere pubblicamente la mia solidarietà per queste due donne (non “allargo” il discorso ad altri componenti della famiglia perché non ho mai avuto l’occasione, tramite qualche media, di ascoltarli/vederli, anche se ho la sensazione che ci sia concomitanza di intenti, almeno fra i familiari più stretti) che stanno dimostrando coraggio e determinazione nel portare avanti la loro giusta battaglia anche a costo di ritrovarsi “in solitudine”. Ed a mio modesto parere tale atteggiamento assume particolare valenza oggi come oggi e con specifico riferimento alla nostra città; atteggiamento che, proprio per questo, necessita, io penso, di concreti atti di solidarietà.

Sono del tutto consapevole dello scarsissimo peso specifico che ha questo mio blog e, quindi, la mia persona, nel panorama degli “opinion makers” locali. Ma ho voluto comunque rendere inequivocabile il mio pensiero al riguardo con l’obiettivo di dare un modestissimo contributo all’irrobustimento di un eventuale processo di amplificazione della solidarietà attorno alle idee/strategie della famiglia di David Rossi e nella speranza che simili atteggiamenti possano ripetersi anche per altri contesti. Pure così, credo, ci si adopera per “costruire” una Siena migliore.

Come già detto, la mia opinione sul comportamento del Mario di questo post vale nel caso della sua assoluta buona fede. Ed io ne sono del tutto convinto. In mancanza di tale “prerequisito” si arriverebbe ad ipotizzare l’atteggiamento di Mario dettato, magari inconsciamente, dalla paura e, conseguentemente, dall’omertà. In questo caso Mario potrebbe sentirsi tranquillo sotto il profilo, diciamo, materiale, ma non potrebbe esserlo altrettanto, io credo, per quanto riguarda la sua coscienza.

IN MERITO A DUE COMMISSIONI PARLAMENTARI DI INCHIESTA (IN PARTICOLARE QUELLA SULLA MORTE DI DAVID ROSSI): CONSIDERAZIONI PERSONALI ED ATTUALI PREROGATIVE

Come al solito sono in enorme ritardo, rispetto al timing programmato, nel pubblicare i mie “interventi” su queste pagine. Del resto la problematica sottostante merita ben più di qualche riga. Per questo ho deciso di affrontarla in maniere adeguatamente dettagliata in un prossimo specifico post. Anche perché, volendo testardamente continuare nel perseguimento degli obiettivi a suo tempo delineati, mi trovo nella necessità di “alzare il tiro” nei termini che andrò a spiegare in tale post. Malgrado tutto il fine rimane sempre quello: rendere meno estemporanea, per i motivi ampiamente descritti in svariati post e nelle pagine introduttive, la “produzione” del blog.

Ma veniamo agli argomenti che intendo trattare in questo post.

L’altra sera, quasi per caso, mi sono trovato a rivedere, in tv, lo speciale de Le iene sulla morte di David Rossi. Il già forte turbamento al momento in cui i media ne dettero comunicazione, peraltro progressivamente amplificato mano a mano che ricevevamo informazioni sugli sviluppi delle indagini, si è ulteriormente e significativamente irrobustito. Non so dire esattamente perché, dato che il contenuto era già tutto conosciuto. Forse per il semplice fatto che ho potuto seguire il servizio nel massimo silenzio, con la massima attenzione e senza interruzioni o, più banalmente, perché mi trovavo nello stato d’animo più confacente.

E fra i tanti pensieri, mi sono sovvenuti alla mente anche quelli riguardanti le opinioni di alcune persone in merito al comportamento da adottare a seguito di questo tragico fatto. A grandi linee il discorso è in questi termini: siccome l'”evento” è particolarmente drammatico, tanto in sé e per sé quanto con riferimento all’immagine della Istituzione “coinvolta” nonché a quella della città nel suo complesso, chi ama Siena – dicono loro – deve evitare di parlarne per non prestare il fianco a tutti quei detrattori che non perdono occasione per denigrarci (noi senesi).

Io, invece, mano a mano che andavo avanti nel vedere il servizio e riflettevo su queste considerazioni, sentivo irrobustire dentro di me la già da tempo maturata convinzione della necessità di conseguire risposte convincenti agli interrogativi rimasti ancora in piedi, peraltro tutti particolarmente gravi, e, conseguentemente, sgomberare il campo da tutte le “zone grigie” o, quantomeno, quelle per le quali esiste ancora la possibilità di farlo.

Grazie, perlopiù, ad alcune inchieste televisive ed alla forte volontà dei familiari di scoprire la verità, sono emerse nuove inquietanti piste investigative, non irrilevanti carenze nelle indagini svolte e nella raccolta delle testimonianze, convincenti ipotesi derivanti da approfondite analisi sulla dinamica della caduta ed altro ancora.

E proprio per questo credo che chiunque abbia effettivamente a cuore le sorti di questa città, dei suoi abitanti e, più in generale e per casi come questo, ritenga sempre e comunque importante addivenire al conseguimento della verità, debba convenire sulla necessità di accertare e ricostruire, con indagini approfondite ed utilizzando lo strumentario investigativo più appropriato, tutte le “circostanze e le responsabilità che hanno determinato la morte di David Rossi” (cfr breve relazione alla Proposta di inchiesta parlamentare denominata “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi”, presentata alla Camera dei Deputati il 18 Aprile 2019).

Non è vero, ho pensato, in stridente contrasto con l’opinione delle suddette persone, che cose di questo genere conviene che vengano dimenticate al più presto. Anzi! E’ forse vero l’esatto contrario visto che, in questo caso, lasciando senza risposta una serie di domande “cruciali”, si verrebbero ad alimentare sospetti pesanti come macigni e che, alla fin fine, si ripercuoterebbero in maniera molto negativa sull’intera città, su tutti i suoi abitanti e per lunghi periodi di tempo, annullando e superando di gran lunga i “vantaggi” (?) derivanti da, come dire, l’indirizzare tutta la questione nei sentieri dell’oblio. Io, nella convinzione che la quasi totalità della popolazione sia del tutto estranea a questa drammatica ed oscura faccenda, sono altresì convinto che l’unico modo per salvaguardarla realmente sotto il profilo morale sia, appunto, quello di effettuare indagini pregnanti ed approfondite, vale a dire indagini in grado di eliminare o ridurre drasticamente gli “spazi di ambiguità”.

Da qui la decisione di esplicitare il mio pensiero sulla questione in generale e con riferimento alla specifica Commissione Parlamentare in particolare. Quantomeno, mi sono detto, la mia opinione “arriverà” almeno ai miei quattro followers i quali, voglio sperare, faranno almeno qualche riflessione in più su questa oscura e drammatica vicenda.

Ed a questo punto, mi sono detto, è forse il caso di parlare brevemente anche dell’altra Commissione, quella sulle banche , di cui mi sono occupato in alcuni post (cfr sotto), se non altro per giustificare il mio intendimento di non occuparmene più in questa sede e che, proprio per questo, potrò “liquidare” in poche righe.

Voi direte: cosa c’entra la morte di David Rossi con i gravi problemi che affliggono il Sistema bancario e finanziario italiano? Probabilmente niente le accomuna se non il fatto che per ambedue si fa riferimento , appunto, a specifiche commissioni parlamentari. E’ solo la mia mente che, ogni volta che mi trovo a pensare e/o a parlare del “caso David Rossi” vi abbina, quasi in automatico, la Commissione parlamentare sulle banche e viceversa.

1.- Affrontiamo quindi innanzitutto, telegraficamente, la questione della Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario; una Commissione istituita i primi del mese di Agosto 2019, che rappresenta una sorta di prosecuzione della precedente Commissione di inchiesta(cfr, al riguardo, i post di questo blog del 13 novembre 2016, 31 gennaio 2017, 12 settembre 2017, 13 novembre 2017) e che avrebbe dovuto debuttare mercoledì 4 settembre. Il primo atto di tale Commissione dovrebbe riguardare la nomina del presidente, di due vicepresidenti e due segretari. Prima della “crisi”, il candidato alla presidenza più accreditato era il senatore Gianluigi Paragone. Solo tre componenti hanno fatto parte anche della precedente Commissione d’inchiesta sulle banche presieduta dall’onorevole Pier Ferdinando Casini.

I lavori e le conclusioni di quest’ultima sono stati ampiamente trattati dai quotidiani (cartacei ed on line), dalle televisioni, dai social, ecc. Una forte “sovraesposizione” mediatica che, io credo, riguarderà anche questa seconda Commissione. Da qui, mi sono detto e dico ai miei quattro followers, l’inutilità di proseguire con tale argomento anche in questo post. Voglio cioè dire che continuare a scrivere su questa problematica non darebbe alcun contributo minimamente originale/aggiuntivo tanto alla sua divulgazione, quanto agli aspetti interpretativi della questione ed, anche, in termini di mere opinioni al riguardo. Vale a dire un “esercizio” assolutamente ridondante, ergo assolutamente inutile. E senza contare che, come si ricorderanno i miei quattro assidui followers, il mio interessamento originario riguardava la Commissione Regionale sul Monte dei Paschi, quindi un ambito ben più ristretto e molto più specifico.

Nella speranza che tutto non si trasformi in una sorta di “porto delle nebbie” ( il discorso vale anche per l’altra Commissione) eviterò quindi di affrontare ulteriormente questo argomento, a meno che l’emergere di eventi particolarmente “pertinenti”, magari al momento della pubblicazione del documento conclusivo, e/o allorquando emergesse la necessità impellente di aggiornare le mie opinioni, non mi convincano sull’utilità di ritornare sulla questione.

2.- la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi; per la verità al momento esiste solo una proposta di istituire una “Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, responsabile dell’area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena”, presentata, come già detto, da un gruppo di senatori in data 18 aprile 2019, il cui compito dovrebbe consistere nell’ “accertare e ricostruire tutte le circostanze e le responsabilità che hanno determinato la morte di David Rossi” (Camera dei deputati, doc XXII n. 37). Bastano ed avanzano le poche righe propedeutiche all’ “articolazione” del documento citato (che invito caldamente a leggere) per capire l’importanza, per non dire l’assoluta necessità, di approfondire adeguatamente i molti aspetti rimasti senza risposta, se si vuole addivenire a delineare un quadro sufficientemente veritiero di tutta la questione ed anche, a mio modesto parere, se si vuole realmente “servire” la nostra città e la comunità che vi risiede.

Come avrete capito io, per i motivi sopra indicati, sono assolutamente favorevole alla costituzione ed al buon funzionamento di questa Commissione e, più in generale, sono assolutamente favorevole a tutte quelle iniziative che hanno come obiettivo quello di fare luce su questo tragico evento nonché, in particolare, alla riapertura del caso, archiviato per ben due volte dalla Magistratura per suicidio.

Ma dico di più. Siena, ancora a mio modestissimo parere, ha un forte bisogno di dimostrare di possedere gli anticorpi per combattere e sconfiggere tutti quei comportamenti che hanno come “regola operativa” quella di muoversi “sotto traccia” e che sovente, sempre a mio modestissimo parere, hanno l’odore di comportamenti malavitosi.

 

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ANCORA SUL “FAMIGERATO” DISTURBO INTESTINALE – POST DI “CERTIFICAZIONE”

Riferimenti: post del 9 gennaio 2018, del 13 novembre 2017, del 17 luglio 2017

Nel post del 2 marzo 2018 manifestavo il mio disappunto nel dover affrontare la questione delle società partecipate dal Comune di Siena. Disappunto derivante dalla (mia) convinzione che, dato lo specifico momento (vicino alle elezioni amministrative), il lavoro sarebbe risultato, alla fin fine, completamente inutile. Da qui la decisione di rimandarlo a data da destinarsi.

Un disagio analogo, peraltro ben più accentuato e riferito a tutt’altra questione, oggi me lo crea il dover “riprendere in mano” la storia del “disturbo intestinale” (così come evidenziata nei post sopra indicati), nei termini in cui mi appresto ad affrontarla.

Un disagio dovuto, non tanto, come per l’altro caso, alla consapevolezza dell’inutilità (tutt’altro), quanto alle difficoltà derivanti dalla prerogativa, come vedrete meglio subito sotto, di conseguire vari obiettivi contemporaneamente

L’altra differenza significativa, sempre rispetto al caso precedente, deriva dal considerare che, per quest’ultima problematica, data la relativa gravità, ritengo invece assolutamente indispensabile proseguire nell’intento di rendere palesi tutte le sfaccettature della questione.

Una necessità che discende anche dal semplice fatto che io ho solo questo blog per “controbilanciare” l’enorme “potenza di fuoco” di cui dispone il detrattore occulto così come da me delineato nel post del 10 marzo 2015.

Inoltre, proprio a causa della gravità della questione, ho consolidato l’intendimento di tornare a scrivere sull’argomento anche in altri post futuri, in modo tale da diffondere quanto più possibile questa storia inquietante (ma non è l’unica). Per di più sono convinto che la scelta di renderla pubblica risulti assolutamente inattesa e poco gradita al detrattore occulto.

Per non appesantire oltre misura questo post devo rimandare chi sta leggendo quantomeno al contenuto di quello del 9 gennaio 2018 (terza lettera aperta a Mario: seconda e ultima parte), tanto per i capoversi riguardanti le certezze, quanto per quelli riguardanti le ipotesi.

Ma torniamo a bomba.

Quindi, per fare bene il lavoro che mi sono prefissato occorrerà:

    • innanzitutto che io tenga sempre ben distinti i fatti dalle opinioni onde evitare di far apparire alcune mie ipotesi come cose certe;
    • in secondo luogo che io non faccia riferimento a specifici nominativi (persone o cose) al fine di non danneggiare in alcun modo coloro che, a vario titolo, sono “entrati” in questa storia e che non hanno colpe di alcun genere;
    • in terzo luogo che io renda comunque evidenti tutte le sfaccettature della problematica al fine di dare esaustiva contezza della, come dire, posta in gioco;
  • infine che io faccia molta attenzione a non dare in pasto al mio detrattore occulto elementi che possano consentirgli di “ripresentare” l’ipotesi di un, diciamo, decadimento, della mia lucidità mentale.

Come capirete meglio nel prosieguo, un compito non proprio facile. Anzi, direi proprio difficile tenuto conto del mio carattere.

Cominciamo

Quindi io non indicherò il luogo dell'”evento”. Men che meno indicherò i nomi di tutte le persone che hanno in qualche modo avuto a che fare con tale circostanza e/o con le sue conseguenze. Questa decisione, dovrebbe a questo punto essere chiaro, non deriva da incofessabili motivi di segretezza (comincio a maturare l’opinione che di incoffessabili motivi di segretezza ce ne siano anche troppi in giro e, francamente, inizio ad averne piene le scatole). Il fatto è che non voglio creare nocumento a chicchessia (persone e/o cose) e, più in generale, non ho nessuna intenzione di mettere in vetrina, come già detto (con relative motivazioni) più di una volta, chi non me ne dà esplicito consenso. A maggior ragione se ad alcune di tali persone non posso che esprimere ringraziamenti a seguito dell’elevata professionalità e del rispetto delle regole deontologiche dimostrati. Quindi, followers e non followers, la massima trasparenza rimarrà per questo blog una prerogativa assolutamente fondamentale.

Ma veniamo al primo obiettivo che intendo conseguire in questa sede: “certificare” le certezze che ebbi a dichiarare sempre nel post del 9 gennaio 2018.

Una “certificazione” per la quale è sufficiente, come dire, prendere coscienza del tempo trascorso. L’episodio, come detto molte volte, si è verificato il giorno giovedì 6 luglio 2017. Sono quindi passati più di 20 mesi. Ed in questi mesi eventi analoghi non si sono mai più verificati.  Anche allorquando ho provato ad assumere alimenti/bevande che, per quanto appreso, favoriscono disturbi del genere.

Allargando il discorso posso affermare che, sotto tale profilo, sintomi che inducono quantomeno ad ipotizzare un qualcosa di analogo, anche se molto meno “potente”, non sono emersi. Tanto meno sono emerse malattie particolari e tali da rendere ipotizzabili reazioni del genere. Quindi nei miei non pochi anni di vita quella è stata la prima ed unica volta in cui si è verificato un evento  del genere. E per di più in condizioni fisiche del tutto normali, per non dire ottimali.

Da qui la validazione/cerificazione di quanto ebbi a scrivere nel post del 9 gennaio 2018 e che riporto integralmente :

 le cause di questo “evento” sono assolutamente esogene, sia con riferimento al mio stato fisico, sia con riferimento a quanto da me assunto prima dell”evento”. Più esplicitamente, occorre ipotizzare, direi obbligatoriamente, che poco prima dell’evento io abbia assunto, per via aerea (vale a dire tramite inspirazione), qualche sostanza che ha provocato il “fenomeno” più volte citato.

Ed ancora:

Dato che sono assolutamente certo di non aver assunto “volontariamente” alcunché poco prima dell’”evento” e tenuto conto di quanto sopra, non posso che dedurre che la suddetta “assunzione” sia stata provocata da terze persone.

Fin qui la questione della “certificazione”. Veniamo adesso alle ipotesi o, meglio, ad una serie di ulteriori certezze (fatti) da cui, volendo operare con la massima imparzialità, scaturiscono varie ipotesi. In altre parole, volendomi mantenere su binari di assoluta obiettività, devo dire che certi eventi/certezze sotto specificati conducono ad ipotizzare non una ma più cause possibili.

Peraltro non vorrei essere frainteso negli intendimenti. La gravità delle implicazioni, ancorché teoriche in quanto basate, come già detto, su ipotesi/deduzioni/opinioni mi impone di renderle palesi.

Qualcuno mi ha fatto capire che sarebbe meglio, per evitare “danni” maggiori, che io soprassedessi. A parte il fatto che dovrei fare violenza al mio carattere ed anche alla mia (uso parolone) “filosofia di vita”, io non posso che rispondere che proprio un atteggiamento di questo genere alimenterebbe la sensazione di impunità del branco, oltre che implicare un atteggiamento marcatamente omertoso da parte del sottoscritto. Poi, se questa mia “cocciutaggine” determinerà qualche amico (un tantino pavido!) in meno me ne farò una ragione.

Per meglio dire, le mie preoccupazioni al riguardo non derivano tanto dalla paura per ciò che potrebbe accadermi, quanto dalla possibilità che il citato eventuale branco di balordi prosegua (e non necessariamente, con il sottoscritto) nelle sue oscure/criminali prerogative e magari a farla ancora franca. A maggior ragione se crediamo, come io credo, che comportamenti di questo tipo siano da annoverare fra quelli squisitamente mafiosi.

Tanto meno mi infastidiscono più di tanto quei pochi cretini che, per quanto mi sembra di intuire, sono “guidati” da una sorta di mix “espolivo” composto da considerevole curiosità, elevata cattiveria, notevole paura ed abbondante stupidità.

Per conseguire gli obiettivi or ora indicati occorre che io faccia una breve cronistoria di certi eventi successivi al 6 luglio 2017.

Una premessa indispensabile. Io sono completamente digiuno di nozioni mediche e, per decifrare il relativo linguaggio tecnico, il mio unico ausilio è stato internet. Quindi non è da escludere qualche mio errore interpretativo. Comunque  sia, posso fin d’ora dire che qualsivoglia invito (motivato) ad inserire eventuali correzioni e/e richieste di approfondimento che mi dovesse pervenire, anche anonimamente, sarà da me prontamente preso in considerazione. Discorso analogo per le mie pressoché nulle capacità investigative a cui cercherò di sopperire in minima parte con i pochissimi rudimenti di logica matematica che mi ricordo.

Ovviamente la “storia” prende avvio dal 6 luglio 2017 giorno in cui, come più volte dichiarato, si è verificato il famigerato disturbo intestinale.

Anche se, in questa prima fase, non ho potuto “prendere” bene i tempi posso dire che, abbastanza a ridosso dell’evento, ho dovuto registrare una situazione infiammatoria in generale e nelle parti interne della bocca in particolare.

Come pure non posso essere adeguatamente preciso nell’indicare il giorno in cui ho subito la prima, meno grave della seconda, colica intestinale (vale a dire dolori intestinali e non disturbi intestinali). Colica che si è verificata all’interno dell’intervallo che va dal giorno dell’evento a ben prima del giorno in cui si è verificata la seconda colica (19 gennaio 2018, cfr sotto).

Questa situazione infiammatoria si ricava “oggettivamente” dalle analisi svolte il 6  ottobre 2017, in particolare dai valori della VES relativamente alti, ridimensionatisi (pure se mantenutisi sopra il valore massimo del “range di “normalità”) in quelle del 20 ottobre 2018 a seguito di una robusta cura specifica. Sempre sul versante della VES la situazione è proseguita con alti (ma non eccessivamente alti) e bassi fino al giugno 2018.

Dal 19 gennaio 2018 il timing di tutta la faccenda diviene molto più preciso.

Infatti è la seconda colica intestinale subita la notte precedente che mi ha costretto a presentarmi al pronto soccorso.

Dal maggio 2018 a fine giugno 2018 sono stato sottoposto ad una serie di analisi più approfondite, ad alcune visite specialistiche e ad alcune cure farmacologiche che di fatto hanno consentito di “far rientrare” l’ascesso intestinale diagnosticato. Da quello che ho potuto capire la situazione poteva anche degenerare in qualcosa di ben più grave.

E, come già detto, ho la netta impressione che sia stato evitato il peggio grazie alla professionalità ed all’approccio deontologico degli specialisti a cui mi sono affidato e che di nuovo ringrazio.

Per cercare di non dire fesserie sono andato anche a rovistare nella documentazione medica non proprio recente. Ed è così che ho ritrovato, fra i vari documenti, anche quello concernente  una diagnosi di ernia iatale risalente al dicembre 2003. Ernia iatale che, per quanto mi ricordo, in questi ultimi anni non mi ha dato alcun disturbo apparente. Peraltro questa diagnosi ha fatto paventare l’ipotesi che i “fastidi” alla bocca/lingua derivassero proprio da tale problema. Da qui l’assunzione di farmaci specifici che, a me sembra, non mi hanno recato grande giovamento.

Al momento,  su consiglio di altri specialisti, ho effettuato degli “aggiustamenti” nella composizione dei farmaci che assumo consuetudinariamente (ho sospeso totalmente l’assunzione dei farmaci specifici per l’ernia iatale, non ho più tenuto conto della relativa dieta e sono ritornato alla composizione ed alla posologia originaria per le altre necessità). Sto osservando l’evoluzione.

E’ arrivato il momento, sicuramente più difficile, di “tirare le somme”.

Innanzitutto credo che a questo punto chiunque dovrà convenire nel dire che esiste la certezza che il famigerato evento si sia verificato a seguito di cause esogene e nei termini più volte esplicitati.

Ora, come vedrete,  il discorso diviene meno deterministico.

Le “nuove” certezze sono:

  • Le due coliche subite
  • Le analisi effettuate che hanno diagnosticato la presenza di un ascesso intestinale ( non è detto che il mio linguaggio sia quello tecnicamente adeguato)
  • I sintomi sopra descritti

Ma, come già detto, tutto questo conduce a più ipotesi/conclusioni (e non, quindi, a delle certezze) che riporto di seguito.

  • Prima ipotesi –  La coincidenza fra il famigerato “evento” ed i disturbi tutt’altro che banali rilevati è del tutto casuale; quindi nessuna  responsabilità è da ascrivere all’evento ed alle “sostanze” che lo hanno determinato .
  • Seconda ipotesi – L'”evento” ha fatto emergere una situazione di per sé già latente da anni e che, quindi, si è limitato ad “accelerare” qualcosa di preesistente.
  • Terza ipotesi – Le cause che hanno dato origine all’evento sono state talmente potenti da provocare anche tutti i disturbi successivi sopra evidenziati.

Io, rifacendomi ancora al vecchio proverbio “nel più ci sta il meno”, pur rimanendo disponibile a rivedere questa opinione, al momento faccio mia la terza ipotesi, anche se le mie conoscenze specifiche sono pressoché nulle e quindi non sono in grado di ipotizzare cause e “modalità operative” meno generiche.

Peraltro, data la mia volontà di riprendere questo discorso in altri futuri post, avrò modo di aggiornare ed eventualmente correggere i “contorni” della storia nel case emergessero delle novità.

A coloro che, magari in assoluta buona fede,   sono convinti che, per l’argomento trattato, “il gioco non valga la candela”, suggerisco vivamente di leggersi i post indicati in apertura di quest’ultimo.

IL WEB NON FA MIRACOLI

Come ho già avuto modo di scrivere in svariati post, la decisione di predisporre questo blog si è dimostrata una scelta certamente profittevole. Lo strumento è risultato essere relativamente facile da “attivare”, facile da usare, versatile, potente ed “indipendente”. Uno strumento che, se utilizzato in assoluta trasparenza, consente anche di ovviare a quelle “degenerazioni” che sovente provocano danni  (a volte pesantissimi) ad una o più persone.

Ancora come già scritto, questa scelta mi ha consentito, innanzitutto, di mettere in luce come stanno realmente le cose in merito all’argomento che ho definito Una oscura questione di vicinato e, di conseguenza, di riappropiarmi, sotto questo aspetto, della mia reale fisionomia morale-caratteriale. In secondo luogo mi ha consentito di “dire la mia” su problematiche, di carattere generale ma pur sempre riconducibili, in qualche modo, al nostro territorio, in assoluta libertà e senza il pericolo di essere frainteso (scientemente?),  deformando il mio pensiero fino all’inverosimile. In terzo luogo ha stimolato la mia curiosità fino a farmi quasi divertire (mi hanno destato interesse, per esempio, i mutamenti comportamentali di certi amici/conoscenti allorquando hanno saputo – almeno credo – di questo mio blog, lo hanno “visitato” ma non hanno voluto darlo ad intendere; mutamenti per i quali, peraltro, ho avuto ed ho il massimo rispetto).

Ma, come annunciato nel titolo (e come verrà dimostrato implicitamente nel prosieguo), il web non fa miracoli. Per correttezza aggiungo subito che con questa affermazione vado a contraddire totalmente quanto ebbi a scrivere, sempre in termini metaforici, nel post del 14 aprile 2015, terzultimo capoverso, ed a cui rimando per chi è interessato a saperne di più.

Passo quindi allo specifico scopo di questo post: resoconto periodico (come al solito in robusto ritardo rispetto al timing preventivato) di come si è andata evolvendo la “realtà operativa di riferimento”, resoconto  che, per maggiore chiarezza, suddividerò in tre “comparti”:

1.- Il “comparto” confinanti.   Sotto questo profilo, come accennato, le cose sono migliorate in maniera significativa, anche se siamo ancora lontani da una situazione di normalità. Diciamo che tutte le peculiarità di quello che a suo tempo ho inteso definire il nostro far west si sono più o meno attenuate [da un far west “normale” siamo passati ad un far west “light” (ma pur sempre far west!)].   

Sono risultati quasi del tutto assenti i “fastidi” derivanti dall’utilizzo “improprio” della ex piccola oliveta (adesso piccolo frutteto – si fa per dire – con “incorporata” strada molto larga e, ancora come scritto svariate volte, fatta costruire abusivamente pressoché a ridosso del confine della nostra proprietà, nonché a ridosso della nostra abitazione, in particolare delle camere della famiglia di una delle nostre figlie) come area dedicata al rimessaggio ed alla manutenzione dei mezzi (ripeto per l’ennesima volta che, con tutto il terreno che hanno a disposizione, evitare di fare queste “operazioni” di fronte alle nostre finestre è per loro del tutto possibile e senza alcun dispendio di tempo, di energie o di qualsivoglia altro onere inteso in senso lato; anzi, direi l’esatto contrario: fare queste “operazioni” di fronte alle nostre finestre è per loro ben più oneroso/dispendioso che farle, per esempio, nei dintorni della loro abitazione; ma vuoi mettere la “gratificazione” di poter creare disturbo ad altre persone! Vedere per credere!).

Il transito dei mezzi è risultato ridimensionato (molto meglio così ma devo ancora capire perché) anche se, aggiungo subito,  non hanno rinunciato alla “sveglia mattutina” del periodo estivo. Mi spiego meglio. Come tutti sanno le scuole, in estate, sono chiuse. E come tutti sanno, in estate le finestre vengono generalmente tenute aperte. E come tutti sanno, i bambini possono dormire un po’ di più di quando vanno a scuola. Ma se la mattina  presto i nostri vicini confinanti decidono di far transitare qualche loro lavorante, dipendente, o non so che cosa, alla giuda della famigerata motorella turbo che, sono convinto, fa un rumore, espresso in decibel, ben superiore a quello consentito dalle norme vigenti, costringono i miei nipotini, loro malgrado, a svegliarsi ugualmente molto presto. Stesso discorso per le sempre minori volte che decidiamo di pranzare o cenare nel nostro giardino (specie per la cena, essendo buio non è certo da dire che questi movimenti siano riconducibili alla loro specifica attività)

[Proprio mentre stavo iniziando a scrivere questo post si è verificato un fatto che, se non risultasse essere una manifestazione “una tantum”, “azzererebbe” totalmente quanto sono andato a scrivere nei due capoversi precedenti. Provvederò ad una dettagliata narrazione solo nel caso in cui il fatto si dovesse ripetere.]

Nessun miglioramento, invece, per quanto riguarda la siepe di vite americana ed altro radicata nel loro terreno e fatta appoggiare sulla rete di nostra proprietà. Per “stringere” un po’ rimando, per questo specifico aspetto e per approfondimenti sui precedenti, alla sottopagina LA STORIA della pagina UNA OSCURA QUESTIONE DI VICINATO nonchè ai post del 19 giugno 2014, 22 ottobre 2014, 28 dicembre 2014 e 11 agosto 2015. Qui basterà dire che i “comportamenti” continuano ad essere quelli di sempre, nel più assoluto disprezzo degli altri, del minimo livello di igiene e del minimo concetto di decoro. E senza contare i relativi danni economici e quelli in termini di privacy.

Ma il problema più preoccupante deriva, come sempre, dallo stato delle cose: finché la situazione “operativa” rimarrà questa, in qualsiasi momento i nostri confinanti potranno riprendere ad adottare i “comportamenti” del passato. E siccome ho potuto oramai verificare che l’unica mia difesa di una qualche incisività rimane questo blog (che non ha poteri sanzionatori), non posso che concludere che il “contesto” in cui ci troviamo a vivere rimane criminogeno.

2. Il “comparto” “detrattore occulto”. E’ in particolare su tale versante che il web è stato parco nel fare miracoli. Certo, in compagnia del web ho potuto difendermi molto meglio che “viaggiando” da solo. Ma siamo ancora lontani da una situazione ottimale. E vado sempre più convincendomi che, per questo specifico aspetto, ha anche avuto “buon gioco” una non irrisoria dose di omertà.

Comunque sia, è certamente grazie a questo blog, per fare un esempio, che ho potuto “smontare” con relativa facilità il tentativo di farmi apparire (data la mia età) come persona affetta dai cosiddetti disturbi mentali degli anziani. E, più in generale, oggi posso raccontare di ciò che mi accade senza rischiare di passare per persona fuori di senno.

C’è peraltro un’altra questione, di cui non ho mai fatto cenno in queste pagine e che oggi mi sembra il caso di “esternare”. Ma andiamo con ordine. Nel post del 4 aprile 2015 ebbi ad  esporre dettagliatamente le domande a cui ritenevo di poter dare delle risposte mediante, appunto, la “messa in piedi” di questo blog. Ma in quelle prerogative mancava la “domanda regina” e mai esplicitata in quanto, così facendo, pensavo di rendere più spontaneo e meno difficoltoso un intervento sull’argomento da parte di qualche “follower”. Ad oggi, purtroppo, tale domanda (e le “sottodomande” che ne derivano) è (sono) risultata (risultate) “inevasa” (inevase). La (le) domanda (sottodomande) era (erano) questa (queste): per quale motivo tutte le “iniziative” citate sono state destinate proprio al sottoscritto? Uno “sgarro”? Una inadempienza debitoria? Un mio intralcio ad alcune prerogative di chicchessia? Un volermela far pagare per qualche danno, umiliazione e/o altro subiti a seguito di miei comportamenti? E via di questo passo.

A ben vedere il discorso, per certi versi, a prescindere da eventuali, possibili e, ancora una volta, oscure interdipendenze, riguarda anche il primo “comparto” in quanto, come già detto, sovente ho avuto l’impressione che certi comportamenti derivassero proprio dalla specifica volontà di danneggiare in qualsiasi modo il sottoscritto e null’altro.

Specie i primi tempi mi sono arrovellato spesso su questa domanda. Ma l’unica risposta possibile (anche se poco credibile – per non dire proprio incredibile – di per sé ed ancora di più’ se teniamo conto del mio stile di vita; chi mi conosce sa quanto tengo, per esempio, a non creare, con i miei comportamenti, nocumento a chicchessia e/o ad onorare i miei debiti) era quella, appunto, di aver fatto qualche “sgarro”, inteso in senso lato, ma “a mia insaputa”. La cosa, per certi versi, mi faceva anche sorridere, dati i famosi precedenti, ma, ripeto, era l’unica risposta possibile. Ed è su questo “filone” che mi sono mosso, peraltro in maniera, come dire, schizofrenica e, per ovvie ragioni, tutt’altro che esplicita. L’obiettivo era, innanzi tutto quello di capire. Conseguentemente quello di “appianare/risolvere” a qualunque costo la questione.  Ma tutte le mie ricerche, certamente maldestre, sono risultate vane. Quindi, a tutt’oggi, anche per questa domanda non ho ricevuto risposte.

3. Il “comparto” del “disturbo intestinale”. A pensarci bene, ho l’impressione che così posizionato questo paragrafo non avrebbe l’attenzione che, invece, intendo attribuirgli. Ho quindi deciso, seduta stante, di rinviare il relativo argomento ad un post specifico dove, appunto, tratterò soltanto di tale “comparto”/questione. Anche perché, date le novità, il discorso risulterà abbastanza lungo.

Per tutti e tre i “comparti” qui considerati, devo purtroppo ribadire/avvalorare quanto ebbi a dire già  nel post del 2 settembre 2016 allorquando scrissi di essermi convinto della necessità di

affiancare all’utilizzo del blog, opportune nuove azioni giudiziarie, dato che siamo ancora lontani tanto dall’aver recuperato una situazione di normalità con riferimento a quelli che, sempre in maniera eufemistica, ho definiti fastidi, quanto dall’aver dato adeguate risposte alle problematiche afferenti al detrattore occulto.

Ed a quella data mi ero già attivato per, appunto, “soddisfare” tale necessità, partendo dalla problematica che mi sembrava più concreta, più documentabile ed anche, dati i soggetti, più incisiva. Un tentativo lungo e defatigante che non è sfociato in nulla di concreto (forse perché così aveva deciso il “grande fratello” di orwelliana memoria – scherzo, naturalmente).

In tempi brevi,  ma non brevissimi (e sempre “grande fratello” permettendo – ancora per scherzare, ovviamente) non è escluso che io decida di dare avvio ad un secondo tentativo anche perché, oggi più di ieri, mi pare l’unico sistema per fare emergere i non pochi lati oscuri tutt’oggi riscontrabili all’interno dei vari comparti. Non è escluso ma non è certo, in quanto, volendo essere totalmente sincero, nella mia mente comincia a farsi strada una certa sensazione di impotenza. Inoltre mi dà una certa afflizione il fatto di dover spendere ancora dei bei soldini con significative ripercussioni sui miei programmi di spesa.

 

 

QUALITA’ DELLA VITA NELLA PROVINCIA DI SIENA: ISTRUZIONI PER L’USO

Nell’arco di un mese (per l’esattezza fra il 19 Novembre ed il 19 Dicembre) sono stati resi pubblici i risultati delle indagini (o, se volete, delle classifiche) sulla cosiddetta qualità della vita, elaborate dal quotidiano economico ITALIA OGGI, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università La Sapienza di Roma (19 Novembre 2018), e dal quotidiano economico IL SOLE 24 ORE (19 Dicembre 2018).
La prima istruzione per l’uso che ritengo opportuno fornire in questa sede riguarda l’unità territoriale prescelta: in ambedue le indagini vengono presi a riferimento valori attinenti al territorio provinciale e non, come non di rado qualche giornalista indica, al più contenuto ambito comunale. E questo, si badi bene, non tanto per volere ad ogni costo  “spaccare il capello in quattro” quanto perché il grado di omogeneità fra realtà  socio-economica del comune capoluogo e realtà socio-economica dei comuni appartenenti alla provincia di quel comune capoluogo potrebbe anche risultare, in certi casi e/o in certi periodi, tutt’altro che elevata.
Una “rozza” conferma di prima linea di quanto vado dicendo la si ricava anche, per esempio, dai dati sulla popolazione residente: poco meno di 54.000 per il solo capoluogo, intorno a 268.000 per tutti i 35 comuni compresi nella provincia di Siena; quindi, sempre con riferimento alla popolazione residente, il “peso” del comune capoluogo rispetto all’intera provincia risulta essere di poco superiore al 20 per cento.
Per quanto or ora detto, a mio avviso non risulta corretto, per esempio, denigrare o elogiare (a seconda dei casi o, meglio, degli interessi “di bottega”) un’amministrazione comunale sulla base dei valori riportati nelle citate indagini.
Se proprio si vuole tentare un approccio del genere (“scendere” alla dimensione comunale), comunque sensibilmente approssimativo, occorre irrobustire/affinare/rettificare l’analisi con ulteriori informazioni socio-economiche disponibili, appunto, su dimensione comunale. E non so se il gioco valga la candela.
Occorre poi tenere conto del lag temporale esistente fra il momento in cui vengono intraprese certe scelte in ambito socio-economico a livello amministrativo ed il momento in cui tali scelte dispiegano i loro effetti. Non di rado fra i due momenti occorrono tempi medio-lunghi. E’ quindi del tutto probabile che i risultati di certe graduatorie derivino anche da scelte intraprese dalla Amministrazione comunale precedente a quella in carica nel periodo di riferimento.
In questo post non interessa analizzare la copiosa messe di informazioni contenute nelle citate indagini ma, più semplicemente – e, a pensarci bene, non proprio banalmente – fornire qualche suggerimento per interpretare correttamente i due lavori ed, anche, esprimere una opinione sulla relativa “bontà/scientificità”.
Lasciando perciò a chi lo desidera, o a chi ne ha necessità, il compito di leggersi le varie classifiche ed i relativi commenti, qui occorre soltanto utilizzare quel poco che serve per i nostri fini.
Ancora con riferimento alla provincia di Siena si rileva, nella graduatoria/classifica generale, per l’anno 2018, una 4a posizione nell’indagine dell’Università La Sapienza di Roma-Italia Oggi ed una 26a  posizione nell’indagine de Il Sole 24 Ore. Nel 2017, sempre in termini di graduatoria generale, rileviamo che, per ambedue le indagini, la posizione della provincia di Siena risultava essere l’11a. Quindi, da una medesima posizione conseguita nel 2017 siamo passati ad una marcata diversità per il 2018.
Questa significativa “forbice” (26-4= 22 posizioni) induce in qualche modo a scusare chi ha voluto manifestare il proprio scetticismo sulla, appunto, bontà/scientificità di tali indagini. “Se due indagini” – dicono costoro – “riguardanti la medesima problematica” (la qualità della vita, n.d.r.), “conducono, a distanza di un solo anno, a conclusioni così diverse, implicitamente stanno a sottintendere la fragilità e l’opinabilità delle indagini medesime”.
Io la penso in maniera molto diversa (e, peraltro, ben più “articolata”) e nel prosieguo di questo post cercherò di “validare” questa mia opinione.
Ma torniamo alle “istruzioni per l’uso”. Per una corretta valutazione dei risultati conseguiti occorre altresì tenere sempre ben presente l'”area di appartenenza” di indagini di questo tipo: le scienze sociali. E nelle scienze sociali, come si sa, tanto le “variabili” utilizzate, quanto le relative interdipendenze sono ben più labili/mutevoli di quelle riguardanti, per esempio, le scienze naturali (astronomia, biologia, fisica, ecc.). Pertanto, per quanto qualsivoglia studioso di scienze sociali cerchi di “lavorare” con l’intendimento di perseguire la massima obiettività e la massima affidabilità, dovrà vieppiù dotarsi di uno strumentario volto a riprodurre quella che genericamente potremmo indicare come la prova del nove. E, di converso, qualsivoglia utilizzatore si trovi a dover adoperare indagini facenti capo alle scienze sociali, dovrà, sempre e comunque, ricercare avalli e conferme a qualsiasi deduzione.
Queste considerazioni valgono “in senso lato”, vale a dire a prescindere dallo specifico contesto sotto osservazione.
Venendo alle due ricerche indicate, le cose divengono  ancora più complicate per almeno due motivi:
  • la capillarità dell’analisi e, quindi, la notevole quantità di “variabili” utilizzate in ambedue le indagini;
  • le diversità fra le due ricerche per quanto riguarda l’architettura di base predisposta dalle medesime
Come già detto, in questa sede l’intendimento non è quello di analizzare, più o meno approfonditamente, le molteplici sfaccettature delle suddette indagini, ma solo di mettere in luce alcuni “trabocchetti” insiti nello “strumentario” oggetto di analisi, al fine di addivenire a deduzioni quanto più possibile affidabili
Nel caso specifico risulta abbastanza agevole dimostrare la non adeguata omogeneità dell'”architettura” sottostante le due ricerche mediante poche ulteriori informazioni, invitando chi volesse saperne di più, a “scaricare” le intere indagini da Internet (inserire in questo post le necessarie note metodologiche lo avrebbe appesantito significativamente senza produrre alcun valore aggiunto):
  • nell’indagine predisposta da Italia Oggi sono presenti nove raggruppamenti (dimensioni di analisi), 21 sottoraggruppamenti (sottodimensioni) ed 84 indicatori di base;
  • nell’indagine predisposta da Il sole 24 ore sono presenti 6 raggruppamenti (macroaree/paramentri) ognuno dei quali è composto da 7 indicatori (sottoindicatori).
Inoltre per ambedue le indagini vengono inseriti differenti indicizzazioni e/o aggiustamenti.

 

Concludo questo post rispondendo a tre domande (quelle che, a mio avviso, risultano di maggior peso) fra le tante possibili:
  1. Le due indagini più volte indicate hanno o no “valore scientifico”? A mio avviso il livello di scientificità è del tutto adeguato. In questo campo le scelte possibili sono molte, tutte ottimali ma anche, se vogliamo, tutte opinabili. Una opinabilità che deriva da diversi fattori: la mancanza di prassi consolidate ed accettate, la molteplicità delle scelte possibili per quanto riguarda le “variabili” da utilizzare, le diverse opinioni ancor oggi esistenti su come misurare la “qualità della vita” ed altro ancora. L'”utilizzatore” può decidere di scegliere l’indagine che gli sembra più adatta per i suoi scopi. Come pure può decidere di utilizzarle ambedue con i dovuti accorgimenti e, comunque, rifuggendo da comparazioni “secche”. Basta, tutto sommato, l’approccio del buon padre di famiglia per evitare errori marchiani o peggio ancora.
  2. Le due indagini sono comparabili? Direi di no. Ma non tanto per differenze in termini qualitativi quanto per le diversità degli specifici contesti sotto osservazione. Certo, nel caso in cui una data provincia si posizioni abbastanza bene (o abbastanza male) in ambedue le analisi, si può irrobustire l’ipotesi sottostante.
  3. Ogni singola indagine, riferita ad un dato anno, può essere messa a confronto, sia nel risultato generale, sia nei risultati parziali, con quella riferita ad un anno diverso?  Direi di sì, a parità di condizioni. Vale a dire nel caso in cui non risultino sopraggiunti cambiamenti più o meno “pesanti” sulla relativa “architettura”. A tale condizione ha certamente senso confrontare i valori dell’indagine al tempo t, con quelle riferite al tempo t-1,t-2,t-3……….t+1, t+2, t+3………

E senza prendere in considerazione gli eventuali “difetti” insiti nei singoli dati forniti dalle “fonti” disponibili.

Queste sono le mie modestissime opinioni (anch’esse opinabili) in merito alle istruzioni per l’uso necessarie, in casi come questo, per evitare di essere inclusi nell’esercito degli incompetenti o, peggio ancora, in quello dei prezzolati.

PRIMA DI TUTTO LA QUESTIONE ETICA E LA QUESTIONE MORALE

L’odierno dibattito sulle cause dei forti mutamenti in materia di scelte elettorali (che peraltro prosegue ormai da non poco tempo), mi ha “provocato” una crescente sensazione di insofferenza. Da qui la decisione di prendere carta e matita (si fa per dire) con il precipuo scopo di “esternare” la mia opinione al riguardo.

Sociologi, filosofi, economisti, storici, esperti di scienze delle comunicazioni, giornalisti, ecc.. In molti (per fortuna non tutti) si  sono sperticati (e tutt’ora si sperticano) nell’individuare tali cause e, conseguentemente, nel cercare di dimostrare la validità dei loro ragionamenti e delle loro convinzioni.

E la maggior parte di costoro arriva a dedurre, al di là delle “sfumature”, che questi veri e propri sommovimenti siano da ascrivere alla “metamorfosi” delle “linee politiche” dei singoli partiti. Una sorta di tradimento delle, diciamo, vocazioni congenite.

Per meglio dire, il partito x, sempre secondo loro, è stato di fatto “punito” per essere venuto meno alle sue prerogative originarie causando una “migrazione”, più o meno accentuata, del proprio corpo elettorale. Quindi una migrazione riconducibile, esclusivamente o prevalentemente, ancora a loro avviso, a motivi politici (in senso stretto). Una migrazione che, progressivamente, ha determinato una robusta crescita dell’attuale “partito di maggioranza relativa”, vale a dire quello dell’astensione.

Poche sono le persone che arrivano ad indicare la questione etico-morale come la causa principale (o, quantomeno, una delle cause principali) di questi forti cambiamenti. E, francamente, la cosa comincia ad insospettirmi, tanto mi sembrano oltremodo evidenti le deduzioni/conclusioni.

Prima di entrare nel vivo della problematica alcune telegrafiche considerazioni sull’utilizzo delle parole etica e morale. Sovente queste vengono usate come sinonimi e, in questo contesto, la cosa sarebbe del tutto corretta (in termini estremamente rozzi e tutt’altro che esaustivi possiamo dire che l’etica attiene alla filosofia mentre la morale riguarda l’oggetto di studio dell’etica; non mi dilungo oltre sulle diversità fra le due parole in quanto ben spiegate in qualsiasi buon vocabolario della lingua italiana).

Ed allora, qualcuno dirà, perché usarle ambedue, per di più in qualità di attributo della medesima parola (questione)? Bene, la risposta è abbastanza semplice: l’intendimento è quello di dare il massimo rilievo possibile a questo aspetto. Voglio cioè dire che le mie odierne convinzioni al riguardo pongono la questione etico-morale al di sopra di tutte le altre che, peraltro, sono sicuramente presenti. Da qui, come già detto, la mia crescente sensazione di insofferenza.

Pertanto, tornando all’argomento, mentre nella maggior parte dei casi viene portata avanti la tesi del, diciamo, tradimento, qui, appunto, si arriva a ritenere che questa disaffezione (se non una vera e propria repulsione) dei cittadini nei confronti della politica sia stata “alimentata”, perlopiù, proprio da questioni etiche e da questioni morali. Si badi bene, io non voglio affermare che non esistano altre cause che hanno contribuito a determinare il “fenomeno” indicato. Intendo solo dire che, a mio avviso, è dal versante etico-morale che, generalmente, sono arrivate le spinte più significative.

Io credo che gli italiani non ne possano più di:

  •  apprendere continuamente dagli organi di stampa di atti di corruzione, atti per i quali spesso sono coinvolti personaggi politici:
  • vedere i partiti occupare sempre più diffusamente e capillarmente le istituzioni;
  • vedere continuamente calpestata la meritocrazia a vantaggio del clientelismo (se non del nepotismo/familismo);
  • dover ricorrere a “conoscenze” politiche perfino per ottenere una banale autorizzazione amministrativa;
  • ecc.;
  • ecc..

E sono convinto che gli attuali assetti parlamentari sarebbero molto diversi se la politica, intesa in senso lato, non avesse fatto di tutto per dimostrare la sua inadeguatezza etica/morale.

Come ho avuto modo di dichiarare più volte anche in questo blog, io sono altresì convinto che un potente antidoto alla corruzione sia da individuare nella trasparenza. E, con riferimento alle istituzioni, ritengo che quanto più queste ultime adotteranno comportamenti/procedure trasparenti, tanto maggiore risulterà, a mio modesto parere,  il livello di impermeabilità (o di minore permeabilità) a fenomeni di corruzione, ancora una volta intesa in senso lato. E, di converso, quanto più una data Istituzione opererà adottando criteri di trasparenza, tanto più, si può dedurre, dimostrerà la sua propensione per combattere la corruzione.

Peraltro, pur ritenendo quella della trasparenza una condizione assolutamente necessaria, sono anche convinto che non sia di per sé sufficiente per conseguire risultati ottimali in termini di “buona gestione” di una data istituzione. Occorrono poi altri requisiti come, per esempio, la professionalità, la capacità organizzativa ed il livello di aggiornamento delle persone nonché, e più in generale, il know how acquisito.

Possibile che io stia prendendo, come si dice, una sonora cantonata? Allo stato delle cose non lo posso escludere. Ma posso garantire che se un giorno arrivassi a convincermi di aver sbagliato, non mancherei di prenderne pubblicamente atto. Per il momento, e dico purtroppo, rimango fermamente “ancorato” a questo mio convincimento.

Come sovente mi accade, la matita mi ha preso la mano (sempre per dire). Molti altri sono gli aspetti che mi piacerebbe trattare in questa sede. In particolare mi piacerebbe ragionare in maniera più approfondita sulla qui ipotizzata correlazione (inversa) fra trasparenza e corruzione. Ma il discorso diverrebbe troppo pesante se si tiene conto del fatto che intendo trattare anche alcuni aspetti riguardanti il solo Comune di Siena. Magari un’altra volta.

Vengo quindi subito al ben più ristretto ambito cittadino.

Come sappiamo il 10 giugno si sono svolte, anche a Siena, le elezioni amministrative. E per la prima volta ha vinto una coalizione di centrodestra. Infatti Luigi De Mossi (candidato a Sindaco di Siena per il Centrodestra: Lega, Lista civica Voltiamo Pagina, Forza Italia, Fratelli d’Italia) ha ottenuto il 50,8 per cento dei voti, contro il 49,2 per cento di Bruno Valenti (candidato a Sindaco di Siena per il centrosinistra: Partito Democratico, lista civica Per Siena, Lista civica In Campo). Una differenza di 378 voti.

Quindi, ai citati sommovimenti, che riguardano l’intero territorio nazionale, per il nostro Comune dobbiamo sommare questa ulteriore eccezionalità. Per completare il “quadro” è forse opportuno ricordare che, in Toscana, anche i comuni di Pisa e di Massa hanno visto vincente il candidato di centrodestra.

Siccome non è mia intenzione fare una analisi del voto, per gli scopi di questo post basta quanto sopra esposto al riguardo.

Torno quindi alle argomentazioni che mi interessa esporre in chiusura di queste note. Argomentazioni che intendo sviluppare sotto forma di appello

APPELLO AL NUOVO SINDACO DI SIENA

Egregio signor Sindaco,

Per quanto sopra esposto sono a pregarla di adoperarsi per impostare la Sua attività sempre su elevati livelli di trasparenza in modo tale da consentire ai cittadini, fra l’altro, di controllare (ebbene sì) il Suo operato e quello della Sua Giunta. Io sono dell’idea che chi si trova ad amministrare la “cosa pubblica”, non solo deve operare esclusivamente nell’interesse della collettività di riferimento [e non, quindi, nel più ristretto interesse di questa o quella lobby (interesse che non necessariamente coincide con quello collettivo)], ma deve anche dare una “congruente” immagine di sé (vale a dire, non solo deve essere, ma deve anche apparire, “come la moglie di Cesare”, al di sopra di ogni sospetto).

Questo mio appello forse risulterà del tutto ridondante in quanto Lei, molto meglio del sottoscritto, potrebbe avere ben presente la problematica e, quindi, avere tutta l’intenzione di procedere nel Suo operato con la massima trasparenza. Ma, come si dice, nel più ci sta il meno. Pertanto io, da semplice residente che paga le tasse, mi permetto di andare avanti, pure se in maniera stringata, nel discorso, con la massima umiltà e con il massimo rispetto per Lei e per la carica di cui oggi Lei è titolare per volontà degli elettori.

Occorre comunque una precisazione, se non altro per evitare che qualcuno possa annoverarmi fra quei non pochi personaggi che si stanno adoperando per “salire sul carro del vincitore”. Io non ho votato per Lei, non ho mai votato per un partito e/o per una coalizione di centrodestra e neppure voterò in futuro per un partito di centrodestra, anche se, alla mia età, riconosco di un certo valore il detto “mai dire mai”.

Per quanto riguarda il “metodo di lavoro”, i miei maestri di studi e di vita (parlo di qualche annetto fa) mi hanno insegnato a “mettere in crisi” (stress tests), sempre e comunque, proprio le idee che ti sembrano valide e/o più vicine ai tuoi ideali e, di converso, a dotarti della massima disponibilità/obiettività allorquando ti trovi a valutare quelle degli altri, tanto più se sono avversari politici. A maggior ragione quando, come in questo caso, l’oggetto sotto osservazione è una istituzione preposta ad amministrare la “cosa pubblica” nel solo ambito comunale dove, sovente (ma non sempre) una buona idea non ha colore politico.

E questo, egregio signor Sindaco, sarà il “verbo” che intendo seguire pedissequamente in tutte le problematiche che deciderò di affrontare nei post del mio blog (molti dei quali riguarderanno l'”istituzione” Amministrazione Comunale), sforzandomi quindi di mantenermi all’interno di rigorosi binari di obiettività. Se a volte non ci riuscirò (spero Lei dia per scontata la mia buona fede) sarò sempre disponibile a rivedere quanto da me affermato e, se pienamente convinto, a rendere il tutto di pubblico dominio.

L’obiettivo, come potrà ben capire, è sempre ed esclusivamente quello: dare un contributo, seppure modestissimo, alla costruzione di una Siena migliore.

Con il tempo, e da tanto tempo, ho potuto imparare che, per ben sottolineare le proprie opinioni, valutazioni, pareri in merito a qualsivoglia argomento, risulta oltremodo utile fare uso di specifici esempi. Ed in questo caso, come suol dirsi, cade a fagiolo la proposta da Lei reintrodotta subito dopo il Suo insediamento (addirittura prima ancora della “chiusura” del palio di Agosto) e riportata ampiamente dalla stampa locale. Mi riferisco alla realizzazione di un centro commerciale ad Isola d’arbia e la contemporanea realizzazione della cosiddetta metropolitana leggera.

Di tale questione mi sono occupato nei post del 23 febbraio 2015 e del 28 febbraio 2015. Ed a questi rimando per alcune mie considerazioni “superficiali”. Peraltro non mancherò di dire la mia quando lo stato dell’arte, su questo specifico aspetto, avrà fatto qualche passo avanti.

Qui il mio intendimento è ben diverso: evidenziare le forti opportunità, per questo specifico progetto, di conseguire appropriati livelli di trasparenza. Sono convinto che per tale problematica esistano le dimensioni temporali e spaziali del tutto adeguate.

Peraltro, proprio per le “dimensioni” del progetto, ritengo che svariate siano le lobbies in gioco le quali non mancheranno di fare tutto quanto è in loro potere per “soddisfare” i loro specifici interessi. Interessi che potrebbero corrispondere con quelli generali ma che potrebbero anche essere, al limite, diametralmente opposti. E quest’ultimo aspetto “gioca” ancor più a favore del “bisogno di trasparenza”.

Conseguentemente, ritengo che la questione centro commerciale-metropolitana leggera possieda tutti i requisiti necessari anche per consentire di verificare il “livello di trasparenza” che Lei intenderà adottare nel periodo in cui si troverà a gestire la “cosa pubblica” locale.

E ciò per diverse ragioni

Innanzitutto perché è un argomento che influenzerà in maniera significativa le varie sfaccettature del contesto socio-economico-produttivo-urbanistico-paesaggistico del territorio .Al riguardo già nel post del 23 Febbraio 2015 mi trovai a scrivere:

 …..l’insediamento di grandi strutture di vendita non è uno scherzo e….. occorre verificare fino in fondo tutti i vantaggi al netto degli svantaggi.

In secondo luogo perché dovrà colloquiare, ritengo, almeno con i comuni contermini.

In terzo luogo perché dovrà interpellare svariate associazioni di categoria, in particolare quelle riguardanti i commercianti.

In quarto luogo perché la Sua giunta dovrà mettere a punto documenti programmatici specifici (compreso quello afferente la viabilità) e, quindi, colloquiare con altre importanti istituzioni.

Infine perché non potrà fare a meno, io credo/spero, di informare la popolazione residente delle scelte che mano a mano andrà ad intraprendere.

 

 

 

LE SOCIETA’ PARTECIPATE/CONTROLLATE DAL COMUNE DI SIENA

Avevo deciso di dedicare i momenti liberi del mese di febbraio a riprendere le fila del discorso sulle società partecipate/controllate dal Comune di Siena (è passato circa un anno e mezzo dall’ultimo post sull’argomento – ecco, in dettaglio, le date degli altri post in cui ho affrontato tale problematica:13 maggio 2015, 24 marzo 2016, 13 maggio 2016).

Questa è la terza volta che mi metto davanti al computer per cominciare ed è la terza volta che ci rinuncio.

Ora, dato che di questo mio intendimento (riprendere le fila del discorso ….) avevo reso partecipi due dei miei quattro followers, ritengo corretto spiegare loro il perché della mia titubanza ed, anche, della mia decisione finale.

Come sappiamo, nel maggio prossimo (il giorno 10 giugno: correzione effettuata in data successiva a quella della pubblicazione di questo post) ci saranno le elezioni amministrative nel Comune di Siena. E sappiamo anche che fra pochissimi giorni (domenica 4 marzo) si svolgeranno le elezioni politiche.

Bene. Questi due appuntamenti, assieme ai notevoli sconvolgimenti che stanno interessando tutti i partiti/movimenti politici in ambito comunale (ma il discorso vale viepiù per l’intero territorio nazionale), hanno determinato un clima, sotto tale specifico versante, a dir poco incandescente.

Ma voi direte: che cosa c’entrano le elezioni con le società partecipate/controllate dal Comune di Siena?

C’entrano eccome se tenete conto del fatto che fra le prerogative di questo blog c’è anche quella dell’obiettività o, meglio, della ricerca dell’obiettività. Come ebbi modo di scrivere, con riferimento alla categoria “APPELLO PER SIENA”, nell’introduzione del post del 1° agosto 20125,

tutti gli argomenti che mi troverò ad affrontare dovranno essere trattati, esplicitamente o implicitamente, non con l’obiettivo di “sponsorizzare” o denigrare questo o quel partito e/o, più in generale, questa o quella lobby, ma nell’ esclusivo interesse generale. Questo, almeno, è il mio intento. Il fatto di esserne o meno all’altezza è tutta un’altra questione.

Intendo cioè dire che laddove emergesse una situazione tale da condurre ad una valutazione negativa (o, viceversa, lodevole) dell’ “esecutivo in carica”, non voglio in alcun modo che questa abbia l’odore di una scelta strumentale finalizzata a colpire (o magnificare) il suddetto esecutivo.

Ora, in un clima come quello attuale, affrontare la citata questione,  qualunque siano i risultati, sono convinto che verrebbe interpretata come una mera presa di posizione politica. Quindi il fine “vero” (peraltro recondito) verrebbe considerato non tanto quello di “fotografare” fedelmente il contesto sotto osservazione, quanto quello di denigrare e/o “sponsorizzare” questo o quel partito/movimento/personaggio politico.

Conseguentemente il mio lavoro risulterebbe completamente inutile in quanto considerato non veritiero.

Dal momento che a me interessa, esclusivamente e semplicemente, dare un piccolo contributo alla “costruzione”, come più volte detto, di una Siena migliore che, nel caso specifico, consiste nel predisporre una “fotografia” quanto più possibile veritiera dello stato delle partecipate dal Comune di Siena, intendo fare tutto il possibile affinché chi si accinge a leggere i risultati di questa, diciamo, inchiesta, parta dal presupposto della mia buona fede e, quindi, dall’obiettività della parte analitica del lavoro.

Intendiamoci. Io andrò a votare, sia per le politiche, sia per le amministrative. Ma questo, come dire, è un altro film che non intendo in alcun modo interconnettere con quello oggetto di questo post.

Tutto quanto sopra per dire che ho deciso di riprendere il discorso sulle partecipate/controllate dal Comune di Siena non prima delle elezioni amministrative di maggio.(il giorno 10 giugno: correzione effettuata in data successiva a quella della pubblicazione di questo post) A “bocce ferme” spero di “incontrare” un lettore più disponibile a valutare con serenità quanto andrò a scrivere sull’argomento e, quantomeno, senza sgradevoli sospetti aprioristici.

TERZA LETTERA APERTA A MARIO: SECONDA ED ULTIMA PARTE

Segue dal post precedente (13 Novembre 2017).

I primi riferimenti “telegrafici” sull’argomento sono contenuti nel post del 17 luglio 2017.

L'”evento” cui faccio cenno più volte in questo post è, ovviamente, quello del 6 luglio 2017.

 

Voglio subito chiarire, al di là di quanto già fatto nel citato post, i motivi che mi hanno spinto a scrivere, ancora e dettagliatamente,  di un evento di per sè insignificante, privo di interesse generale e, oltretutto, strettamente privato.

In una situazione di normalità non mi sarei mai sognato di perdere tempo (e farlo perdere ai miei quattro followers) per affrontarlo nel dettaglio. Il fatto è che con il passare dei giorni e con l’ampliamento delle informazioni, diciamo, diagnostiche, che mano a mano si sono aggiunte, l’aggettivo (ed il relativo avverbio) più congruente si è trasformato da considerevolmente banale a fin troppo inquetante/rilevante.

Quindi, nel prosieguo, in ottemperanza a quanto dichiarato in chiusura del post sopra indicato, intendo esporre le certezze ivi accennate, nonché alcune mie opinioni al riguardo, tenendo sempre ben distinte le une dalle altre, al fine di non creare commistioni, come sovente siamo costretti a rilevare, specie in alcuni articoli di giornale, fra fatti ed opinioni.

All’inizio questo approccio mi sembrava comodo anche per evitare di parlarne ulteriormente in successivi post (chi mi conosce può capire quanto disagio mi arrechi affrontare questioni del genere). Poi, ripensandoci, mettendo insieme i pro ed i contro, valutando il tutto in maniera meno emotiva e, quindi, con la giusta freddezza, mi sono convinto dell’utilità, se non della necessità, di ritornare sull’argomento in  questo blog. Cosa che farò certamente quando lo riterrò opportuno.

Veniamo alle certezze.

  • Prima certezza: in vita mia non ho mai subito disturbi intestinali significativi (le pochissime volte che mi è accaduto qualcosa del genere è risultato essere sempre di dimensioni molto contenute e sempre gestibile con, diciamo, assoluta tranquillità).
  • Seconda certezza: prima dell'”evento” il mio stato fisico era assolutamente normale (non avevo assunto alimenti atti a favorirlo, non avevo assunto farmaci diversi da quelli che assumo ormai da molti anni, non avevo sintomi prodròmici su tale versante).
  • Terza certezza: subito dopo l'”evento” tutto è ritornato nella più completa normalità.
  • Quarta certezza: anche nel medio-lungo periodo (sono passati ormai più di sei mesi dall'”evento”) il mio stato fisico è ritornato  e si è mantenuto, sotto tale specifico profilo, del tutto normale.
  • Quinta certezza: l'”evento” si è manifestato in maniera inaspettata, molto veloce e molto forte, ancora una volta come mai accadutomi nei miei non pochi anni di vita, sia prima, sia (si badi bene) dopo.
  • Sesta certezza: nei giorni successivi a quello dell'”evento” sono emersi altri sintomi molto strani; più specificatamente è emersa una situazione infiammatoria alle parti interne della bocca, in particolare la lingua, ed alle narici, in una forma mai avuta prima; situazione infiammatoria che è proseguita per molto tempo (riguardo alle narici la situazione continua tutt’ora sporadicamente: infiammazione e microsanguinamenti).
  • Settima certezza: successivamente, avendo dovuto fare delle analisi mediche per altro motivo, mi è stato diagnosticato uno stato infiammatorio non banale che ho dovuto curare con farmaci piuttosto “robusti”. In prima battuta non riuscivo a spiegarmi le cause di questa situazione avendo, nei giorni precedenti, svolto attività che poco hanno a che fare con processi infiammatori nei termini evidenziati dalle citate analisi. Solo al momento in cui ho individuato la vera causa tutti i tasselli del mosaico hanno trovato adeguata e congruente collocazione.
  • Ottava certezza: pur non avendo mai sofferto di disturbi intestinali mi è capitato di osservarne i sintomi su chi ne soffre e posso dire che tali sintomi sono enormemente diversi da quelli da me riscontrati nell”‘evento”.

Bene. Tutto quanto sopra impone di arrivare alle deduzioni indicate nel citato post: le cause di questo “evento” sono assolutamente esogene, sia con riferimento al mio stato fisico, sia con riferimento a quanto da me assunto prima dell”evento”. Più esplicitamente, occorre ipotizzare, direi obbligatoriamente, che poco prima dell’evento io abbia assunto, per via aerea (vale a dire tramite inspirazione), qualche sostanza che ha provocato il “fenomeno” più volte citato.

Vengo adesso alle mie opinioni (passiamo quindi al campo delle ipotesi)

Dato che sono assolutamente certo di non aver assunto “volontariamente” alcunché poco prima dell'”evento” e tenuto conto di quanto sopra, non posso che dedurre che la suddetta “assunzione” sia stata provocata da terze persone.

Ora, qualche lettore potrebbe dirmi: non capisco perché te la prendi tanto per un evento tutto sommato poco rilevante e che, per di più, non ti ha provocato danni significativi.

Il problema non è questo. Il problema si fa serio, se ci pensate bene, non appena focalizziamo adeguatamente la questione e proviamo a traslarla da un contesto tutto sommato banale a dei contesti (e, quindi, ad azioni) ben più “gravi”. Non so a voi ma a me provoca un marcato stato di inquietudine. Se un branco di balordi, a mio giudizio criminali e mafiosi, risulta essere in grado di organizzare un evento del genere, dove è in grado di arrivare “mettendo in campo” tutta la “potenza di fuoco” di cui dispone?

Mi spiego meglio. Se è pur vero che l'”evento” è risultato essere, alla fin fine, pressoché insignificante, non si può escludere (anzi) che chi ha organizzato il tutto possa essere in grado di colpire in maniera ben più pericolosamente  efficace.

Altri potrebbero dirmi: perché non hai provveduto a fare le opportune segnalazioni alle autorità giudiziarie competenti? Per quel poco che conosco di questioni giudiziarie credo che uno “stupido” evento quale quello indicato e in assenza di prove sufficientemente precise a carico di chicchessia si risolverebbe in un nulla di fatto. Le mie convinzioni (sono comunque convinzioni) si basano su sfumature, allusioni, labili incroci fra atteggiamenti e parole dette, piccoli fatti di per sé insignificanti, mutamenti nei comportamenti di alcune persone, ecc. Vale a dire su una serie di cose che non fanno, anche tutte insieme, un “pacchetto” di prove sufficienti per tentare qualcosa di concreto. Niente di probante, come mi sembra dicono gli addetti ai lavori. E senza contare l’ulteriore certezza che il suddetto branco si farebbe in quattro per rendere il tutto quanto più possibile ridicolo.

Comunque sia, essere addivenuto a questo convincimento mi sarà molto utile nel prosieguo (detrattore occulto). E, tornando all’argomento, va da sé che laddove emergessero indizi/elementi sufficientemente significativi non mancherò di fare le opportune segnalazioni a chi di dovere e, quindi, di darne contezza ai miei quattro followers. Chissà perché in questo preciso momento mi è venuto alla mente un proverbio che, da bambinetto (pensate quindi quanti anni fa) mi diceva la mia nonna Faustina: “col tempo e con la paglia si matura la sorba e la canaglia”.

Ma voglio essere sincero fuori misura. Questa volta, per quanto detto nei due precedenti paragrafi,  ho la presunzione di sapere chi sono i responsabili di tutto ciò. E vi confesso che, in prima battuta, il desiderio di ricorrere alla “giustizia fai da te” è stato forte. Un desiderio subito “rientrato” in quanto i miei trascorsi di vita mi hanno insegnato a:

  1. non accettare provocazioni;
  2. non adottare mai atteggiamenti violenti/coercitivi;
  3. quindi, e più in generale, operare sempre e comunque alla luce del sole e nel pieno rispetto delle regole (le leggi).

Questa “novità”, fra l’altro, credo renderà meno ansioso quel mio amico commerciante che ogni volta che lo incontro mi guarda con una certa preoccupazione, come se avesse paura di dire una parola “di troppo” che possa indurmi ad annoverarlo fra I “veicolatori qualificati” del detrattore occulto.

E poi rimane, ancora una volta, la “grande” incognita del perché (qual’è il motivo che ha spinto questi “signori” ad organizzare il tutto? quale l’obiettivo? quale il messaggio?). Non essendo pratico di comportamenti mafiosi non sono al momento in grado di dare un’ unica risposta.  Me ne sovvengono almeno tre o quattro. Comunque, se e quando riuscirò ad avere idee chiare sull’argomento non mancherò di riportarle in questo blog.

Tuttavia c’è un’altra ragione (ultima ma non meno importante), di carattere ben più generale, che mi ha spinto a parlare di questo “stupido” accadimento molto personale. La prendo larga per ben spiegarmi. Da non poco tempo ho l’impressione di vivere in una realtà sociale dove i segreti, i silenzi, gli intrecci perversi (altro che groviglio armonioso!), le cose oscure, peraltro a volte farciti, sempre a mio modesto avviso, di venature criminose e mafiose, sono fin troppo radicati. Queste opacità, queste propensioni all’intrigo e ad “operare sotto traccia” ritengo siano alcune delle  cause, se non le più importanti, che hanno portato ai disastri che sono sotto gli occhi di tutti. Ed è anche mia opinione, come già detto, che l’arma più potente per combattere tale situazione sia, appunto, la trasparenza. Io il mio piccolo contributo spero di averlo dato con quanto scritto in questo blog fino ad ieri ed, anche, con il contenuto di questo post (nonché con i post che scriverò nel futuro). Molte sono le persone per bene che ho avuto modo di conoscere. Ma per ribaltare la situazione di cui sopra non è sufficiente essere persone per bene. Bisogna anche essere assolutamente impermeabili agli atteggiamenti omertosi.

Se poi l’obiettivo era quello di “invitarmi” (uso un eufemismo) a cessare di scrivere su questo blog degli argomenti per cui l’ho costituito, devo dire che questo evento ha sortito l’effetto diametralmente opposto. E’ più forte di me. Quando sento “odore” di minacce e/o intimidazioni, anche se solo implicite, non posso fare a meno di adoperarmi perché accada l’esatto contrario di quello che il branco si aspetta. Quindi io continuerò ad “alimentare” questo blog ed, anche, a mantenere intatto il mio modo di vivere (dando così una grossa mano a chi intendesse procedere in analoghe strategie). Solo una mia eventuale “dipartita”, o “invalidazione”, potrebbe porre fine a questo blog. Nondimeno voglio comunque informare chi di dovere che io non ho e non ho mai avuto intenzioni suicide.

Mi sembra quasi inutile ribadire che qualsiasi intervento [sotto qualsiasi forma, anche anonima, e con qualsiasi contenuto (di approvazione, di disapprovazione, con suggerimenti, con critiche feroci, con offese più o meno pesanti, ecc.)] sull’argomento sarà oltremodo gradito.

 

TERZA LETTERA APERTA A MARIO

Citazione

Riguardo all’utilizzo del nome Mario rimando al post del 2.09.2016

Nel caso specifico Mario è un semplice conoscente, nonché un lettore saltuario di questo blog che, incontrandolo, mi ha voluto sottoporre due questioni: una in maniera esplicita, una in maniera implicita (ma non troppo).

Sono domande a cui intendo rispondere in questa sede per due motivi:

  • innanzitutto perché al momento dell’incontro non credo di essere stato sufficientemente chiaro ed adeguatamente esaustivo;
  • in secondo luogo perché tali problematiche potrebbero interessare anche alcuni degli altri miei quattro followers.

Veniamo alla prima. Mario mi chiede chi sono le persone che, insieme a me, hanno predisposto ed “alimentano” questo blog.

Bene, caro Mario. Devo dirti che non hai studiato. Infatti se tu avessi studiato, vale a dire se tu avessi letto la pagina Note legali ed il post del 10 dicembre 2014, avresti appreso che dietro al sottoscritto c’é esclusivamente il sottoscritto.

Comunque sia, al di là delle battute, ti ringrazio per avermi rivolto questa domanda alla quale cercherò di rispondere in maniera più dettagliata.

Aggiungo quindi a quanto sopra che perfino le persone a me più vicine non hanno alcuna influenza/coinvolgimento su tutto ciò che ho scritto e scrivo in questo blog. Tanto meno concordo con chicchessia gli argomenti che intendo trattare e/o faccio leggere, ancora a chicchessia, i singoli post prima di pubblicarli.

Forse tu preferivi sentirti dire che faccio parte dell’ennesima associazione, più o meno segreta, associazione per la quale svolgerei la funzione di prestanome o qualcosa del genere. E magari venire a conoscenza del fatto che questa associazione è numerosa e “potente”. La cosa, credo, sarebbe per te sicuramente più interessante ed io sarei certamente più temibile. Ma direi una sonora bugia. E poi non mi interessa appartenere ad associazioni più o meno segrete, tanto meno essere temibile. Anzi!

Non sto a dilungarmi su tale aspetto in quanto gli obiettivi di questo blog sono ben delineati, pure se in maniera stringata, nelle pagine introduttive.

Veniamo alla seconda. Mario mi fa capire di disapprovare il fatto di aver scritto, nel post del 17 luglio 2017, di una questione strettamente privata, questione che riguardava, specificatamente, un tremendo disturbo intestinale che ho subito in data 6 luglio, sempre 2017. A suo avviso così facendo ho, come dire, svilito il contenuto del blog: una questione troppo “micro”, troppo insignificante. Peraltro, in parte contraddicendosi, mi chiede delucidazioni sulle “caratteristiche” di tale , diciamo, evento.

Bene Mario. Ti ricordo innanzitutto che questo è un blog, un “diario on line”, dove si riportano anche accadimenti banali e/o personali (e non necessariamente solo quelli edificanti).

Ma, nel caso specifico, l’unico motivo che mi ha indotto a rendere pubblica, ancora una volta, questa “banalità” è dato dal fatto che, alla luce  di una serie di certezze (sottolineo certezze), devo correggere quanto ebbi a scrivere al riguardo nel post del 17 luglio 2017. Tali certezze mi impongono di escludere  che l'”evento” sia “riconducibile ad una serie  irripetibile di concause”  ed, invece, di asserire che questo è da  ascrivere  esclusivamente a cause esogene, sia con riferimento al mio stato psico-fisico, sia con riferimento a quanto da me assunto prima dell'”evento” (cibo, farmaci, ecc,).

Queste deduzioni assolutamente obbligatorie (alla luce delle certezze acquisite) sono, come puoi ben capire, molto, molto, molto, molto inquietanti.

E’ mia intenzione raccogliere tutto il materiale e le informazioni disponibili e, quindi, esporle dettagliatamente, in tempi brevi, in questo blog.

continua

 

COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA SULLE BANCHE: BREVI AGGIORNAMENTI

Di questo argomento mi sono occupato nei post del 13 novembre 2016, del 31 gennaio 2017 e del 12 settembre 2017.

Al momento in cui scrivo queste concise note mi verrebbe da dichiarare che le speranze che la citata Commissione arrivi a conclusioni sufficientemente confacenti alla domanda di verità che proviene da una parte significativa del paese sono notevolmente diminuite.

Ma procediamo con ordine.

Partiamo dalla composizione dei relativi organi dirigenti.

Il 27 settembre 2017 abbiamo appreso dell’elezione, con buon ritardo, del Presidente: l’Onorevole Pierferdinando Casini, attualmente senatore di Alternativa popolare, con la maggioranza assoluta (21 voti) alla prima votazione.

Successivamente sono stati eletti gli altri membri dell’Ufficio di presidenza.

i due Vicepresidenti sono: Renato Brunetta, senatore di Forza Italia, e Mauro Maria Marino, senatore del Partito Democratico.

I due segretari sono:  Paolo Tosato, senatore della Lega Nord,e Zeller Karl, senatore di Per le autonomie.

Gli scettici si sono subito affrettati ad affermare che si è di fatto affossato la Commissione medesima in quanto con questi organi dirigenti non le si è dato una significativa discontinuità con il passato.

Per la precisione occorre dire che non pochi sono coloro che si dimostrano scettici, non tanto con riferimento a tale Commissione, quanto con riferimento a tutte le Commissioni parlamentari di inchiesta.

Gli ottimisti dicono invece che in questo modo si è evitato che la Commissione possa essere indirizzata verso posizioni di parte e/o estremistiche che potrebbero portare, più che alla ricerca della verità, a screditare questo o quel partito/movimento.

Come a suo tempo ipotizzato in questo blog, tale Commissione avrà vita breve: fino alla fine della legislatura; quindi nessuna possibilità di prolungarne l’attività nella successiva.

Comunque sia prima di avventurarmi in giudizi definitivi ho deciso di aspettare la fine dei lavori. Questi i motivi che potrebbero “rovesciare” l’approccio pessimistico e condurre ad un documento finale adeguatamente soddisfacente:

  • la presenza, in commissione, di persone competenti ed affidabili;
  • la presenza, sempre in commissione, di partiti/movimenti che sembrano intenzionati a fare sul serio;
  • la volontà di alcuni giornalisti e di alcune associazioni dei consumatori di, come dire, fare le bucce ai lavori della commissione;
  • la “pressione popolare” che con il passare del tempo sembra divenire sempre più incalzante

In questi ultimi tempi, come avrete notato, stiamo assistendo ad una forte “sovraesposizione” delle informazioni riguardanti questo specifico argomento. Ragione per cui intervenire ancora, ai fini meramente descrittivi, potrebbe risultare assolutamente ridondante. Quindi assolutamente inutile. Per questo motivo eviterò di trattare l’argomento prima della pubblicazione del documento conclusivo, salvo eventi particolarmente eclatanti e/o la necessità impellente di aggiornare le mie opinioni.