IL WEB NON FA MIRACOLI

Come ho già avuto modo di scrivere in svariati post, la decisione di predisporre questo blog si è dimostrata una scelta certamente profittevole. Lo strumento è risultato essere relativamente facile da “attivare”, facile da usare, versatile, potente ed “indipendente”. Uno strumento che, se utilizzato in assoluta trasparenza, consente anche di ovviare a quelle “degenerazioni” che sovente provocano danni  (a volte pesantissimi) ad una o più persone.

Ancora come già scritto, questa scelta mi ha consentito, innanzitutto, di mettere in luce come stanno realmente le cose in merito all’argomento che ho definito Una oscura questione di vicinato e, di conseguenza, di riappropiarmi, sotto questo aspetto, della mia reale fisionomia morale-caratteriale. In secondo luogo mi ha consentito di “dire la mia” su problematiche, di carattere generale ma pur sempre riconducibili, in qualche modo, al nostro territorio, in assoluta libertà e senza il pericolo di essere frainteso (scientemente?),  deformando il mio pensiero fino all’inverosimile. In terzo luogo ha stimolato la mia curiosità fino a farmi quasi divertire (mi hanno destato interesse, per esempio, i mutamenti comportamentali di certi amici/conoscenti allorquando hanno saputo – almeno credo – di questo mio blog, lo hanno “visitato” ma non hanno voluto darlo ad intendere; mutamenti per i quali, peraltro, ho avuto ed ho il massimo rispetto).

Ma, come annunciato nel titolo (e come verrà dimostrato implicitamente nel prosieguo), il web non fa miracoli. Per correttezza aggiungo subito che con questa affermazione vado a contraddire totalmente quanto ebbi a scrivere, sempre in termini metaforici, nel post del 14 aprile 2015, terzultimo capoverso, ed a cui rimando per chi è interessato a saperne di più.

Passo quindi allo specifico scopo di questo post: resoconto periodico (come al solito in robusto ritardo rispetto al timing preventivato) di come si è andata evolvendo la “realtà operativa di riferimento”, resoconto  che, per maggiore chiarezza, suddividerò in tre “comparti”:

1.- Il “comparto” confinanti.   Sotto questo profilo, come accennato, le cose sono migliorate in maniera significativa, anche se siamo ancora lontani da una situazione di normalità. Diciamo che tutte le peculiarità di quello che a suo tempo ho inteso definire il nostro far west si sono più o meno attenuate [da un far west “normale” siamo passati ad un far west “light” (ma pur sempre far west!)].   

Sono risultati quasi del tutto assenti i “fastidi” derivanti dall’utilizzo “improprio” della ex piccola oliveta (adesso piccolo frutteto – si fa per dire – con “incorporata” strada molto larga e, ancora come scritto svariate volte, fatta costruire abusivamente pressoché a ridosso del confine della nostra proprietà, nonché a ridosso della nostra abitazione, in particolare delle camere della famiglia di una delle nostre figlie) come area dedicata al rimessaggio ed alla manutenzione dei mezzi (ripeto per l’ennesima volta che, con tutto il terreno che hanno a disposizione, evitare di fare queste “operazioni” di fronte alle nostre finestre è per loro del tutto possibile e senza alcun dispendio di tempo, di energie o di qualsivoglia altro onere inteso in senso lato; anzi, direi l’esatto contrario: fare queste “operazioni” di fronte alle nostre finestre è per loro ben più oneroso/dispendioso che farle, per esempio, nei dintorni della loro abitazione; ma vuoi mettere la “gratificazione” di poter creare disturbo ad altre persone! Vedere per credere!).

Il transito dei mezzi è risultato ridimensionato (molto meglio così ma devo ancora capire perché) anche se, aggiungo subito,  non hanno rinunciato alla “sveglia mattutina” del periodo estivo. Mi spiego meglio. Come tutti sanno le scuole, in estate, sono chiuse. E come tutti sanno, in estate le finestre vengono generalmente tenute aperte. E come tutti sanno, i bambini possono dormire un po’ di più di quando vanno a scuola. Ma se la mattina  presto i nostri vicini confinanti decidono di far transitare qualche loro lavorante, dipendente, o non so che cosa, alla giuda della famigerata motorella turbo che, sono convinto, fa un rumore, espresso in decibel, ben superiore a quello consentito dalle norme vigenti, costringono i miei nipotini, loro malgrado, a svegliarsi ugualmente molto presto. Stesso discorso per le sempre minori volte che decidiamo di pranzare o cenare nel nostro giardino (specie per la cena, essendo buio non è certo da dire che questi movimenti siano riconducibili alla loro specifica attività)

[Proprio mentre stavo iniziando a scrivere questo post si è verificato un fatto che, se non risultasse essere una manifestazione “una tantum”, “azzererebbe” totalmente quanto sono andato a scrivere nei due capoversi precedenti. Provvederò ad una dettagliata narrazione solo nel caso in cui il fatto si dovesse ripetere.]

Nessun miglioramento, invece, per quanto riguarda la siepe di vite americana ed altro radicata nel loro terreno e fatta appoggiare sulla rete di nostra proprietà. Per “stringere” un po’ rimando, per questo specifico aspetto e per approfondimenti sui precedenti, alla sottopagina LA STORIA della pagina UNA OSCURA QUESTIONE DI VICINATO nonchè ai post del 19 giugno 2014, 22 ottobre 2014, 28 dicembre 2014 e 11 agosto 2015. Qui basterà dire che i “comportamenti” continuano ad essere quelli di sempre, nel più assoluto disprezzo degli altri, del minimo livello di igiene e del minimo concetto di decoro. E senza contare i relativi danni economici e quelli in termini di privacy.

Ma il problema più preoccupante deriva, come sempre, dallo stato delle cose: finché la situazione “operativa” rimarrà questa, in qualsiasi momento i nostri confinanti potranno riprendere ad adottare i “comportamenti” del passato. E siccome ho potuto oramai verificare che l’unica mia difesa di una qualche incisività rimane questo blog (che non ha poteri sanzionatori), non posso che concludere che il “contesto” in cui ci troviamo a vivere rimane criminogeno.

2. Il “comparto” “detrattore occulto”. E’ in particolare su tale versante che il web è stato parco nel fare miracoli. Certo, in compagnia del web ho potuto difendermi molto meglio che “viaggiando” da solo. Ma siamo ancora lontani da una situazione ottimale. E vado sempre più convincendomi che, per questo specifico aspetto, ha anche avuto “buon gioco” una non irrisoria dose di omertà.

Comunque sia, è certamente grazie a questo blog, per fare un esempio, che ho potuto “smontare” con relativa facilità il tentativo di farmi apparire (data la mia età) come persona affetta dai cosiddetti disturbi mentali degli anziani. E, più in generale, oggi posso raccontare di ciò che mi accade senza rischiare di passare per persona fuori di senno.

C’è peraltro un’altra questione, di cui non ho mai fatto cenno in queste pagine e che oggi mi sembra il caso di “esternare”. Ma andiamo con ordine. Nel post del 4 aprile 2015 ebbi ad  esporre dettagliatamente le domande a cui ritenevo di poter dare delle risposte mediante, appunto, la “messa in piedi” di questo blog. Ma in quelle prerogative mancava la “domanda regina” e mai esplicitata in quanto, così facendo, pensavo di rendere più spontaneo e meno difficoltoso un intervento sull’argomento da parte di qualche “follower”. Ad oggi, purtroppo, tale domanda (e le “sottodomande” che ne derivano) è (sono) risultata (risultate) “inevasa” (inevase). La (le) domanda (sottodomande) era (erano) questa (queste): per quale motivo tutte le “iniziative” citate sono state destinate proprio al sottoscritto? Uno “sgarro”? Una inadempienza debitoria? Un mio intralcio ad alcune prerogative di chicchessia? Un volermela far pagare per qualche danno, umiliazione e/o altro subiti a seguito di miei comportamenti? E via di questo passo.

A ben vedere il discorso, per certi versi, a prescindere da eventuali, possibili e, ancora una volta, oscure interdipendenze, riguarda anche il primo “comparto” in quanto, come già detto, sovente ho avuto l’impressione che certi comportamenti derivassero proprio dalla specifica volontà di danneggiare in qualsiasi modo il sottoscritto e null’altro.

Specie i primi tempi mi sono arrovellato spesso su questa domanda. Ma l’unica risposta possibile (anche se poco credibile – per non dire proprio incredibile – di per sé ed ancora di più’ se teniamo conto del mio stile di vita; chi mi conosce sa quanto tengo, per esempio, a non creare, con i miei comportamenti, nocumento a chicchessia e/o ad onorare i miei debiti) era quella, appunto, di aver fatto qualche “sgarro”, inteso in senso lato, ma “a mia insaputa”. La cosa, per certi versi, mi faceva anche sorridere, dati i famosi precedenti, ma, ripeto, era l’unica risposta possibile. Ed è su questo “filone” che mi sono mosso, peraltro in maniera, come dire, schizofrenica e, per ovvie ragioni, tutt’altro che esplicita. L’obiettivo era, innanzi tutto quello di capire. Conseguentemente quello di “appianare/risolvere” a qualunque costo la questione.  Ma tutte le mie ricerche, certamente maldestre, sono risultate vane. Quindi, a tutt’oggi, anche per questa domanda non ho ricevuto risposte.

3. Il “comparto” del “disturbo intestinale”. A pensarci bene, ho l’impressione che così posizionato questo paragrafo non avrebbe l’attenzione che, invece, intendo attribuirgli. Ho quindi deciso, seduta stante, di rinviare il relativo argomento ad un post specifico dove, appunto, tratterò soltanto di tale “comparto”/questione. Anche perché, date le novità, il discorso risulterà abbastanza lungo.

Per tutti e tre i “comparti” qui considerati, devo purtroppo ribadire/avvalorare quanto ebbi a dire già  nel post del 2 settembre 2016 allorquando scrissi di essermi convinto della necessità di

affiancare all’utilizzo del blog, opportune nuove azioni giudiziarie, dato che siamo ancora lontani tanto dall’aver recuperato una situazione di normalità con riferimento a quelli che, sempre in maniera eufemistica, ho definiti fastidi, quanto dall’aver dato adeguate risposte alle problematiche afferenti al detrattore occulto.

Ed a quella data mi ero già attivato per, appunto, “soddisfare” tale necessità, partendo dalla problematica che mi sembrava più concreta, più documentabile ed anche, dati i soggetti, più incisiva. Un tentativo lungo e defatigante che non è sfociato in nulla di concreto (forse perché così aveva deciso il “grande fratello” di orwelliana memoria – scherzo, naturalmente).

In tempi brevi,  ma non brevissimi (e sempre “grande fratello” permettendo – ancora per scherzare, ovviamente) non è escluso che io decida di dare avvio ad un secondo tentativo anche perché, oggi più di ieri, mi pare l’unico sistema per fare emergere i non pochi lati oscuri tutt’oggi riscontrabili all’interno dei vari comparti. Non è escluso ma non è certo, in quanto, volendo essere totalmente sincero, nella mia mente comincia a farsi strada una certa sensazione di impotenza. Inoltre mi dà una certa afflizione il fatto di dover spendere ancora dei bei soldini con significative ripercussioni sui miei programmi di spesa.

 

 

QUALITA’ DELLA VITA NELLA PROVINCIA DI SIENA: ISTRUZIONI PER L’USO

Nell’arco di un mese (per l’esattezza fra il 19 Novembre ed il 19 Dicembre) sono stati resi pubblici i risultati delle indagini (o, se volete, delle classifiche) sulla cosiddetta qualità della vita, elaborate dal quotidiano economico ITALIA OGGI, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università La Sapienza di Roma (19 Novembre 2018), e dal quotidiano economico IL SOLE 24 ORE (19 Dicembre 2018).
La prima istruzione per l’uso che ritengo opportuno fornire in questa sede riguarda l’unità territoriale prescelta: in ambedue le indagini vengono presi a riferimento valori attinenti al territorio provinciale e non, come non di rado qualche giornalista indica, al più contenuto ambito comunale. E questo, si badi bene, non tanto per volere ad ogni costo  “spaccare il capello in quattro” quanto perché il grado di omogeneità fra realtà  socio-economica del comune capoluogo e realtà socio-economica dei comuni appartenenti alla provincia di quel comune capoluogo potrebbe anche risultare, in certi casi e/o in certi periodi, tutt’altro che elevata.
Una “rozza” conferma di prima linea di quanto vado dicendo la si ricava anche, per esempio, dai dati sulla popolazione residente: poco meno di 54.000 per il solo capoluogo, intorno a 268.000 per tutti i 35 comuni compresi nella provincia di Siena; quindi, sempre con riferimento alla popolazione residente, il “peso” del comune capoluogo rispetto all’intera provincia risulta essere di poco superiore al 20 per cento.
Per quanto or ora detto, a mio avviso non risulta corretto, per esempio, denigrare o elogiare (a seconda dei casi o, meglio, degli interessi “di bottega”) un’amministrazione comunale sulla base dei valori riportati nelle citate indagini.
Se proprio si vuole tentare un approccio del genere (“scendere” alla dimensione comunale), comunque sensibilmente approssimativo, occorre irrobustire/affinare/rettificare l’analisi con ulteriori informazioni socio-economiche disponibili, appunto, su dimensione comunale. E non so se il gioco valga la candela.
Occorre poi tenere conto del lag temporale esistente fra il momento in cui vengono intraprese certe scelte in ambito socio-economico a livello amministrativo ed il momento in cui tali scelte dispiegano i loro effetti. Non di rado fra i due momenti occorrono tempi medio-lunghi. E’ quindi del tutto probabile che i risultati di certe graduatorie derivino anche da scelte intraprese dalla Amministrazione comunale precedente a quella in carica nel periodo di riferimento.
In questo post non interessa analizzare la copiosa messe di informazioni contenute nelle citate indagini ma, più semplicemente – e, a pensarci bene, non proprio banalmente – fornire qualche suggerimento per interpretare correttamente i due lavori ed, anche, esprimere una opinione sulla relativa “bontà/scientificità”.
Lasciando perciò a chi lo desidera, o a chi ne ha necessità, il compito di leggersi le varie classifiche ed i relativi commenti, qui occorre soltanto utilizzare quel poco che serve per i nostri fini.
Ancora con riferimento alla provincia di Siena si rileva, nella graduatoria/classifica generale, per l’anno 2018, una 4a posizione nell’indagine dell’Università La Sapienza di Roma-Italia Oggi ed una 26a  posizione nell’indagine de Il Sole 24 Ore. Nel 2017, sempre in termini di graduatoria generale, rileviamo che, per ambedue le indagini, la posizione della provincia di Siena risultava essere l’11a. Quindi, da una medesima posizione conseguita nel 2017 siamo passati ad una marcata diversità per il 2018.
Questa significativa “forbice” (26-4= 22 posizioni) induce in qualche modo a scusare chi ha voluto manifestare il proprio scetticismo sulla, appunto, bontà/scientificità di tali indagini. “Se due indagini” – dicono costoro – “riguardanti la medesima problematica” (la qualità della vita, n.d.r.), “conducono, a distanza di un solo anno, a conclusioni così diverse, implicitamente stanno a sottintendere la fragilità e l’opinabilità delle indagini medesime”.
Io la penso in maniera molto diversa (e, peraltro, ben più “articolata”) e nel prosieguo di questo post cercherò di “validare” questa mia opinione.
Ma torniamo alle “istruzioni per l’uso”. Per una corretta valutazione dei risultati conseguiti occorre altresì tenere sempre ben presente l'”area di appartenenza” di indagini di questo tipo: le scienze sociali. E nelle scienze sociali, come si sa, tanto le “variabili” utilizzate, quanto le relative interdipendenze sono ben più labili/mutevoli di quelle riguardanti, per esempio, le scienze naturali (astronomia, biologia, fisica, ecc.). Pertanto, per quanto qualsivoglia studioso di scienze sociali cerchi di “lavorare” con l’intendimento di perseguire la massima obiettività e la massima affidabilità, dovrà vieppiù dotarsi di uno strumentario volto a riprodurre quella che genericamente potremmo indicare come la prova del nove. E, di converso, qualsivoglia utilizzatore si trovi a dover adoperare indagini facenti capo alle scienze sociali, dovrà, sempre e comunque, ricercare avalli e conferme a qualsiasi deduzione.
Queste considerazioni valgono “in senso lato”, vale a dire a prescindere dallo specifico contesto sotto osservazione.
Venendo alle due ricerche indicate, le cose divengono  ancora più complicate per almeno due motivi:
  • la capillarità dell’analisi e, quindi, la notevole quantità di “variabili” utilizzate in ambedue le indagini;
  • le diversità fra le due ricerche per quanto riguarda l’architettura di base predisposta dalle medesime
Come già detto, in questa sede l’intendimento non è quello di analizzare, più o meno approfonditamente, le molteplici sfaccettature delle suddette indagini, ma solo di mettere in luce alcuni “trabocchetti” insiti nello “strumentario” oggetto di analisi, al fine di addivenire a deduzioni quanto più possibile affidabili
Nel caso specifico risulta abbastanza agevole dimostrare la non adeguata omogeneità dell'”architettura” sottostante le due ricerche mediante poche ulteriori informazioni, invitando chi volesse saperne di più, a “scaricare” le intere indagini da Internet (inserire in questo post le necessarie note metodologiche lo avrebbe appesantito significativamente senza produrre alcun valore aggiunto):
  • nell’indagine predisposta da Italia Oggi sono presenti nove raggruppamenti (dimensioni di analisi), 21 sottoraggruppamenti (sottodimensioni) ed 84 indicatori di base;
  • nell’indagine predisposta da Il sole 24 ore sono presenti 6 raggruppamenti (macroaree/paramentri) ognuno dei quali è composto da 7 indicatori (sottoindicatori).
Inoltre per ambedue le indagini vengono inseriti differenti indicizzazioni e/o aggiustamenti.

 

Concludo questo post rispondendo a tre domande (quelle che, a mio avviso, risultano di maggior peso) fra le tante possibili:
  1. Le due indagini più volte indicate hanno o no “valore scientifico”? A mio avviso il livello di scientificità è del tutto adeguato. In questo campo le scelte possibili sono molte, tutte ottimali ma anche, se vogliamo, tutte opinabili. Una opinabilità che deriva da diversi fattori: la mancanza di prassi consolidate ed accettate, la molteplicità delle scelte possibili per quanto riguarda le “variabili” da utilizzare, le diverse opinioni ancor oggi esistenti su come misurare la “qualità della vita” ed altro ancora. L'”utilizzatore” può decidere di scegliere l’indagine che gli sembra più adatta per i suoi scopi. Come pure può decidere di utilizzarle ambedue con i dovuti accorgimenti e, comunque, rifuggendo da comparazioni “secche”. Basta, tutto sommato, l’approccio del buon padre di famiglia per evitare errori marchiani o peggio ancora.
  2. Le due indagini sono comparabili? Direi di no. Ma non tanto per differenze in termini qualitativi quanto per le diversità degli specifici contesti sotto osservazione. Certo, nel caso in cui una data provincia si posizioni abbastanza bene (o abbastanza male) in ambedue le analisi, si può irrobustire l’ipotesi sottostante.
  3. Ogni singola indagine, riferita ad un dato anno, può essere messa a confronto, sia nel risultato generale, sia nei risultati parziali, con quella riferita ad un anno diverso?  Direi di sì, a parità di condizioni. Vale a dire nel caso in cui non risultino sopraggiunti cambiamenti più o meno “pesanti” sulla relativa “architettura”. A tale condizione ha certamente senso confrontare i valori dell’indagine al tempo t, con quelle riferite al tempo t-1,t-2,t-3……….t+1, t+2, t+3………

E senza prendere in considerazione gli eventuali “difetti” insiti nei singoli dati forniti dalle “fonti” disponibili.

Queste sono le mie modestissime opinioni (anch’esse opinabili) in merito alle istruzioni per l’uso necessarie, in casi come questo, per evitare di essere inclusi nell’esercito degli incompetenti o, peggio ancora, in quello dei prezzolati.