PRIMA DI TUTTO LA QUESTIONE ETICA E LA QUESTIONE MORALE

L’odierno dibattito sulle cause dei forti mutamenti in materia di scelte elettorali (che peraltro prosegue ormai da non poco tempo), mi ha “provocato” una crescente sensazione di insofferenza. Da qui la decisione di prendere carta e matita (si fa per dire) con il precipuo scopo di “esternare” la mia opinione al riguardo.

Sociologi, filosofi, economisti, storici, esperti di scienze delle comunicazioni, giornalisti, ecc.. In molti (per fortuna non tutti) si  sono sperticati (e tutt’ora si sperticano) nell’individuare tali cause e, conseguentemente, nel cercare di dimostrare la validità dei loro ragionamenti e delle loro convinzioni.

E la maggior parte di costoro arriva a dedurre, al di là delle “sfumature”, che questi veri e propri sommovimenti siano da ascrivere alla “metamorfosi” delle “linee politiche” dei singoli partiti. Una sorta di tradimento delle, diciamo, vocazioni congenite.

Per meglio dire, il partito x, sempre secondo loro, è stato di fatto “punito” per essere venuto meno alle sue prerogative originarie causando una “migrazione”, più o meno accentuata, del proprio corpo elettorale. Quindi una migrazione riconducibile, esclusivamente o prevalentemente, ancora a loro avviso, a motivi politici (in senso stretto). Una migrazione che, progressivamente, ha determinato una robusta crescita dell’attuale “partito di maggioranza relativa”, vale a dire quello dell’astensione.

Poche sono le persone che arrivano ad indicare la questione etico-morale come la causa principale (o, quantomeno, una delle cause principali) di questi forti cambiamenti. E, francamente, la cosa comincia ad insospettirmi, tanto mi sembrano oltremodo evidenti le deduzioni/conclusioni.

Prima di entrare nel vivo della problematica alcune telegrafiche considerazioni sull’utilizzo delle parole etica e morale. Sovente queste vengono usate come sinonimi e, in questo contesto, la cosa sarebbe del tutto corretta (in termini estremamente rozzi e tutt’altro che esaustivi possiamo dire che l’etica attiene alla filosofia mentre la morale riguarda l’oggetto di studio dell’etica; non mi dilungo oltre sulle diversità fra le due parole in quanto ben spiegate in qualsiasi buon vocabolario della lingua italiana).

Ed allora, qualcuno dirà, perché usarle ambedue, per di più in qualità di attributo della medesima parola (questione)? Bene, la risposta è abbastanza semplice: l’intendimento è quello di dare il massimo rilievo possibile a questo aspetto. Voglio cioè dire che le mie odierne convinzioni al riguardo pongono la questione etico-morale al di sopra di tutte le altre che, peraltro, sono sicuramente presenti. Da qui, come già detto, la mia crescente sensazione di insofferenza.

Pertanto, tornando all’argomento, mentre nella maggior parte dei casi viene portata avanti la tesi del, diciamo, tradimento, qui, appunto, si arriva a ritenere che questa disaffezione (se non una vera e propria repulsione) dei cittadini nei confronti della politica sia stata “alimentata”, perlopiù, proprio da questioni etiche e da questioni morali. Si badi bene, io non voglio affermare che non esistano altre cause che hanno contribuito a determinare il “fenomeno” indicato. Intendo solo dire che, a mio avviso, è dal versante etico-morale che, generalmente, sono arrivate le spinte più significative.

Io credo che gli italiani non ne possano più di:

  •  apprendere continuamente dagli organi di stampa di atti di corruzione, atti per i quali spesso sono coinvolti personaggi politici:
  • vedere i partiti occupare sempre più diffusamente e capillarmente le istituzioni;
  • vedere continuamente calpestata la meritocrazia a vantaggio del clientelismo (se non del nepotismo/familismo);
  • dover ricorrere a “conoscenze” politiche perfino per ottenere una banale autorizzazione amministrativa;
  • ecc.;
  • ecc..

E sono convinto che gli attuali assetti parlamentari sarebbero molto diversi se la politica, intesa in senso lato, non avesse fatto di tutto per dimostrare la sua inadeguatezza etica/morale.

Come ho avuto modo di dichiarare più volte anche in questo blog, io sono altresì convinto che un potente antidoto alla corruzione sia da individuare nella trasparenza. E, con riferimento alle istituzioni, ritengo che quanto più queste ultime adotteranno comportamenti/procedure trasparenti, tanto maggiore risulterà, a mio modesto parere,  il livello di impermeabilità (o di minore permeabilità) a fenomeni di corruzione, ancora una volta intesa in senso lato. E, di converso, quanto più una data Istituzione opererà adottando criteri di trasparenza, tanto più, si può dedurre, dimostrerà la sua propensione per combattere la corruzione.

Peraltro, pur ritenendo quella della trasparenza una condizione assolutamente necessaria, sono anche convinto che non sia di per sé sufficiente per conseguire risultati ottimali in termini di “buona gestione” di una data istituzione. Occorrono poi altri requisiti come, per esempio, la professionalità, la capacità organizzativa ed il livello di aggiornamento delle persone nonché, e più in generale, il know how acquisito.

Possibile che io stia prendendo, come si dice, una sonora cantonata? Allo stato delle cose non lo posso escludere. Ma posso garantire che se un giorno arrivassi a convincermi di aver sbagliato, non mancherei di prenderne pubblicamente atto. Per il momento, e dico purtroppo, rimango fermamente “ancorato” a questo mio convincimento.

Come sovente mi accade, la matita mi ha preso la mano (sempre per dire). Molti altri sono gli aspetti che mi piacerebbe trattare in questa sede. In particolare mi piacerebbe ragionare in maniera più approfondita sulla qui ipotizzata correlazione (inversa) fra trasparenza e corruzione. Ma il discorso diverrebbe troppo pesante se si tiene conto del fatto che intendo trattare anche alcuni aspetti riguardanti il solo Comune di Siena. Magari un’altra volta.

Vengo quindi subito al ben più ristretto ambito cittadino.

Come sappiamo il 10 giugno si sono svolte, anche a Siena, le elezioni amministrative. E per la prima volta ha vinto una coalizione di centrodestra. Infatti Luigi De Mossi (candidato a Sindaco di Siena per il Centrodestra: Lega, Lista civica Voltiamo Pagina, Forza Italia, Fratelli d’Italia) ha ottenuto il 50,8 per cento dei voti, contro il 49,2 per cento di Bruno Valenti (candidato a Sindaco di Siena per il centrosinistra: Partito Democratico, lista civica Per Siena, Lista civica In Campo). Una differenza di 378 voti.

Quindi, ai citati sommovimenti, che riguardano l’intero territorio nazionale, per il nostro Comune dobbiamo sommare questa ulteriore eccezionalità. Per completare il “quadro” è forse opportuno ricordare che, in Toscana, anche i comuni di Pisa e di Massa hanno visto vincente il candidato di centrodestra.

Siccome non è mia intenzione fare una analisi del voto, per gli scopi di questo post basta quanto sopra esposto al riguardo.

Torno quindi alle argomentazioni che mi interessa esporre in chiusura di queste note. Argomentazioni che intendo sviluppare sotto forma di appello

APPELLO AL NUOVO SINDACO DI SIENA

Egregio signor Sindaco,

Per quanto sopra esposto sono a pregarla di adoperarsi per impostare la Sua attività sempre su elevati livelli di trasparenza in modo tale da consentire ai cittadini, fra l’altro, di controllare (ebbene sì) il Suo operato e quello della Sua Giunta. Io sono dell’idea che chi si trova ad amministrare la “cosa pubblica”, non solo deve operare esclusivamente nell’interesse della collettività di riferimento [e non, quindi, nel più ristretto interesse di questa o quella lobby (interesse che non necessariamente coincide con quello collettivo)], ma deve anche dare una “congruente” immagine di sé (vale a dire, non solo deve essere, ma deve anche apparire, “come la moglie di Cesare”, al di sopra di ogni sospetto).

Questo mio appello forse risulterà del tutto ridondante in quanto Lei, molto meglio del sottoscritto, potrebbe avere ben presente la problematica e, quindi, avere tutta l’intenzione di procedere nel Suo operato con la massima trasparenza. Ma, come si dice, nel più ci sta il meno. Pertanto io, da semplice residente che paga le tasse, mi permetto di andare avanti, pure se in maniera stringata, nel discorso, con la massima umiltà e con il massimo rispetto per Lei e per la carica di cui oggi Lei è titolare per volontà degli elettori.

Occorre comunque una precisazione, se non altro per evitare che qualcuno possa annoverarmi fra quei non pochi personaggi che si stanno adoperando per “salire sul carro del vincitore”. Io non ho votato per Lei, non ho mai votato per un partito e/o per una coalizione di centrodestra e neppure voterò in futuro per un partito di centrodestra, anche se, alla mia età, riconosco di un certo valore il detto “mai dire mai”.

Per quanto riguarda il “metodo di lavoro”, i miei maestri di studi e di vita (parlo di qualche annetto fa) mi hanno insegnato a “mettere in crisi” (stress tests), sempre e comunque, proprio le idee che ti sembrano valide e/o più vicine ai tuoi ideali e, di converso, a dotarti della massima disponibilità/obiettività allorquando ti trovi a valutare quelle degli altri, tanto più se sono avversari politici. A maggior ragione quando, come in questo caso, l’oggetto sotto osservazione è una istituzione preposta ad amministrare la “cosa pubblica” nel solo ambito comunale dove, sovente (ma non sempre) una buona idea non ha colore politico.

E questo, egregio signor Sindaco, sarà il “verbo” che intendo seguire pedissequamente in tutte le problematiche che deciderò di affrontare nei post del mio blog (molti dei quali riguarderanno l'”istituzione” Amministrazione Comunale), sforzandomi quindi di mantenermi all’interno di rigorosi binari di obiettività. Se a volte non ci riuscirò (spero Lei dia per scontata la mia buona fede) sarò sempre disponibile a rivedere quanto da me affermato e, se pienamente convinto, a rendere il tutto di pubblico dominio.

L’obiettivo, come potrà ben capire, è sempre ed esclusivamente quello: dare un contributo, seppure modestissimo, alla costruzione di una Siena migliore.

Con il tempo, e da tanto tempo, ho potuto imparare che, per ben sottolineare le proprie opinioni, valutazioni, pareri in merito a qualsivoglia argomento, risulta oltremodo utile fare uso di specifici esempi. Ed in questo caso, come suol dirsi, cade a fagiolo la proposta da Lei reintrodotta subito dopo il Suo insediamento (addirittura prima ancora della “chiusura” del palio di Agosto) e riportata ampiamente dalla stampa locale. Mi riferisco alla realizzazione di un centro commerciale ad Isola d’arbia e la contemporanea realizzazione della cosiddetta metropolitana leggera.

Di tale questione mi sono occupato nei post del 23 febbraio 2015 e del 28 febbraio 2015. Ed a questi rimando per alcune mie considerazioni “superficiali”. Peraltro non mancherò di dire la mia quando lo stato dell’arte, su questo specifico aspetto, avrà fatto qualche passo avanti.

Qui il mio intendimento è ben diverso: evidenziare le forti opportunità, per questo specifico progetto, di conseguire appropriati livelli di trasparenza. Sono convinto che per tale problematica esistano le dimensioni temporali e spaziali del tutto adeguate.

Peraltro, proprio per le “dimensioni” del progetto, ritengo che svariate siano le lobbies in gioco le quali non mancheranno di fare tutto quanto è in loro potere per “soddisfare” i loro specifici interessi. Interessi che potrebbero corrispondere con quelli generali ma che potrebbero anche essere, al limite, diametralmente opposti. E quest’ultimo aspetto “gioca” ancor più a favore del “bisogno di trasparenza”.

Conseguentemente, ritengo che la questione centro commerciale-metropolitana leggera possieda tutti i requisiti necessari anche per consentire di verificare il “livello di trasparenza” che Lei intenderà adottare nel periodo in cui si troverà a gestire la “cosa pubblica” locale.

E ciò per diverse ragioni

Innanzitutto perché è un argomento che influenzerà in maniera significativa le varie sfaccettature del contesto socio-economico-produttivo-urbanistico-paesaggistico del territorio .Al riguardo già nel post del 23 Febbraio 2015 mi trovai a scrivere:

 …..l’insediamento di grandi strutture di vendita non è uno scherzo e….. occorre verificare fino in fondo tutti i vantaggi al netto degli svantaggi.

In secondo luogo perché dovrà colloquiare, ritengo, almeno con i comuni contermini.

In terzo luogo perché dovrà interpellare svariate associazioni di categoria, in particolare quelle riguardanti i commercianti.

In quarto luogo perché la Sua giunta dovrà mettere a punto documenti programmatici specifici (compreso quello afferente la viabilità) e, quindi, colloquiare con altre importanti istituzioni.

Infine perché non potrà fare a meno, io credo/spero, di informare la popolazione residente delle scelte che mano a mano andrà ad intraprendere.