COMPETENZA NON FA RIMA CON TRASPARENZA

Occorrono persone competenti! Questa la “nuova” parola d’ordine di molti, giornalisti e non, quando, esponendo le loro critiche riguardo ai connotati di un dato progetto “di pubblica utilità” e/o agli interventi adottati per la sua realizzazione, fanno riferimento ai soggetti “coinvolti”, siano essi governanti, parlamentari, manager pubblici, amministratori locali e/o di aziende pubbliche, ecc., ecc.. Soggetti che, in maniera speculare, vengono annoverati, implicitamente o esplicitamente, nella categoria degli incompetenti.

La questione ben si attaglia, segnatamente, al settore  pubblico, inteso in senso lato, anche se, a ben vedere, può avere un senso, per alcune situazioni (magari in misura più contenuta), pure per il “privato”. In questo caso, però, la problematica diverrebbe molto più articolata, “scivolosa” e, per certi versi, significativamente opinabile; da cui deriverebbe una trattazione che andrebbe ben al di là dello spazio “accettabile” di questo post. Ragione per cui qui intendo riferirmi soltanto al suddetto settore (pubblico).

Un nutrito “pacchetto” di anni fa tale parola d’ordine mi avrebbe trovato del tutto consenziente in quanto, nei miei non pochi anni di vita ed, anche, di attività lavorativa, ne ho viste di tutti i colori: amministratori ben competenti solo nel fare i loro specifici interessi, esponenti politici “senza arte nè parte”, dirigenti incapaci di dirigere, funzionari che non funzionano,  onorevoli poco onorevoli, ecc., ecc..

Per amore di verità devo comunque aggiungere che, all’interno delle citate categorie, moltissime sono le persone per bene e professionalmente valide che mi è capitato di incontrare.

Ma torniamo alla competenza. Quindi, dicevo, questa è la nuova  parola d’ordine. Ed io, come accennato, in un passato abbastanza “remoto” mi sarei trovato completamente in linea con il ragionamento sottostante. Oggi non più. Oggi credo fermamente, date le peculiarità del contesto di riferimento, che esistano dei requisiti da anteporre a quelli afferenti la competenza. Con ciò non voglio dire che possiamo prescindere dalle capacità  specifiche delle persone (la loro competenza, appunto). A mio modesto parere, ancor prima della competenza, occorre che il singolo individuo preposto a qualsivoglia attività di un certo rilievo possieda i necessari requisiti etico-morali.

Al fine di “giustificare” tale mia opinione invito chi si trova a leggere queste quattro righe a porre mente, per esempio, ai numerosi fatti criminosi (e, in particolare, a quelli che attengono alla corruzione) riguardanti le molteplici interconnessioni fra settore pubblico allargato e settore privato, interconnessioni tutt’altro che refrattarie alle infiltrazioni delle varie mafie, come ci danno continuamente contezza i “media” nazionali. E senza contare i ricorrenti “intrighi” che periodicamente coinvolgono apparati dello Stato “avvelenando” la vita pubblica del nostro paese e che dimostrano, ancora una volta, la “fragilità” (altra parola ricorrente in questo periodo) e la permeabilità all’illegalità della realtà cui faccio qui riferimento.

Per non appesantire troppo questo post rimando a quello del 26 Agosto 2018, nella parte in cui scrivo, appunto,  in merito alla questione etico-morale (prima dell’ultimo paragrafo dedicato ad un appello al “nuovo” sindaco di Siena), post che, pur facendo riferimento ad un altro contesto (riguardante il rapporto fra i partiti e l’elettorato) ben si attaglia alla problematica qui affrontata dal momento che in parte risulta contiguo in parte si interseca con quello di cui a queste righe.

Ma tutto quanto fin qui esposto non è ancora sufficiente “per portare a guarigione il malato”. Data la gravità/cronicità della realtà cui faccio riferimento in questo post occorre anche, io credo, una sorta di “cane da guardia”, vale a dire un meccanismo (trasparenza) in grado di (consentire di) “sorvegliare” con grande efficacia l’esistenza ed il permanere dei suddetti due requisiti e che vado qui a ripetere:  quello etico-morale ( in primis) e quello riguardante la competenza/professionalità.

Mi spiego meglio. Siccome è sempre possibile che il “manigoldo”, in quanto tale, riesca ad acquisire un’immagine di sè stesso di elevata ed indiscussa moralità, sarà ben più difficile, per lui, mettere in piedi atteggiamenti malavitosi dovendo operare in una situazione di massima trasparenza. E senza contare Il “manigoldo potenziale”, vale a dire colui che non vive per delinquere ma che potrebbe farlo laddove scorgesse qualche possibilità/opportunità a “basso rischio”.

In linea generale credo sia corretto affermare che quanto più risulteranno potenziate le procedure volte ad introdurre elementi di trasparenza, tanto più  appariranno depotenziate le “capacità  operative” del manigoldo, effettivo o potenziale che sia.

Siamo quindi arrivati al terzo requisito: la trasparenza, appunto.

Da qui il titolo di questo post:  competenza non fa rima con trasparenza (ovviamente non in termini metrico-poetici ma di, diciamo, corrispondenza logico-formale-sequenziale). Proprio così: competenza non fa rima con trasparenza nel senso che chi ha adeguate e riconosciute competenze non necessariamente risulta “portatore” anche di appropriati requisiti etico-morali nonchè di atteggiamenti volti ad introdurre idonee procedure di trasparenza. In assenza di tutto ciò, sempre a mio modestissimo parere,  si amplifica significativamente la possibilità di veder proliferare atti di corruzione,  comportamenti malavitosi, infiltrazioni mafiose e, ancora, ecc.ecc.. Situazione, questa, che assume particolare valenza, come già accennato, dato il contesto sotto osservazione.

Quindi io credo che solo anteponendo la questione etico-morale a quella della competenza ed introducendo non minimali meccanismi volti a rendere il contesto “operativo” adeguatamente trasparente, si può sperare (dico sperare e non essere certi) di poter trasformare la nostra “fragile” società in un corpo sano e robusto e quindi in grado di spezzare i “lacci e lacciuoli” che lo avviluppano consentendogli così di abbandonare il sentiero “cattivo” per incamminarsi in quello virtuoso.

Ecco quindi, in ordine di importanza, un banalissimo schema riguardante la corrispondente “sequenza virtuosa”:

moralità ➡️  competenza ➡️ trasparenza 🐕.

E con queste premesse competenza torna a fare rima con trasparenza.

Regole sequenziali che non richiedono, necessariamente, interventi normativi centralizzati, vale a dire validi per l’intero territorio nazionale. Sono regole che possono essere diramate/adottate per qualsivoglia dimensione spaziale: intero paese, regioni, province, comuni, singole aziende “pubbliche. Ragione per cui un singolo comune, per esempio, può adottare, pursempre nel ripetto delle leggi vigenti, criteri volti ad “innalzare l’asticella” dei, come dire, requisiti di entrata, sia sul versante etico-morale, sia su quello della trasparenza.

Forse questo post risulterà  completamente inutile. Se così sarà me ne farò una ragione. Se, invece, indurrà anche uno solo dei miei quattro followers a qualche riflessione  in più sull’argomento sarà sempre un contributo, seppure minimo, al conseguimento delle prerogative delineate al momento della costituzione di questo blog.