ANCORA SULLA MORTE DI DAVID ROSSI

Nel precedente post (16 settembre) ho “preso posizione” (spero con il dovuto rispetto) sulla morte di David Rossi.

Due giorni fa incontro un amico che, come al solito, chiamerò Mario (nome fittizio). Buona parte della breve conversazione riguarda proprio il post sopra indicato. Mario, questa volta esplicitamente e senza “mezzi termini”, mi manifesta la sua disapprovazione pressoché totale delle mie opinioni in merito al “comportamento da adottare a seguito di questo tragico fatto” (la morte di David Rossi, appunto), mostrandosi in piena sintonia con le opinioni delle persone citate nell’articolo (per approfondimenti/dettagli cfr. post sopra citato)

Le sue critiche/considerazioni mi colpiscono particolarmente, vuoi per la “delicatezza” della questione in sé, vuoi per il mio forte desiderio di non danneggiare, in qualsivoglia modo e con qualsivoglia “atteggiamento”, le persone più direttamente “colpite” dal suddetto tragico evento. Ed anche perché, in questa società “dell’apparire ad ogni costo”, tutto vorrei sembrare tranne che colui che “specula” su argomenti del genere.

Da qui la mia non facile decisione di ritornare brevemente sull’argomento per, come dire, mettere alcuni puntini sulle i.

Ma prima di tutto voglio esprimere pubblicamente i miei ringraziamenti al Mario di questo post. Ogni intervento critico (anche, al limite, non sincero) è per me di grande aiuto in quanto mi costringe comunque a “rivisitare” le mie affermazioni, le mie considerazioni, le mie deduzioni, ecc. e, quindi, a confermare le mie conclusioni oppure a “rivederle”, financo a rigettarle. Ciò vale, in particolare, appunto, per argomenti delicati come questo.

Quindi, caro Mario, mille grazie per le tue “energiche” critiche che, peraltro, sono state “articolate” mantenendo sempre grande rispetto per le persone che più hanno tratto sofferenza dalla morte di David Rossi. Se tutti, ovviamente in assoluta buona fede, facessero così la vita sarebbe molto più facile.

Torniamo ai puntini sulle i. Credo sia utile dire che io non conosco i familiari di David Rossi. Mi riferisco, in particolare, alla vedova, Antonella Tognazzi, ed alla figlia, Carolina Orlandi. Tutto quello che so su queste due donne l’ho appreso dalla carta stampata e/o dalla televisione ( queste mie ultime considerazioni tengono conto, oltre che del contenuto del citato post, del contenuto di un articolo sull’argomento pubblicato su un quotidiano locale Sabato 5 Ottobre).

Le tue critiche, caro Mario, mi hanno imposto di riconsiderare tutto quanto da me scritto sull’argomento. E ad oggi devo dirti che le mie opinioni in merito a questa drammatica ed oscura faccenda, riportate nel post del 6 settembre, risultano, al contrario di quanto forse ti saresti atteso, significativamente rafforzate, specie con riferimento a due aspetti :

  • il “trattamento pubblico” della questione:
  • il profilo etico-morale di queste due donne.

Per quanto riguarda il primo la mia gratificazione deriva dal fatto che si sono ampiamente affievolite tutte le titubanze che avevo allorquando decisi questa presa di posizione. Oggi più di ieri sono convinto della necessità, proprio nell’interesse della città nel suo complesso, di approfondire/divulgare le notizie/informazioni concernenti tutti i lati oscuri della questione.

Mentre per il secondo aspetto, dato l’attuale stato delle cose, sento il dovere di esprimere pubblicamente la mia solidarietà per queste due donne (non “allargo” il discorso ad altri componenti della famiglia perché non ho mai avuto l’occasione, tramite qualche media, di ascoltarli/vederli, anche se ho la sensazione che ci sia concomitanza di intenti, almeno fra i familiari più stretti) che stanno dimostrando coraggio e determinazione nel portare avanti la loro giusta battaglia anche a costo di ritrovarsi “in solitudine”. Ed a mio modesto parere tale atteggiamento assume particolare valenza oggi come oggi e con specifico riferimento alla nostra città; atteggiamento che, proprio per questo, necessita, io penso, di concreti atti di solidarietà.

Sono del tutto consapevole dello scarsissimo peso specifico che ha questo mio blog e, quindi, la mia persona, nel panorama degli “opinion makers” locali. Ma ho voluto comunque rendere inequivocabile il mio pensiero al riguardo con l’obiettivo di dare un modestissimo contributo all’irrobustimento di un eventuale processo di amplificazione della solidarietà attorno alle idee/strategie della famiglia di David Rossi e nella speranza che simili atteggiamenti possano ripetersi anche per altri contesti. Pure così, credo, ci si adopera per “costruire” una Siena migliore.

Come già detto, la mia opinione sul comportamento del Mario di questo post vale nel caso della sua assoluta buona fede. Ed io ne sono del tutto convinto. In mancanza di tale “prerequisito” si arriverebbe ad ipotizzare l’atteggiamento di Mario dettato, magari inconsciamente, dalla paura e, conseguentemente, dall’omertà. In questo caso Mario potrebbe sentirsi tranquillo sotto il profilo, diciamo, materiale, ma non potrebbe esserlo altrettanto, io credo, per quanto riguarda la sua coscienza.

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