QUALITA’ DELLA VITA NELLA PROVINCIA DI SIENA: ISTRUZIONI PER L’USO

Nell’arco di un mese (per l’esattezza fra il 19 Novembre ed il 19 Dicembre) sono stati resi pubblici i risultati delle indagini (o, se volete, delle classifiche) sulla cosiddetta qualità della vita, elaborate dal quotidiano economico ITALIA OGGI, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università La Sapienza di Roma (19 Novembre 2018), e dal quotidiano economico IL SOLE 24 ORE (19 Dicembre 2018).
La prima istruzione per l’uso che ritengo opportuno fornire in questa sede riguarda l’unità territoriale prescelta: in ambedue le indagini vengono presi a riferimento valori attinenti al territorio provinciale e non, come non di rado qualche giornalista indica, al più contenuto ambito comunale. E questo, si badi bene, non tanto per volere ad ogni costo  “spaccare il capello in quattro” quanto perché il grado di omogeneità fra realtà  socio-economica del comune capoluogo e realtà socio-economica dei comuni appartenenti alla provincia di quel comune capoluogo potrebbe anche risultare, in certi casi e/o in certi periodi, tutt’altro che elevata.
Una “rozza” conferma di prima linea di quanto vado dicendo la si ricava anche, per esempio, dai dati sulla popolazione residente: poco meno di 54.000 per il solo capoluogo, intorno a 268.000 per tutti i 35 comuni compresi nella provincia di Siena; quindi, sempre con riferimento alla popolazione residente, il “peso” del comune capoluogo rispetto all’intera provincia risulta essere di poco superiore al 20 per cento.
Per quanto or ora detto, a mio avviso non risulta corretto, per esempio, denigrare o elogiare (a seconda dei casi o, meglio, degli interessi “di bottega”) un’amministrazione comunale sulla base dei valori riportati nelle citate indagini.
Se proprio si vuole tentare un approccio del genere (“scendere” alla dimensione comunale), comunque sensibilmente approssimativo, occorre irrobustire/affinare/rettificare l’analisi con ulteriori informazioni socio-economiche disponibili, appunto, su dimensione comunale. E non so se il gioco valga la candela.
Occorre poi tenere conto del lag temporale esistente fra il momento in cui vengono intraprese certe scelte in ambito socio-economico a livello amministrativo ed il momento in cui tali scelte dispiegano i loro effetti. Non di rado fra i due momenti occorrono tempi medio-lunghi. E’ quindi del tutto probabile che i risultati di certe graduatorie derivino anche da scelte intraprese dalla Amministrazione comunale precedente a quella in carica nel periodo di riferimento.
In questo post non interessa analizzare la copiosa messe di informazioni contenute nelle citate indagini ma, più semplicemente – e, a pensarci bene, non proprio banalmente – fornire qualche suggerimento per interpretare correttamente i due lavori ed, anche, esprimere una opinione sulla relativa “bontà/scientificità”.
Lasciando perciò a chi lo desidera, o a chi ne ha necessità, il compito di leggersi le varie classifiche ed i relativi commenti, qui occorre soltanto utilizzare quel poco che serve per i nostri fini.
Ancora con riferimento alla provincia di Siena si rileva, nella graduatoria/classifica generale, per l’anno 2018, una 4a posizione nell’indagine dell’Università La Sapienza di Roma-Italia Oggi ed una 26a  posizione nell’indagine de Il Sole 24 Ore. Nel 2017, sempre in termini di graduatoria generale, rileviamo che, per ambedue le indagini, la posizione della provincia di Siena risultava essere l’11a. Quindi, da una medesima posizione conseguita nel 2017 siamo passati ad una marcata diversità per il 2018.
Questa significativa “forbice” (26-4= 22 posizioni) induce in qualche modo a scusare chi ha voluto manifestare il proprio scetticismo sulla, appunto, bontà/scientificità di tali indagini. “Se due indagini” – dicono costoro – “riguardanti la medesima problematica” (la qualità della vita, n.d.r.), “conducono, a distanza di un solo anno, a conclusioni così diverse, implicitamente stanno a sottintendere la fragilità e l’opinabilità delle indagini medesime”.
Io la penso in maniera molto diversa (e, peraltro, ben più “articolata”) e nel prosieguo di questo post cercherò di “validare” questa mia opinione.
Ma torniamo alle “istruzioni per l’uso”. Per una corretta valutazione dei risultati conseguiti occorre altresì tenere sempre ben presente l'”area di appartenenza” di indagini di questo tipo: le scienze sociali. E nelle scienze sociali, come si sa, tanto le “variabili” utilizzate, quanto le relative interdipendenze sono ben più labili/mutevoli di quelle riguardanti, per esempio, le scienze naturali (astronomia, biologia, fisica, ecc.). Pertanto, per quanto qualsivoglia studioso di scienze sociali cerchi di “lavorare” con l’intendimento di perseguire la massima obiettività e la massima affidabilità, dovrà vieppiù dotarsi di uno strumentario volto a riprodurre quella che genericamente potremmo indicare come la prova del nove. E, di converso, qualsivoglia utilizzatore si trovi a dover adoperare indagini facenti capo alle scienze sociali, dovrà, sempre e comunque, ricercare avalli e conferme a qualsiasi deduzione.
Queste considerazioni valgono “in senso lato”, vale a dire a prescindere dallo specifico contesto sotto osservazione.
Venendo alle due ricerche indicate, le cose divengono  ancora più complicate per almeno due motivi:
  • la capillarità dell’analisi e, quindi, la notevole quantità di “variabili” utilizzate in ambedue le indagini;
  • le diversità fra le due ricerche per quanto riguarda l’architettura di base predisposta dalle medesime
Come già detto, in questa sede l’intendimento non è quello di analizzare, più o meno approfonditamente, le molteplici sfaccettature delle suddette indagini, ma solo di mettere in luce alcuni “trabocchetti” insiti nello “strumentario” oggetto di analisi, al fine di addivenire a deduzioni quanto più possibile affidabili
Nel caso specifico risulta abbastanza agevole dimostrare la non adeguata omogeneità dell'”architettura” sottostante le due ricerche mediante poche ulteriori informazioni, invitando chi volesse saperne di più, a “scaricare” le intere indagini da Internet (inserire in questo post le necessarie note metodologiche lo avrebbe appesantito significativamente senza produrre alcun valore aggiunto):
  • nell’indagine predisposta da Italia Oggi sono presenti nove raggruppamenti (dimensioni di analisi), 21 sottoraggruppamenti (sottodimensioni) ed 84 indicatori di base;
  • nell’indagine predisposta da Il sole 24 ore sono presenti 6 raggruppamenti (macroaree/paramentri) ognuno dei quali è composto da 7 indicatori (sottoindicatori).
Inoltre per ambedue le indagini vengono inseriti differenti indicizzazioni e/o aggiustamenti.

 

Concludo questo post rispondendo a tre domande (quelle che, a mio avviso, risultano di maggior peso) fra le tante possibili:
  1. Le due indagini più volte indicate hanno o no “valore scientifico”? A mio avviso il livello di scientificità è del tutto adeguato. In questo campo le scelte possibili sono molte, tutte ottimali ma anche, se vogliamo, tutte opinabili. Una opinabilità che deriva da diversi fattori: la mancanza di prassi consolidate ed accettate, la molteplicità delle scelte possibili per quanto riguarda le “variabili” da utilizzare, le diverse opinioni ancor oggi esistenti su come misurare la “qualità della vita” ed altro ancora. L'”utilizzatore” può decidere di scegliere l’indagine che gli sembra più adatta per i suoi scopi. Come pure può decidere di utilizzarle ambedue con i dovuti accorgimenti e, comunque, rifuggendo da comparazioni “secche”. Basta, tutto sommato, l’approccio del buon padre di famiglia per evitare errori marchiani o peggio ancora.
  2. Le due indagini sono comparabili? Direi di no. Ma non tanto per differenze in termini qualitativi quanto per le diversità degli specifici contesti sotto osservazione. Certo, nel caso in cui una data provincia si posizioni abbastanza bene (o abbastanza male) in ambedue le analisi, si può irrobustire l’ipotesi sottostante.
  3. Ogni singola indagine, riferita ad un dato anno, può essere messa a confronto, sia nel risultato generale, sia nei risultati parziali, con quella riferita ad un anno diverso?  Direi di sì, a parità di condizioni. Vale a dire nel caso in cui non risultino sopraggiunti cambiamenti più o meno “pesanti” sulla relativa “architettura”. A tale condizione ha certamente senso confrontare i valori dell’indagine al tempo t, con quelle riferite al tempo t-1,t-2,t-3……….t+1, t+2, t+3………

E senza prendere in considerazione gli eventuali “difetti” insiti nei singoli dati forniti dalle “fonti” disponibili.

Queste sono le mie modestissime opinioni (anch’esse opinabili) in merito alle istruzioni per l’uso necessarie, in casi come questo, per evitare di essere inclusi nell’esercito degli incompetenti o, peggio ancora, in quello dei prezzolati.

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