OCCORRE DI NUOVO ALZARE IL TIRO – 1

Prima di entrare nel vivo della problematica (cosa che farò nel/nei post successivo/i) mi corre l’obbligo di:

1. Inserire una breve premessa necessaria, io credo, per meglio inquadrare tutti i risvolti degli argomenti che intendo affrontare in questa sede;

2. rivolgere sentite scuse ai miei quattro followers per una mia riprovevole mancanza che specifichero’ subito sotto;

3. aggiungere due piccole chiose ai punti 2 e 3 del precedente post (intitolato I MIEI PROSSIMI POST);

Cominciamo

Premessa

Uno dei miei quattro followers, di recente, mi ha voluto comunicare le sue considerazioni critiche riguardo alla mia scelta di aver “attivato” questo blog. “Con le modalità che hai deciso di adottare” dice lui, “ti sei reso particolarmente e visibilmente vulnerabile al variegato mondo del web. Un mondo, come sai, in grado di “stritolare” persone ben più agguerrite e ben più smaliziate di te che, anzi, scusa la franchezza, per queste cose sei abbastanza bischero”.

Per i soliti motivi chiamerò questo follower, ancora una volta, Mario. Innanzitutto, caro Mario, voglio ringraziarti per questa tua esternazione: risulta sempre di grande utilità una critica da una voce amica. A pensarci bene anche da una voce, come dire, non amica in quanto consente comunque di rivisitare criticamente un dato modo di valutare/analizzare e, quindi, di individuare eventuali errori/carenze/inesattezze. Ma, francamente, devo dirti che, al momento, non mi risultano “accanimenti” di alcun genere su questo versante. Anche perché, come sai bene e per fortuna, non ho “scheletri nell’armadio”. E…grazie anche per il “bischero”.

Torniamo a bomba. Io, anche in questo caso, sono fermamente convinto che la trasparenza possa dimostrarsi una robusta arma di difesa. Infatti, mi sento di affermare che, per quanto mi riguarda e sulla base di fatti concreti, è proprio grazie alla trasparenza (nonché, ovviamente, alle varie peculiarità del web) con cui, fin dall’inizio, ho inteso predisporre i post di questo blog, che ho potuto ottenere risultati altrimenti non conseguibili. Anzi, penso di potermi spingere fino a riconoscere che è solo grazie al web che, con riferimento, per esempio, all’argomento “una oscura questione di vicinato”, le cose sono divenute ben meno “pesanti” (per certi aspetti addirittura sopportabili – vedremo, nei prossimi post che non sono ancora tutte rose e fiori).

Resta il tema “detrattore occulto” per il quale, invece, pure in questo caso come scritto più volte, il contributo del web non è risultato ancora determinante. Ma per tutto quanto sopra esposto io dico, tenuto conto delle caratteristiche del “nemico da battere”, che proprio questo blog è l’arma migliore, per una persona pacifica/pacifista come me, per tentare di smascherarlo e sconfiggerlo. Non quindi, caro Mario, un handicap, come tu ritieni, ma un punto di forza, come io ritengo, punto di forza che intendo continuare ad utilizzare proprio per “trasformare questa “strada oscura”  in una strada ben illuminata anche negli anfratti più reconditi” (cfr post precedente).

Pertanto, con il prossimo post (ed eventualmente con quelli successivi sull’argomento)  intendo (o, meglio, credo di poter) “costruire” un corpo solido e robusto di prove, indizi e deduzioni logiche adeguati a smascherare/ribaltare quanto fatto veicolare dal “mio” detrattore occulto.

Le scuse

Il mio ultimo post risale a poco più di 1 anno fa ed il penultimo a circa 1 anno e mezzo fa. Troppo tempo per gli scopi prefissati. Con tali ritmi questo blog, date le prerogative, ha poco senso. Io stesso, peraltro, in più di un post, ho manifestato la volontà di dargli una cadenza ben più ristretta: enorme inadempienza rispetto ai proponimenti delineati e, quindi, rispetto alle attese dei miei quattro followers. Imperdonabile! Non so con quale risultato finale ma provo a giustificarmi. Da non pochi mesi mi sono trovato addosso, peraltro in conseguenza di mie precise scelte (sic!), impegni ragguardevoli che hanno reso pressoché inesistenti gli spazi per altre attività e, in particolare, per scrivere dell’argomento in questo blog, attività per la quale occorre, più che il tempo specificatamente necessario per mettere nero su bianco, un minimo di concentrazione/elaborazione. L’intendimento, comunque, è sempre quello di arrivare a “produrre” post con cadenze ben più ravvicinate e, perciò,  adeguate a soddisfare le prerogative iniziali.

L’aspetto positivo di questo ritardo sta nel fatto che, forse ipotizzando un mio definitivo abbandono del campo, sono emersi dall’oscurità alcuni (pochi per la verità) ripugnanti personaggi “minori”, personaggi che è sempre utile conoscere “de visu”.

Inoltre mi sono convinto, dati i vari argomenti di cui intendo occuparmi, dell’opportunità di riprendere in mano tutti gli appunti che riguardano tali argomenti al fine di riportarmeli alla mente ed inserirli in un unico, pure se etrogeneo, puzzle. Sono aspetti che, sovente, hanno dell’incredibile e che, quindi, necessitano di essere affiancati da un corposo coacervo di indizi. E questo compito si sta dimostrando un po’ più impegnativo di quanto pensassi.

Le chiose

Punto 2: In questo caso mi riferisco alla tematica (eufemisticamente parlando) riguardante i rapporti con i confinanti. Sotto tale aspetto, come ho avuto modo di dire in svariate occasioni, le cose sono certamente e sensibilmente migliorate anche se siamo ancora lontani da una situazione, diciamo, di normalità (mi riferisco, in particolare, ad aspetti concernenti il decoro, la salute, l’igiene, la sicurezza). Una scelta che forse avrebbe potuto condurre a chiudere definitivamente la faccenda poteva essere quella di inoltrare, all’Autorità competente, una “Richiesta di intervento nella composizione di dissidio privato” (visti gli insuccessi nel tentativo di proseguire nella via giudiziaria “vera e propria”, altro aspetto oscuro) che, probabilmente, avrebbe condotto ad una composizione delle questioni ancora aperte in maniera relativamente tranquilla e, non meno importante, senza esose spese. Al riguardo mi sento di dover ringraziare le persone, molto serie ed affidabili, che, non proprio di recente, mi avevano indicato questa strada, strada che poi non mi sono sentito di intraprendere vista la mancanza di unanimità di vedute all’interno della cerchia di persone cui, per scelte di questo genere, ho sempre inteso ricorrere. Comunque, anche se migliorata, la situazione su questo versante rimane tutt’altro che idilliaca. Ragione per cui nei prossimi post mi occuperò  anche di mettere a fuoco le questioni irrisolte nonché di riassumere certe mie considerazioni su alcuni aspetti che, a mio parere, meritano di essere poste in buona evidenza.

Punto 3. Già in questa prima fase di “rivisitazione” dei miei appunti è riemersa una situazione ben più complessa di quella che mi ricordavo: solo in alcuni casi si può parlare di “veicolazioni” di notizie false che sottintenderebbero una marcata stupidità del sottoscritto. A ben vedere, anche se non sono un esperto del settore, in certi casi penso si possa ipotizzare una persona, se non enormemente stupida, con marcati problemi di carattere psicologico/psichiatrico. In ambedue i casi (persona molto stupida, persona con grossi problemi mentali), io credo, saremmo in presenza di atteggiamenti facilmente individuabili.

Altri episodi sottintenderebbero una personalità, sempre del sottoscritto, diametralmente opposta, pure se, ovviamente, ancora negativa. Altri ancora presupporrebbero una cattiveria “luciferina”.

Anche per quanto riguarda l’aspetto, diciamo, strettamente psicologico, le “veicolazioni” sono svariate: rissosita’/prepotenza nei rapporti con il vicinato, disturbi mentali riconducibili ad aspetti sessuali, riduzione della lucidità  mentale, devianze riconducibili alle malattie mentali degli anziani, odio viscerale nei confronti delle donne, ecc.,ecc. Quindi, altro obiettivo dei successivi post sull’argomento sarà quello di, appunto, tentare di “disegnare un quadro” quanto più possibile fedele, di questo “spaccato” e, conseguentemente, dimostrare il comportamento malavitoso del mio detrattore occulto.

Intendo anche (tentare di) dimostrare che, al di là delle apparenze (banali pettegolezzi), le questioni affrontate in questa sede sono ben meno “leggere” di quanto potrebbe apparire a prima vista.

Ultima, ma non meno importante, prerogativa sarà quella di dimostrare che tutto quanto esposto in questo blog (sempre con riferimento alla questione “detrattore occulto”), anche se marcatamente inverosimile, è la pura realtà.

Nel complesso un compito, come potete capire, non proprio semplice e per il quale occorrerà un lavoro certosino. Ma oggi più di ieri mi sento anche in grado di intuire e fronteggiare eventuali loro (del “mio” detrattore e dei suoi “veicolatori”) prerogative volte a costruire false situazioni da poter poi interpretare in negativo. Per meglio dire mi sono già trovato in un contesto falsamente costruito dai suddetti balordi al fine di poter estrapolare ipotesi negative del mio comportamento, ovviamente non vere. Situazione che sono stato in grado di percepire e “neutralizzare” (grande successo se si considera la mia proverbiale scarsa perspicacia). Francamente, mentre non sono rimasto stupito più di tanto di questa, diciamo, iniziativa, sono rimasto letteralmente sbalordito dalla loro capacita di utilizzare strutture “paraistituzionali”.

Proprio in questo momento mi torna alla mente un accadimento di non pochi anni fa dove venni informato preventivamente di un colloquio che mi sarebbe stato richiesto e che sarebbe stato registrato a mia insaputa. Colloquio che effettivamente avvenne. Ma la cosa fini’ lì. Ancora una volta una situazione a dir poco incomprensibile che a quel tempo sottovalutai e che comunque decisi di accantonare anche perché in quel periodo attraversavo ancora una fase di significativa frustrazione/delusione di tipo professionale.

In chiusura di questo post mi sovviene il desiderio di ripetere, per l’ennesima volta (repetita iuvant), quanto ebbi a scrivere già nel post del lontano luglio 2017 riguardo, appunto, al detrattore occulto: “…a volte mi domando quali guai avrebbe potuto procurarmi,…….se, anziché una vita relativamente tranquilla …. avessi avuto un modo di vivere “borderline”!” Una domanda a cui oggi tendo a rispondere con maggiore convinzione così: guai ben maggiori!

MORTE DI DAVID ROSSI: IN MERITO AL “GIUSTO APPROCCIO” ED AI MIEI CRUCCI RESIDUALI

Questo post è  dedicato, perlopiù, al seguente obiettivo:

convincere o, meglio, tentare di convincere i miei quattro lettori e, in particolare, me stesso, dell’ attendibilità della mie opinioni esplicitate in chiusura del post del 16 settembre 2019.

Mi spiego meglio. Nel citato post concludo dicendo, in estrema sintesi, che a mio avviso, in casi come quello riguardante la morte di David Rossi, occorre, nell’ interesse dell’intera comunità senese, che venga dimostrata in maniera inequivocabile la volontà  di fare piena luce su tutti gli aspetti in qualche modo riconducibili a questo drammatico avvenimento. Anche perché, come gia scritto in più  occasioni, oggi come oggi, Siena ha un forte bisogno di dare prova di possedere quegli anticorpi necessari ad invertire il declino degli anni passati.

Il desiderio di riaffrontare questo argomento mi è  sovvenuto alla mente l’altro giorno quando, come poco meno di un anno e mezzo fa, ho potuto guardare in tv un servizio, appunto, sulla morte di David Rossi. Servizio che, in massima parte, si riferiva a cose/fatti/opinioni già  noti ma che conteneva anche alcune informazioni inedite particolarmente interessanti.

Un desiderio che si è  poi irrobustito in maniera ragguardevole  a seguito della consistente mole di informazioni (stampa, tv, social,  blog, ecc) che ha cominciato a circolare anche per la disponibilità dei resoconti delle audizioni, mano a mano succedutesi, disposte dalla specifica Commissione parlamentare, costituita nel marzo 2021 (Commissione monocamerale di inchiesta sulla morte di David Rossi che,all’art.1, recita:

Istituzione e funzioni – E’ istituita, per la XVIII Legislatura (il cui termine naturale è il marzo 2023, n.d.r.) una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, avvenuta il 6 marzo 2016 a Siena, di seguito denominata “Commissione”, con il compito di:

a) ricostruire in maniera puntuale i fatti, le cause e i motivi che portarono alla caduta di David Rossi dalla finestra del proprio ufficio nella sede del Monte dei Paschi di Siena di Rocca Salimbeni e le eventuali responsabilità  di terzi;

b) esaminare e valutare il materiale raccolto dalle inchieste giornalistiche sulla morte di David Rossi e indagare sulle vicende a lui collegate, come denunciate e rese pubbliche attraverso le medesime inchieste;

c) verificare fatti, atti e condotte commissive e omissive che abbiano cagionato o cagionino ostacolo, ritardo o difficoltà per l’accertamento giuriscizionale di eventuali . responsabilità relative alla morte di David Rossi.)

Perciò eccomi qui ad affrontare nuovamente, in poche righe, questo argomento.

Quindi, dicevo, una mole di informazioni decisamente cospicua che ha consentito al grande pubblico (e di conseguenza al sottoscritto) di prendere coscienza in maniera palmare della necessità di approfondire una serie di aspetti tutt’altro che marginali. Necessità che sembrano derivare anche dalle carenze e dalle negligenze delle indagini predisposte al momento della morte, avvenuta il 6 marzo 2013. E, visto il programma della citata Commissione, sembra ipotizzabile prevedere l’emergere di ulteriori ed importanti flussi informativi nonché, data l’acquisita ben maggiore “visibilità”,  l’emergere di atteggiamenti volti a strumentalizzare la questione per fini che poco hanno a che vedere con la sottostante problematica.

Dato che mi sono già occupato di questo argomento in precedenti due post, sono  andato a rileggermeli (uno del 16 settembre 2019, uno del 3 Novembre 2019), anche  perché  mi ricordavo di aver assunto una posizione al riguardo allora non proprio “di maggioranza”. Posizione che vado a ripetere estrapolando l’ottavo capoverso del post del 16 settembre 2019 (per una esposizione più articolata/dettagliata rimando all’intero coontenuto di detto post):

Non è vero……che cose di questo genere conviene che vengano dimenticate al più presto. Anzi! E’ forse vero l’esatto contrario visto che, in questo caso, lasciando senza risposta una serie di domande “cruciali”, si verrebbero ad alimentare sospetti pesanti come macigni e che, alla fin fine, si ripercuoterebbero in maniera molto negativa sull’intera città, su tutti i suoi abitanti e per lunghi periodi di tempo, annullando e superando di gran lunga i “vantaggi” (?) derivanti da, come dire, l’indirizzare tutta la questione nei sentieri dell’oblio. Io, nella convinzione che la quasi totalità della popolazione sia del tutto estranea a questa drammatica ed oscura faccenda, sono altresì convinto che l’unico modo per salvaguardarla realmente sotto il profilo morale sia, appunto, quello di effettuare indagini pregnanti ed approfondite, vale a dire indagini in grado di eliminare o ridurre drasticamente gli “spazi di ambiguità”.

Lungi da me, quindi, date le prerogative indicate ad inizio di questo post, l’obiettivo di analizzare approfonditamente questa drammatica, complicata ed oscura questione. Come già  accennato, il materiale informativo oggi disponibile, sotto svariate forme, è veramente ragguardevole ed io, oltre che “spendere” non poco tempo per “disegnare” un quadro sufficientemente esaustivo ed obiettivo, non “produrrei” alcun valore aggiunto.

Torno all’argomento. Devo ammettere che qualche volta mi sono trovato a domandarmi se questo mio comportamento fosse davvero quello giusto, sia con riferimento agli interessi generali della nostra città, sia, forse piu importante, nei confronti dei familiari al fine di garantire loro il dovuto rispetto. E devo dire che, magari anche a seguito di uno specifico stato d’animo, le mie certezze hanno vacillato. Continui a credere – mi sono domandato – che la tua opinione (occorre “sgomberare il campo da tutte le zone grigie o quantomeno, quelle per le quali esiste ancora la possibilità  di farlo”) sia ancora quella giusta? Oppure cominci a pensare che tale atteggiamento, tenuto conto di tutti quegli “sciacalli” che sempre emergono numerosi in casi di questo genere,  conduca soltanto a dei risvolti negativi? E sei convinto di non aver creato nocumernto di alcun genere ai familiari?

Quindi, in chiusura di questo post intendo rispondere ai miei interrogativi in maniera, diciamo, pubblica, esponendo la mia opinione con riferimento all’ opportunità di trattare la questione in termini, diciamo, di costi-benefici:

  1. per l’intera popolazione
  2. per i soli membri della famiglia di David Rossi

Nel primo caso mi sento di dire che le mie opinioni, esplicitate nei due post citati, si sono notevolmente rafforzate. In altri termini oggi più  di ieri, tenuto conto delle criticità emerse, sono convinto che sia giusto, se non necessario, che vengano compiute appropriate indagini volte ad eliminare tutte quelle zone oscure e tutti quei dubbi che oggi rendono sempre più  deboli le attuali conclusioni giudiziarie. Il tutto all’interno di un sentiero di assoluta trasparenza.

Per il secondo aspetto confesso, fors’ anche per il mio carattere, la mia titubanza residua. Per meglio dire, non mi sento di ritenere con certezza il mio approccio tale da meritare l’approvazione dei familiari. Quindi più che una certezza è una speranza. Comunque sia a questi familiari che, peraltro non conosco personalmente, va, oltre al mio assoluto rispetto, il mio apprezzamento per la determinazione che hanno dimostrato nell’affrontare questo drammatico evento.

NASCITA, A SIENA, DEL “TERZO POLO” (CIVICO): UNA FIEVOLE SPERANZA

 

….adottare un metodo di governo davvero capace di rappresentare correttamente le esigenze dei cittadini e di….rompere con una pratica di governo opaca e trasversale che viene dalle esperienze passate.

E poi:

La costituzione di un Terzo Polo Civico potrà rappresentare l’opzione giusta per restituire dignità ad una collettività mortificata dal sistema dei partiti, che  al momento è risultato palesemente incapace di creare condizioni di innovazione e buongoverno.

Sono queste, in prima battuta, le frasi che più  mi hanno colpito leggendo l’articolo, pubblicato sulla stampa locale il 17 gennaio, che riportava un comunicato sulla nascita, appunto, di un patto fra “tutte le formazioni civiche che rappresentano l’opposizione all’amministrazione De Mossi”.  Obiettivo: “sondare la possibilità di costituire un terzo polo civico per le prossime amministrative”.

Confesso che quelle poche parole hanno, come dire, scalfito la mia ormai “endemica” delusione nei confronti anche, ma non solo, della politica. Stai a vedere –  mi sono detto – che è  la volta buona per, appunto, ritrovare la “dignità”  (politica) perduta. E mi sono anche detto che sarebbe bello poter riscontrare, nei fatti (al di là quindi delle parole e delle mere enunciazioni) le prerogative indicate succintamente nel citato comunicato.

Ma non vorrei – continuando a parlare fra me e me – che più che il progetto in quanto tale, siano i tuoi desideri ad indurti a credere che possa realizzarsi un disegno che sembra albergare solo nel “tuo libro dei sogni”. E poi – proseguendo nel soliloquio – alla tua età!

Mi è poi tornata alla mente la famosa frase pronunciata, nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, da Tancredi, il nipote del Principe di Salina, quando intese “giustificare” la sua decisione di arruolarsi nei garibaldini : “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

Quindi  – sempre parlando a me stesso – calma e gesso. Un conto è  un’enunciazione, un conto è mettere in piedi un progetto solido “di rinascita” e di robusti cambiamenti.

Ma, alla fin fine, che cosa costa sognare e dare fiducia ad un progetto, al momento solo “sulla carta”, che, considerando lo stato dell’ arte, non navighera’ certamente “con il vento in poppa” ma che, andando in porto come io, non so se si è  capito, spero, potrebbe condurre a quella  Siena migliore che, sono convinto, tantissimi senesi desiderano e, peraltro, si meritano? Nella peggiore delle ipotesi ci procureremo “solamente” (io e chi la pensa come me) un’altra sonora delusione.

Quindi, dico, ben venga un progetto che possiede adeguate premesse per conseguire obiettivi a mio avviso sicuramente interessanti/positivi/auspicabili.

Io, nel mio piccolo, cercherò  di essere un osservatore attento e, nel caso in cui i fatti si dimostrassero coerenti con le prerogative delineate nel citato documento, di dare il mio modestissimo contributo.

 

 

 

 

 

 

COMPETENZA NON FA RIMA CON TRASPARENZA

Occorrono persone competenti! Questa la “nuova” parola d’ordine di molti, giornalisti e non, quando, esponendo le loro critiche riguardo ai connotati di un dato progetto “di pubblica utilità” e/o agli interventi adottati per la sua realizzazione, fanno riferimento ai soggetti “coinvolti”, siano essi governanti, parlamentari, manager pubblici, amministratori locali e/o di aziende pubbliche, ecc., ecc.. Soggetti che, in maniera speculare, vengono annoverati, implicitamente o esplicitamente, nella categoria degli incompetenti.

La questione ben si attaglia, segnatamente, al settore  pubblico, inteso in senso lato, anche se, a ben vedere, può avere un senso, per alcune situazioni (magari in misura più contenuta), pure per il “privato”. In questo caso, però, la problematica diverrebbe molto più articolata, “scivolosa” e, per certi versi, significativamente opinabile; da cui deriverebbe una trattazione che andrebbe ben al di là dello spazio “accettabile” di questo post. Ragione per cui qui intendo riferirmi soltanto al suddetto settore (pubblico).

Un nutrito “pacchetto” di anni fa tale parola d’ordine mi avrebbe trovato del tutto consenziente in quanto, nei miei non pochi anni di vita ed, anche, di attività lavorativa, ne ho viste di tutti i colori: amministratori ben competenti solo nel fare i loro specifici interessi, esponenti politici “senza arte nè parte”, dirigenti incapaci di dirigere, funzionari che non funzionano,  onorevoli poco onorevoli, ecc., ecc..

Per amore di verità devo comunque aggiungere che, all’interno delle citate categorie, moltissime sono le persone per bene e professionalmente valide che mi è capitato di incontrare.

Ma torniamo alla competenza. Quindi, dicevo, questa è la nuova  parola d’ordine. Ed io, come accennato, in un passato abbastanza “remoto” mi sarei trovato completamente in linea con il ragionamento sottostante. Oggi non più. Oggi credo fermamente, date le peculiarità del contesto di riferimento, che esistano dei requisiti da anteporre a quelli afferenti la competenza. Con ciò non voglio dire che possiamo prescindere dalle capacità  specifiche delle persone (la loro competenza, appunto). A mio modesto parere, ancor prima della competenza, occorre che il singolo individuo preposto a qualsivoglia attività di un certo rilievo possieda i necessari requisiti etico-morali.

Al fine di “giustificare” tale mia opinione invito chi si trova a leggere queste quattro righe a porre mente, per esempio, ai numerosi fatti criminosi (e, in particolare, a quelli che attengono alla corruzione) riguardanti le molteplici interconnessioni fra settore pubblico allargato e settore privato, interconnessioni tutt’altro che refrattarie alle infiltrazioni delle varie mafie, come ci danno continuamente contezza i “media” nazionali. E senza contare i ricorrenti “intrighi” che periodicamente coinvolgono apparati dello Stato “avvelenando” la vita pubblica del nostro paese e che dimostrano, ancora una volta, la “fragilità” (altra parola ricorrente in questo periodo) e la permeabilità all’illegalità della realtà cui faccio qui riferimento.

Per non appesantire troppo questo post rimando a quello del 26 Agosto 2018, nella parte in cui scrivo, appunto,  in merito alla questione etico-morale (prima dell’ultimo paragrafo dedicato ad un appello al “nuovo” sindaco di Siena), post che, pur facendo riferimento ad un altro contesto (riguardante il rapporto fra i partiti e l’elettorato) ben si attaglia alla problematica qui affrontata dal momento che in parte risulta contiguo in parte si interseca con quello di cui a queste righe.

Ma tutto quanto fin qui esposto non è ancora sufficiente “per portare a guarigione il malato”. Data la gravità/cronicità della realtà cui faccio riferimento in questo post occorre anche, io credo, una sorta di “cane da guardia”, vale a dire un meccanismo (trasparenza) in grado di (consentire di) “sorvegliare” con grande efficacia l’esistenza ed il permanere dei suddetti due requisiti e che vado qui a ripetere:  quello etico-morale ( in primis) e quello riguardante la competenza/professionalità.

Mi spiego meglio. Siccome è sempre possibile che il “manigoldo”, in quanto tale, riesca ad acquisire un’immagine di sè stesso di elevata ed indiscussa moralità, sarà ben più difficile, per lui, mettere in piedi atteggiamenti malavitosi dovendo operare in una situazione di massima trasparenza. E senza contare Il “manigoldo potenziale”, vale a dire colui che non vive per delinquere ma che potrebbe farlo laddove scorgesse qualche possibilità/opportunità a “basso rischio”.

In linea generale credo sia corretto affermare che quanto più risulteranno potenziate le procedure volte ad introdurre elementi di trasparenza, tanto più  appariranno depotenziate le “capacità  operative” del manigoldo, effettivo o potenziale che sia.

Siamo quindi arrivati al terzo requisito: la trasparenza, appunto.

Da qui il titolo di questo post:  competenza non fa rima con trasparenza (ovviamente non in termini metrico-poetici ma di, diciamo, corrispondenza logico-formale-sequenziale). Proprio così: competenza non fa rima con trasparenza nel senso che chi ha adeguate e riconosciute competenze non necessariamente risulta “portatore” anche di appropriati requisiti etico-morali nonchè di atteggiamenti volti ad introdurre idonee procedure di trasparenza. In assenza di tutto ciò, sempre a mio modestissimo parere,  si amplifica significativamente la possibilità di veder proliferare atti di corruzione,  comportamenti malavitosi, infiltrazioni mafiose e, ancora, ecc.ecc.. Situazione, questa, che assume particolare valenza, come già accennato, dato il contesto sotto osservazione.

Quindi io credo che solo anteponendo la questione etico-morale a quella della competenza ed introducendo non minimali meccanismi volti a rendere il contesto “operativo” adeguatamente trasparente, si può sperare (dico sperare e non essere certi) di poter trasformare la nostra “fragile” società in un corpo sano e robusto e quindi in grado di spezzare i “lacci e lacciuoli” che lo avviluppano consentendogli così di abbandonare il sentiero “cattivo” per incamminarsi in quello virtuoso.

Ecco quindi, in ordine di importanza, un banalissimo schema riguardante la corrispondente “sequenza virtuosa”:

moralità ➡️  competenza ➡️ trasparenza 🐕.

E con queste premesse competenza torna a fare rima con trasparenza.

Regole sequenziali che non richiedono, necessariamente, interventi normativi centralizzati, vale a dire validi per l’intero territorio nazionale. Sono regole che possono essere diramate/adottate per qualsivoglia dimensione spaziale: intero paese, regioni, province, comuni, singole aziende “pubbliche. Ragione per cui un singolo comune, per esempio, può adottare, pursempre nel ripetto delle leggi vigenti, criteri volti ad “innalzare l’asticella” dei, come dire, requisiti di entrata, sia sul versante etico-morale, sia su quello della trasparenza.

Forse questo post risulterà  completamente inutile. Se così sarà me ne farò una ragione. Se, invece, indurrà anche uno solo dei miei quattro followers a qualche riflessione  in più sull’argomento sarà sempre un contributo, seppure minimo, al conseguimento delle prerogative delineate al momento della costituzione di questo blog.

uomini piccoli piccoli PER UNA PANDEMIA GRANDE GRANDE

I miei quattro followers, che hanno di sicuro(!?) letto la pagina introduttiva denominata PERCHE’ QUESTO BLOG, rimarranno sorpresi dall’ argomento di cui andrò a scrivere subito sotto, certamente al di fuori delle prerogative delineate sinteticamente nella citata pagina: Il CORONAVIRUS o, per meglio dire, i comportamenti che vari “soggetti” (governi, partiti politici, istituzioni pubbliche, scienziati, organismi europei, organismi internazionali)  hanno adottato di fronte al CORONAVIRUS.

Il proposito di esternare le mie opinioni su questa problematica è divenuto mano a mano più pressante fino a, come dire (ancora una volta), impormi di “prendere carta e matita” per, appunto, “cristallizzarle”.

Brevissime premesse. Con il passare del tempo:

  • questo virus ha dimostrato tutta la sua potenza e pervasività per l’intero pianeta (imponendo peraltro agli esperti di “innalzare l’asticella” da epidemia a pandemia);
  • i danni, non solo economici, sembrano prospettarsi pesantissimi, sempre per l’intero pianeta;
  • le “istituzioni” (italiane, europee e dei più importanti stati del mondo) cui è affidato il compito di fronteggiare le pesanti ripercussioni negative di questo fenomeno sembrano sempre meno all’altezza della situazione; men che meno le “forze” politiche (di nuovo italiane, europee e dei più importanti stati del mondo).

Le brevi considerazioni/opinioni di cui andrò a scrivere riguardano tale ultimo aspetto.

Questa inadeguatezza politico-istituzionale ritengo sia dovuta principalmente a tre fattori:

  1. agli egoismi nazionali;
  2. all’incapacità di interpretare il fenomeno nelle sue dinamiche prospettiche e, quindi, alla mancanza di intelligente lungimiranza nel proiettare lo sguardo al di là del breve periodo;
  3. all’incapacità di percepirne fino in fondo il relativo livello di globalizzazione (“nessuno si salva da solo”).

La globalizzazione ha condotto, ovviamente, ad una accentuata interdipendenza (e non solo in termini meramente economici) tra i singoli stati che compongono il nostro pianeta. Un fenomeno, questo, che ha comportato, certamente, svariati elementi positivi ma che, altrettanto certamente, ha fatto emergere anche svariati elementi negativi. Riguardo, specificatamente,  al Coronavirus (Covid-19) si può dire che proprio la globalizzazione sta producendo significative accelerazioni nei processi di ricerca tanto di specifici farmaci quanto di specifici vaccini (aspetto positivo) anche se, di converso, ha amplificato e “velocizzato” enormemente il contagio (aspetto negativo) .

Moltissimi sono gli esempi dai quali si evince che buona parte dei singoli stati dei paesi europei (ma il discorso va ben al di là dei confini del nostro continente), alle brutte parate, chi più chi meno, tende a “mettere in piedi” atteggiamenti, usando un eufemismo, poco nobili in termini di solidarietà e condivisione. Atteggiamenti che, attivando reazioni a catena, dispiegano e, direi, amplificano, gli effetti negativi per l’intero sistema e, quindi, anche per lo stesso paese che li ha adottati per primo pensando di ricavarne un qualsivoglia tornaconto.

Mi spiego meglio con un esempio, utilizzando un “campo di osservazione” di gran lunga più ristretto: il condominio. Allorquando il condomino A mette in piedi iniziative volte a procurargli un dato vantaggio/beneficio, piccolo o grande che sia, che però provoca, di fatto, un qualsivoglia danno al condomino B, quest’ultimo, proprio perché danneggiato, metterà a sua volta in piedi iniziative per tentare di ovviare al danno subito e, fors’anche, con l’intendimento di determinare ripercussioni negative (se non, nella migliore delle ipotesi, senza prendere minimamente in considerazione eventuali relativi danni) “in capo” al condomino A. Facile capire/ipotizzare che da questa fase iniziale scaturiranno .comportamenti che “cronicizzeranno” i rapporti non proprio positivi fra i due condomini e, con buona probabilità, allargheranno il discorso anche ad altri condomini creando, alla fin fine, nocumento all’intero condominio. Sarebbe bastata una “lungimiranza intelligente” per consigliare, anche al condomino più “egoista/invidioso”, nel definire i propri obiettivi, di tenere nella giusta considerazione le ripercussioni delle sue azioni e, più in generale, le necessità e gli obiettivi degli altri condomini. Un atteggiamento volto ad “armonizzare” il proprio tornaconto con quello degli altri (condivisione) che, probabilmente, avrebbe creato vantaggi all’intero condominio e, quindi, anche a lui stesso.

Traslando il discorso dal micro (condominio) al macro (intera europa ma, anche, intero pianeta) è facile dedurre che una serie di atteggiamenti meramente egoistici hanno come epilogo rendere il danno complessivo ben superiore a quello che scaturirebbe adottando strategie condivise/collaborative, strategie che, forse, nel caso specifico, avrebbero anche potuto evitare il “passaggio” da epidemia a pandemia.

Non pochi esempi, a tutti noti e che non sto qui ad elencare (dalla questione delle mascherine a quella delle RSA, dai contrasti fra gli stati del sud europa e quelli del nord europa alle opacità delle informazioni in alcuni paesi, dalle contraddizioni nei bollettini informativi dell’OMS a quelle di alcuni capi di stato, ecc., ecc.) a mio avviso dimostrano ampiamente i, ancora in termini eufemistici, difetti di cui ai punti 1,2 e 3 sopra descritti.

Ho l’impressione, questa volta con riferimento alla sola Europa, che le scelte fino ad ora intraprese, certamente ragguardevoli in  sé e per sé o, per meglio dire, se confrontate con quelle adottate in situazione di normalità e con solo riferimento agi aspetti meramente economici, sembrano mostrare tutta la loro inadeguatezza, in un’ottica globale e con una “visione” non tradizionale, per individuare le scelte necessarie, non solo per “sconfiggere” il Coronavirus e le relative conseguenze ma, anche, per costruire un’ Europa migliore.

In situazioni di forti difficoltà come questa mi arreca particolare fastidio “toccare con mano” le persistenti prerogative di una parte non marginale dei politici (nazionali, europei ed extraeuropei) indirizzate, sempre e comunque, non tanto al conseguimento del  “bene comune”, quanto al proprio tornaconto in termini di consenso. Voglio cioè dire che questi “signori”, anche quando la casa brucia, hanno come obiettivo primario quello di acquisire vantaggi sul fronte dei sondaggi (che poi non necessariamente si traducono in ovantaggi elettorali), pur se convinti  che le sottostanti decisioni non condurranno a spegnere l’incendio.

In questo specifico drammatico contesto anche non pochi scienziati (italiani e non), con i loro “atteggiamenti pubblici”, hanno contribuito ad amplificare la confusione ed ad incrinare il loro livello di autorevolezza (esempi a non finire sono riportati su tutti i giornali e quindi, ancora, non sto qui ad elencarli).

Veniamo all’oggi. Giovedì 23 aprile 2020 si è svolta una videoconferenza dei leader dell’UE in merito allo “strumentario” da adottare per, appunto, contrastare le ripercussioni negative del CORONAVIRUS. Vediamone, in estrema sintesi, gli aspetti salienti (da ricordare anche la sospensione del patto di stabilità – aumento delle possibilità di indebitamento per i singoli stati – e la reintroduzione/potenziamento del “bazooka” BCE – acquisto di titoli pubblici emessi dai singoli stati):

  • utilizzo del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità o Fondo Salvastati), operativo dal 2011 (Grecia!); per l’Italia l’importo massimo è di 36 miliardi circa (il 2% del PIL); questo prestito sembrerebbe a condizioni economiche abbastanza vantaggiose ma viene guardato con sospetto da non pochi osservatori per il semplice fatto che, a loro avviso, eventuali condizioni future potrebbero intaccare la sovranità del singolo Paese;
  • istituzione di uno Strumento per attenuare i rischi di disoccupazione (SURE), anche questo a condizioni vantaggiose ma pur sempre un prestito; per la totalità dei paesi membri dovrebbero essere disponibili 100 miliardi di euro anche se rimangono ancora da definire le modalità di funzionamento;
  • istituzione del cosiddetto Recovery Fund che dovrebbe raccogliere fondi tramite obbligazioni garantite dal bilancio europeo per finanziare la ricostruzione nei singoli  paesi; svariati sono i parametri ancora da definire ed anche per i tempi non esistono certezze.

Il 26 aprile 2020, infine, l’Italia ha presentato una richiesta al Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea (costituito nel lontano 2002). Sulla base delle domande pervenute, la Commissione europea, entro il 24 giugno, presenterà un pacchetto di aiuti finanziari  per i singoli stati al parlamento europeo;

Pur con le attuali svariate e non marginali incertezze tutt’ora presenti sembra poter affermare che anche il nostro Paese potrà disporre di adeguati flussi di liquidità necessaria per ridurre al minimo possibile i “danni”  economici derivanti dal CORONAVIRUS. Quindi finanziamenti (e sottolineo finanziamenti) che, sempre in estrema sintesi, oltre alla relativa disponibilità per i singoli stati, creeranno vantaggi in termini di “monte interessi” e di controllo dello spread.

Ciò malgrado permangono, a mio avviso, forti preoccupazioni perché, pur nell’ipotesi che il Governo Italiano riesca a traghettare il “fiume della pandemia”, dovremo fare i conti con il poderoso incremento dell’indebitamento, una volta terminata l’emergenza Covid-19. Debito pubblico e Spread (e, magari – si fa per dire – “ripresa” di posizioni ostili  di certi paesi europei) sono gli elementi che potrebbero destabilizzare la nostra economia. Per evitare fraintendimenti vedo di specificare:

  • in questo momento l’obiettivo principale del Governo Italiano dovrà essere senza dubbio quello di mettere in cantiere quanto necessario per consentire a tutti (imprenditori, artigiani, commercianti, dipendenti, famiglie, disoccupati, soggetti deboli, ecc.ecc.) di uscire da questa  crisi in maniera da ridurre al minimo le ripercussioni negative del CORONAVIRUS.
  • ma, finita l’emergenza, sarà necessario prestare la massima attenzione per  “togliersi dal groppone” il fardello dei debiti, pena subire le pesanti ripercussioni derivanti dai comportamenti dei mercati che potrebbero portare ad una sorta di spirale perversa pessimismo dei mercati/innalzamento dello spread/manovra “lacrime e sangue”/recessione.

Io, pur non essendo ricco, sarei ben lieto di contribuire, una tantum, ad una patrimoniale ben calibrata dove tutti danno un contributo commisurato alle loro possibilità economiche/finanziarie ma di dimensioni tali da riportare il debito in linea con quello degli altri paesi europei. Eviteremmo così di mantenerci sotto il ricatto dei mercati finanziari e potremmo destinare tutta la nostra attenzione alla crescita, per di più evitando di lasciare questa pesante zavorra ai nostri figli/nipoti. Purtroppo credo che ciò non avverrà in quanto porterebbe gli attuali governanti ad una perdita del consenso che, come ho già detto, per buona parte di loro è più importante di qualsiasi altra prerogativa.

Certo, ben diverso sarebbe il discorso se l’Europa desse effettiva attuazione a quanto contenuto nel documento allegato alla lettera di invito che il Presidente del consiglio Europeo Charles Michel ha indirizzato ai membri del Consiglio Europeo per la videoconferenza del 23 aprile 2020, documento pubblicato in collaborazione con Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Europea (Una tabella di marcia per la ripresa: verso un’europa più resiliente, sostenibile ed equa) dove si possono individuare indirizzi, proponimenti, strategie e “visioni” impregnate di nobili principi. In chiusura della breve introduzione viene per esempio dichiarato testualmente:

E’ giunto ora il momento di tracciare il percorso verso un piano di rilancio globale, con l’obiettivo ultimo di costituire un’Europa più resiliente, sostenibile ed equa.

I 4 principi successivi parlano, in sintesi, di solidarietà, coesione, convergenza, di una ripresa inclusiva a cui devono partecipare tutti gli attori coinvolti. Viene poi fatto riferimento esplicitamente al ruolo centrale che dovranno avere la transizione verde, la trasformazione digitale e l’economia circolare. Il documento conclude dicendo:

L’entità della crisi pone l’UE di fronte ad una sfida senza precedenti. Non ci saranno soluzioni semplici. Il quadro delineato qui consentirà tuttavia di creare un senso di determinazione e di fiducia e di sfruttare tutte le risorse in uno spirito di unità e di solidarietà.

Una tabella di marcia che, se attuata anche al cinquanta per centro, sarebbe veramente rivoluzionaria.

Vado a  concludere.

Se, oggi come oggi, pongo orecchio ai “sussurri” dell’io razionale/disincantato/malizioso/obiettivo (“alimentato” perlopiù dal coacervo di esperienze “cadutemi addosso” nei miei non pochi anni di vita) non posso che mantenermi pessimista sulla effettiva volontà del Consiglio Europeo e della Commissione Europea di intraprendere le scelte sopra indicate. Solo ponendo ascolto ai ben più fievoli “sussurri” dell’io primitivo/istintivo/sentimentale/ingenuo (alimentato” perlopiù dai miei connotati caratteriali originari) riesco a recuperare qualche speranza anche se è bene dire che fra i due io sopra descritti sovente è il primo che ha avuto la meglio. Spero vivamente di sbagliarmi e di trovarmi di fronte, in futuro (che non sarà troppo lontano), un’Europa all’altezza del compito che la storia (pandemia) le ha assegnato.

 

 

 

ANCORA SULLA MORTE DI DAVID ROSSI

Nel precedente post (16 settembre) ho “preso posizione” (spero con il dovuto rispetto) sulla morte di David Rossi.

Due giorni fa incontro un amico che, come al solito, chiamerò Mario (nome fittizio). Buona parte della breve conversazione riguarda proprio il post sopra indicato. Mario, questa volta esplicitamente e senza “mezzi termini”, mi manifesta la sua disapprovazione pressoché totale delle mie opinioni in merito al “comportamento da adottare a seguito di questo tragico fatto” (la morte di David Rossi, appunto), mostrandosi in piena sintonia con le opinioni delle persone citate nell’articolo (per approfondimenti/dettagli cfr. post sopra citato)

Le sue critiche/considerazioni mi colpiscono particolarmente, vuoi per la “delicatezza” della questione in sé, vuoi per il mio forte desiderio di non danneggiare, in qualsivoglia modo e con qualsivoglia “atteggiamento”, le persone più direttamente “colpite” dal suddetto tragico evento. Ed anche perché, in questa società “dell’apparire ad ogni costo”, tutto vorrei sembrare tranne che colui che “specula” su argomenti del genere.

Da qui la mia non facile decisione di ritornare brevemente sull’argomento per, come dire, mettere alcuni puntini sulle i.

Ma prima di tutto voglio esprimere pubblicamente i miei ringraziamenti al Mario di questo post. Ogni intervento critico (anche, al limite, non sincero) è per me di grande aiuto in quanto mi costringe comunque a “rivisitare” le mie affermazioni, le mie considerazioni, le mie deduzioni, ecc. e, quindi, a confermare le mie conclusioni oppure a “rivederle”, financo a rigettarle. Ciò vale, in particolare, appunto, per argomenti delicati come questo.

Quindi, caro Mario, mille grazie per le tue “energiche” critiche che, peraltro, sono state “articolate” mantenendo sempre grande rispetto per le persone che più hanno tratto sofferenza dalla morte di David Rossi. Se tutti, ovviamente in assoluta buona fede, facessero così la vita sarebbe molto più facile.

Torniamo ai puntini sulle i. Credo sia utile dire che io non conosco i familiari di David Rossi. Mi riferisco, in particolare, alla vedova, Antonella Tognazzi, ed alla figlia, Carolina Orlandi. Tutto quello che so su queste due donne l’ho appreso dalla carta stampata e/o dalla televisione ( queste mie ultime considerazioni tengono conto, oltre che del contenuto del citato post, del contenuto di un articolo sull’argomento pubblicato su un quotidiano locale Sabato 5 Ottobre).

Le tue critiche, caro Mario, mi hanno imposto di riconsiderare tutto quanto da me scritto sull’argomento. E ad oggi devo dirti che le mie opinioni in merito a questa drammatica ed oscura faccenda, riportate nel post del 6 settembre, risultano, al contrario di quanto forse ti saresti atteso, significativamente rafforzate, specie con riferimento a due aspetti :

  • il “trattamento pubblico” della questione:
  • il profilo etico-morale di queste due donne.

Per quanto riguarda il primo la mia gratificazione deriva dal fatto che si sono ampiamente affievolite tutte le titubanze che avevo allorquando decisi questa presa di posizione. Oggi più di ieri sono convinto della necessità, proprio nell’interesse della città nel suo complesso, di approfondire/divulgare le notizie/informazioni concernenti tutti i lati oscuri della questione.

Mentre per il secondo aspetto, dato l’attuale stato delle cose, sento il dovere di esprimere pubblicamente la mia solidarietà per queste due donne (non “allargo” il discorso ad altri componenti della famiglia perché non ho mai avuto l’occasione, tramite qualche media, di ascoltarli/vederli, anche se ho la sensazione che ci sia concomitanza di intenti, almeno fra i familiari più stretti) che stanno dimostrando coraggio e determinazione nel portare avanti la loro giusta battaglia anche a costo di ritrovarsi “in solitudine”. Ed a mio modesto parere tale atteggiamento assume particolare valenza oggi come oggi e con specifico riferimento alla nostra città; atteggiamento che, proprio per questo, necessita, io penso, di concreti atti di solidarietà.

Sono del tutto consapevole dello scarsissimo peso specifico che ha questo mio blog e, quindi, la mia persona, nel panorama degli “opinion makers” locali. Ma ho voluto comunque rendere inequivocabile il mio pensiero al riguardo con l’obiettivo di dare un modestissimo contributo all’irrobustimento di un eventuale processo di amplificazione della solidarietà attorno alle idee/strategie della famiglia di David Rossi e nella speranza che simili atteggiamenti possano ripetersi anche per altri contesti. Pure così, credo, ci si adopera per “costruire” una Siena migliore.

Come già detto, la mia opinione sul comportamento del Mario di questo post vale nel caso della sua assoluta buona fede. Ed io ne sono del tutto convinto. In mancanza di tale “prerequisito” si arriverebbe ad ipotizzare l’atteggiamento di Mario dettato, magari inconsciamente, dalla paura e, conseguentemente, dall’omertà. In questo caso Mario potrebbe sentirsi tranquillo sotto il profilo, diciamo, materiale, ma non potrebbe esserlo altrettanto, io credo, per quanto riguarda la sua coscienza.

IN MERITO A DUE COMMISSIONI PARLAMENTARI DI INCHIESTA (IN PARTICOLARE QUELLA SULLA MORTE DI DAVID ROSSI): CONSIDERAZIONI PERSONALI ED ATTUALI PREROGATIVE

Come al solito sono in enorme ritardo, rispetto al timing programmato, nel pubblicare i mie “interventi” su queste pagine. Del resto la problematica sottostante merita ben più di qualche riga. Per questo ho deciso di affrontarla in maniere adeguatamente dettagliata in un prossimo specifico post. Anche perché, volendo testardamente continuare nel perseguimento degli obiettivi a suo tempo delineati, mi trovo nella necessità di “alzare il tiro” nei termini che andrò a spiegare in tale post. Malgrado tutto il fine rimane sempre quello: rendere meno estemporanea, per i motivi ampiamente descritti in svariati post e nelle pagine introduttive, la “produzione” del blog.

Ma veniamo agli argomenti che intendo trattare in questo post.

L’altra sera, quasi per caso, mi sono trovato a rivedere, in tv, lo speciale de Le iene sulla morte di David Rossi. Il già forte turbamento al momento in cui i media ne dettero comunicazione, peraltro progressivamente amplificato mano a mano che ricevevamo informazioni sugli sviluppi delle indagini, si è ulteriormente e significativamente irrobustito. Non so dire esattamente perché, dato che il contenuto era già tutto conosciuto. Forse per il semplice fatto che ho potuto seguire il servizio nel massimo silenzio, con la massima attenzione e senza interruzioni o, più banalmente, perché mi trovavo nello stato d’animo più confacente.

E fra i tanti pensieri, mi sono sovvenuti alla mente anche quelli riguardanti le opinioni di alcune persone in merito al comportamento da adottare a seguito di questo tragico fatto. A grandi linee il discorso è in questi termini: siccome l'”evento” è particolarmente drammatico, tanto in sé e per sé quanto con riferimento all’immagine della Istituzione “coinvolta” nonché a quella della città nel suo complesso, chi ama Siena – dicono loro – deve evitare di parlarne per non prestare il fianco a tutti quei detrattori che non perdono occasione per denigrarci (noi senesi).

Io, invece, mano a mano che andavo avanti nel vedere il servizio e riflettevo su queste considerazioni, sentivo irrobustire dentro di me la già da tempo maturata convinzione della necessità di conseguire risposte convincenti agli interrogativi rimasti ancora in piedi, peraltro tutti particolarmente gravi, e, conseguentemente, sgomberare il campo da tutte le “zone grigie” o, quantomeno, quelle per le quali esiste ancora la possibilità di farlo.

Grazie, perlopiù, ad alcune inchieste televisive ed alla forte volontà dei familiari di scoprire la verità, sono emerse nuove inquietanti piste investigative, non irrilevanti carenze nelle indagini svolte e nella raccolta delle testimonianze, convincenti ipotesi derivanti da approfondite analisi sulla dinamica della caduta ed altro ancora.

E proprio per questo credo che chiunque abbia effettivamente a cuore le sorti di questa città, dei suoi abitanti e, più in generale e per casi come questo, ritenga sempre e comunque importante addivenire al conseguimento della verità, debba convenire sulla necessità di accertare e ricostruire, con indagini approfondite ed utilizzando lo strumentario investigativo più appropriato, tutte le “circostanze e le responsabilità che hanno determinato la morte di David Rossi” (cfr breve relazione alla Proposta di inchiesta parlamentare denominata “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi”, presentata alla Camera dei Deputati il 18 Aprile 2019).

Non è vero, ho pensato, in stridente contrasto con l’opinione delle suddette persone, che cose di questo genere conviene che vengano dimenticate al più presto. Anzi! E’ forse vero l’esatto contrario visto che, in questo caso, lasciando senza risposta una serie di domande “cruciali”, si verrebbero ad alimentare sospetti pesanti come macigni e che, alla fin fine, si ripercuoterebbero in maniera molto negativa sull’intera città, su tutti i suoi abitanti e per lunghi periodi di tempo, annullando e superando di gran lunga i “vantaggi” (?) derivanti da, come dire, l’indirizzare tutta la questione nei sentieri dell’oblio. Io, nella convinzione che la quasi totalità della popolazione sia del tutto estranea a questa drammatica ed oscura faccenda, sono altresì convinto che l’unico modo per salvaguardarla realmente sotto il profilo morale sia, appunto, quello di effettuare indagini pregnanti ed approfondite, vale a dire indagini in grado di eliminare o ridurre drasticamente gli “spazi di ambiguità”.

Da qui la decisione di esplicitare il mio pensiero sulla questione in generale e con riferimento alla specifica Commissione Parlamentare in particolare. Quantomeno, mi sono detto, la mia opinione “arriverà” almeno ai miei quattro followers i quali, voglio sperare, faranno almeno qualche riflessione in più su questa oscura e drammatica vicenda.

Ed a questo punto, mi sono detto, è forse il caso di parlare brevemente anche dell’altra Commissione, quella sulle banche , di cui mi sono occupato in alcuni post (cfr sotto), se non altro per giustificare il mio intendimento di non occuparmene più in questa sede e che, proprio per questo, potrò “liquidare” in poche righe.

Voi direte: cosa c’entra la morte di David Rossi con i gravi problemi che affliggono il Sistema bancario e finanziario italiano? Probabilmente niente le accomuna se non il fatto che per ambedue si fa riferimento , appunto, a specifiche commissioni parlamentari. E’ solo la mia mente che, ogni volta che mi trovo a pensare e/o a parlare del “caso David Rossi” vi abbina, quasi in automatico, la Commissione parlamentare sulle banche e viceversa.

1.- Affrontiamo quindi innanzitutto, telegraficamente, la questione della Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario; una Commissione istituita i primi del mese di Agosto 2019, che rappresenta una sorta di prosecuzione della precedente Commissione di inchiesta(cfr, al riguardo, i post di questo blog del 13 novembre 2016, 31 gennaio 2017, 12 settembre 2017, 13 novembre 2017) e che avrebbe dovuto debuttare mercoledì 4 settembre. Il primo atto di tale Commissione dovrebbe riguardare la nomina del presidente, di due vicepresidenti e due segretari. Prima della “crisi”, il candidato alla presidenza più accreditato era il senatore Gianluigi Paragone. Solo tre componenti hanno fatto parte anche della precedente Commissione d’inchiesta sulle banche presieduta dall’onorevole Pier Ferdinando Casini.

I lavori e le conclusioni di quest’ultima sono stati ampiamente trattati dai quotidiani (cartacei ed on line), dalle televisioni, dai social, ecc. Una forte “sovraesposizione” mediatica che, io credo, riguarderà anche questa seconda Commissione. Da qui, mi sono detto e dico ai miei quattro followers, l’inutilità di proseguire con tale argomento anche in questo post. Voglio cioè dire che continuare a scrivere su questa problematica non darebbe alcun contributo minimamente originale/aggiuntivo tanto alla sua divulgazione, quanto agli aspetti interpretativi della questione ed, anche, in termini di mere opinioni al riguardo. Vale a dire un “esercizio” assolutamente ridondante, ergo assolutamente inutile. E senza contare che, come si ricorderanno i miei quattro assidui followers, il mio interessamento originario riguardava la Commissione Regionale sul Monte dei Paschi, quindi un ambito ben più ristretto e molto più specifico.

Nella speranza che tutto non si trasformi in una sorta di “porto delle nebbie” ( il discorso vale anche per l’altra Commissione) eviterò quindi di affrontare ulteriormente questo argomento, a meno che l’emergere di eventi particolarmente “pertinenti”, magari al momento della pubblicazione del documento conclusivo, e/o allorquando emergesse la necessità impellente di aggiornare le mie opinioni, non mi convincano sull’utilità di ritornare sulla questione.

2.- la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi; per la verità al momento esiste solo una proposta di istituire una “Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, responsabile dell’area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena”, presentata, come già detto, da un gruppo di senatori in data 18 aprile 2019, il cui compito dovrebbe consistere nell’ “accertare e ricostruire tutte le circostanze e le responsabilità che hanno determinato la morte di David Rossi” (Camera dei deputati, doc XXII n. 37). Bastano ed avanzano le poche righe propedeutiche all’ “articolazione” del documento citato (che invito caldamente a leggere) per capire l’importanza, per non dire l’assoluta necessità, di approfondire adeguatamente i molti aspetti rimasti senza risposta, se si vuole addivenire a delineare un quadro sufficientemente veritiero di tutta la questione ed anche, a mio modesto parere, se si vuole realmente “servire” la nostra città e la comunità che vi risiede.

Come avrete capito io, per i motivi sopra indicati, sono assolutamente favorevole alla costituzione ed al buon funzionamento di questa Commissione e, più in generale, sono assolutamente favorevole a tutte quelle iniziative che hanno come obiettivo quello di fare luce su questo tragico evento nonché, in particolare, alla riapertura del caso, archiviato per ben due volte dalla Magistratura per suicidio.

Ma dico di più. Siena, ancora a mio modestissimo parere, ha un forte bisogno di dimostrare di possedere gli anticorpi per combattere e sconfiggere tutti quei comportamenti che hanno come “regola operativa” quella di muoversi “sotto traccia” e che sovente, sempre a mio modestissimo parere, hanno l’odore di comportamenti malavitosi.

 

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QUALITA’ DELLA VITA NELLA PROVINCIA DI SIENA: ISTRUZIONI PER L’USO

Nell’arco di un mese (per l’esattezza fra il 19 Novembre ed il 19 Dicembre) sono stati resi pubblici i risultati delle indagini (o, se volete, delle classifiche) sulla cosiddetta qualità della vita, elaborate dal quotidiano economico ITALIA OGGI, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università La Sapienza di Roma (19 Novembre 2018), e dal quotidiano economico IL SOLE 24 ORE (19 Dicembre 2018).
La prima istruzione per l’uso che ritengo opportuno fornire in questa sede riguarda l’unità territoriale prescelta: in ambedue le indagini vengono presi a riferimento valori attinenti al territorio provinciale e non, come non di rado qualche giornalista indica, al più contenuto ambito comunale. E questo, si badi bene, non tanto per volere ad ogni costo  “spaccare il capello in quattro” quanto perché il grado di omogeneità fra realtà  socio-economica del comune capoluogo e realtà socio-economica dei comuni appartenenti alla provincia di quel comune capoluogo potrebbe anche risultare, in certi casi e/o in certi periodi, tutt’altro che elevata.
Una “rozza” conferma di prima linea di quanto vado dicendo la si ricava anche, per esempio, dai dati sulla popolazione residente: poco meno di 54.000 per il solo capoluogo, intorno a 268.000 per tutti i 35 comuni compresi nella provincia di Siena; quindi, sempre con riferimento alla popolazione residente, il “peso” del comune capoluogo rispetto all’intera provincia risulta essere di poco superiore al 20 per cento.
Per quanto or ora detto, a mio avviso non risulta corretto, per esempio, denigrare o elogiare (a seconda dei casi o, meglio, degli interessi “di bottega”) un’amministrazione comunale sulla base dei valori riportati nelle citate indagini.
Se proprio si vuole tentare un approccio del genere (“scendere” alla dimensione comunale), comunque sensibilmente approssimativo, occorre irrobustire/affinare/rettificare l’analisi con ulteriori informazioni socio-economiche disponibili, appunto, su dimensione comunale. E non so se il gioco valga la candela.
Occorre poi tenere conto del lag temporale esistente fra il momento in cui vengono intraprese certe scelte in ambito socio-economico a livello amministrativo ed il momento in cui tali scelte dispiegano i loro effetti. Non di rado fra i due momenti occorrono tempi medio-lunghi. E’ quindi del tutto probabile che i risultati di certe graduatorie derivino anche da scelte intraprese dalla Amministrazione comunale precedente a quella in carica nel periodo di riferimento.
In questo post non interessa analizzare la copiosa messe di informazioni contenute nelle citate indagini ma, più semplicemente – e, a pensarci bene, non proprio banalmente – fornire qualche suggerimento per interpretare correttamente i due lavori ed, anche, esprimere una opinione sulla relativa “bontà/scientificità”.
Lasciando perciò a chi lo desidera, o a chi ne ha necessità, il compito di leggersi le varie classifiche ed i relativi commenti, qui occorre soltanto utilizzare quel poco che serve per i nostri fini.
Ancora con riferimento alla provincia di Siena si rileva, nella graduatoria/classifica generale, per l’anno 2018, una 4a posizione nell’indagine dell’Università La Sapienza di Roma-Italia Oggi ed una 26a  posizione nell’indagine de Il Sole 24 Ore. Nel 2017, sempre in termini di graduatoria generale, rileviamo che, per ambedue le indagini, la posizione della provincia di Siena risultava essere l’11a. Quindi, da una medesima posizione conseguita nel 2017 siamo passati ad una marcata diversità per il 2018.
Questa significativa “forbice” (26-4= 22 posizioni) induce in qualche modo a scusare chi ha voluto manifestare il proprio scetticismo sulla, appunto, bontà/scientificità di tali indagini. “Se due indagini” – dicono costoro – “riguardanti la medesima problematica” (la qualità della vita, n.d.r.), “conducono, a distanza di un solo anno, a conclusioni così diverse, implicitamente stanno a sottintendere la fragilità e l’opinabilità delle indagini medesime”.
Io la penso in maniera molto diversa (e, peraltro, ben più “articolata”) e nel prosieguo di questo post cercherò di “validare” questa mia opinione.
Ma torniamo alle “istruzioni per l’uso”. Per una corretta valutazione dei risultati conseguiti occorre altresì tenere sempre ben presente l'”area di appartenenza” di indagini di questo tipo: le scienze sociali. E nelle scienze sociali, come si sa, tanto le “variabili” utilizzate, quanto le relative interdipendenze sono ben più labili/mutevoli di quelle riguardanti, per esempio, le scienze naturali (astronomia, biologia, fisica, ecc.). Pertanto, per quanto qualsivoglia studioso di scienze sociali cerchi di “lavorare” con l’intendimento di perseguire la massima obiettività e la massima affidabilità, dovrà vieppiù dotarsi di uno strumentario volto a riprodurre quella che genericamente potremmo indicare come la prova del nove. E, di converso, qualsivoglia utilizzatore si trovi a dover adoperare indagini facenti capo alle scienze sociali, dovrà, sempre e comunque, ricercare avalli e conferme a qualsiasi deduzione.
Queste considerazioni valgono “in senso lato”, vale a dire a prescindere dallo specifico contesto sotto osservazione.
Venendo alle due ricerche indicate, le cose divengono  ancora più complicate per almeno due motivi:
  • la capillarità dell’analisi e, quindi, la notevole quantità di “variabili” utilizzate in ambedue le indagini;
  • le diversità fra le due ricerche per quanto riguarda l’architettura di base predisposta dalle medesime
Come già detto, in questa sede l’intendimento non è quello di analizzare, più o meno approfonditamente, le molteplici sfaccettature delle suddette indagini, ma solo di mettere in luce alcuni “trabocchetti” insiti nello “strumentario” oggetto di analisi, al fine di addivenire a deduzioni quanto più possibile affidabili
Nel caso specifico risulta abbastanza agevole dimostrare la non adeguata omogeneità dell'”architettura” sottostante le due ricerche mediante poche ulteriori informazioni, invitando chi volesse saperne di più, a “scaricare” le intere indagini da Internet (inserire in questo post le necessarie note metodologiche lo avrebbe appesantito significativamente senza produrre alcun valore aggiunto):
  • nell’indagine predisposta da Italia Oggi sono presenti nove raggruppamenti (dimensioni di analisi), 21 sottoraggruppamenti (sottodimensioni) ed 84 indicatori di base;
  • nell’indagine predisposta da Il sole 24 ore sono presenti 6 raggruppamenti (macroaree/paramentri) ognuno dei quali è composto da 7 indicatori (sottoindicatori).
Inoltre per ambedue le indagini vengono inseriti differenti indicizzazioni e/o aggiustamenti.

 

Concludo questo post rispondendo a tre domande (quelle che, a mio avviso, risultano di maggior peso) fra le tante possibili:
  1. Le due indagini più volte indicate hanno o no “valore scientifico”? A mio avviso il livello di scientificità è del tutto adeguato. In questo campo le scelte possibili sono molte, tutte ottimali ma anche, se vogliamo, tutte opinabili. Una opinabilità che deriva da diversi fattori: la mancanza di prassi consolidate ed accettate, la molteplicità delle scelte possibili per quanto riguarda le “variabili” da utilizzare, le diverse opinioni ancor oggi esistenti su come misurare la “qualità della vita” ed altro ancora. L'”utilizzatore” può decidere di scegliere l’indagine che gli sembra più adatta per i suoi scopi. Come pure può decidere di utilizzarle ambedue con i dovuti accorgimenti e, comunque, rifuggendo da comparazioni “secche”. Basta, tutto sommato, l’approccio del buon padre di famiglia per evitare errori marchiani o peggio ancora.
  2. Le due indagini sono comparabili? Direi di no. Ma non tanto per differenze in termini qualitativi quanto per le diversità degli specifici contesti sotto osservazione. Certo, nel caso in cui una data provincia si posizioni abbastanza bene (o abbastanza male) in ambedue le analisi, si può irrobustire l’ipotesi sottostante.
  3. Ogni singola indagine, riferita ad un dato anno, può essere messa a confronto, sia nel risultato generale, sia nei risultati parziali, con quella riferita ad un anno diverso?  Direi di sì, a parità di condizioni. Vale a dire nel caso in cui non risultino sopraggiunti cambiamenti più o meno “pesanti” sulla relativa “architettura”. A tale condizione ha certamente senso confrontare i valori dell’indagine al tempo t, con quelle riferite al tempo t-1,t-2,t-3……….t+1, t+2, t+3………

E senza prendere in considerazione gli eventuali “difetti” insiti nei singoli dati forniti dalle “fonti” disponibili.

Queste sono le mie modestissime opinioni (anch’esse opinabili) in merito alle istruzioni per l’uso necessarie, in casi come questo, per evitare di essere inclusi nell’esercito degli incompetenti o, peggio ancora, in quello dei prezzolati.

PRIMA DI TUTTO LA QUESTIONE ETICA E LA QUESTIONE MORALE

L’odierno dibattito sulle cause dei forti mutamenti in materia di scelte elettorali (che peraltro prosegue ormai da non poco tempo), mi ha “provocato” una crescente sensazione di insofferenza. Da qui la decisione di prendere carta e matita (si fa per dire) con il precipuo scopo di “esternare” la mia opinione al riguardo.

Sociologi, filosofi, economisti, storici, esperti di scienze delle comunicazioni, giornalisti, ecc.. In molti (per fortuna non tutti) si  sono sperticati (e tutt’ora si sperticano) nell’individuare tali cause e, conseguentemente, nel cercare di dimostrare la validità dei loro ragionamenti e delle loro convinzioni.

E la maggior parte di costoro arriva a dedurre, al di là delle “sfumature”, che questi veri e propri sommovimenti siano da ascrivere alla “metamorfosi” delle “linee politiche” dei singoli partiti. Una sorta di tradimento delle, diciamo, vocazioni congenite.

Per meglio dire, il partito x, sempre secondo loro, è stato di fatto “punito” per essere venuto meno alle sue prerogative originarie causando una “migrazione”, più o meno accentuata, del proprio corpo elettorale. Quindi una migrazione riconducibile, esclusivamente o prevalentemente, ancora a loro avviso, a motivi politici (in senso stretto). Una migrazione che, progressivamente, ha determinato una robusta crescita dell’attuale “partito di maggioranza relativa”, vale a dire quello dell’astensione.

Poche sono le persone che arrivano ad indicare la questione etico-morale come la causa principale (o, quantomeno, una delle cause principali) di questi forti cambiamenti. E, francamente, la cosa comincia ad insospettirmi, tanto mi sembrano oltremodo evidenti le deduzioni/conclusioni.

Prima di entrare nel vivo della problematica alcune telegrafiche considerazioni sull’utilizzo delle parole etica e morale. Sovente queste vengono usate come sinonimi e, in questo contesto, la cosa sarebbe del tutto corretta (in termini estremamente rozzi e tutt’altro che esaustivi possiamo dire che l’etica attiene alla filosofia mentre la morale riguarda l’oggetto di studio dell’etica; non mi dilungo oltre sulle diversità fra le due parole in quanto ben spiegate in qualsiasi buon vocabolario della lingua italiana).

Ed allora, qualcuno dirà, perché usarle ambedue, per di più in qualità di attributo della medesima parola (questione)? Bene, la risposta è abbastanza semplice: l’intendimento è quello di dare il massimo rilievo possibile a questo aspetto. Voglio cioè dire che le mie odierne convinzioni al riguardo pongono la questione etico-morale al di sopra di tutte le altre che, peraltro, sono sicuramente presenti. Da qui, come già detto, la mia crescente sensazione di insofferenza.

Pertanto, tornando all’argomento, mentre nella maggior parte dei casi viene portata avanti la tesi del, diciamo, tradimento, qui, appunto, si arriva a ritenere che questa disaffezione (se non una vera e propria repulsione) dei cittadini nei confronti della politica sia stata “alimentata”, perlopiù, proprio da questioni etiche e da questioni morali. Si badi bene, io non voglio affermare che non esistano altre cause che hanno contribuito a determinare il “fenomeno” indicato. Intendo solo dire che, a mio avviso, è dal versante etico-morale che, generalmente, sono arrivate le spinte più significative.

Io credo che gli italiani non ne possano più di:

  •  apprendere continuamente dagli organi di stampa di atti di corruzione, atti per i quali spesso sono coinvolti personaggi politici:
  • vedere i partiti occupare sempre più diffusamente e capillarmente le istituzioni;
  • vedere continuamente calpestata la meritocrazia a vantaggio del clientelismo (se non del nepotismo/familismo);
  • dover ricorrere a “conoscenze” politiche perfino per ottenere una banale autorizzazione amministrativa;
  • ecc.;
  • ecc..

E sono convinto che gli attuali assetti parlamentari sarebbero molto diversi se la politica, intesa in senso lato, non avesse fatto di tutto per dimostrare la sua inadeguatezza etica/morale.

Come ho avuto modo di dichiarare più volte anche in questo blog, io sono altresì convinto che un potente antidoto alla corruzione sia da individuare nella trasparenza. E, con riferimento alle istituzioni, ritengo che quanto più queste ultime adotteranno comportamenti/procedure trasparenti, tanto maggiore risulterà, a mio modesto parere,  il livello di impermeabilità (o di minore permeabilità) a fenomeni di corruzione, ancora una volta intesa in senso lato. E, di converso, quanto più una data Istituzione opererà adottando criteri di trasparenza, tanto più, si può dedurre, dimostrerà la sua propensione per combattere la corruzione.

Peraltro, pur ritenendo quella della trasparenza una condizione assolutamente necessaria, sono anche convinto che non sia di per sé sufficiente per conseguire risultati ottimali in termini di “buona gestione” di una data istituzione. Occorrono poi altri requisiti come, per esempio, la professionalità, la capacità organizzativa ed il livello di aggiornamento delle persone nonché, e più in generale, il know how acquisito.

Possibile che io stia prendendo, come si dice, una sonora cantonata? Allo stato delle cose non lo posso escludere. Ma posso garantire che se un giorno arrivassi a convincermi di aver sbagliato, non mancherei di prenderne pubblicamente atto. Per il momento, e dico purtroppo, rimango fermamente “ancorato” a questo mio convincimento.

Come sovente mi accade, la matita mi ha preso la mano (sempre per dire). Molti altri sono gli aspetti che mi piacerebbe trattare in questa sede. In particolare mi piacerebbe ragionare in maniera più approfondita sulla qui ipotizzata correlazione (inversa) fra trasparenza e corruzione. Ma il discorso diverrebbe troppo pesante se si tiene conto del fatto che intendo trattare anche alcuni aspetti riguardanti il solo Comune di Siena. Magari un’altra volta.

Vengo quindi subito al ben più ristretto ambito cittadino.

Come sappiamo il 10 giugno si sono svolte, anche a Siena, le elezioni amministrative. E per la prima volta ha vinto una coalizione di centrodestra. Infatti Luigi De Mossi (candidato a Sindaco di Siena per il Centrodestra: Lega, Lista civica Voltiamo Pagina, Forza Italia, Fratelli d’Italia) ha ottenuto il 50,8 per cento dei voti, contro il 49,2 per cento di Bruno Valenti (candidato a Sindaco di Siena per il centrosinistra: Partito Democratico, lista civica Per Siena, Lista civica In Campo). Una differenza di 378 voti.

Quindi, ai citati sommovimenti, che riguardano l’intero territorio nazionale, per il nostro Comune dobbiamo sommare questa ulteriore eccezionalità. Per completare il “quadro” è forse opportuno ricordare che, in Toscana, anche i comuni di Pisa e di Massa hanno visto vincente il candidato di centrodestra.

Siccome non è mia intenzione fare una analisi del voto, per gli scopi di questo post basta quanto sopra esposto al riguardo.

Torno quindi alle argomentazioni che mi interessa esporre in chiusura di queste note. Argomentazioni che intendo sviluppare sotto forma di appello

APPELLO AL NUOVO SINDACO DI SIENA

Egregio signor Sindaco,

Per quanto sopra esposto sono a pregarla di adoperarsi per impostare la Sua attività sempre su elevati livelli di trasparenza in modo tale da consentire ai cittadini, fra l’altro, di controllare (ebbene sì) il Suo operato e quello della Sua Giunta. Io sono dell’idea che chi si trova ad amministrare la “cosa pubblica”, non solo deve operare esclusivamente nell’interesse della collettività di riferimento [e non, quindi, nel più ristretto interesse di questa o quella lobby (interesse che non necessariamente coincide con quello collettivo)], ma deve anche dare una “congruente” immagine di sé (vale a dire, non solo deve essere, ma deve anche apparire, “come la moglie di Cesare”, al di sopra di ogni sospetto).

Questo mio appello forse risulterà del tutto ridondante in quanto Lei, molto meglio del sottoscritto, potrebbe avere ben presente la problematica e, quindi, avere tutta l’intenzione di procedere nel Suo operato con la massima trasparenza. Ma, come si dice, nel più ci sta il meno. Pertanto io, da semplice residente che paga le tasse, mi permetto di andare avanti, pure se in maniera stringata, nel discorso, con la massima umiltà e con il massimo rispetto per Lei e per la carica di cui oggi Lei è titolare per volontà degli elettori.

Occorre comunque una precisazione, se non altro per evitare che qualcuno possa annoverarmi fra quei non pochi personaggi che si stanno adoperando per “salire sul carro del vincitore”. Io non ho votato per Lei, non ho mai votato per un partito e/o per una coalizione di centrodestra e neppure voterò in futuro per un partito di centrodestra, anche se, alla mia età, riconosco di un certo valore il detto “mai dire mai”.

Per quanto riguarda il “metodo di lavoro”, i miei maestri di studi e di vita (parlo di qualche annetto fa) mi hanno insegnato a “mettere in crisi” (stress tests), sempre e comunque, proprio le idee che ti sembrano valide e/o più vicine ai tuoi ideali e, di converso, a dotarti della massima disponibilità/obiettività allorquando ti trovi a valutare quelle degli altri, tanto più se sono avversari politici. A maggior ragione quando, come in questo caso, l’oggetto sotto osservazione è una istituzione preposta ad amministrare la “cosa pubblica” nel solo ambito comunale dove, sovente (ma non sempre) una buona idea non ha colore politico.

E questo, egregio signor Sindaco, sarà il “verbo” che intendo seguire pedissequamente in tutte le problematiche che deciderò di affrontare nei post del mio blog (molti dei quali riguarderanno l'”istituzione” Amministrazione Comunale), sforzandomi quindi di mantenermi all’interno di rigorosi binari di obiettività. Se a volte non ci riuscirò (spero Lei dia per scontata la mia buona fede) sarò sempre disponibile a rivedere quanto da me affermato e, se pienamente convinto, a rendere il tutto di pubblico dominio.

L’obiettivo, come potrà ben capire, è sempre ed esclusivamente quello: dare un contributo, seppure modestissimo, alla costruzione di una Siena migliore.

Con il tempo, e da tanto tempo, ho potuto imparare che, per ben sottolineare le proprie opinioni, valutazioni, pareri in merito a qualsivoglia argomento, risulta oltremodo utile fare uso di specifici esempi. Ed in questo caso, come suol dirsi, cade a fagiolo la proposta da Lei reintrodotta subito dopo il Suo insediamento (addirittura prima ancora della “chiusura” del palio di Agosto) e riportata ampiamente dalla stampa locale. Mi riferisco alla realizzazione di un centro commerciale ad Isola d’arbia e la contemporanea realizzazione della cosiddetta metropolitana leggera.

Di tale questione mi sono occupato nei post del 23 febbraio 2015 e del 28 febbraio 2015. Ed a questi rimando per alcune mie considerazioni “superficiali”. Peraltro non mancherò di dire la mia quando lo stato dell’arte, su questo specifico aspetto, avrà fatto qualche passo avanti.

Qui il mio intendimento è ben diverso: evidenziare le forti opportunità, per questo specifico progetto, di conseguire appropriati livelli di trasparenza. Sono convinto che per tale problematica esistano le dimensioni temporali e spaziali del tutto adeguate.

Peraltro, proprio per le “dimensioni” del progetto, ritengo che svariate siano le lobbies in gioco le quali non mancheranno di fare tutto quanto è in loro potere per “soddisfare” i loro specifici interessi. Interessi che potrebbero corrispondere con quelli generali ma che potrebbero anche essere, al limite, diametralmente opposti. E quest’ultimo aspetto “gioca” ancor più a favore del “bisogno di trasparenza”.

Conseguentemente, ritengo che la questione centro commerciale-metropolitana leggera possieda tutti i requisiti necessari anche per consentire di verificare il “livello di trasparenza” che Lei intenderà adottare nel periodo in cui si troverà a gestire la “cosa pubblica” locale.

E ciò per diverse ragioni

Innanzitutto perché è un argomento che influenzerà in maniera significativa le varie sfaccettature del contesto socio-economico-produttivo-urbanistico-paesaggistico del territorio .Al riguardo già nel post del 23 Febbraio 2015 mi trovai a scrivere:

 …..l’insediamento di grandi strutture di vendita non è uno scherzo e….. occorre verificare fino in fondo tutti i vantaggi al netto degli svantaggi.

In secondo luogo perché dovrà colloquiare, ritengo, almeno con i comuni contermini.

In terzo luogo perché dovrà interpellare svariate associazioni di categoria, in particolare quelle riguardanti i commercianti.

In quarto luogo perché la Sua giunta dovrà mettere a punto documenti programmatici specifici (compreso quello afferente la viabilità) e, quindi, colloquiare con altre importanti istituzioni.

Infine perché non potrà fare a meno, io credo/spero, di informare la popolazione residente delle scelte che mano a mano andrà ad intraprendere.

 

 

 

LE SOCIETA’ PARTECIPATE/CONTROLLATE DAL COMUNE DI SIENA

Avevo deciso di dedicare i momenti liberi del mese di febbraio a riprendere le fila del discorso sulle società partecipate/controllate dal Comune di Siena (è passato circa un anno e mezzo dall’ultimo post sull’argomento – ecco, in dettaglio, le date degli altri post in cui ho affrontato tale problematica:13 maggio 2015, 24 marzo 2016, 13 maggio 2016).

Questa è la terza volta che mi metto davanti al computer per cominciare ed è la terza volta che ci rinuncio.

Ora, dato che di questo mio intendimento (riprendere le fila del discorso ….) avevo reso partecipi due dei miei quattro followers, ritengo corretto spiegare loro il perché della mia titubanza ed, anche, della mia decisione finale.

Come sappiamo, nel maggio prossimo (il giorno 10 giugno: correzione effettuata in data successiva a quella della pubblicazione di questo post) ci saranno le elezioni amministrative nel Comune di Siena. E sappiamo anche che fra pochissimi giorni (domenica 4 marzo) si svolgeranno le elezioni politiche.

Bene. Questi due appuntamenti, assieme ai notevoli sconvolgimenti che stanno interessando tutti i partiti/movimenti politici in ambito comunale (ma il discorso vale viepiù per l’intero territorio nazionale), hanno determinato un clima, sotto tale specifico versante, a dir poco incandescente.

Ma voi direte: che cosa c’entrano le elezioni con le società partecipate/controllate dal Comune di Siena?

C’entrano eccome se tenete conto del fatto che fra le prerogative di questo blog c’è anche quella dell’obiettività o, meglio, della ricerca dell’obiettività. Come ebbi modo di scrivere, con riferimento alla categoria “APPELLO PER SIENA”, nell’introduzione del post del 1° agosto 20125,

tutti gli argomenti che mi troverò ad affrontare dovranno essere trattati, esplicitamente o implicitamente, non con l’obiettivo di “sponsorizzare” o denigrare questo o quel partito e/o, più in generale, questa o quella lobby, ma nell’ esclusivo interesse generale. Questo, almeno, è il mio intento. Il fatto di esserne o meno all’altezza è tutta un’altra questione.

Intendo cioè dire che laddove emergesse una situazione tale da condurre ad una valutazione negativa (o, viceversa, lodevole) dell’ “esecutivo in carica”, non voglio in alcun modo che questa abbia l’odore di una scelta strumentale finalizzata a colpire (o magnificare) il suddetto esecutivo.

Ora, in un clima come quello attuale, affrontare la citata questione,  qualunque siano i risultati, sono convinto che verrebbe interpretata come una mera presa di posizione politica. Quindi il fine “vero” (peraltro recondito) verrebbe considerato non tanto quello di “fotografare” fedelmente il contesto sotto osservazione, quanto quello di denigrare e/o “sponsorizzare” questo o quel partito/movimento/personaggio politico.

Conseguentemente il mio lavoro risulterebbe completamente inutile in quanto considerato non veritiero.

Dal momento che a me interessa, esclusivamente e semplicemente, dare un piccolo contributo alla “costruzione”, come più volte detto, di una Siena migliore che, nel caso specifico, consiste nel predisporre una “fotografia” quanto più possibile veritiera dello stato delle partecipate dal Comune di Siena, intendo fare tutto il possibile affinché chi si accinge a leggere i risultati di questa, diciamo, inchiesta, parta dal presupposto della mia buona fede e, quindi, dall’obiettività della parte analitica del lavoro.

Intendiamoci. Io andrò a votare, sia per le politiche, sia per le amministrative. Ma questo, come dire, è un altro film che non intendo in alcun modo interconnettere con quello oggetto di questo post.

Tutto quanto sopra per dire che ho deciso di riprendere il discorso sulle partecipate/controllate dal Comune di Siena non prima delle elezioni amministrative di maggio.(il giorno 10 giugno: correzione effettuata in data successiva a quella della pubblicazione di questo post) A “bocce ferme” spero di “incontrare” un lettore più disponibile a valutare con serenità quanto andrò a scrivere sull’argomento e, quantomeno, senza sgradevoli sospetti aprioristici.