I MIEI PROSSIMI POST

Sono trascorsi 5 mesi dal mio ultimo post e, anche, ma non solo, per non ingenerare nella mente del mio “detrattore occulto” la gradevole speranza (per lui) di una mia “dipartita”, ho deciso di farmi vivo ed esporre, sinteticamente, i miei programmi riguardanti gli argomenti dei post prossimi venturi. Senza considerare, ovviamente, questioni estemporanee che dovessero emergere e per le quali ritenessi interessante dire la mia.

A parte, quindi, problematiche del momento, nel futuro prossimo dedicherò i miei post a tre argomenti che vado qui sotto ad indicare, post che non necessariamente avranno la stessa sequenza.

1 – IL  “MIO” CIVISMO (cfr post del 23 gennaio 2022).

Qui mi limiterò a due aspetti lasciando allo specifico post una trattazione più  articolata.

Vediamo, innanzitutto, cosa si intende per civismo nel linguaggio comune. Ecco alcune definizioni tratte da vocabolari on line:

  • Nobiltà di sentimenti civili, alto senso dei proprî doveri di cittadino e di concittadino, che spinge a trascurare o sacrificare il benessere proprio per l’utilità comune (Vocabolario Treccani);
  • Coscienza dei doveri di cittadino che si manifesta in azioni e comportamenti utili al bene comune (dizionario Hoepli);
  • coscienza che il cittadino ha dei propri doveri e quindi anche delle proprie responsabilità nei confronti dello stato e della comunità (il nuovo De Mauro).

Quindi chi intendesse “abbracciare” le regole base del civismo dovrebbe, quantomeno, subordinare gli interessi personali e/o della “cerchia” di appartenenza,  agli interessi collettivi (bene comune). E ciò vale sia per i singoli cittadini, sia, e a maggior ragione, per i singoli amministratori della cosa pubblica a qualsivoglia livello.

L’altro aspetto cui intendo far cenno in questa sede è l’astenzionismo. Poco meno della metà degli elettori non si è presentata al secondo turno delle ultime elezioni amministrative. Di converso sono fiorite liste civiche di vario tipo proprio, io credo,  nel tentativo di contenere tale fenomeno.

Su questo versante ho maturato la convinzione che se pensiamo al civismo come un mero escamotage per tentare di ridurre l’astenzionismo e, più in generale, per tentare di arginare l’ ormai cronica disaffezione dei cittadini italiani verso la politica, sbagliamo di grosso: il fenomeno avrebbe vita breve. Un civismo “vincente” e destinato a durare nel tempo, tenuto conto della attuale complessità della società,  non dovrà essere, sempre a mio avviso, basato su pochi e logori slogan, bensì la risultante di criteri organizzativi-comportamentali rigorosi e altrettanto complessi incentrati sulla equità sociale, su una profonda revisione dei criteri di partecipazione democratica, ecc.ecc.

Sarò  meno scarno (anzi, spero sufficientemente esaustivo) nell’apposito post.

E’ forse utile aggiungere che in questa sede non intendo inserirmi nelle varie problematiche concernenti il quadro dei forti  cambiamenti che riguardano le molteplici sfaccettature della questione. Tantomeno intendo farlo nell’apposito specifico post. Sarebbe un lavoro poderoso che esula dagli scopi di questo blog e fors’anche inutile dato che persone ben più  qualificate di me hanno scritto pregevoli testi sull’argomento. Più semplicemente, nello specifico post che dedicherò alla questione, esporrò le mie idee, peraltro mutuate tanto da mie specifiche riflessioni, che sono andate sedimentandosi nella mia mente nel corso degli anni, quanto da specifiche letture, in parte già  avvenute, in parte che intenderò fare, su questa problematica.

Qualcuno mi ha domandato se per caso avessi intenzione di “entrare” nella politica “attiva”. Nessunissima intenzione per almeno due motivi:

  • innanzitutto perchè Il mio carattere è  assolutamente incompatibile con l’attività politica. In altri termini non ho le capacità  necessarie.
  • In secondo luogo perchè alla mia età la cosa sarebbe, oserei dire, indecorosamente ridicola.

Diverso, invece, il discorso in termini di mere aspirazioni di un singolo cittadino, giovane o anziano (come il sottoscritto) che sia: come si sa, la speranza è  l’ultima a morire e, per me e nel caso specifico, la speranza consiste nel veder nascere un contesto socio-politico in grado di attenuare/eliminare le molteplici brutture presenti in quello attuale.

2- IL “MIO” FAR WEST. Qui il discorso è  presto detto. Come di consueto traccerò un quadro sintetico di come stanno andando le cose su questo versante. Come leggerete siamo in una situazione di stallo, situazione che, implicitamente, sottolinea il fatto che siamo ancora distanti da requisiti di normalità. In altri termini, anche se non siamo più nel far west dei primi tempi permangono “fastidi” tali da dover dire che siamo ancora nella versione light.

3- IL “MIO” DETRATTORE OCCULTO. Nel post dell’8 marzo 2020 (Perchè “alzare il tiro”: mero post informativo per i miei quattro followers) dichiaro che, su tale specifica problematica, i risultati conseguiti sono del tutto insoddisfacenti. Da qui la necessità di, appunto, alzare il tiro nei termini ivi descritti.  Adesso occorre di nuovo alzare il tiro, cosa che farò nei termini che  esporrò nello specifico post. Il discorso sarà piuttosto lungo dato che intendo riportarvi in maniera esaustiva tutti gli aneddoti(aspetti oggettivi) ed i miei ragionamenti sottostanti (aspetti soggettivi) utili a dimostrare/certificare:

  • Innanzitutto l’esitenza di quello che ho inteso denominare “detrattore occulto”
  • In secondo luogo le sue (del detrattore occulto) caratteristiche operative che, a mio modestissimo parere, possono essere assimilabili e quelle tipicamente mafiose, pure se non riconducibili direttamente ad altre realtà di criminalità organizzata presenti nel territorio italiano;
  • Infine, ed ovviamente, che tutte le fakes nei miei confronti veicolate sono, appunto, fakes. Fakes, com’era logico attendersi, assolutamente spregevoli nonchè enormemente stupide (nel senso che colui a cui vengono attribuite – vale a dire il sottoscritto – dovrebbe essere un personaggio oltremodo stupido oltre che, senza ombra di dubbio, un miserabile balordo).

Comununque sia una cosa è  certa: io continuerò a battere questa “strada oscura” fin quando non la vedrò  trasformata in una strada ben illuminata anche negli anfratti più reconditi.

NASCITA, A SIENA, DEL “TERZO POLO” (CIVICO): UNA FIEVOLE SPERANZA

 

….adottare un metodo di governo davvero capace di rappresentare correttamente le esigenze dei cittadini e di….rompere con una pratica di governo opaca e trasversale che viene dalle esperienze passate.

E poi:

La costituzione di un Terzo Polo Civico potrà rappresentare l’opzione giusta per restituire dignità ad una collettività mortificata dal sistema dei partiti, che  al momento è risultato palesemente incapace di creare condizioni di innovazione e buongoverno.

Sono queste, in prima battuta, le frasi che più  mi hanno colpito leggendo l’articolo, pubblicato sulla stampa locale il 17 gennaio, che riportava un comunicato sulla nascita, appunto, di un patto fra “tutte le formazioni civiche che rappresentano l’opposizione all’amministrazione De Mossi”.  Obiettivo: “sondare la possibilità di costituire un terzo polo civico per le prossime amministrative”.

Confesso che quelle poche parole hanno, come dire, scalfito la mia ormai “endemica” delusione nei confronti anche, ma non solo, della politica. Stai a vedere –  mi sono detto – che è  la volta buona per, appunto, ritrovare la “dignità”  (politica) perduta. E mi sono anche detto che sarebbe bello poter riscontrare, nei fatti (al di là quindi delle parole e delle mere enunciazioni) le prerogative indicate succintamente nel citato comunicato.

Ma non vorrei – continuando a parlare fra me e me – che più che il progetto in quanto tale, siano i tuoi desideri ad indurti a credere che possa realizzarsi un disegno che sembra albergare solo nel “tuo libro dei sogni”. E poi – proseguendo nel soliloquio – alla tua età!

Mi è poi tornata alla mente la famosa frase pronunciata, nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, da Tancredi, il nipote del Principe di Salina, quando intese “giustificare” la sua decisione di arruolarsi nei garibaldini : “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

Quindi  – sempre parlando a me stesso – calma e gesso. Un conto è  un’enunciazione, un conto è mettere in piedi un progetto solido “di rinascita” e di robusti cambiamenti.

Ma, alla fin fine, che cosa costa sognare e dare fiducia ad un progetto, al momento solo “sulla carta”, che, considerando lo stato dell’ arte, non navighera’ certamente “con il vento in poppa” ma che, andando in porto come io, non so se si è  capito, spero, potrebbe condurre a quella  Siena migliore che, sono convinto, tantissimi senesi desiderano e, peraltro, si meritano? Nella peggiore delle ipotesi ci procureremo “solamente” (io e chi la pensa come me) un’altra sonora delusione.

Quindi, dico, ben venga un progetto che possiede adeguate premesse per conseguire obiettivi a mio avviso sicuramente interessanti/positivi/auspicabili.

Io, nel mio piccolo, cercherò  di essere un osservatore attento e, nel caso in cui i fatti si dimostrassero coerenti con le prerogative delineate nel citato documento, di dare il mio modestissimo contributo.