I MIEI PROSSIMI POST

Sono trascorsi 5 mesi dal mio ultimo post e, anche, ma non solo, per non ingenerare nella mente del mio “detrattore occulto” la gradevole speranza (per lui) di una mia “dipartita”, ho deciso di farmi vivo ed esporre, sinteticamente, i miei programmi riguardanti gli argomenti dei post prossimi venturi. Senza considerare, ovviamente, questioni estemporanee che dovessero emergere e per le quali ritenessi interessante dire la mia.

A parte, quindi, problematiche del momento, nel futuro prossimo dedicherò i miei post a tre argomenti che vado qui sotto ad indicare, post che non necessariamente avranno la stessa sequenza.

1 – IL  “MIO” CIVISMO (cfr post del 23 gennaio 2022).

Qui mi limiterò a due aspetti lasciando allo specifico post una trattazione più  articolata.

Vediamo, innanzitutto, cosa si intende per civismo nel linguaggio comune. Ecco alcune definizioni tratte da vocabolari on line:

  • Nobiltà di sentimenti civili, alto senso dei proprî doveri di cittadino e di concittadino, che spinge a trascurare o sacrificare il benessere proprio per l’utilità comune (Vocabolario Treccani);
  • Coscienza dei doveri di cittadino che si manifesta in azioni e comportamenti utili al bene comune (dizionario Hoepli);
  • coscienza che il cittadino ha dei propri doveri e quindi anche delle proprie responsabilità nei confronti dello stato e della comunità (il nuovo De Mauro).

Quindi chi intendesse “abbracciare” le regole base del civismo dovrebbe, quantomeno, subordinare gli interessi personali e/o della “cerchia” di appartenenza,  agli interessi collettivi (bene comune). E ciò vale sia per i singoli cittadini, sia, e a maggior ragione, per i singoli amministratori della cosa pubblica a qualsivoglia livello.

L’altro aspetto cui intendo far cenno in questa sede è l’astenzionismo. Poco meno della metà degli elettori non si è presentata al secondo turno delle ultime elezioni amministrative. Di converso sono fiorite liste civiche di vario tipo proprio, io credo,  nel tentativo di contenere tale fenomeno.

Su questo versante ho maturato la convinzione che se pensiamo al civismo come un mero escamotage per tentare di ridurre l’astenzionismo e, più in generale, per tentare di arginare l’ ormai cronica disaffezione dei cittadini italiani verso la politica, sbagliamo di grosso: il fenomeno avrebbe vita breve. Un civismo “vincente” e destinato a durare nel tempo, tenuto conto della attuale complessità della società,  non dovrà essere, sempre a mio avviso, basato su pochi e logori slogan, bensì la risultante di criteri organizzativi-comportamentali rigorosi e altrettanto complessi incentrati sulla equità sociale, su una profonda revisione dei criteri di partecipazione democratica, ecc.ecc.

Sarò  meno scarno (anzi, spero sufficientemente esaustivo) nell’apposito post.

E’ forse utile aggiungere che in questa sede non intendo inserirmi nelle varie problematiche concernenti il quadro dei forti  cambiamenti che riguardano le molteplici sfaccettature della questione. Tantomeno intendo farlo nell’apposito specifico post. Sarebbe un lavoro poderoso che esula dagli scopi di questo blog e fors’anche inutile dato che persone ben più  qualificate di me hanno scritto pregevoli testi sull’argomento. Più semplicemente, nello specifico post che dedicherò alla questione, esporrò le mie idee, peraltro mutuate tanto da mie specifiche riflessioni, che sono andate sedimentandosi nella mia mente nel corso degli anni, quanto da specifiche letture, in parte già  avvenute, in parte che intenderò fare, su questa problematica.

Qualcuno mi ha domandato se per caso avessi intenzione di “entrare” nella politica “attiva”. Nessunissima intenzione per almeno due motivi:

  • innanzitutto perchè Il mio carattere è  assolutamente incompatibile con l’attività politica. In altri termini non ho le capacità  necessarie.
  • In secondo luogo perchè alla mia età la cosa sarebbe, oserei dire, indecorosamente ridicola.

Diverso, invece, il discorso in termini di mere aspirazioni di un singolo cittadino, giovane o anziano (come il sottoscritto) che sia: come si sa, la speranza è  l’ultima a morire e, per me e nel caso specifico, la speranza consiste nel veder nascere un contesto socio-politico in grado di attenuare/eliminare le molteplici brutture presenti in quello attuale.

2- IL “MIO” FAR WEST. Qui il discorso è  presto detto. Come di consueto traccerò un quadro sintetico di come stanno andando le cose su questo versante. Come leggerete siamo in una situazione di stallo, situazione che, implicitamente, sottolinea il fatto che siamo ancora distanti da requisiti di normalità. In altri termini, anche se non siamo più nel far west dei primi tempi permangono “fastidi” tali da dover dire che siamo ancora nella versione light.

3- IL “MIO” DETRATTORE OCCULTO. Nel post dell’8 marzo 2020 (Perchè “alzare il tiro”: mero post informativo per i miei quattro followers) dichiaro che, su tale specifica problematica, i risultati conseguiti sono del tutto insoddisfacenti. Da qui la necessità di, appunto, alzare il tiro nei termini ivi descritti.  Adesso occorre di nuovo alzare il tiro, cosa che farò nei termini che  esporrò nello specifico post. Il discorso sarà piuttosto lungo dato che intendo riportarvi in maniera esaustiva tutti gli aneddoti(aspetti oggettivi) ed i miei ragionamenti sottostanti (aspetti soggettivi) utili a dimostrare/certificare:

  • Innanzitutto l’esitenza di quello che ho inteso denominare “detrattore occulto”
  • In secondo luogo le sue (del detrattore occulto) caratteristiche operative che, a mio modestissimo parere, possono essere assimilabili e quelle tipicamente mafiose, pure se non riconducibili direttamente ad altre realtà di criminalità organizzata presenti nel territorio italiano;
  • Infine, ed ovviamente, che tutte le fakes nei miei confronti veicolate sono, appunto, fakes. Fakes, com’era logico attendersi, assolutamente spregevoli nonchè enormemente stupide (nel senso che colui a cui vengono attribuite – vale a dire il sottoscritto – dovrebbe essere un personaggio oltremodo stupido oltre che, senza ombra di dubbio, un miserabile balordo).

Comununque sia una cosa è  certa: io continuerò a battere questa “strada oscura” fin quando non la vedrò  trasformata in una strada ben illuminata anche negli anfratti più reconditi.

NASCITA, A SIENA, DEL “TERZO POLO” (CIVICO): UNA FIEVOLE SPERANZA

 

….adottare un metodo di governo davvero capace di rappresentare correttamente le esigenze dei cittadini e di….rompere con una pratica di governo opaca e trasversale che viene dalle esperienze passate.

E poi:

La costituzione di un Terzo Polo Civico potrà rappresentare l’opzione giusta per restituire dignità ad una collettività mortificata dal sistema dei partiti, che  al momento è risultato palesemente incapace di creare condizioni di innovazione e buongoverno.

Sono queste, in prima battuta, le frasi che più  mi hanno colpito leggendo l’articolo, pubblicato sulla stampa locale il 17 gennaio, che riportava un comunicato sulla nascita, appunto, di un patto fra “tutte le formazioni civiche che rappresentano l’opposizione all’amministrazione De Mossi”.  Obiettivo: “sondare la possibilità di costituire un terzo polo civico per le prossime amministrative”.

Confesso che quelle poche parole hanno, come dire, scalfito la mia ormai “endemica” delusione nei confronti anche, ma non solo, della politica. Stai a vedere –  mi sono detto – che è  la volta buona per, appunto, ritrovare la “dignità”  (politica) perduta. E mi sono anche detto che sarebbe bello poter riscontrare, nei fatti (al di là quindi delle parole e delle mere enunciazioni) le prerogative indicate succintamente nel citato comunicato.

Ma non vorrei – continuando a parlare fra me e me – che più che il progetto in quanto tale, siano i tuoi desideri ad indurti a credere che possa realizzarsi un disegno che sembra albergare solo nel “tuo libro dei sogni”. E poi – proseguendo nel soliloquio – alla tua età!

Mi è poi tornata alla mente la famosa frase pronunciata, nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, da Tancredi, il nipote del Principe di Salina, quando intese “giustificare” la sua decisione di arruolarsi nei garibaldini : “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

Quindi  – sempre parlando a me stesso – calma e gesso. Un conto è  un’enunciazione, un conto è mettere in piedi un progetto solido “di rinascita” e di robusti cambiamenti.

Ma, alla fin fine, che cosa costa sognare e dare fiducia ad un progetto, al momento solo “sulla carta”, che, considerando lo stato dell’ arte, non navighera’ certamente “con il vento in poppa” ma che, andando in porto come io, non so se si è  capito, spero, potrebbe condurre a quella  Siena migliore che, sono convinto, tantissimi senesi desiderano e, peraltro, si meritano? Nella peggiore delle ipotesi ci procureremo “solamente” (io e chi la pensa come me) un’altra sonora delusione.

Quindi, dico, ben venga un progetto che possiede adeguate premesse per conseguire obiettivi a mio avviso sicuramente interessanti/positivi/auspicabili.

Io, nel mio piccolo, cercherò  di essere un osservatore attento e, nel caso in cui i fatti si dimostrassero coerenti con le prerogative delineate nel citato documento, di dare il mio modestissimo contributo.

 

 

 

 

 

 

PRIMA DI TUTTO LA QUESTIONE ETICA E LA QUESTIONE MORALE

L’odierno dibattito sulle cause dei forti mutamenti in materia di scelte elettorali (che peraltro prosegue ormai da non poco tempo), mi ha “provocato” una crescente sensazione di insofferenza. Da qui la decisione di prendere carta e matita (si fa per dire) con il precipuo scopo di “esternare” la mia opinione al riguardo.

Sociologi, filosofi, economisti, storici, esperti di scienze delle comunicazioni, giornalisti, ecc.. In molti (per fortuna non tutti) si  sono sperticati (e tutt’ora si sperticano) nell’individuare tali cause e, conseguentemente, nel cercare di dimostrare la validità dei loro ragionamenti e delle loro convinzioni.

E la maggior parte di costoro arriva a dedurre, al di là delle “sfumature”, che questi veri e propri sommovimenti siano da ascrivere alla “metamorfosi” delle “linee politiche” dei singoli partiti. Una sorta di tradimento delle, diciamo, vocazioni congenite.

Per meglio dire, il partito x, sempre secondo loro, è stato di fatto “punito” per essere venuto meno alle sue prerogative originarie causando una “migrazione”, più o meno accentuata, del proprio corpo elettorale. Quindi una migrazione riconducibile, esclusivamente o prevalentemente, ancora a loro avviso, a motivi politici (in senso stretto). Una migrazione che, progressivamente, ha determinato una robusta crescita dell’attuale “partito di maggioranza relativa”, vale a dire quello dell’astensione.

Poche sono le persone che arrivano ad indicare la questione etico-morale come la causa principale (o, quantomeno, una delle cause principali) di questi forti cambiamenti. E, francamente, la cosa comincia ad insospettirmi, tanto mi sembrano oltremodo evidenti le deduzioni/conclusioni.

Prima di entrare nel vivo della problematica alcune telegrafiche considerazioni sull’utilizzo delle parole etica e morale. Sovente queste vengono usate come sinonimi e, in questo contesto, la cosa sarebbe del tutto corretta (in termini estremamente rozzi e tutt’altro che esaustivi possiamo dire che l’etica attiene alla filosofia mentre la morale riguarda l’oggetto di studio dell’etica; non mi dilungo oltre sulle diversità fra le due parole in quanto ben spiegate in qualsiasi buon vocabolario della lingua italiana).

Ed allora, qualcuno dirà, perché usarle ambedue, per di più in qualità di attributo della medesima parola (questione)? Bene, la risposta è abbastanza semplice: l’intendimento è quello di dare il massimo rilievo possibile a questo aspetto. Voglio cioè dire che le mie odierne convinzioni al riguardo pongono la questione etico-morale al di sopra di tutte le altre che, peraltro, sono sicuramente presenti. Da qui, come già detto, la mia crescente sensazione di insofferenza.

Pertanto, tornando all’argomento, mentre nella maggior parte dei casi viene portata avanti la tesi del, diciamo, tradimento, qui, appunto, si arriva a ritenere che questa disaffezione (se non una vera e propria repulsione) dei cittadini nei confronti della politica sia stata “alimentata”, perlopiù, proprio da questioni etiche e da questioni morali. Si badi bene, io non voglio affermare che non esistano altre cause che hanno contribuito a determinare il “fenomeno” indicato. Intendo solo dire che, a mio avviso, è dal versante etico-morale che, generalmente, sono arrivate le spinte più significative.

Io credo che gli italiani non ne possano più di:

  •  apprendere continuamente dagli organi di stampa di atti di corruzione, atti per i quali spesso sono coinvolti personaggi politici:
  • vedere i partiti occupare sempre più diffusamente e capillarmente le istituzioni;
  • vedere continuamente calpestata la meritocrazia a vantaggio del clientelismo (se non del nepotismo/familismo);
  • dover ricorrere a “conoscenze” politiche perfino per ottenere una banale autorizzazione amministrativa;
  • ecc.;
  • ecc..

E sono convinto che gli attuali assetti parlamentari sarebbero molto diversi se la politica, intesa in senso lato, non avesse fatto di tutto per dimostrare la sua inadeguatezza etica/morale.

Come ho avuto modo di dichiarare più volte anche in questo blog, io sono altresì convinto che un potente antidoto alla corruzione sia da individuare nella trasparenza. E, con riferimento alle istituzioni, ritengo che quanto più queste ultime adotteranno comportamenti/procedure trasparenti, tanto maggiore risulterà, a mio modesto parere,  il livello di impermeabilità (o di minore permeabilità) a fenomeni di corruzione, ancora una volta intesa in senso lato. E, di converso, quanto più una data Istituzione opererà adottando criteri di trasparenza, tanto più, si può dedurre, dimostrerà la sua propensione per combattere la corruzione.

Peraltro, pur ritenendo quella della trasparenza una condizione assolutamente necessaria, sono anche convinto che non sia di per sé sufficiente per conseguire risultati ottimali in termini di “buona gestione” di una data istituzione. Occorrono poi altri requisiti come, per esempio, la professionalità, la capacità organizzativa ed il livello di aggiornamento delle persone nonché, e più in generale, il know how acquisito.

Possibile che io stia prendendo, come si dice, una sonora cantonata? Allo stato delle cose non lo posso escludere. Ma posso garantire che se un giorno arrivassi a convincermi di aver sbagliato, non mancherei di prenderne pubblicamente atto. Per il momento, e dico purtroppo, rimango fermamente “ancorato” a questo mio convincimento.

Come sovente mi accade, la matita mi ha preso la mano (sempre per dire). Molti altri sono gli aspetti che mi piacerebbe trattare in questa sede. In particolare mi piacerebbe ragionare in maniera più approfondita sulla qui ipotizzata correlazione (inversa) fra trasparenza e corruzione. Ma il discorso diverrebbe troppo pesante se si tiene conto del fatto che intendo trattare anche alcuni aspetti riguardanti il solo Comune di Siena. Magari un’altra volta.

Vengo quindi subito al ben più ristretto ambito cittadino.

Come sappiamo il 10 giugno si sono svolte, anche a Siena, le elezioni amministrative. E per la prima volta ha vinto una coalizione di centrodestra. Infatti Luigi De Mossi (candidato a Sindaco di Siena per il Centrodestra: Lega, Lista civica Voltiamo Pagina, Forza Italia, Fratelli d’Italia) ha ottenuto il 50,8 per cento dei voti, contro il 49,2 per cento di Bruno Valenti (candidato a Sindaco di Siena per il centrosinistra: Partito Democratico, lista civica Per Siena, Lista civica In Campo). Una differenza di 378 voti.

Quindi, ai citati sommovimenti, che riguardano l’intero territorio nazionale, per il nostro Comune dobbiamo sommare questa ulteriore eccezionalità. Per completare il “quadro” è forse opportuno ricordare che, in Toscana, anche i comuni di Pisa e di Massa hanno visto vincente il candidato di centrodestra.

Siccome non è mia intenzione fare una analisi del voto, per gli scopi di questo post basta quanto sopra esposto al riguardo.

Torno quindi alle argomentazioni che mi interessa esporre in chiusura di queste note. Argomentazioni che intendo sviluppare sotto forma di appello

APPELLO AL NUOVO SINDACO DI SIENA

Egregio signor Sindaco,

Per quanto sopra esposto sono a pregarla di adoperarsi per impostare la Sua attività sempre su elevati livelli di trasparenza in modo tale da consentire ai cittadini, fra l’altro, di controllare (ebbene sì) il Suo operato e quello della Sua Giunta. Io sono dell’idea che chi si trova ad amministrare la “cosa pubblica”, non solo deve operare esclusivamente nell’interesse della collettività di riferimento [e non, quindi, nel più ristretto interesse di questa o quella lobby (interesse che non necessariamente coincide con quello collettivo)], ma deve anche dare una “congruente” immagine di sé (vale a dire, non solo deve essere, ma deve anche apparire, “come la moglie di Cesare”, al di sopra di ogni sospetto).

Questo mio appello forse risulterà del tutto ridondante in quanto Lei, molto meglio del sottoscritto, potrebbe avere ben presente la problematica e, quindi, avere tutta l’intenzione di procedere nel Suo operato con la massima trasparenza. Ma, come si dice, nel più ci sta il meno. Pertanto io, da semplice residente che paga le tasse, mi permetto di andare avanti, pure se in maniera stringata, nel discorso, con la massima umiltà e con il massimo rispetto per Lei e per la carica di cui oggi Lei è titolare per volontà degli elettori.

Occorre comunque una precisazione, se non altro per evitare che qualcuno possa annoverarmi fra quei non pochi personaggi che si stanno adoperando per “salire sul carro del vincitore”. Io non ho votato per Lei, non ho mai votato per un partito e/o per una coalizione di centrodestra e neppure voterò in futuro per un partito di centrodestra, anche se, alla mia età, riconosco di un certo valore il detto “mai dire mai”.

Per quanto riguarda il “metodo di lavoro”, i miei maestri di studi e di vita (parlo di qualche annetto fa) mi hanno insegnato a “mettere in crisi” (stress tests), sempre e comunque, proprio le idee che ti sembrano valide e/o più vicine ai tuoi ideali e, di converso, a dotarti della massima disponibilità/obiettività allorquando ti trovi a valutare quelle degli altri, tanto più se sono avversari politici. A maggior ragione quando, come in questo caso, l’oggetto sotto osservazione è una istituzione preposta ad amministrare la “cosa pubblica” nel solo ambito comunale dove, sovente (ma non sempre) una buona idea non ha colore politico.

E questo, egregio signor Sindaco, sarà il “verbo” che intendo seguire pedissequamente in tutte le problematiche che deciderò di affrontare nei post del mio blog (molti dei quali riguarderanno l'”istituzione” Amministrazione Comunale), sforzandomi quindi di mantenermi all’interno di rigorosi binari di obiettività. Se a volte non ci riuscirò (spero Lei dia per scontata la mia buona fede) sarò sempre disponibile a rivedere quanto da me affermato e, se pienamente convinto, a rendere il tutto di pubblico dominio.

L’obiettivo, come potrà ben capire, è sempre ed esclusivamente quello: dare un contributo, seppure modestissimo, alla costruzione di una Siena migliore.

Con il tempo, e da tanto tempo, ho potuto imparare che, per ben sottolineare le proprie opinioni, valutazioni, pareri in merito a qualsivoglia argomento, risulta oltremodo utile fare uso di specifici esempi. Ed in questo caso, come suol dirsi, cade a fagiolo la proposta da Lei reintrodotta subito dopo il Suo insediamento (addirittura prima ancora della “chiusura” del palio di Agosto) e riportata ampiamente dalla stampa locale. Mi riferisco alla realizzazione di un centro commerciale ad Isola d’arbia e la contemporanea realizzazione della cosiddetta metropolitana leggera.

Di tale questione mi sono occupato nei post del 23 febbraio 2015 e del 28 febbraio 2015. Ed a questi rimando per alcune mie considerazioni “superficiali”. Peraltro non mancherò di dire la mia quando lo stato dell’arte, su questo specifico aspetto, avrà fatto qualche passo avanti.

Qui il mio intendimento è ben diverso: evidenziare le forti opportunità, per questo specifico progetto, di conseguire appropriati livelli di trasparenza. Sono convinto che per tale problematica esistano le dimensioni temporali e spaziali del tutto adeguate.

Peraltro, proprio per le “dimensioni” del progetto, ritengo che svariate siano le lobbies in gioco le quali non mancheranno di fare tutto quanto è in loro potere per “soddisfare” i loro specifici interessi. Interessi che potrebbero corrispondere con quelli generali ma che potrebbero anche essere, al limite, diametralmente opposti. E quest’ultimo aspetto “gioca” ancor più a favore del “bisogno di trasparenza”.

Conseguentemente, ritengo che la questione centro commerciale-metropolitana leggera possieda tutti i requisiti necessari anche per consentire di verificare il “livello di trasparenza” che Lei intenderà adottare nel periodo in cui si troverà a gestire la “cosa pubblica” locale.

E ciò per diverse ragioni

Innanzitutto perché è un argomento che influenzerà in maniera significativa le varie sfaccettature del contesto socio-economico-produttivo-urbanistico-paesaggistico del territorio .Al riguardo già nel post del 23 Febbraio 2015 mi trovai a scrivere:

 …..l’insediamento di grandi strutture di vendita non è uno scherzo e….. occorre verificare fino in fondo tutti i vantaggi al netto degli svantaggi.

In secondo luogo perché dovrà colloquiare, ritengo, almeno con i comuni contermini.

In terzo luogo perché dovrà interpellare svariate associazioni di categoria, in particolare quelle riguardanti i commercianti.

In quarto luogo perché la Sua giunta dovrà mettere a punto documenti programmatici specifici (compreso quello afferente la viabilità) e, quindi, colloquiare con altre importanti istituzioni.

Infine perché non potrà fare a meno, io credo/spero, di informare la popolazione residente delle scelte che mano a mano andrà ad intraprendere.

 

 

 

APPELLO PER SIENA: LE CONCLUSIONI DELLA COMMISSIONE REGIONALE D’INCHIESTA SUL MONTE DEI PASCHI

Giovedì 22 Settembre dell’anno in corso, a Firenze, in apposita conferenza stampa, sono state presentate le due relazioni finali predisposte dalla Commissione d’inchiesta sulla “questione” Monte dei Paschi, costituita dal Consiglio Regionale della Toscana.

Le prerogative di questa Commissione sono indicate nel  verbale della seduta numero 3 dell’ 8 ottobre 2015:

La commissione nasce come inevitabile reazione del Consiglio Regionale in merito all’insieme di fatti conosciuti come “scandalo Monte dei Paschi”, in parte oggetto di procedimenti giudiziari e/o inchieste della magistratura, considerato il gravissimo impatto che tali avvenimenti comportano tuttora sul sistema economico, sociale e sanitario toscano.

La commissione tratterà di:

• Fondazione Monte dei Paschi di Siena;

• Banca Monte dei Paschi di Siena;

• I Rapporti con la Regione Toscana.

Perché due relazioni, mi sono domandato, all’interno di una commissione? Forse perché, ho subito tentato di rispondere a me stesso, esistevano divergenze significative fra i singoli membri della Commissione medesima.

La conferma di questa ipotesi è arrivata, inequivocabile, quando sono andato a leggere, nella relazione approvata dal Partito Democratico, il paragrafo dedicato alle note metodologiche (dove, al riguardo, si legge testualmente:

La relazione conclusiva del Partito Democratico si differenzia dalla relazione di minoranza da una diversa impostazione metodologica che, viste anche le numerose inchieste della magistratura in corso sulle vicende in oggetto, ha teso a distinguere la diversa attendibilità e peso delle fonti e delle opinioni virgolettate, pur senza far venir meno l’obiettivo di produrre un’opinione articolata, netta e documentata su quanto avvenuto)

ed, anche, nel sito MOVIMENTO5STELLETOSCANA, il post del 24 Ottobre 2016 intitolato “SCANDALO MPS: CONCLUSIONI COMMISSIONE D’INCHIESTA” (che, con riferimento alle relazioni finali, riporta, ancora testualmente:

Sono due relazioni entrambe votate a maggioranza; la nostra, M5S, Lega, SI, ha ottenuto l’astensione del PD che ci ha riconosciuto il valore del lavoro svolto e quella del PD è stata votata dal solo PD con astensione degli altri commissari. I punti di divisione sono:

  • responsabilità su vicenda Antonveneta e contesto del dissesto

  • groviglio armonioso, intrecci poteri forti più o meno occulti

  • peculiarità toscana del sistema partitico clientelare

  • continuità con il passato

  • conclusioni e proposte).

Allora, per farmi un’idea sufficientemente precisa o, per meglio dire, adeguatamente organica della questione (la “valanga” di informazioni diramate dai media, intesi in senso lato, non consente di “disegnare” un quadro retrospettivo fedele di questa complessa realtà),  ho deciso di:

  1. approfondire la lettura dei quotidiani di questo ultimo periodo;
  2. reperire e leggere i due suddetti documenti ed altri che eventualmente dovessi rintracciare e ritenere “meritevoli” di essere letti.

Riguardo al punto 2, anche se è mia intenzione, appunto, leggere tutte le pagine di tali documenti, per quanto intendo esporre in questo post ritengo sufficiente limitarmi alla lettura, per ambedue le relazioni, delle pagine introduttive (le prime 21 pagine della relazione M5S-Lega Nord-SI Toscana a sinistra; le prime 16 pagine della relazione PD), quelle dedicate alle conclusioni (dalla pagina 134 in poi per la  relazione M5S-Lega Nord-SI Toscana a sinistra; dalla pagina 89 in poi della relazione PD) ed, anche, i paragrafi dedicati ai crediti deteriorati. Vedrò, in seguito, a lettura completa ultimata, se sarà il caso o meno di pubblicare ulteriori post sulla questione.

Ma partiamo dall’inizio.

Con deliberazione dell’Ufficio di Presidenza della Regione Toscana del 30 luglio 2015 n.52, è stata costituita una Commissione d’inchiesta, composta da un consigliere per ciascun gruppo consiliare, denominata “In merito alla fondazione Monte dei Paschi di Siena e alla Banca Monte dei Paschi di Siena. I rapporti con la Regione Toscana.” Una Commissione composta, originariamente da 5 persone: Claudio Borghi (Lega Nord), Tommaso Fattori (SI-Toscana a sinistra), Giacomo Giannarelli (Movimento 5 stelle), Leonardo Marras (Partito democratico), Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia-AN). I commissari hanno poi eletto, al loro interno: il Presidente (Giacomo Giannarelli), il Vicepresidente (Leonardo Marras) e il Vicepresidente Segretario (Claudio Borghi). Con l’inizio del 2016 non risulta più componente di detta commissione il rappresentante di Fratelli d’Italia-AN.

Questa Commissione ha iniziato i lavori il 24 Settembre 2015 e li ha terminati il 28 luglio 2016. E, come già detto, alla fine dei lavori sono state presentate due relazioni finali.

Veniamo quindi, per ambedue le relazioni finali. alla parte introduttiva ed alle conclusioni.

In questa sede non ho però intenzione di fare un riassunto dei relativi contenuti. Anche perché chi è interessato può reperire con facilità i documenti più volte citati disponibili nel sito della Regione Toscana. E leggersi le pagine qui indicate occuperà al massimo due-tre ore di tempo. Tanto meno intendo procedere ad una comparazione analitica e serrata con lo scopo di addivenire ed una sorta di “voto finale”.

Qui mi interessa soltanto verificare se gli interrogativi, impliciti ed espliciti, rimasti in sospeso sono tali da giustificare l’attivazione, sempre con riferimento allo “scandalo Monte dei Paschi”, di una Commissione Parlamentare d’inchiesta, tenuto conto del fatto che una tale commissione ha poteri ben più “potenti” di una Commissione Regionale d’inchiesta (così recita, al riguardo, l’art. 82 della Costituzione:

Ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse. A tale scopo nomina fra i propri componenti una Commissione formata in modo da rispecchiare la proporzione dei vari gruppi. La Commissione d’inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria)

e che il M5S ha di recente presentato, in Commissione Finanze del Senato, un disegno di Legge per l’istituzione, appunto, di una Commissione Parlamentare d’inchiesta.

Ambedue le conclusioni indicano chiaramente (molto di più quella del M5S) che non pochi sono gli interrogativi che non hanno avuto risposta. Interrogativi tutti di notevole (per non dire vitale) importanza e che potrebbero (e sottolineo potrebbero) trovare risposte adeguate da una Commissione Parlamentare.

Peraltro qualcuno dirà, e non a torto, che sulla questione MPS strumentalizzazioni ce ne sono state fin troppe. Da qui la logica deduzione che la scelta di istituire tale Commissione Parlamentare risulterebbe oltremodo dannosa per l’insieme delle variegate sfaccettature della nostra realtà sociale in quanto determinerebbe forti ripercussioni negative in termini di immagine, a seguito delle “veicolazioni” mediatiche facilmente ipotizzabili.

Da qui il dilemma o, per meglio dire, la difficoltà intrinseca: pure se anch’io provo dispiacere “quando sento un senese che dice di aver tolto il conto dalla Banca Monte dei Paschi” (cfr l’intervista di Gennaro Groppa al Sindaco di Siena Valentini sul Corriere di Siena di Sabato 24 Settembre 2016 a pag.4), mi trovo adesso ad interrogarmi sulla necessità di istituire la più volte citata Commissione Parlamentare.

Ma prima di iniziare le conclusioni di questo post una premessa per me indispensabile.

Pur senza voler minimizzare i molti elementi degenerativi che, come ben evidenziato nelle citate relazioni, hanno condotto a questo vero e proprio disastro (marcata ingerenza della politica nella gestione aziendale, criteri tutt’altro che professionali con cui si è provveduto ad individuare certe nomine apicali, metodi tutt’altro che professionali adottati nell’erogazione del credito, politica “suicida” in termini di acquisizioni, spericolate operazioni “finanziarie” impostate per occultare la reale situazione patrimoniale della banca, ecc., ecc., ecc.) io rimango convinto che, per un contesto territoriale che, peraltro, va ben al di là di quello riferibile alla “comunità senese”, il Monte dei Paschi è risultato essere un supporto di importanza tutt’altro che marginale che ha consentito a tale contesto di conseguire grandi risultati, sia in termini meramente economici, sia in termini qualità della vita ed, anche, di qualità della convivenza civile.

E per quanto or ora accennato, ho la presunzione di ritenere che molti, come me, considerano tutt’altro che facile, per un senese, rispondere serenamente al seguente interrogativo: è auspicabile, mettendo tutto sulla bilancia, che si addivenga alla costituzione della suddetta commissione?

E’ ragionevole ipotizzare che saranno in molti (singole persone e/o organismi di vario genere) a voler utilizzare i risultati di tale commissione con l’unico scopo di denigrare e ferire ulteriormente la Banca, la Fondazione, alcune istituzioni senesi, certe realtà politiche facilmente individuabili ed, anche, la città nel suo insieme.

Per chi, come me, è interessato esclusivamente, diciamo così, al bene comune, questo scenario sembrerebbe da evitare. Anche perché, potremmo aggiungere, spetta alla magistratura scoprire ulteriori eventuali responsabilità, penali e/o civili che siano.

Ma così facendo, mi sono detto,  si alimenterebbe il sospetto di voler nascondere altri e ben più “pesanti” aspetti negativi. E data la gravità dello “scandalo”, non ci si può permettere il lusso di mantenere in superficie “interventi di pulizia” che invece dovrebbero operare in buona profondità  in quanto volti ad eliminare storture ben radicate e veri e propri atteggiamenti contigui alla criminalità.

Alcuni capitoli di questa “storia”, che tanto danno ha arrecato alla nostra comunità, forse sono ancora da scrivere. Per questo qualsivoglia azione volta a sminuire, frenare, ridimensionare, impedire i tentativi di approfondire e rendere trasparenti gli aspetti ancora in ombra si risolverebbe, a mio avviso, in un vero e proprio boomerang per l’istituzione qui considerata e per l’intero territorio di appartenenza.

Siamo quindi arrivati alla mia opinione conclusiva: alla luce dei ragionamenti sopra descritti io ritengo la costituzione di una Commissione Parlamentare d’inchiesta non soltanto opportuna ma necessaria.

Ed io credo, anche in questo caso, che sia possibile “neutralizzare”, in tutto o in parte, le ripercussioni negative sopra indicate, utilizzando, con grande ostinazione,  l'”arma” della trasparenza.

Questa è la mia modesta opinione, anche se ho l’ulteriore presunzione di credere che molti sono i senesi che la pensano come me.

APPELLO PER SIENA: SULLE “CONSULTE TERRITORIALI DEI CITTADINI”

.In questo primo post “specifico” intendo approfondire alcune questioni riguardanti le CONSULTE TERRITORIALI DEI CITTADINI con l’obiettivo di dare il mio modesto contributo al dibattito in corso sull’utilità di questo nuovo organismo (anche in virtù del fatto che le Consulte avranno una sperimentazione di 12 mesi).

RIFERIMENTI NORMATIVI. Le Consulte Territoriali dei Cittadini (C.T.C.) furono adottate in sostituzione delle “vecchie” Circoscrizioni di decentramento comunale soppresse, queste ultime, nei comuni con popolazione inferiore a 250.000 abitanti, con la Legge finanziaria del 2010 e decadute, a Siena, nel maggio 2011 “in concomitanza delle elezioni per il rinnovo dell’Amministrazione Comunale”.

Il relativo regolamento fu approvato nel febbraio 2012, con successive modifiche dell’aprile 2012 e del marzo 2014.

Rimandando alla documentazione disponibile sul sito del Comune di Siena per una lettura completa, ai nostri fini interessano solo i seguenti aspetti:

  • nel comune di Siena sono state istituite n.5 C.T.C.;
  • 35 giorni prima delle elezioni il Sindaco convoca i comizi elettorali e fissa la data delle elezioni;
  • entro il 20° giorno antecedente la data delle elezioni possono essere presentate le liste dei candidati ed ogni lista deve essere presentata da non meno di trenta e non più di 100 elettori residenti nel territorio della C.T.C.;
  • ogni lista deve contenere da un minimo di 7 ad un massimo di 15 candidati nel rispetto delle pari opportunità tra uomini e donne sancite nell’art. 51 della Costituzione Italiana:
  • per la candidabilità valgono le norme vigenti per i consiglieri comunali;
  • hanno diritto di voto tutti i residenti nel territorio, italiani e stranieri, che abbiano compiuto il 16° anno di età;
  • riguardo alle funzioni possiamo dire, sinteticamente, che le C.T.C. sono esclusivamente consultive.

LE ELEZIONI. Si sono svolte in data 8 giugno dell’anno in corso e vi hanno partecipato soltanto due liste ( quella del Partito Democratico e quella di “Siena Società aperta”). L’affluenza sembra essere stata molto bassa (attorno al 4 per cento).

LE POSIZIONI. Ad esclusione dei raggruppamenti di cui sopra, tutte le altre forze politiche hanno deciso di non partecipare a queste elezioni  per designare i rappresentanti nelle cinque C.T.C. in quanto considerate organismi inutili o, nella migliore delle ipotesi, di scarsa importanza. Perfino l’associazione SIENA CAMBIA, vicina al Sindaco Valentini, ha deciso di non presentare proprie liste considerando le C.T.C. con “funzioni troppo generiche e una struttura fin troppo ingessata e burocratica” struttura che, quindi, “non permette loro di esplicare al meglio il ruolo fondamentale di dare voce alle richieste, alle esigenze ed alle proposte dei cittadini”. Le posizioni più critiche vengono dai partiti/movimenti di opposizione di centro-destra “a dimensione nazionale”, in particolare Forza Italia e Lega Nord. Ma anche dagli altri raggruppamenti politici (Sinistra per Siena, Movimento 5 Stelle, Socialisti senesi e l’insieme di associazioni che fanno capo alla lista “Cittadini di Siena”) giungono, pur con diverse sfumature, pareri sostanzialmente negativi.

LE MIE OPINIONI. Vediamo innanzitutto gli aspetti positivi e gli aspetti negativi (come accade non di rado in queste cose, una situazione considerata positiva da una persona -nel caso specifico il sottoscritto -, può essere valutata in maniera addirittura opposta da altra persona; voglio cioè dire che, nel caso specifico, il “dominio” degli elementi soggettivi su quelli oggettivi può condurre ad un insieme di valutazioni anche fortemente eterogeneo):

  • Aspetti positivi: numero minimo relativamente contenuto di elettori necessari per presentare una lista (30); status degli aventi diritto di voto (italiani e stranieri  residenti che hanno compiuto 16 anni di età); gratuità degli incarichi.
  • Aspetti negativi: funzioni solamente consultive, funzioni troppo generiche, struttura normativa troppo burocratica.

Al momento ritengo prematuro esprimere in maniera categorica la mia opinione sull’eventuale grado di utilità che tali organismi saranno in grado di dare per il conseguimento di migliori obiettivi sul fronte della partecipazione, della trasparenza e del controllo dei cittadini. Molto dipenderà, io credo, da almeno tre elementi:

  1. la capacità dell’Amministrazione Comunale di sollecitare/irrobustire il desiderio di partecipazione dei componenti le singole C.T.C.;
  2. il contenuto del cosiddetto Regolamento per la gestione dei beni comuni che il Comune di Siena sembra intenzionato a predisporre in tempi abbastanza brevi (sarebbe, per quanto mi è dato sapere, il secondo comune in Italia ad intraprendere questa strada relativamente innovativa);
  3. la capacità e la lungimiranza degli estensori del suddetto regolamento sul versante, sempre, della trasparenza, del controllo dei cittadini, della semplicità e nel saper predisporre robuste integrazioni/sinergie con, appunto, la normativa concernente le citate C.T.C.

Io, con le mie modeste forze, ottemperando alle prerogative che mi sono assegnato quando ho deciso di mettere in piedi questo blog, mi riprometto di dedicarvi la dovuta attenzione e, quindi, per ambedue le problematiche (Consulte territoriali e Gestione dei beni comuni),  “dare conto” tanto in termini di informativa tout court, quanto con riferimento alle posizioni dei singoli “attori interessati” nonché, infine, esplicitando le mie opinioni.

Anche se, come accennato, non me la sento, obiettivamente, di dare, ad oggi, un giudizio sull’utilità di questi neonati organismi, mi sento peraltro di dire con buona certezza che, tenuto conto dell’attuale stato dell’arte sul versante telematico e del livello di integrazione/globalizzazione della società, si può fare certamente di più e di meglio.

Da qui l’appello, in questo caso, al Sindaco di Siena

Egregio Signor Sindaco

Sappiamo della cronica inadeguatezza della politica a mantenersi al passo coi tempi e, in particolare, ad intercettare i bisogni emergenti di una società che si evolve sempre più velocemente. Peraltro mi sembra di cogliere una certa volontà, in alcune Istituzioni, di recuperare su tale versante. Con riferimento alla problematica qui considerata, si tratta semplicemente di “battere” con speditezza e coraggio, quelle strade, abbastanza facili da individuare, che possano determinare un recupero di fiducia e di partecipazione e che conducano, anche dal lato dell’ “offerta”, ad una ben più robusta trasparenza. Ed a Siena, penso che Lei convenga, di queste “strategie” abbiamo particolarmente bisogno.