QUALITA’ DELLA VITA NELLA PROVINCIA DI SIENA: ISTRUZIONI PER L’USO

Nell’arco di un mese (per l’esattezza fra il 19 Novembre ed il 19 Dicembre) sono stati resi pubblici i risultati delle indagini (o, se volete, delle classifiche) sulla cosiddetta qualità della vita, elaborate dal quotidiano economico ITALIA OGGI, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università La Sapienza di Roma (19 Novembre 2018), e dal quotidiano economico IL SOLE 24 ORE (19 Dicembre 2018).
La prima istruzione per l’uso che ritengo opportuno fornire in questa sede riguarda l’unità territoriale prescelta: in ambedue le indagini vengono presi a riferimento valori attinenti al territorio provinciale e non, come non di rado qualche giornalista indica, al più contenuto ambito comunale. E questo, si badi bene, non tanto per volere ad ogni costo  “spaccare il capello in quattro” quanto perché il grado di omogeneità fra realtà  socio-economica del comune capoluogo e realtà socio-economica dei comuni appartenenti alla provincia di quel comune capoluogo potrebbe anche risultare, in certi casi e/o in certi periodi, tutt’altro che elevata.
Una “rozza” conferma di prima linea di quanto vado dicendo la si ricava anche, per esempio, dai dati sulla popolazione residente: poco meno di 54.000 per il solo capoluogo, intorno a 268.000 per tutti i 35 comuni compresi nella provincia di Siena; quindi, sempre con riferimento alla popolazione residente, il “peso” del comune capoluogo rispetto all’intera provincia risulta essere di poco superiore al 20 per cento.
Per quanto or ora detto, a mio avviso non risulta corretto, per esempio, denigrare o elogiare (a seconda dei casi o, meglio, degli interessi “di bottega”) un’amministrazione comunale sulla base dei valori riportati nelle citate indagini.
Se proprio si vuole tentare un approccio del genere (“scendere” alla dimensione comunale), comunque sensibilmente approssimativo, occorre irrobustire/affinare/rettificare l’analisi con ulteriori informazioni socio-economiche disponibili, appunto, su dimensione comunale. E non so se il gioco valga la candela.
Occorre poi tenere conto del lag temporale esistente fra il momento in cui vengono intraprese certe scelte in ambito socio-economico a livello amministrativo ed il momento in cui tali scelte dispiegano i loro effetti. Non di rado fra i due momenti occorrono tempi medio-lunghi. E’ quindi del tutto probabile che i risultati di certe graduatorie derivino anche da scelte intraprese dalla Amministrazione comunale precedente a quella in carica nel periodo di riferimento.
In questo post non interessa analizzare la copiosa messe di informazioni contenute nelle citate indagini ma, più semplicemente – e, a pensarci bene, non proprio banalmente – fornire qualche suggerimento per interpretare correttamente i due lavori ed, anche, esprimere una opinione sulla relativa “bontà/scientificità”.
Lasciando perciò a chi lo desidera, o a chi ne ha necessità, il compito di leggersi le varie classifiche ed i relativi commenti, qui occorre soltanto utilizzare quel poco che serve per i nostri fini.
Ancora con riferimento alla provincia di Siena si rileva, nella graduatoria/classifica generale, per l’anno 2018, una 4a posizione nell’indagine dell’Università La Sapienza di Roma-Italia Oggi ed una 26a  posizione nell’indagine de Il Sole 24 Ore. Nel 2017, sempre in termini di graduatoria generale, rileviamo che, per ambedue le indagini, la posizione della provincia di Siena risultava essere l’11a. Quindi, da una medesima posizione conseguita nel 2017 siamo passati ad una marcata diversità per il 2018.
Questa significativa “forbice” (26-4= 22 posizioni) induce in qualche modo a scusare chi ha voluto manifestare il proprio scetticismo sulla, appunto, bontà/scientificità di tali indagini. “Se due indagini” – dicono costoro – “riguardanti la medesima problematica” (la qualità della vita, n.d.r.), “conducono, a distanza di un solo anno, a conclusioni così diverse, implicitamente stanno a sottintendere la fragilità e l’opinabilità delle indagini medesime”.
Io la penso in maniera molto diversa (e, peraltro, ben più “articolata”) e nel prosieguo di questo post cercherò di “validare” questa mia opinione.
Ma torniamo alle “istruzioni per l’uso”. Per una corretta valutazione dei risultati conseguiti occorre altresì tenere sempre ben presente l'”area di appartenenza” di indagini di questo tipo: le scienze sociali. E nelle scienze sociali, come si sa, tanto le “variabili” utilizzate, quanto le relative interdipendenze sono ben più labili/mutevoli di quelle riguardanti, per esempio, le scienze naturali (astronomia, biologia, fisica, ecc.). Pertanto, per quanto qualsivoglia studioso di scienze sociali cerchi di “lavorare” con l’intendimento di perseguire la massima obiettività e la massima affidabilità, dovrà vieppiù dotarsi di uno strumentario volto a riprodurre quella che genericamente potremmo indicare come la prova del nove. E, di converso, qualsivoglia utilizzatore si trovi a dover adoperare indagini facenti capo alle scienze sociali, dovrà, sempre e comunque, ricercare avalli e conferme a qualsiasi deduzione.
Queste considerazioni valgono “in senso lato”, vale a dire a prescindere dallo specifico contesto sotto osservazione.
Venendo alle due ricerche indicate, le cose divengono  ancora più complicate per almeno due motivi:
  • la capillarità dell’analisi e, quindi, la notevole quantità di “variabili” utilizzate in ambedue le indagini;
  • le diversità fra le due ricerche per quanto riguarda l’architettura di base predisposta dalle medesime
Come già detto, in questa sede l’intendimento non è quello di analizzare, più o meno approfonditamente, le molteplici sfaccettature delle suddette indagini, ma solo di mettere in luce alcuni “trabocchetti” insiti nello “strumentario” oggetto di analisi, al fine di addivenire a deduzioni quanto più possibile affidabili
Nel caso specifico risulta abbastanza agevole dimostrare la non adeguata omogeneità dell'”architettura” sottostante le due ricerche mediante poche ulteriori informazioni, invitando chi volesse saperne di più, a “scaricare” le intere indagini da Internet (inserire in questo post le necessarie note metodologiche lo avrebbe appesantito significativamente senza produrre alcun valore aggiunto):
  • nell’indagine predisposta da Italia Oggi sono presenti nove raggruppamenti (dimensioni di analisi), 21 sottoraggruppamenti (sottodimensioni) ed 84 indicatori di base;
  • nell’indagine predisposta da Il sole 24 ore sono presenti 6 raggruppamenti (macroaree/paramentri) ognuno dei quali è composto da 7 indicatori (sottoindicatori).
Inoltre per ambedue le indagini vengono inseriti differenti indicizzazioni e/o aggiustamenti.

 

Concludo questo post rispondendo a tre domande (quelle che, a mio avviso, risultano di maggior peso) fra le tante possibili:
  1. Le due indagini più volte indicate hanno o no “valore scientifico”? A mio avviso il livello di scientificità è del tutto adeguato. In questo campo le scelte possibili sono molte, tutte ottimali ma anche, se vogliamo, tutte opinabili. Una opinabilità che deriva da diversi fattori: la mancanza di prassi consolidate ed accettate, la molteplicità delle scelte possibili per quanto riguarda le “variabili” da utilizzare, le diverse opinioni ancor oggi esistenti su come misurare la “qualità della vita” ed altro ancora. L'”utilizzatore” può decidere di scegliere l’indagine che gli sembra più adatta per i suoi scopi. Come pure può decidere di utilizzarle ambedue con i dovuti accorgimenti e, comunque, rifuggendo da comparazioni “secche”. Basta, tutto sommato, l’approccio del buon padre di famiglia per evitare errori marchiani o peggio ancora.
  2. Le due indagini sono comparabili? Direi di no. Ma non tanto per differenze in termini qualitativi quanto per le diversità degli specifici contesti sotto osservazione. Certo, nel caso in cui una data provincia si posizioni abbastanza bene (o abbastanza male) in ambedue le analisi, si può irrobustire l’ipotesi sottostante.
  3. Ogni singola indagine, riferita ad un dato anno, può essere messa a confronto, sia nel risultato generale, sia nei risultati parziali, con quella riferita ad un anno diverso?  Direi di sì, a parità di condizioni. Vale a dire nel caso in cui non risultino sopraggiunti cambiamenti più o meno “pesanti” sulla relativa “architettura”. A tale condizione ha certamente senso confrontare i valori dell’indagine al tempo t, con quelle riferite al tempo t-1,t-2,t-3……….t+1, t+2, t+3………

E senza prendere in considerazione gli eventuali “difetti” insiti nei singoli dati forniti dalle “fonti” disponibili.

Queste sono le mie modestissime opinioni (anch’esse opinabili) in merito alle istruzioni per l’uso necessarie, in casi come questo, per evitare di essere inclusi nell’esercito degli incompetenti o, peggio ancora, in quello dei prezzolati.

PRIMA DI TUTTO LA QUESTIONE ETICA E LA QUESTIONE MORALE

L’odierno dibattito sulle cause dei forti mutamenti in materia di scelte elettorali (che peraltro prosegue ormai da non poco tempo), mi ha “provocato” una crescente sensazione di insofferenza. Da qui la decisione di prendere carta e matita (si fa per dire) con il precipuo scopo di “esternare” la mia opinione al riguardo.

Sociologi, filosofi, economisti, storici, esperti di scienze delle comunicazioni, giornalisti, ecc.. In molti (per fortuna non tutti) si  sono sperticati (e tutt’ora si sperticano) nell’individuare tali cause e, conseguentemente, nel cercare di dimostrare la validità dei loro ragionamenti e delle loro convinzioni.

E la maggior parte di costoro arriva a dedurre, al di là delle “sfumature”, che questi veri e propri sommovimenti siano da ascrivere alla “metamorfosi” delle “linee politiche” dei singoli partiti. Una sorta di tradimento delle, diciamo, vocazioni congenite.

Per meglio dire, il partito x, sempre secondo loro, è stato di fatto “punito” per essere venuto meno alle sue prerogative originarie causando una “migrazione”, più o meno accentuata, del proprio corpo elettorale. Quindi una migrazione riconducibile, esclusivamente o prevalentemente, ancora a loro avviso, a motivi politici (in senso stretto). Una migrazione che, progressivamente, ha determinato una robusta crescita dell’attuale “partito di maggioranza relativa”, vale a dire quello dell’astensione.

Poche sono le persone che arrivano ad indicare la questione etico-morale come la causa principale (o, quantomeno, una delle cause principali) di questi forti cambiamenti. E, francamente, la cosa comincia ad insospettirmi, tanto mi sembrano oltremodo evidenti le deduzioni/conclusioni.

Prima di entrare nel vivo della problematica alcune telegrafiche considerazioni sull’utilizzo delle parole etica e morale. Sovente queste vengono usate come sinonimi e, in questo contesto, la cosa sarebbe del tutto corretta (in termini estremamente rozzi e tutt’altro che esaustivi possiamo dire che l’etica attiene alla filosofia mentre la morale riguarda l’oggetto di studio dell’etica; non mi dilungo oltre sulle diversità fra le due parole in quanto ben spiegate in qualsiasi buon vocabolario della lingua italiana).

Ed allora, qualcuno dirà, perché usarle ambedue, per di più in qualità di attributo della medesima parola (questione)? Bene, la risposta è abbastanza semplice: l’intendimento è quello di dare il massimo rilievo possibile a questo aspetto. Voglio cioè dire che le mie odierne convinzioni al riguardo pongono la questione etico-morale al di sopra di tutte le altre che, peraltro, sono sicuramente presenti. Da qui, come già detto, la mia crescente sensazione di insofferenza.

Pertanto, tornando all’argomento, mentre nella maggior parte dei casi viene portata avanti la tesi del, diciamo, tradimento, qui, appunto, si arriva a ritenere che questa disaffezione (se non una vera e propria repulsione) dei cittadini nei confronti della politica sia stata “alimentata”, perlopiù, proprio da questioni etiche e da questioni morali. Si badi bene, io non voglio affermare che non esistano altre cause che hanno contribuito a determinare il “fenomeno” indicato. Intendo solo dire che, a mio avviso, è dal versante etico-morale che, generalmente, sono arrivate le spinte più significative.

Io credo che gli italiani non ne possano più di:

  •  apprendere continuamente dagli organi di stampa di atti di corruzione, atti per i quali spesso sono coinvolti personaggi politici:
  • vedere i partiti occupare sempre più diffusamente e capillarmente le istituzioni;
  • vedere continuamente calpestata la meritocrazia a vantaggio del clientelismo (se non del nepotismo/familismo);
  • dover ricorrere a “conoscenze” politiche perfino per ottenere una banale autorizzazione amministrativa;
  • ecc.;
  • ecc..

E sono convinto che gli attuali assetti parlamentari sarebbero molto diversi se la politica, intesa in senso lato, non avesse fatto di tutto per dimostrare la sua inadeguatezza etica/morale.

Come ho avuto modo di dichiarare più volte anche in questo blog, io sono altresì convinto che un potente antidoto alla corruzione sia da individuare nella trasparenza. E, con riferimento alle istituzioni, ritengo che quanto più queste ultime adotteranno comportamenti/procedure trasparenti, tanto maggiore risulterà, a mio modesto parere,  il livello di impermeabilità (o di minore permeabilità) a fenomeni di corruzione, ancora una volta intesa in senso lato. E, di converso, quanto più una data Istituzione opererà adottando criteri di trasparenza, tanto più, si può dedurre, dimostrerà la sua propensione per combattere la corruzione.

Peraltro, pur ritenendo quella della trasparenza una condizione assolutamente necessaria, sono anche convinto che non sia di per sé sufficiente per conseguire risultati ottimali in termini di “buona gestione” di una data istituzione. Occorrono poi altri requisiti come, per esempio, la professionalità, la capacità organizzativa ed il livello di aggiornamento delle persone nonché, e più in generale, il know how acquisito.

Possibile che io stia prendendo, come si dice, una sonora cantonata? Allo stato delle cose non lo posso escludere. Ma posso garantire che se un giorno arrivassi a convincermi di aver sbagliato, non mancherei di prenderne pubblicamente atto. Per il momento, e dico purtroppo, rimango fermamente “ancorato” a questo mio convincimento.

Come sovente mi accade, la matita mi ha preso la mano (sempre per dire). Molti altri sono gli aspetti che mi piacerebbe trattare in questa sede. In particolare mi piacerebbe ragionare in maniera più approfondita sulla qui ipotizzata correlazione (inversa) fra trasparenza e corruzione. Ma il discorso diverrebbe troppo pesante se si tiene conto del fatto che intendo trattare anche alcuni aspetti riguardanti il solo Comune di Siena. Magari un’altra volta.

Vengo quindi subito al ben più ristretto ambito cittadino.

Come sappiamo il 10 giugno si sono svolte, anche a Siena, le elezioni amministrative. E per la prima volta ha vinto una coalizione di centrodestra. Infatti Luigi De Mossi (candidato a Sindaco di Siena per il Centrodestra: Lega, Lista civica Voltiamo Pagina, Forza Italia, Fratelli d’Italia) ha ottenuto il 50,8 per cento dei voti, contro il 49,2 per cento di Bruno Valenti (candidato a Sindaco di Siena per il centrosinistra: Partito Democratico, lista civica Per Siena, Lista civica In Campo). Una differenza di 378 voti.

Quindi, ai citati sommovimenti, che riguardano l’intero territorio nazionale, per il nostro Comune dobbiamo sommare questa ulteriore eccezionalità. Per completare il “quadro” è forse opportuno ricordare che, in Toscana, anche i comuni di Pisa e di Massa hanno visto vincente il candidato di centrodestra.

Siccome non è mia intenzione fare una analisi del voto, per gli scopi di questo post basta quanto sopra esposto al riguardo.

Torno quindi alle argomentazioni che mi interessa esporre in chiusura di queste note. Argomentazioni che intendo sviluppare sotto forma di appello

APPELLO AL NUOVO SINDACO DI SIENA

Egregio signor Sindaco,

Per quanto sopra esposto sono a pregarla di adoperarsi per impostare la Sua attività sempre su elevati livelli di trasparenza in modo tale da consentire ai cittadini, fra l’altro, di controllare (ebbene sì) il Suo operato e quello della Sua Giunta. Io sono dell’idea che chi si trova ad amministrare la “cosa pubblica”, non solo deve operare esclusivamente nell’interesse della collettività di riferimento [e non, quindi, nel più ristretto interesse di questa o quella lobby (interesse che non necessariamente coincide con quello collettivo)], ma deve anche dare una “congruente” immagine di sé (vale a dire, non solo deve essere, ma deve anche apparire, “come la moglie di Cesare”, al di sopra di ogni sospetto).

Questo mio appello forse risulterà del tutto ridondante in quanto Lei, molto meglio del sottoscritto, potrebbe avere ben presente la problematica e, quindi, avere tutta l’intenzione di procedere nel Suo operato con la massima trasparenza. Ma, come si dice, nel più ci sta il meno. Pertanto io, da semplice residente che paga le tasse, mi permetto di andare avanti, pure se in maniera stringata, nel discorso, con la massima umiltà e con il massimo rispetto per Lei e per la carica di cui oggi Lei è titolare per volontà degli elettori.

Occorre comunque una precisazione, se non altro per evitare che qualcuno possa annoverarmi fra quei non pochi personaggi che si stanno adoperando per “salire sul carro del vincitore”. Io non ho votato per Lei, non ho mai votato per un partito e/o per una coalizione di centrodestra e neppure voterò in futuro per un partito di centrodestra, anche se, alla mia età, riconosco di un certo valore il detto “mai dire mai”.

Per quanto riguarda il “metodo di lavoro”, i miei maestri di studi e di vita (parlo di qualche annetto fa) mi hanno insegnato a “mettere in crisi” (stress tests), sempre e comunque, proprio le idee che ti sembrano valide e/o più vicine ai tuoi ideali e, di converso, a dotarti della massima disponibilità/obiettività allorquando ti trovi a valutare quelle degli altri, tanto più se sono avversari politici. A maggior ragione quando, come in questo caso, l’oggetto sotto osservazione è una istituzione preposta ad amministrare la “cosa pubblica” nel solo ambito comunale dove, sovente (ma non sempre) una buona idea non ha colore politico.

E questo, egregio signor Sindaco, sarà il “verbo” che intendo seguire pedissequamente in tutte le problematiche che deciderò di affrontare nei post del mio blog (molti dei quali riguarderanno l'”istituzione” Amministrazione Comunale), sforzandomi quindi di mantenermi all’interno di rigorosi binari di obiettività. Se a volte non ci riuscirò (spero Lei dia per scontata la mia buona fede) sarò sempre disponibile a rivedere quanto da me affermato e, se pienamente convinto, a rendere il tutto di pubblico dominio.

L’obiettivo, come potrà ben capire, è sempre ed esclusivamente quello: dare un contributo, seppure modestissimo, alla costruzione di una Siena migliore.

Con il tempo, e da tanto tempo, ho potuto imparare che, per ben sottolineare le proprie opinioni, valutazioni, pareri in merito a qualsivoglia argomento, risulta oltremodo utile fare uso di specifici esempi. Ed in questo caso, come suol dirsi, cade a fagiolo la proposta da Lei reintrodotta subito dopo il Suo insediamento (addirittura prima ancora della “chiusura” del palio di Agosto) e riportata ampiamente dalla stampa locale. Mi riferisco alla realizzazione di un centro commerciale ad Isola d’arbia e la contemporanea realizzazione della cosiddetta metropolitana leggera.

Di tale questione mi sono occupato nei post del 23 febbraio 2015 e del 28 febbraio 2015. Ed a questi rimando per alcune mie considerazioni “superficiali”. Peraltro non mancherò di dire la mia quando lo stato dell’arte, su questo specifico aspetto, avrà fatto qualche passo avanti.

Qui il mio intendimento è ben diverso: evidenziare le forti opportunità, per questo specifico progetto, di conseguire appropriati livelli di trasparenza. Sono convinto che per tale problematica esistano le dimensioni temporali e spaziali del tutto adeguate.

Peraltro, proprio per le “dimensioni” del progetto, ritengo che svariate siano le lobbies in gioco le quali non mancheranno di fare tutto quanto è in loro potere per “soddisfare” i loro specifici interessi. Interessi che potrebbero corrispondere con quelli generali ma che potrebbero anche essere, al limite, diametralmente opposti. E quest’ultimo aspetto “gioca” ancor più a favore del “bisogno di trasparenza”.

Conseguentemente, ritengo che la questione centro commerciale-metropolitana leggera possieda tutti i requisiti necessari anche per consentire di verificare il “livello di trasparenza” che Lei intenderà adottare nel periodo in cui si troverà a gestire la “cosa pubblica” locale.

E ciò per diverse ragioni

Innanzitutto perché è un argomento che influenzerà in maniera significativa le varie sfaccettature del contesto socio-economico-produttivo-urbanistico-paesaggistico del territorio .Al riguardo già nel post del 23 Febbraio 2015 mi trovai a scrivere:

 …..l’insediamento di grandi strutture di vendita non è uno scherzo e….. occorre verificare fino in fondo tutti i vantaggi al netto degli svantaggi.

In secondo luogo perché dovrà colloquiare, ritengo, almeno con i comuni contermini.

In terzo luogo perché dovrà interpellare svariate associazioni di categoria, in particolare quelle riguardanti i commercianti.

In quarto luogo perché la Sua giunta dovrà mettere a punto documenti programmatici specifici (compreso quello afferente la viabilità) e, quindi, colloquiare con altre importanti istituzioni.

Infine perché non potrà fare a meno, io credo/spero, di informare la popolazione residente delle scelte che mano a mano andrà ad intraprendere.

 

 

 

LE SOCIETA’ PARTECIPATE/CONTROLLATE DAL COMUNE DI SIENA

Avevo deciso di dedicare i momenti liberi del mese di febbraio a riprendere le fila del discorso sulle società partecipate/controllate dal Comune di Siena (è passato circa un anno e mezzo dall’ultimo post sull’argomento – ecco, in dettaglio, le date degli altri post in cui ho affrontato tale problematica:13 maggio 2015, 24 marzo 2016, 13 maggio 2016).

Questa è la terza volta che mi metto davanti al computer per cominciare ed è la terza volta che ci rinuncio.

Ora, dato che di questo mio intendimento (riprendere le fila del discorso ….) avevo reso partecipi due dei miei quattro followers, ritengo corretto spiegare loro il perché della mia titubanza ed, anche, della mia decisione finale.

Come sappiamo, nel maggio prossimo (il giorno 10 giugno: correzione effettuata in data successiva a quella della pubblicazione di questo post) ci saranno le elezioni amministrative nel Comune di Siena. E sappiamo anche che fra pochissimi giorni (domenica 4 marzo) si svolgeranno le elezioni politiche.

Bene. Questi due appuntamenti, assieme ai notevoli sconvolgimenti che stanno interessando tutti i partiti/movimenti politici in ambito comunale (ma il discorso vale viepiù per l’intero territorio nazionale), hanno determinato un clima, sotto tale specifico versante, a dir poco incandescente.

Ma voi direte: che cosa c’entrano le elezioni con le società partecipate/controllate dal Comune di Siena?

C’entrano eccome se tenete conto del fatto che fra le prerogative di questo blog c’è anche quella dell’obiettività o, meglio, della ricerca dell’obiettività. Come ebbi modo di scrivere, con riferimento alla categoria “APPELLO PER SIENA”, nell’introduzione del post del 1° agosto 20125,

tutti gli argomenti che mi troverò ad affrontare dovranno essere trattati, esplicitamente o implicitamente, non con l’obiettivo di “sponsorizzare” o denigrare questo o quel partito e/o, più in generale, questa o quella lobby, ma nell’ esclusivo interesse generale. Questo, almeno, è il mio intento. Il fatto di esserne o meno all’altezza è tutta un’altra questione.

Intendo cioè dire che laddove emergesse una situazione tale da condurre ad una valutazione negativa (o, viceversa, lodevole) dell’ “esecutivo in carica”, non voglio in alcun modo che questa abbia l’odore di una scelta strumentale finalizzata a colpire (o magnificare) il suddetto esecutivo.

Ora, in un clima come quello attuale, affrontare la citata questione,  qualunque siano i risultati, sono convinto che verrebbe interpretata come una mera presa di posizione politica. Quindi il fine “vero” (peraltro recondito) verrebbe considerato non tanto quello di “fotografare” fedelmente il contesto sotto osservazione, quanto quello di denigrare e/o “sponsorizzare” questo o quel partito/movimento/personaggio politico.

Conseguentemente il mio lavoro risulterebbe completamente inutile in quanto considerato non veritiero.

Dal momento che a me interessa, esclusivamente e semplicemente, dare un piccolo contributo alla “costruzione”, come più volte detto, di una Siena migliore che, nel caso specifico, consiste nel predisporre una “fotografia” quanto più possibile veritiera dello stato delle partecipate dal Comune di Siena, intendo fare tutto il possibile affinché chi si accinge a leggere i risultati di questa, diciamo, inchiesta, parta dal presupposto della mia buona fede e, quindi, dall’obiettività della parte analitica del lavoro.

Intendiamoci. Io andrò a votare, sia per le politiche, sia per le amministrative. Ma questo, come dire, è un altro film che non intendo in alcun modo interconnettere con quello oggetto di questo post.

Tutto quanto sopra per dire che ho deciso di riprendere il discorso sulle partecipate/controllate dal Comune di Siena non prima delle elezioni amministrative di maggio.(il giorno 10 giugno: correzione effettuata in data successiva a quella della pubblicazione di questo post) A “bocce ferme” spero di “incontrare” un lettore più disponibile a valutare con serenità quanto andrò a scrivere sull’argomento e, quantomeno, senza sgradevoli sospetti aprioristici.

BLOGGER MIO MALGRADO

Se qualcuno mi avesse chiesto, anche pochi anni fa, di cosa avrei desiderato occuparmi in questa ultima parte della mia vita, avrei risposto elencando una serie di attività (in parte riportate nelle pagine/sottopagine introduttive), attività che ritengo del tutto inutile proporre in questa sede. Ma sicuramente non avrei fatto alcun riferimento a quella (se di attività si può parlare) di blogger (aggiungo, per amore di verità, l’aggettivo dilettante). Mai e poi mai avrei pensato di dedicare una parte, anche minima, del mio tempo a scrivere miei post (articoli) per il mio blog.

Poi le cose sono andate diversamente ed eccomi qui ( per i motivi che mi hanno spinto a questa scelta rimando, ancora, alle pagine/sottopagine introduttive, in particolare la pagina intitolata “Perché questo blog”).

Un’attività che, pur mantenendosi sempre abbastanza “artigianale”, si è  affinata/modificata nel tempo a seguito, diciamo, di una sorta di feedback fra me ed i miei quattro followers instauratosi a volte (raramente) in maniera esplicita a volte (ben più frequentemente) in maniera implicita.

Un’attività mantenutasi peraltro abbastanza sporadica.

Comunque sia, come già detto in altri post, mi sto sempre più rendendo conto che per impegni del genere occorre, per svariati motivi facilmente intuibili, una robusta assiduità. E’ come il prato di un giardino: se non lo curi adeguatamente (tagliare l’erba, innaffiare, concimare, arieggiare, integrare, “medicare”, ecc.) il tuo prato prima o poi si riempirà di erbe infestanti che, piano piano, sovrasteranno l’erba vera e propria fino a stravolgerne completamente l’aspetto originario. E cosi per un blog: se non  lo “curi” in maniera adeguata le “erbe infestanti” si insinueranno progressivamente fino a stravolgere l’impostazione originaria.

E siccome credo che delle problematiche oggetto di questo blog mi dovrò occupare per molto tempo ancora, conviene che proceda con adeguato rigore.

Ora, qualcuno dirà, dovrebbe risultare oltremodo facile, per un pensionato quale io sono, ridisegnane l’utilizzo del proprio tempo.

Non è proprio così. Una volta impostato un certo “modo di vivere”, al momento in cui questo si “cristallizza”, non è del tutto immediato introdurre dei mutamenti, forse anche perché tu stesso, in quanto pensionato, parti dal presupposto che il tempo a disposizione non ti manchi mai.

Credo comunque di poter dire che i vari tentativi di riorganizzare il mio tempo stanno cominciando a dare i loro frutti e che, quindi, ritengo di poter rendere fin da ora ben meno sporadica la mia attività sul web.

Nei post che seguiranno, spero in tempi ben più brevi, mi occuperò, non necessariamente nello stesso ordine sotto riportato, dei seguenti argomenti:

  • le società partecipate/controllate dal Comune di Siena. Dopo una pausa certamente troppo lunga (che, peraltro, mi permetterà di meglio conseguire l’obiettivo prefissato, visti i successivi e significativi interventi normativi/operativi introdotti dalla data dell’ultimo post sull’argomento ad oggi) riprenderò le fila del discorso entrando nella specifica realtà senese anche alla luce delle eventuali azioni adottate dal Comune su questo versante. Proprio a seguito del mio significativo ritardo potrò anche testare con maggiore efficacia se e in quale misura il Comune ha imboccato la strada della trasparenza (rimango ancora convinto che molti dei mali che affliggono la nostra società possono essere curati con qualche successo in più proprio mediante la “terapia” della trasparenza; un giorno cercherò di spiegare in maniera dettagliata questa mia opinione).
  • la commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario italiano. In tale post specificherò anche, ma non solo, i motivi che mi hanno indotto a questo ulteriore intervento sull’argomento in modo da poter consentire di valutare la relativa necessità e, per chi lo desideri, esplicitarmi le sue opinioni, magari in questo stesso blog.
  • lo “stato dell’arte” riguardo alla categoria “Una oscura questione di vicinato” sia con riferimento alla questione “confinanti”, sia con riferimento alla questione “detrattore occulto”. Per la prima questione (confinanti), l’altro giorno ho voluto ridare un’occhiata alla copiosa documentazione di cui dispongo e a me sembra che, da fine 2003 – primi mesi del 2004 in poi, in questo tranquillo e gradevole contesto tipico delle campagne senesi siano state inserite “venature” criminogene non proprio banali (per l’aggettivo criminogeno faccio riferimento al significato evidenziato nella maggior parte dei moderni vocabolari: che produce, favorisce, incoraggia le attività criminali) senza che nessuno abbia fatto granché per porvi rimedio ( sono passati quasi quindici anni! ). Per la verità devo dire che, con la costituzione di questo blog, le cose sono migliorate, anche se siamo ancora lontani da una situazione di vivibilità quantomeno sufficiente. Una opinione (e sottolineo opinione) pesante, anche se non è la prima volta che mi viene alla mente. E proprio per questo ho deciso di rileggermi con più attenzione detto materiale al fine di avvalorare o rigettare tale opinione di prima linea con, come si dice, cognizione di causa. Un compito che svolgerò, appunto, dopo aver riletto il materiale. A questa titubanza si contrappone peraltro una certezza. La certezza che io non smetterò di occuparmi della questione (ovviamente nei modi e nei termini che la legge consente) fintanto che non vedrò ristabilita, nel contesto dove mi trovo a vivere, una situazione  di normalità sotto il profilo della legalità, delle condizioni igienico-sanitarie, dei diritti inalienabili delle persone, della tranquillità, del decoro. In altri termini un contesto di normale vivibilità. E continuerò a farlo con serenità e pacatezza in modo da evitare ripercussioni negative sullo stato di vita delle persone che mi sono vicine, in particolare i bambini. Anche riguardo alla seconda questione (detrattore occulto) predisporrò uno specifico post dove indicherò i passi avanti compiuti e le ulteriori iniziative che intendo intraprendere.

 

APPELLO PER SIENA: LE SOCIETA’ PARTECIPATE/CONTROLLATE DAL COMUNE DI SIENA – 3

Questo è it terzo post sull’argomento ” società a partecipazione pubblica ” ed il secondo nonché ultimo in cui tratterò i relativi aspetti normativi. Quindi dal prossimo post (riferito, ovviamente, a questo stesso argomento)  “scenderò” ad analizzare la realtà senese o, meglio, le società partecipate/controllate dall’Amministrazione comunale di Siena. Come già detto, i “visitatori” ( e i miei quattro followers) che non intendano approfondire più di tanto la problematica possono decidere di “saltare” anche questo e “ripartire” dal  successivo (quarto post sull’ argomento).

Proseguiamo quindi nell’analisi (ancora tutt’altro che esaustiva) degli articoli del più volte citato Testo Unico.

Con l’art.12 viene stabilito che gli organi di amministrazione e controllo delle società partecipate  sono soggetti alle stesse azioni di responsabilità previste dalla disciplina ordinaria delle società di capitali, mentre  il controllo giudiziario sull’amministrazione di tali società è contemplato nell’art.13 (“ciascuna amministrazione pubblica socia, indipendentemente dall’entità della partecipazione di cui è titolare, è legittimata a presentare denunzia di gravi irregolarità al tribunale”).

Eventuali crisi aziendali di società a controllo pubblico sono disciplinate dall’ art.14  che, fra l’altro, detta specifiche procedure per prevenirne l’aggravamento, per correggerne gli effetti ed eliminarne le cause.

L’art.15 attribuisce al Ministero dell’economia e delle finanze la competenza in materia di controllo e monitoraggio sull’attuazione del decreto nonché in materia di trasparenza e separazione contabile. E’ sempre con tale articolo che viene attribuito al suddetto Ministero l’obbligo di detenere un apposito albo pubblico di tutte le società a partecipazione pubblica esistenti nonché di esercitare, “nei confronti di dette società, i poteri ispettivi già previsti dalla normativa vigente.”

L’art.16 introduce disposizioni analitiche e particolarmente stringenti nel caso in cui una società in controllo pubblico sia anche titolare di affidamenti diretti di contratti pubblici, coordinando peraltro la disciplina nazionale in materia con quella europea.

In presenza di società a partecipazione mista (pubblico-privata) sono introdotte specifiche disposizioni, presenti nell’art. 17, dove si legge, fra l’altro, che la quota di partecipazione del soggetto privato non può essere inferiore al trenta per cento. Disposizioni che riguardano i requisiti del socio privato, la durata della partecipazione privata, le modalità di designazione degli organi di vertice e il contenuto degli statuti.

La nuova normativa prevede la possibilità, sempre per le società a controllo pubblico, di quotazione nei mercato regolamentati. L’art.18 ne disciplina la procedura decisoria.

La disciplina del personale, intesa in senso lato, è regolamentata dall’art. 19 dove si apprende che, per questo specifico aspetto, si applicano le disposizioni del codice civile nonchè le le leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell’impresa, salvo quanto previsto dal decreto stesso. Saranno le stesse società a controllo pubblico a stabilire, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale, provvedimenti che dovranno essere pubblicati sul sito istituzionale della società. Mentre saranno le amministrazioni pubbliche socie a fissare, con propri provvedimenti, gli obiettivi sulle spese di funzionamento, comprese quelle per il personale, delle società controllate. E le suddette società a controllo pubblico dovranno garantire il concreto perseguimento degli obiettivi. Viene altresi stabilito uno specifico meccanismo di gestione dei processi di mobilità del personale.

L’art.20 si occupa di tutta la problematica riguardante la razionalizzazione periodica delle partecipazioni pubbliche (ad esclusione di quanto disposto dal successivo art.25 in materia di alienazione di tali partecipazioni). In particolare tale articolo prevede un meccanismo di verifica e monitoraggio periodico delle società partecipate, sia direttamente che indirettamente, anche “mediante la predisposizione di un piano di riassetto per la loro razionalizzazione, fusione o soppressione”. Piani di razionalizzazione devono comunque essere adottati nei seguenti casi:

  • partecipazioni societarie che non rientrino in alcuna delle categorie di cui all’art.4;
  • partecipazioni in società prive di dipendenti o con un numero di amministratori superiori a quello dei dipendenti;
  • partecipazioni in società che svolgono attività analoghe o similari a quelle svolte da altre società partecipate;
  • partecipazioni in società che, nel triennio precedente, abbiano conseguito un fatturato medio non superiore ad un milione di euro;
  • partecipazioni in società diverse da quelle costituite per la gestione di un servizio di interesse generale che abbiano prodotto un risultato negativo per quattro dei cinque  esercizi precedenti;
  • necessità di contenimento dei costi di funzionamento;
  • necessità di aggregazione di società aventi ad oggetto le attività consentite dall’articolo 4

 Gli atti di scioglimento delle società o di alienazione delle partecipazioni “sono disciplinati, salvo quanto diversamente disposto nel presente decreto, dalle disposizioni del codice civile e sono compiuti anche in deroga alla previsione normativa originaria riguardante la costituzione della società o l’acquisto della partecipazione.” Per la mancata adozione degli atti richiesti da questo articolo viene infine introdotto uno specifico meccanismo sanzionatorio.

L’art.21 disciplina in particolare i casi di un eventuale risultato di esercizio negativo delle società partecipate per il quale le amministrazioni partecipanti devono ottemperare a ben definiti obblighi di accantonamento nonchè, in certi casi, alla riduzione dei compensi degli amministratori e finanche alla revoca dei medesimi.

Gli artt. 22 23 recano disposizioni, rispettivamente, in materia di trasparenza e di regolamentazione delle controversie.

L’art.24 prevede espressamente  l’applicazione delle disposizioni del decreto tanto alle Regioni a statuto speciale quanto alle Province autonome.

L’art.25 definisce tempi e metodi per effettuare una ricognizione di tutte le partecipazioni possedute alla medesima data di entrata in vigore del decreto, in modo tale da individuare quelle che devono essere alienate.

Disposizioni transitorie in materia di personale delle società a controllo pubblico sono contenute nell’ art.26 dove si prevede, fra l’altro, che dette società attuino una ricognizione del personale in servizio con lo scopo di individuare eventuali eccedenze. Viene disposto altresì che l’elenco del personale eccedente venga trasmesso al Dipartimento della funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio e che sia quest’ultimo a formare e gestire l’elenco dei lavoratori dichiarati eccedenti.

Tutte le altre disposizioni transitorie sono raggruppate nell’art. 27. Qui mi limito a riportare il contenuto del primo comma: “Le società a controllo pubblico già costituite all’atto dell’entrata in vigore del presente decreto adeguano i propri statuti alle disposizioni del presente decreto entro il 31 dicembre 2016”.

Nell’ art.28 sono elencate le modifiche necessarie per coordinare il contenuto del decreto con la normativa vigente.

Le abrogazioni di disposizioni vigenti in materia di società a controllo pubblico, infine, vengono riportate nell’ art.29.

continua 

APPELLO PER SIENA: LE SOCIETA’ PARTECIPATE/CONTROLLATE DAL COMUNE DI SIENA – 2

Nel post del 22 novembre 2015 (stesso argomento) ho affrontato, pure se in modo del tutto superficiale, gli aspetti quantitativi del “fenomeno” su dimensioni nazionale e regionale (Toscana).

Il secondo passo, come già indicato nel citato post, consiste nell’esaminare gli aspetti normativi pure se, ancora, in maniera tutt’altro che esaustiva.

Ho quindi raccolto la documentazione necessaria e, essendo abbastanza digiuno della materia, ho provveduto ad una prima lettura sommaria.

Comunque la pensiate credo che, se vi siete trovati ad occuparvi di Società a partecipazione pubblica, non potrete non riconoscere che i continui e disorganici interventi legislativi in materia hanno determinato un quadro normativo ben poco chiaro, se non addirittura contraddittorio (alcuni sono perfino arrivati a formulare dubbi di costituzionalità) e, comunque, particolarmente bisognoso di un poderoso riordino/accorpamento ed una robusta semplificazione. Lo si evince, implicitamente, anche da quanto ha avuto modo di scrivere al riguardo la Corte dei Conti già nel 2010: ” Il legislatore,…., tenuto conto delle complesse problematiche insorte in ordine alla posizione di dette società nel mercato, ai loro rapporti con i soci pubblici, all’ambito e alla natura dell’attività esercitata, all’eludibilità delle norme di carattere generale dettate ai fini del contenimento dei costi, ha operato numerose incursioni normative in materia, le quali, disciplinando in maniera peculiare determinati aspetti attinenti alla materia delle partecipazioni societarie pubbliche (soprattutto locali), hanno attribuito al settore indubbi elementi di specialità ” (CORTE DEI CONTI, “Indagine sul fenomeno delle partecipazioni in società ed altri organismi da parte di comuni e province”, giugno 2010).

Verso la fine del mese di gennaio mi stavo apprestando ad una seconda e più approfondita lettura del già citato materiale quando apprendevo dalla stampa che, in data 20 gennaio 2016, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della semplificazione e la Pubblica amministrazione, aveva approvato in sede preliminare ed in attuazione dell’art.8 della legge n 124/2015 (articolo con il quale si delega il Governo ad intervenire sulla disciplina delle partecipazioni societarie delle amministrazioni pubbliche), il decreto legislativo denominato Testo Unico in materia di Società a partecipazione pubblica. Un decreto che, prima di passare alle Commissioni parlamentari competenti, dovrà acquisire i pareri tanto della “Conferenza unificata” (così come definita dal comma 1 dell’art.8 del Dlgs n.281/97: “La Conferenza Stato – città ed autonomie locali e’ unificata per le materie ed i compiti di interesse comune delle regioni, delle province, dei comuni e delle comunità’ montane, con la Conferenza Stato – regioni”) quanto del Consiglio di Stato.

In quanto Testo Unico comprende gran parte della normativa esistente in materia di società a partecipazione pubblica. Il “fine prioritario”, come dichiarato nel sopra citato art.18, consiste nell’ “assicurare la chiarezza della disciplina, la semplificazione normativa e la tutela e promozione della concorrenza”.

A chi intendesse approfondire le sue conoscenze sull’argomento consiglio di leggersi, fra i documenti che “accompagnano” il citato testo unico, quello, di notevole interesse, intitolato “Analisi di impatto della regolamentazione” Qui mi limiterò ad evidenziarne due piccole parti: una dedicata all’analisi dei dati, una dedicata agli obiettivi. Nella prima viene evidenziato, per esempio, che:

  • sono ben 988 le società con numero di addetti inferiore ai membri del Cda;
  • sono ben 2.479 le socetà con un numero di addetti inferiore a 20;
  • sono ben 1.600 le società con valore della produzione inferiore al milione di euro;
  • sono ben 984 le società con valore della produzione maggiore di un milione e inferiore a cinque milioni di euro.

Nella seconda vengono indicati gli obiettivi (di breve, medio e lungo periodo) perseguiti con l’intervento normativo.

Obiettivi di breve periodo:

  • limitare la costituzione di nuove società pubbliche;
  • rendere trasparenti i bilanci delle società in controllo pubblico;
  • ridurre il numero di società pubbliche;
  • impedire il proliferare di società non necessarie.

Obiettivi di medio periodo (o operativi):

  • ridurre le aree di intervento delle società pubbliche;
  • eliminare o limitare le società pubbliche non in equilibrio economico;
  • ridefinire il sistema di gestione del personale delle società a controllo pubblico;
  • garantire che l’attività delle società a partecipazione pubblica sia maggiormente efficiente.

Obiettivi di lungo periodo (o specifici):

  • miglioramento dei servizi erogati a cittadini e imprese;
  • maggiore credibilità e trasparenza della pubblica amministrazione;
  • favorire il miglior utilizzo delle risorse pubbliche, mediante l’efficiente allocazione delle stesse e la rimozione delle fonti di spreco.

Tenuto conto di tutti i “passaggi” necessari ma, anche, dei vincoli temporali imposti, sembra ipotizzabile che tale testo verrà alla luce in tempi non particolarmente lunghi.

Quindi, vuoi per il fatto che nel citato testo unico, come già detto, ha trovato collocazione molta della normativa preesistente in materia, vuoi per la sua organicità (e, ormai, per l'”ineluttabilità” degli indirizzi ivi contenuti), vuoi, infine, per la previsione di emanazione non particolarmente lunga, è ragionevole ipotizzare che gli enti territoriali coinvolti inizieranno ad adeguarsi fin da ora a quanto tale documento dispone.

Da qui la mia decisione di affrontare gli aspetti normativi, non tanto prendendo in rassegna la legislazione passata, quanto tramite l’analisi del suddetto Testo unico. Questa decisione consente al sottoscritto di ridurre significativamente la fatica, a questo punto quasi inutile, di “assimilare” la normativa precedente e di evitare un considerevole dispendio di energie necessario a sintetizzare e rendere “leggibile” una “narrazione” del passato che, oltretutto, sarebbe risultata significativamente noiosa.

Detto questo ho pensato utile procedere comunque ad una seconda lettura del materiale raccolto anche se, lo confesso, in maniera meno approfondita.

In questo e nel prossimo post (che poi sarebbero il secondo ed il terzo post sull’argomento) prenderò quindi in considerazione i contenuti del citato documento, provvedendo a sottolineare/evidenziare gli aspetti a mio avviso più significativi. Sarò, ancora, necessariamente “stringato”  in quanto è mio intendimento dedicarmi, subito dopo, alla parte più importante di questa “inchiesta”, vale a dire le società partecipate dal Comune di Siena.

Per chi, come me, si appresta a scrivere su tale materia, questo lavoro propedeutico, a mio avviso, risulta pressoché indispensabile. Utili ma non indispensabili, invece, i due post indicati per chi intende documentarsi sulla problematica solo con riferimento al Comune di Siena. In questo caso il lettore può anche decidere di non “perdere tempo” a leggere questo post ed il successivo e “ripartire” solo dal quarto post sull’argomento.

Innanzitutto una considerazione del tutto personale e di carattere generale: dati i non pochi “difetti” sopra indicati della precedente normativa, il Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica è da considerare un concreto e significativo passo avanti verso la razionalizzazione del settore e, in ultima analisi, verso un recupero di efficienza (e, in certi casi, peraltro non sporadici, verso una moralizzazione) del medesimo.

Veniamo quindi ai singoli articoli del citato decreto legislativo.

Già nell’art. 1 sono ravvisabili aspetti normativi importanti ai fini della chiarezza e della trasparenza. Mentre il comma 1 di detto articolo definisce in maniera precisa l’oggetto della norma, nel comma 2 viene esplicitato puntualmente il fine delle disposizioni contenute nel decreto, in quanto afferenti (tali disposizioni) l’ “efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche, la tutela e promozione della concorrenza e del mercato, nonché la razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica”.

Utile anche il contenuto dell’art. 2 che, sempre in omaggio alla chiarezza ed alla trasparenza, riporta una serie di definizioni che di fatto riducono in maniera robusta i margini di manovra per interpretazioni, diciamo, soggettive.

L’art. 3 stabilisce che i tipi di società a cui potranno partecipare le Amministrazioni Pubbliche sono solamente due: le società per azioni e le società a responsabilità limitata. Al momento in cui scrivo queste note alcuni studiosi hanno ventilato l’ipotesi che si debba comprendere anche le società consortili per azioni e le società consortili a responsabilità limitata. E’ probabile che, in tempi non troppo lunghi, le autorità competenti chiariranno questo aspetto.

Seguono poi disposizioni significativamente rigorose in merito alle possibilità che le Amministrazioni Pubbliche hanno (o, meglio, avranno) di costituire società o acquisire partecipazioni di società in ordine al tipo di attività svolta (art.4). Recita, per esempio, il comma 1: “Le amministrazioni pubbliche non possono, direttamente o indirettamente, costituire società aventi per oggetto attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né acquisire o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali società”. Segue poi un elenco dettagliato delle attività, diciamo, consentite. Quindi, mentre nell’art. 3 vengono definiti i tipi di società “ammessi”, nel successivo vengono fissati dei “paletti” riguardo alle finalità (oggetto) di una società partecipata da una amministrazione pubblica.

Una volta definiti gli obblighi riguardo tanto alla forma societaria (art.3) quanto all’attività svolta (art.4), l’art. 5 stabilisce oneri/vincoli, a mio modesto parere considerevolmente stringenti, per quanto riguarda  le, diciamo, motivazioni  sottostanti la scelta, da parte di amministrazioni pubbliche, di costituire società o di acquisire partecipazioni. Detto articolo definisce anche i controlli cui verrà sottoposto l’atto deliberativo di costituzione di una società o di acquisizione di una partecipazione. Mi piace  evidenziare (non tanto perché particolarmente importante quanto per una preferenza del tutto personale) il contenuto dell’ultimo periodo del comma 2 del citato articolo: “Gli enti locali sottopongono lo schema di atto deliberativo a forme di consultazione pubblica”. Sarebbe bello se gli enti locali, al di là degli obblighi minimali che verranno introdotti per tale specifico aspetto, prendessero la consuetudine di sottoporre tale atto ad una “vera” e ben veicolata consultazione pubblica, in modo da addivenire ad una reale partecipazione pubblica.

L’art.6 detta le regole fondamentali in merito all’organizzazione ed alla gestione delle società a controllo pubblico. Buona parte di tale articolo è dedicata all’individuazione di specifici strumenti di governo societario la cui adozione viene demandata alle stesse società a partecipazione pubblica (comma 3), i quali (strumenti di governo), dice il comma 4, vengono indicati nella relazione annuale, fermo restando il fatto che “Qualora le società a controllo pubblico non integrino gli strumenti di governo societario con quelli di cui al comma 3, danno conto delle ragioni all’interno della relazione di cui al comma 4”.

L’art.7 indica le modalità attraverso le quali viene adottato e “pubblicizzato” l’atto deliberativo concernente la costituzione di una società a partecipazione pubblica. Nel caso, per esempio, di una società a partecipazione comunale tale atto deve essere sottoposto a deliberazione del relativo Consiglio comunale. Comunque sia l’atto deliberativo deve contenere gli elementi esseziali “così come previsti dal Codice Civile per la costituzione di società per azioni o società a responsabilità limitata.”

L’acquisto di partecipazioni in società già costituite è invece regolamentata dall’art.8 che, peraltro, ribadisce le stesse modalità dell’atto deliberativo indicate nell’art.7.

L’art.9 indica  l’organo/istituzione competente per esercitare i diritti dell’azionista. Per le partecipazioni di enti locali (comma 3), per esempio, i diritti dell’azionista sono esercitati dal sindaco o dal presidente o da un loro delegato.

Dall’art.10 si apprende che la procedura di alienazione (vendita/cessione) delle partecipazioni sociali delle amministrazioni pubbliche si rifà al primo comma dell’art.7, alienazione che, peraltro, deve essere fatta nel rispetto dei principi di pubblicità, trasparenza e non discriminazione.

L’art.11 dice innanzitutto che “i componenti degli organi amministrativi di società a controllo pubblico devono possedere”,  al di là delle leggi attualmente vigenti in materia di incompatibilità e inconferibilità degli incarichi, “requisiti di onorabilità, professionalità e autonomia stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze.” Mentre dal secondo comma si apprende che, di norma, l’organo amministrativo di società a controllo pubblico è costituito da un amministratore unico. Sarà il Ministro dell’economia e delle finanze a definire criteri di determinazione della remunerazione di società a controllo pubblico, proporzionata alle dimensione dell’impresa. Si apprende altresì che gli Amministratori di società a controllo pubblico  non potranno essere dipendenti dell’amministrazione titolare della partecipazione. Viene comunque stabilito che il “trattamento economico onnicomprensivo da corrispondere  agli amministratori, ai titolari e componenti gli organi di controllo, ai dirigenti e ai dipendenti non potrà comunque eccedere il limite massimo di euro 240.000 annui al lordo dei contributi previdenziali e assistenziali e degli oneri fiscali a carico del beneficiario, tenuto conto anche dei compensi corrisposti da altre amministrazioni pubbliche”. Sempre nell’art. 11 trovano poi evidenza ulteriori ed articolate disposizioni che, direttamente o indirettamente, in un modo o nell’altro, riguardano il trattamento economico, inteso in senso lato, degli amministratori, dei dirigenti, dei dipendenti di società a controllo pubblico.

continua

APPELLO PER SIENA: LE SOCIETA’ PARTECIPATE/CONTROLLATE DAL COMUNE DI SIENA – 1

Come ho già avuto modo di dire (post del 28 dicembre 2014), “sono arcinote le prese di posizione che, da molte parti, sono state formulate riguardo ai guasti, alle inefficienze, alle degenerazioni di questa forma di intervento pubblico nell’ economia (e non solo nell’ economia)”.

Una questione, quella delle partecipazioni detenute dalle Amministrazioni pubbliche e, in particolare, dagli Enti territoriali, che ha assunto grande rilievo negli ultimi anni anche se, è bene ricordare, il “fenomeno” è presente e si è sviluppato da più di venti anni.

Lo scopo di questa, diciamo, inchiesta, è quello di verificare come stanno realmente le cose, con riferimento a tale specifico aspetto, nel Comune di Siena.

Una prima lettura sommaria e parziale  del materiale raccolto mi ha peraltro portato a confermare l’ipotesi iniziale: volendo analizzare in maniera sufficientemente rigorosa simili problematiche occorre osservarne l’andamento anche al di fuori del ristretto ambito comunale. Senza affrontare questo aspetto, pure se in maniera necessariamente (oltremodo) sintetica, a mio avviso, non possiamo “inquadrare” il fenomeno in tutte le sue implicazioni, con il conseguente rischio di addivenire a diagnosi e, quindi, ad ipotizzare terapie non ottimali, se non proprio sbagliate.

Per tutto quanto sopra esposto ho deciso di articolare il lavoro nel modo seguente:

  1. osservare l’evoluzione, in termini quantitativi, del fenomeno a livello nazionale.
  2. esaminare l’evoluzione degli aspetti normativi;
  3. confrontare la situazione del comune di Siena con quella dell’intero territorio nazionale e della regione di appartenenza (analisi spaziale);
  4. quindi,con solo riferimento al Comune di Siena, osservare l’andamento nel tempo degli aspetti che riterrò più significativi (analisi temporale).

E’ facile comprendere le difficoltà, date le caratteristiche di questo strumento (blog), di essere sintetici più di tanto senza correre il rischio di incidere negativamente ed, anche, significativamente, sulla qualità del “prodotto finito”.

Quindi, nell’impossibilità di mantenermi adeguatamente conciso (vale a dire nell’impossibilità di confinare il tutto in un solo post), ho deciso di pubblicare questa “inchiesta” a puntate cercando il più possibile di rendere ogni puntata, pure se strettamente correlata con le successive/precedenti, in qualche modo compiuta.

Vediamo quindi, in prima battuta, l’evoluzione del fenomeno su dimensioni nazionale e regionale.

Quando si affrontano “fenomeni” quantitativi, come si sa, il problema dell’affidabilità/omogeneità dei dati riveste importanza non secondaria. Nel caso specifico, non potendo, per ovvie ragioni, trattare in maniera esaustiva questo aspetto, mi limito a dire, sintetizzando rozzamente, che, per quanto dichiarato dagli stessi Organismi preposti alla “raccolta dati”, svariati sono i fattori che rendono meno robusta la comparabilità delle relative serie storiche (in particolare il “diverso tasso di adempimento dell’obbligo di comunicazione dei dati” da parte delle Amministrazioni pubbliche – cfr MEF: “Rapporto sulle partecipazioni detenute dalle Amministrazioni Pubbliche al 31 Dicembre 2012”, pubblicato nel Luglio 2014)

Tenuto conto di questo “handicap” oggettivo, fra le tante possibili rappresentazioni il grafico sotto riportato mi è sembrato il più affidabile  per gli scopi di questo lavoro.

In tale grafico viene raffigurato,  per il periodo 1990-2012, il numero di società partecipate costituite nell’anno di riferimento.

Come si vede abbastanza chiaramente, questo numero ( ripeto, delle società partecipate costituite nell’anno di riferimento) è cresciuto progressivamente fino al 2002. Di converso possiamo riscontrare, altrettanto chiaramente, un progressivo (e, ancora, significativo) ridimensionamento a partire dal 2006.

Tanto la fase di sensibile crescita quanto quella di significativo decremento risultano fortemente influenzate, come vedremo in un post successivo, dagli interventi legislativi in materia.

 

 

 

ANDAMENTO DELLE SOCIETA’ PARTECIPATE DALLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (numero di società partecipate costituite nell’anno di riferimento)

Fonte: MEF – Rapporto sulle partecipazioni detenute dalle Amministrazioni pubbliche
                                                             (dicembre 2012)

Passando alle consistenze rileviamo che, al giugno 2015, gli organismi partecipati dall’insieme degli Enti pubblici risultavano essere 7.684 (sistema SIQUEL della Corte dei conti: cfr Corte dei Conti – sezione delle Autonomie, “Osservatorio sugli Organismi partecipati/controllati dai Comuni, Province e Regioni – Relazione 2015”). Come si vede un numero di società partecipate di dimensioni rilevanti tanto in termini assoluti quanto in termini relativi ( confronti internazionali).

“Scendendo” a livello regionale, la “platea degli organismo considerati”, per tutta una serie di ragioni “tecniche” che non è il caso di riportare in questa sede (per approfondimento cfr sempre il documento della Corte dei Conti sopra indicato), si ruduce a 4.935 soggetti. Bene. Da questo sottoinsieme si rleva, per esempio, che, sul totale nazionale, il peso degli organismi partecipati è, per la Toscana, dell’11,77%, quasi a “pari merito” con l’Emilia Romagna (11,12%) e preceduto soltanto da quello della Lombardia (19,49%)

Quindi, riassumendo in maniera “telegrafica” possiamo dire che il “fenomeno” delle partecipazioni degli Enti Pubblici è aumentato sensibilmente e progressivamente dal 1990 al 2002 e, ancora progressivamente, si è ridimensionato a partire dal 2006. Ambedue gli andamenti, abbiamo detto (come vedremo meglio in uno specifico post), sono derivati dagli interventi legislativi in materia. Resta comunque il fatto che, nel nostro paese, il numero di partecipate rimane a tutt’oggi molto elevato anche se facciamo un confronto con la situazione internazionale.

Sempre da una prima e sommaria lettura del materiale disponibile se, da una parte, ho trovato conferma dell’opinione comune che il settore necessita di robusti interventi tesi a recuperare efficienza e trasparenza (da attuare anche mediante un forte ridimensionamento e consistenti aggregazioni), dall’altra ho potuto constatare che non tutto è da buttare. E questo sia in termini settoriali che in termini territoriali.

continua

PREROGATIVE: CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI “AD ALTA VOCE”

Sono passati poco più di due anni dal momento in cui ho cominciato a predisporre questo blog  e poco più di un anno dal primo post pubblicato. Un periodo di “rodaggio” non breve che mi ha consentito, fra l’altro, di capire meglio le caratteristiche operativo-divulgative di tale strumento e, quindi, di focalizzare modifiche, cambiamenti, miglioramenti da adottare.

Tempo fa, qualcuno ebbe a rivolgermi, garbatamente, delle critiche per aver deciso di utilizzare un solo blog per due temi (in gergo: categorie) molto diversi fra loro. Ad oggi devo riconoscere che tali critiche erano giustificate: questo abbinamento “eterogeneo” ha certamente creato confusione che, alla fin fine, ha ostacolato la possibilità di capire, con semplicità ed immediatezza, ambedue le problematiche rendendo ben meno “accattivante” la lettura dei singoli post.

A quel tempo io risposi che la scelta era dovuta anche, ma non solo, alla mia (allora) scarsa conoscenza di questo Sistema di Gestione dei Contenuti (CMS: Content Management System).

Oggi non è più così. Pur rimanendo un dilettante in materia ho acquisito un minimo di esperienza che mi consente, con relativa facilità, di predisporre e gestire un blog.

Ho quindi deciso di separare nettamente le due categorie costituendo, per ognuna, uno specifico blog. Più in dettaglio, una volta eseguiti gli adempimenti per l’acquisizione di un nuovo dominio ed aver istallato/personalizzato il software per un nuovo blog, provvederò, appunto, a scindere, tanto per il passato quanto per il futuro, i due argomenti/categorie. Pertanto, “a bocce ferme” ci sarà un blog, denominato ancora SIENA MIGLIORE, al cui interno verranno inserite pagine, sottopagine e post contenenti argomenti riferiti alle istituzioni senesi e, più in generale, alla nostra collettività, mentre pagine, sottopagine e post riguardanti aspetti riconducibili alla, diciamo, sfera privata, troveranno collocazione in un altro blog il cui titolo, probabilmente, sarà, semplicemente, il mio nome. Tutto ciò anche se, al momento, non sono in grado di quantificare gli aspetti temporali (timing) di tale cambiamento.

Mi sono reso anche conto che una presenza abbastanza sporadica ha ben poco senso in un diario on line che, invece, proprio per le sue caratteristiche, implica una assiduità ben più marcata. A maggior ragione se consideriamo anche il mio intendimento di allargare significativamente l'”area di intervento”.

All’interno di questo “processo evolutivo” devo dire che, oggi, addirittura, non arrivo più ad escludere categoricamente la possibilità di costituire un giornale on line, laddove mi si presentasse una serie di condizioni (anche sul versante dei costi) tali da convincermi che questa strada mi permetterebbe di conseguire, in maniera ben più pregnante, gli obiettivi originari.

Da qui l’ulteriore decisione di riservare più spazio a tale nuovo impegno. Più in generale l’intendimento è quello di riorganizzare il mio tempo in modo tale da dedicarne, “istituzionalmente”, una quantità maggiore all’attività dei blog.

Questa scelta mi consentirà anche di rendere più immediata, nel blog, diciamo, personale, la pubblicizzazione dei vari problemi, di cui ho già fatto cenno in altri post e nelle pagine iniziali, che sono ancora ben al di là dall’essere risolti: i rumori di mezzi (molti) insopportabili (come già detto più volte, l’enorme strada abusiva costruita dai nostri vicini è completamente a ridosso della nostra abitazione tanto che i mezzi che vi transitano sembra che “attraversino” letteralmente l’abitazione, oggi ancora di più grazie – si fa per dire – alla nuova “motorella” ben più rumorosa delle già rumorose preesistenti) dalla mattina alle 6 alla sera alle 10; l’inquinamento “atmosferico” derivante dalla polvere e dagli scarichi di mezzi; il problema della rete di nostra proprietà e della siepe che vi si appoggia la quale, lasciata a sé stessa, diviene foriera anche di problemi igienico-sanitari (enorme incremento delle zanzare tigre, ecc.,ecc.), i cattivi odori (di carogne di animali?) provenienti dai loro allevamenti, ancora una volta insopportabili quando il vento “tira” da sud-est: ecc.; ecc..

In chiusura di queste “riflessioni ad alta voce”, per dirla tutta e fino in fondo, devo anche aggiungere che tale “attività”, il cui inizio è derivato dalla necessità di conseguire, sostanzialmente, i due obiettivi indicati nelle pagine/sottopagine introduttive, ha stimolato in me anche nuovi interessi, non previsti, per certi aspetti, diciamo, di carattere psicologico. Infatti, con il passare del tempo, ho cominciato ad interessarmi (se non proprio a divertirmi) ad osservare i cambiamenti di atteggiamento nei miei confronti delle persone che, mano a mano, sono venute a conoscenza dell’esistenza di questo blog e del relativo contenuto. Cambiamenti, si badi bene, per i quali mantengo il massimo rispetto e nessun intendimento derisorio.

 

APPELLO PER SIENA: SULLE SOCIETA’ PARTECIPATE E CONTROLLATE DAL COMUNE DI SIENA

1) INTRODUZIONE

Me la sono presa comoda. Forse troppo comoda! Un ritardo “significativo” (il post precedente risale al 14 aprile dell’anno in corso) determinato, innanzitutto, dalla mia decisione di affrontare la problematica indicata nel titolo non prima del giorno successivo a quello delle elezioni amministrative (31 maggio u.s.). Il motivo di tale decisione è semplice: non voglio che questo blog venga considerato uno “strumento” per fare, in qualche modo, politica (in senso partitico).E l’argomento si presta non poco ad accostamenti del genere, specie alla vigilia di un appuntamento elettorale.

Forse è il caso di specificare meglio tale aspetto. Non è che io non mi interessi di politica. Più semplicemente, in questa sede tutti gli argomenti che mi troverò ad affrontare dovranno essere trattati, esplicitamente o implicitamente, non con l’obiettivo di “sponsorizzare” o denigrare questo o quel partito e/o, più in generale, questa o quella lobby, ma nell’esclusivo interesse generale. Questo, almeno, è il mio intento. Il fatto di esserne o meno all’altezza è tutta un’altra questione. Gli obiettivi rimangono quindi quelli  a suo tempo indicati nelle pagine introduttive di questo blog (pagina denominata “PERCHE’ QUESTO BLOG” e sottopagine della pagina denominata “APPELLO PER SIENA”).

Sono poi sopravvenuti svariati piccoli impegni che, complessivamente, hanno. assorbito  altro(e non poco) del mio tempo.

Infine ci si è messo anche il caldo che certamente ha ridotto il livello di, diciamo, gradevolezza nel lavorare davanti ad un computer.

Fatto sta che, rimanda rimanda, solo oggi mi predispongo ad affrontare l’argomento evidenziato nel titolo di questo post.

Come accennato nel post del 28 dicembre 2014, “sono arcinote le prese di posizione che, da molte parti, sono state formulate riguardo ai guasti, alle inefficienze, alle degenerazioni di questa forma di intervento pubblico nell’ economia (e non solo nell’ economia)”. Da qui la decisione di andare a vedere come stanno realmente le cose, per questo specifico aspetto, nel “ristretto” ambito comunale.

i documenti di base a cui farò qui riferimento sono:

  • la relazione sull’ argomento pubblicata dalla Corte dei Conti nel giugno dell’anno ormai da tempo concluso (2014) (“Gli organismi partecipati dagli Enti Territoriali – Osservatorio sugli Organismi partecipati/controllati da Comuni, Province e Regioni e relative analisi”), per gli aspetti generali (l’Italia nel suo complesso);
  • il “Programma di razionalizzazione delle partecipate locali”, predisposta dal Commissario Straordinario per la revisione della spesa in data 7 agosto 2014, sempre con riferimento all’Italia nel suo complesso;
  • la Relazione sulla verifica amministrativo-contabile eseguita dal giorno 14 gennaio 2013 al giorno 21 febbraio 2013 presso il comune di Siena predisposta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze dipartimento della RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO (la cosiddetta Relazione Cimbolini), per gli aspetti specifici (Comune di Siena)

Anche se l’ultimo dei documenti sopra citati è stato reso pubblico molto prima dei due precedenti qui analizzerò prima i documenti che affrontano la questione in termini generali (la relazione della Corte dei Conti ed il documento del Commissario straordinario per la revisione), per poi passare alla situazione specifica  (Relazione Cimbolini). La “logica” sottostante, come è facile capire, è quella di “scendere” dal generale al particolare e non quella di seguire l’ordine cronologico delle pubblicazioni.

Approfondirò quindi le mie conoscenze sull’argomento raccogliendo e leggendo tutti i documenti che riterrò utili per i miei fini. In particolare intendo documentarmi adeguatamente sugli svariati interventi normativi introdotti dal legislatore, con diverse finalità, sulla materia.

Il lavoro completo mi dovrà (o, più modestamente, dovrebbe) consentire di addivenire, attraverso uno studio abbastanza approfondito dello stato dell’arte, ad una “fotografia” sufficientemente nitida del “contesto sotto osservazione” e, quindi, di esporre le mie opinioni in merito alla problematica in sé ed alle cose da fare; su questa strada mi muoverò fin tanto che lo riterrò di qualche utilità.

Nondimeno mi dovrebbe consentire anche di “testare” se e quanto si è operato per cominciare a rendere adeguatamente trasparente l’attività di questa importante Istituzione (Amministrazione Comunale).

Il fine ultimo è sempre lo stesso: contribuire, nel mio piccolo, alla costruzione di una Siena migliore.

Infine, un piccolo desiderio: sarebbe bello, in omaggio alla trasparenza ed alla democrazia diretta, che tutte le decisioni riguardanti la nascita, lo sviluppo o la soppressione di una società partecipata venissero demandate ai residenti attraverso apposito referendum o strumenti similari (non ho, al momento, le conoscenze “tecniche” per entrare nello specifico). Altrettanto gradita la situazione in cui l’Amministrazione comunale decidesse di rendere pubblici i curricula di tutti gli amministratori prescelti.

APPELLO PER SIENA: ANCORA SULL’ INSERIMENTO DI GRANDI STRUTTURE DI VENDITA A ISOLA D’ARBIA

Dai resoconti sulla stampa locale del 25 febbraio u.s. siamo venuti a conoscenza dell’ incontro del Sindaco del Comune di Siena con alcune Associazioni di categoria (Cna, Confartigianato, Confcommercio e  Confesercenti). Argomento: l’ipotetico centro commerciale ad Isola d’Arbia.

Abbiamo così appreso che il massimo esponente dell’Amministrazione locale cittadina, nell’obiettivo dichiarato di “rilanciare l’area sud del territorio  e, in particolare, la zona industriale di Isola d’Arbia” intende procedere in modo che “su tutti i procedimenti urbanistici rilevanti sarà dato spazio e voce ai cittadini e a tutte le forze economiche e sociali”.

Questa affermazione, a me sembra, se seguita coerentemente dai comportamenti, consentirà di abbassare significativamente le probabilità di commettere errori di valutazione e, quindi, addivenire a scelte non ottimali. L’unico rischio che potrebbe derivare da una scelta del genere è quella dell’immobilismo. Ma questo rischio, come dichiarato anche dallo stesso Sindaco di Siena, potrà essere “rimosso” dal Consiglio comunale al quale spetta l’ultima parola in quanto rappresentante dell’interesse collettivo.

Peraltro, parlando con la massima franchezza, mi sarei tranquillizzato completamente se il menzionato Sindaco avesse fatto riferimento anche ai Sindaci dei Comuni contermini. E ciò, non tanto perché ho qualche “amicizia” e/o lobby da difendere, quanto per il fatto che sono assolutamente convinto che scelte di questo tipo possono avvicinarsi ad un risultato finale ottimale solo ragionando su aggregati territoriali ben più ampi di quelli del singolo comune. In casi come questo un, diciamo, sottodimensionamento della “governance” del progetto complessivo può essere foriero di maggiori sprechi, maggiori inefficienze e maggiori errori.

Voglio comunque sperare, visto che negli atti resi disponibili dal Comune di Siena è già riscontrabile il coinvolgimento di tali comuni (relativa Conferenza di Pianificazione), che il più volte citato Sindaco prosegua su questa strada, superando intelligentemente vecchi ed anacronistici campanilismi.