APPELLO PER SIENA: LE SOCIETA’ PARTECIPATE/CONTROLLATE DAL COMUNE DI SIENA – 1

Come ho già avuto modo di dire (post del 28 dicembre 2014), “sono arcinote le prese di posizione che, da molte parti, sono state formulate riguardo ai guasti, alle inefficienze, alle degenerazioni di questa forma di intervento pubblico nell’ economia (e non solo nell’ economia)”.

Una questione, quella delle partecipazioni detenute dalle Amministrazioni pubbliche e, in particolare, dagli Enti territoriali, che ha assunto grande rilievo negli ultimi anni anche se, è bene ricordare, il “fenomeno” è presente e si è sviluppato da più di venti anni.

Lo scopo di questa, diciamo, inchiesta, è quello di verificare come stanno realmente le cose, con riferimento a tale specifico aspetto, nel Comune di Siena.

Una prima lettura sommaria e parziale  del materiale raccolto mi ha peraltro portato a confermare l’ipotesi iniziale: volendo analizzare in maniera sufficientemente rigorosa simili problematiche occorre osservarne l’andamento anche al di fuori del ristretto ambito comunale. Senza affrontare questo aspetto, pure se in maniera necessariamente (oltremodo) sintetica, a mio avviso, non possiamo “inquadrare” il fenomeno in tutte le sue implicazioni, con il conseguente rischio di addivenire a diagnosi e, quindi, ad ipotizzare terapie non ottimali, se non proprio sbagliate.

Per tutto quanto sopra esposto ho deciso di articolare il lavoro nel modo seguente:

  1. osservare l’evoluzione, in termini quantitativi, del fenomeno a livello nazionale.
  2. esaminare l’evoluzione degli aspetti normativi;
  3. confrontare la situazione del comune di Siena con quella dell’intero territorio nazionale e della regione di appartenenza (analisi spaziale);
  4. quindi,con solo riferimento al Comune di Siena, osservare l’andamento nel tempo degli aspetti che riterrò più significativi (analisi temporale).

E’ facile comprendere le difficoltà, date le caratteristiche di questo strumento (blog), di essere sintetici più di tanto senza correre il rischio di incidere negativamente ed, anche, significativamente, sulla qualità del “prodotto finito”.

Quindi, nell’impossibilità di mantenermi adeguatamente conciso (vale a dire nell’impossibilità di confinare il tutto in un solo post), ho deciso di pubblicare questa “inchiesta” a puntate cercando il più possibile di rendere ogni puntata, pure se strettamente correlata con le successive/precedenti, in qualche modo compiuta.

Vediamo quindi, in prima battuta, l’evoluzione del fenomeno su dimensioni nazionale e regionale.

Quando si affrontano “fenomeni” quantitativi, come si sa, il problema dell’affidabilità/omogeneità dei dati riveste importanza non secondaria. Nel caso specifico, non potendo, per ovvie ragioni, trattare in maniera esaustiva questo aspetto, mi limito a dire, sintetizzando rozzamente, che, per quanto dichiarato dagli stessi Organismi preposti alla “raccolta dati”, svariati sono i fattori che rendono meno robusta la comparabilità delle relative serie storiche (in particolare il “diverso tasso di adempimento dell’obbligo di comunicazione dei dati” da parte delle Amministrazioni pubbliche – cfr MEF: “Rapporto sulle partecipazioni detenute dalle Amministrazioni Pubbliche al 31 Dicembre 2012”, pubblicato nel Luglio 2014)

Tenuto conto di questo “handicap” oggettivo, fra le tante possibili rappresentazioni il grafico sotto riportato mi è sembrato il più affidabile  per gli scopi di questo lavoro.

In tale grafico viene raffigurato,  per il periodo 1990-2012, il numero di società partecipate costituite nell’anno di riferimento.

Come si vede abbastanza chiaramente, questo numero ( ripeto, delle società partecipate costituite nell’anno di riferimento) è cresciuto progressivamente fino al 2002. Di converso possiamo riscontrare, altrettanto chiaramente, un progressivo (e, ancora, significativo) ridimensionamento a partire dal 2006.

Tanto la fase di sensibile crescita quanto quella di significativo decremento risultano fortemente influenzate, come vedremo in un post successivo, dagli interventi legislativi in materia.

 

 

 

ANDAMENTO DELLE SOCIETA’ PARTECIPATE DALLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (numero di società partecipate costituite nell’anno di riferimento)

Fonte: MEF – Rapporto sulle partecipazioni detenute dalle Amministrazioni pubbliche
                                                             (dicembre 2012)

Passando alle consistenze rileviamo che, al giugno 2015, gli organismi partecipati dall’insieme degli Enti pubblici risultavano essere 7.684 (sistema SIQUEL della Corte dei conti: cfr Corte dei Conti – sezione delle Autonomie, “Osservatorio sugli Organismi partecipati/controllati dai Comuni, Province e Regioni – Relazione 2015”). Come si vede un numero di società partecipate di dimensioni rilevanti tanto in termini assoluti quanto in termini relativi ( confronti internazionali).

“Scendendo” a livello regionale, la “platea degli organismo considerati”, per tutta una serie di ragioni “tecniche” che non è il caso di riportare in questa sede (per approfondimento cfr sempre il documento della Corte dei Conti sopra indicato), si ruduce a 4.935 soggetti. Bene. Da questo sottoinsieme si rleva, per esempio, che, sul totale nazionale, il peso degli organismi partecipati è, per la Toscana, dell’11,77%, quasi a “pari merito” con l’Emilia Romagna (11,12%) e preceduto soltanto da quello della Lombardia (19,49%)

Quindi, riassumendo in maniera “telegrafica” possiamo dire che il “fenomeno” delle partecipazioni degli Enti Pubblici è aumentato sensibilmente e progressivamente dal 1990 al 2002 e, ancora progressivamente, si è ridimensionato a partire dal 2006. Ambedue gli andamenti, abbiamo detto (come vedremo meglio in uno specifico post), sono derivati dagli interventi legislativi in materia. Resta comunque il fatto che, nel nostro paese, il numero di partecipate rimane a tutt’oggi molto elevato anche se facciamo un confronto con la situazione internazionale.

Sempre da una prima e sommaria lettura del materiale disponibile se, da una parte, ho trovato conferma dell’opinione comune che il settore necessita di robusti interventi tesi a recuperare efficienza e trasparenza (da attuare anche mediante un forte ridimensionamento e consistenti aggregazioni), dall’altra ho potuto constatare che non tutto è da buttare. E questo sia in termini settoriali che in termini territoriali.

continua