APPELLO PER SIENA: SINTETICHE ARGOMENTAZIONI INTRODUTTIVE

Come accennato (cfr pagine “Appello per Siena”), faccio fatica a credere che la situazione di crisi che sta attraversando non poche istituzioni presenti nel nostro territorio possa essere ascrivibile, quantomeno totalmente, a fattori esogeni.

Da qui la domanda: quali le cause? Una ipotesi, tutto sommato, ragionevole (che poi rappresenta il “sentire comune”) è quella che tende ad attribuirne la responsabilità a quella che potremmo definire, volendo essere garbati, la “inadeguatezza” dei criteri di selezione della classe dirigente.

La mia modesta opinione è, purtroppo, ben più pessimistica o, quantomeno, di carattere più generale: io tendo a sospettare che un ruolo non marginale lo abbia giocato la, diciamo, degenerazione dei “modelli culturali “, modelli in cui  hanno buon rilievo valori riconducibili all’etica ed alla morale. Ma di tale aspetto parlerò in uno specifico post.

Certo, tutti questi accadimenti traumatici, costringendo a ripensamenti profondi nei modi di gestire tanto la cosa pubblica quanto l’attività “privatistica”, incorporano di per sé spinte potenti al cambiamento. Quindi l’occasione è forse irripetibile per “aggredire” in maniera efficace i comportamenti “perversi” e ricondurre il tutto all’interno di un “sentiero virtuoso”.

Nel tentativo di mantenere, per quanto possibile, la dovuta obiettività, voglio subito aggiungere che, a ben vedere, prodromi di una volontà di imboccare tale sentiero sono già percepibili e, francamente non mi sembrano pochi: molti interventi di personaggi pubblici indicano chiaramente, tanto nelle enunciazioni quanto nei relativi atti, una volontà di ricondurre la nostra comunità  verso una sorta di rinascita.

Un atteggiamento, a mio parere, ravvisabile anche nel sentiment dei cittadini (siano essi commercianti, imprenditori, liberi professionisti, dipendenti di enti pubblici e/o aziende private, ecc) che mostrano di volersi adoperare con determinazione per “lasciarsi alle spalle” le difficoltà esistenti. E’ questa, peraltro, la reazione che mi fa riconoscere il carattere degli abitanti del nostro territorio, carattere per niente autocommiserante e/o arrendevole.

Ma la partita è solo all’inizio e si presenta molto difficile. Continuando con la terminologia sportiva potremmo dire che il risultato finale può oscillare fra una vittoria schiacciante ed una sconfitta altrettanto schiacciante: tutto è, al momento, possibile.

Utilizzando, questa volta, argomentazioni metaforiche recentemente tornate in auge grazie ad un recente libro di Alain Friedman,  potremmo dire che bisogna mettere in fuga (non mi piace la parola “ammazzare”) il gattopardo (il libro di Friedman si intitola, appunto, AMMAZZIAMO IL GATTOPARDO). Bisogna cioè scongiurare il pericolo che dietro l’apparente volontà di forti cambiamenti si nasconda la reale volontà di lasciare tutto come prima.

Se, tramite i futuri post di questo blog, riuscirò anche a dare un contributo, seppure minimo, su tale versante ne sarò particolarmente lieto.

Mi piacerebbe conoscere, su questo aspetto, il pensiero del “popolo della rete”.

Comunque, dal prossimo post entrerò nel vivo delle prerogative che mi sono assegnato cominciando ad affrontare singole problematiche.