I MIEI PROSSIMI POST

Sono trascorsi 5 mesi dal mio ultimo post e, anche, ma non solo, per non ingenerare nella mente del mio “detrattore occulto” la gradevole speranza (per lui) di una mia “dipartita”, ho deciso di farmi vivo ed esporre, sinteticamente, i miei programmi riguardanti gli argomenti dei post prossimi venturi. Senza considerare, ovviamente, questioni estemporanee che dovessero emergere e per le quali ritenessi interessante dire la mia.

A parte, quindi, problematiche del momento, nel futuro prossimo dedicherò i miei post a tre argomenti che vado qui sotto ad indicare, post che non necessariamente avranno la stessa sequenza.

1 – IL  “MIO” CIVISMO (cfr post del 23 gennaio 2022).

Qui mi limiterò a due aspetti lasciando allo specifico post una trattazione più  articolata.

Vediamo, innanzitutto, cosa si intende per civismo nel linguaggio comune. Ecco alcune definizioni tratte da vocabolari on line:

  • Nobiltà di sentimenti civili, alto senso dei proprî doveri di cittadino e di concittadino, che spinge a trascurare o sacrificare il benessere proprio per l’utilità comune (Vocabolario Treccani);
  • Coscienza dei doveri di cittadino che si manifesta in azioni e comportamenti utili al bene comune (dizionario Hoepli);
  • coscienza che il cittadino ha dei propri doveri e quindi anche delle proprie responsabilità nei confronti dello stato e della comunità (il nuovo De Mauro).

Quindi chi intendesse “abbracciare” le regole base del civismo dovrebbe, quantomeno, subordinare gli interessi personali e/o della “cerchia” di appartenenza,  agli interessi collettivi (bene comune). E ciò vale sia per i singoli cittadini, sia, e a maggior ragione, per i singoli amministratori della cosa pubblica a qualsivoglia livello.

L’altro aspetto cui intendo far cenno in questa sede è l’astenzionismo. Poco meno della metà degli elettori non si è presentata al secondo turno delle ultime elezioni amministrative. Di converso sono fiorite liste civiche di vario tipo proprio, io credo,  nel tentativo di contenere tale fenomeno.

Su questo versante ho maturato la convinzione che se pensiamo al civismo come un mero escamotage per tentare di ridurre l’astenzionismo e, più in generale, per tentare di arginare l’ ormai cronica disaffezione dei cittadini italiani verso la politica, sbagliamo di grosso: il fenomeno avrebbe vita breve. Un civismo “vincente” e destinato a durare nel tempo, tenuto conto della attuale complessità della società,  non dovrà essere, sempre a mio avviso, basato su pochi e logori slogan, bensì la risultante di criteri organizzativi-comportamentali rigorosi e altrettanto complessi incentrati sulla equità sociale, su una profonda revisione dei criteri di partecipazione democratica, ecc.ecc.

Sarò  meno scarno (anzi, spero sufficientemente esaustivo) nell’apposito post.

E’ forse utile aggiungere che in questa sede non intendo inserirmi nelle varie problematiche concernenti il quadro dei forti  cambiamenti che riguardano le molteplici sfaccettature della questione. Tantomeno intendo farlo nell’apposito specifico post. Sarebbe un lavoro poderoso che esula dagli scopi di questo blog e fors’anche inutile dato che persone ben più  qualificate di me hanno scritto pregevoli testi sull’argomento. Più semplicemente, nello specifico post che dedicherò alla questione, esporrò le mie idee, peraltro mutuate tanto da mie specifiche riflessioni, che sono andate sedimentandosi nella mia mente nel corso degli anni, quanto da specifiche letture, in parte già  avvenute, in parte che intenderò fare, su questa problematica.

Qualcuno mi ha domandato se per caso avessi intenzione di “entrare” nella politica “attiva”. Nessunissima intenzione per almeno due motivi:

  • innanzitutto perchè Il mio carattere è  assolutamente incompatibile con l’attività politica. In altri termini non ho le capacità  necessarie.
  • In secondo luogo perchè alla mia età la cosa sarebbe, oserei dire, indecorosamente ridicola.

Diverso, invece, il discorso in termini di mere aspirazioni di un singolo cittadino, giovane o anziano (come il sottoscritto) che sia: come si sa, la speranza è  l’ultima a morire e, per me e nel caso specifico, la speranza consiste nel veder nascere un contesto socio-politico in grado di attenuare/eliminare le molteplici brutture presenti in quello attuale.

2- IL “MIO” FAR WEST. Qui il discorso è  presto detto. Come di consueto traccerò un quadro sintetico di come stanno andando le cose su questo versante. Come leggerete siamo in una situazione di stallo, situazione che, implicitamente, sottolinea il fatto che siamo ancora distanti da requisiti di normalità. In altri termini, anche se non siamo più nel far west dei primi tempi permangono “fastidi” tali da dover dire che siamo ancora nella versione light.

3- IL “MIO” DETRATTORE OCCULTO. Nel post dell’8 marzo 2020 (Perchè “alzare il tiro”: mero post informativo per i miei quattro followers) dichiaro che, su tale specifica problematica, i risultati conseguiti sono del tutto insoddisfacenti. Da qui la necessità di, appunto, alzare il tiro nei termini ivi descritti.  Adesso occorre di nuovo alzare il tiro, cosa che farò nei termini che  esporrò nello specifico post. Il discorso sarà piuttosto lungo dato che intendo riportarvi in maniera esaustiva tutti gli aneddoti(aspetti oggettivi) ed i miei ragionamenti sottostanti (aspetti soggettivi) utili a dimostrare/certificare:

  • Innanzitutto l’esitenza di quello che ho inteso denominare “detrattore occulto”
  • In secondo luogo le sue (del detrattore occulto) caratteristiche operative che, a mio modestissimo parere, possono essere assimilabili e quelle tipicamente mafiose, pure se non riconducibili direttamente ad altre realtà di criminalità organizzata presenti nel territorio italiano;
  • Infine, ed ovviamente, che tutte le fakes nei miei confronti veicolate sono, appunto, fakes. Fakes, com’era logico attendersi, assolutamente spregevoli nonchè enormemente stupide (nel senso che colui a cui vengono attribuite – vale a dire il sottoscritto – dovrebbe essere un personaggio oltremodo stupido oltre che, senza ombra di dubbio, un miserabile balordo).

Comununque sia una cosa è  certa: io continuerò a battere questa “strada oscura” fin quando non la vedrò  trasformata in una strada ben illuminata anche negli anfratti più reconditi.

MORTE DI DAVID ROSSI: IN MERITO AL “GIUSTO APPROCCIO” ED AI MIEI CRUCCI RESIDUALI

Questo post è  dedicato, perlopiù, al seguente obiettivo:

convincere o, meglio, tentare di convincere i miei quattro lettori e, in particolare, me stesso, dell’ attendibilità della mie opinioni esplicitate in chiusura del post del 16 settembre 2019.

Mi spiego meglio. Nel citato post concludo dicendo, in estrema sintesi, che a mio avviso, in casi come quello riguardante la morte di David Rossi, occorre, nell’ interesse dell’intera comunità senese, che venga dimostrata in maniera inequivocabile la volontà  di fare piena luce su tutti gli aspetti in qualche modo riconducibili a questo drammatico avvenimento. Anche perché, come gia scritto in più  occasioni, oggi come oggi, Siena ha un forte bisogno di dare prova di possedere quegli anticorpi necessari ad invertire il declino degli anni passati.

Il desiderio di riaffrontare questo argomento mi è  sovvenuto alla mente l’altro giorno quando, come poco meno di un anno e mezzo fa, ho potuto guardare in tv un servizio, appunto, sulla morte di David Rossi. Servizio che, in massima parte, si riferiva a cose/fatti/opinioni già  noti ma che conteneva anche alcune informazioni inedite particolarmente interessanti.

Un desiderio che si è  poi irrobustito in maniera ragguardevole  a seguito della consistente mole di informazioni (stampa, tv, social,  blog, ecc) che ha cominciato a circolare anche per la disponibilità dei resoconti delle audizioni, mano a mano succedutesi, disposte dalla specifica Commissione parlamentare, costituita nel marzo 2021 (Commissione monocamerale di inchiesta sulla morte di David Rossi che,all’art.1, recita:

Istituzione e funzioni – E’ istituita, per la XVIII Legislatura (il cui termine naturale è il marzo 2023, n.d.r.) una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, avvenuta il 6 marzo 2016 a Siena, di seguito denominata “Commissione”, con il compito di:

a) ricostruire in maniera puntuale i fatti, le cause e i motivi che portarono alla caduta di David Rossi dalla finestra del proprio ufficio nella sede del Monte dei Paschi di Siena di Rocca Salimbeni e le eventuali responsabilità  di terzi;

b) esaminare e valutare il materiale raccolto dalle inchieste giornalistiche sulla morte di David Rossi e indagare sulle vicende a lui collegate, come denunciate e rese pubbliche attraverso le medesime inchieste;

c) verificare fatti, atti e condotte commissive e omissive che abbiano cagionato o cagionino ostacolo, ritardo o difficoltà per l’accertamento giuriscizionale di eventuali . responsabilità relative alla morte di David Rossi.)

Perciò eccomi qui ad affrontare nuovamente, in poche righe, questo argomento.

Quindi, dicevo, una mole di informazioni decisamente cospicua che ha consentito al grande pubblico (e di conseguenza al sottoscritto) di prendere coscienza in maniera palmare della necessità di approfondire una serie di aspetti tutt’altro che marginali. Necessità che sembrano derivare anche dalle carenze e dalle negligenze delle indagini predisposte al momento della morte, avvenuta il 6 marzo 2013. E, visto il programma della citata Commissione, sembra ipotizzabile prevedere l’emergere di ulteriori ed importanti flussi informativi nonché, data l’acquisita ben maggiore “visibilità”,  l’emergere di atteggiamenti volti a strumentalizzare la questione per fini che poco hanno a che vedere con la sottostante problematica.

Dato che mi sono già occupato di questo argomento in precedenti due post, sono  andato a rileggermeli (uno del 16 settembre 2019, uno del 3 Novembre 2019), anche  perché  mi ricordavo di aver assunto una posizione al riguardo allora non proprio “di maggioranza”. Posizione che vado a ripetere estrapolando l’ottavo capoverso del post del 16 settembre 2019 (per una esposizione più articolata/dettagliata rimando all’intero coontenuto di detto post):

Non è vero……che cose di questo genere conviene che vengano dimenticate al più presto. Anzi! E’ forse vero l’esatto contrario visto che, in questo caso, lasciando senza risposta una serie di domande “cruciali”, si verrebbero ad alimentare sospetti pesanti come macigni e che, alla fin fine, si ripercuoterebbero in maniera molto negativa sull’intera città, su tutti i suoi abitanti e per lunghi periodi di tempo, annullando e superando di gran lunga i “vantaggi” (?) derivanti da, come dire, l’indirizzare tutta la questione nei sentieri dell’oblio. Io, nella convinzione che la quasi totalità della popolazione sia del tutto estranea a questa drammatica ed oscura faccenda, sono altresì convinto che l’unico modo per salvaguardarla realmente sotto il profilo morale sia, appunto, quello di effettuare indagini pregnanti ed approfondite, vale a dire indagini in grado di eliminare o ridurre drasticamente gli “spazi di ambiguità”.

Lungi da me, quindi, date le prerogative indicate ad inizio di questo post, l’obiettivo di analizzare approfonditamente questa drammatica, complicata ed oscura questione. Come già  accennato, il materiale informativo oggi disponibile, sotto svariate forme, è veramente ragguardevole ed io, oltre che “spendere” non poco tempo per “disegnare” un quadro sufficientemente esaustivo ed obiettivo, non “produrrei” alcun valore aggiunto.

Torno all’argomento. Devo ammettere che qualche volta mi sono trovato a domandarmi se questo mio comportamento fosse davvero quello giusto, sia con riferimento agli interessi generali della nostra città, sia, forse piu importante, nei confronti dei familiari al fine di garantire loro il dovuto rispetto. E devo dire che, magari anche a seguito di uno specifico stato d’animo, le mie certezze hanno vacillato. Continui a credere – mi sono domandato – che la tua opinione (occorre “sgomberare il campo da tutte le zone grigie o quantomeno, quelle per le quali esiste ancora la possibilità  di farlo”) sia ancora quella giusta? Oppure cominci a pensare che tale atteggiamento, tenuto conto di tutti quegli “sciacalli” che sempre emergono numerosi in casi di questo genere,  conduca soltanto a dei risvolti negativi? E sei convinto di non aver creato nocumernto di alcun genere ai familiari?

Quindi, in chiusura di questo post intendo rispondere ai miei interrogativi in maniera, diciamo, pubblica, esponendo la mia opinione con riferimento all’ opportunità di trattare la questione in termini, diciamo, di costi-benefici:

  1. per l’intera popolazione
  2. per i soli membri della famiglia di David Rossi

Nel primo caso mi sento di dire che le mie opinioni, esplicitate nei due post citati, si sono notevolmente rafforzate. In altri termini oggi più  di ieri, tenuto conto delle criticità emerse, sono convinto che sia giusto, se non necessario, che vengano compiute appropriate indagini volte ad eliminare tutte quelle zone oscure e tutti quei dubbi che oggi rendono sempre più  deboli le attuali conclusioni giudiziarie. Il tutto all’interno di un sentiero di assoluta trasparenza.

Per il secondo aspetto confesso, fors’ anche per il mio carattere, la mia titubanza residua. Per meglio dire, non mi sento di ritenere con certezza il mio approccio tale da meritare l’approvazione dei familiari. Quindi più che una certezza è una speranza. Comunque sia a questi familiari che, peraltro non conosco personalmente, va, oltre al mio assoluto rispetto, il mio apprezzamento per la determinazione che hanno dimostrato nell’affrontare questo drammatico evento.

NASCITA, A SIENA, DEL “TERZO POLO” (CIVICO): UNA FIEVOLE SPERANZA

 

….adottare un metodo di governo davvero capace di rappresentare correttamente le esigenze dei cittadini e di….rompere con una pratica di governo opaca e trasversale che viene dalle esperienze passate.

E poi:

La costituzione di un Terzo Polo Civico potrà rappresentare l’opzione giusta per restituire dignità ad una collettività mortificata dal sistema dei partiti, che  al momento è risultato palesemente incapace di creare condizioni di innovazione e buongoverno.

Sono queste, in prima battuta, le frasi che più  mi hanno colpito leggendo l’articolo, pubblicato sulla stampa locale il 17 gennaio, che riportava un comunicato sulla nascita, appunto, di un patto fra “tutte le formazioni civiche che rappresentano l’opposizione all’amministrazione De Mossi”.  Obiettivo: “sondare la possibilità di costituire un terzo polo civico per le prossime amministrative”.

Confesso che quelle poche parole hanno, come dire, scalfito la mia ormai “endemica” delusione nei confronti anche, ma non solo, della politica. Stai a vedere –  mi sono detto – che è  la volta buona per, appunto, ritrovare la “dignità”  (politica) perduta. E mi sono anche detto che sarebbe bello poter riscontrare, nei fatti (al di là quindi delle parole e delle mere enunciazioni) le prerogative indicate succintamente nel citato comunicato.

Ma non vorrei – continuando a parlare fra me e me – che più che il progetto in quanto tale, siano i tuoi desideri ad indurti a credere che possa realizzarsi un disegno che sembra albergare solo nel “tuo libro dei sogni”. E poi – proseguendo nel soliloquio – alla tua età!

Mi è poi tornata alla mente la famosa frase pronunciata, nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, da Tancredi, il nipote del Principe di Salina, quando intese “giustificare” la sua decisione di arruolarsi nei garibaldini : “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

Quindi  – sempre parlando a me stesso – calma e gesso. Un conto è  un’enunciazione, un conto è mettere in piedi un progetto solido “di rinascita” e di robusti cambiamenti.

Ma, alla fin fine, che cosa costa sognare e dare fiducia ad un progetto, al momento solo “sulla carta”, che, considerando lo stato dell’ arte, non navighera’ certamente “con il vento in poppa” ma che, andando in porto come io, non so se si è  capito, spero, potrebbe condurre a quella  Siena migliore che, sono convinto, tantissimi senesi desiderano e, peraltro, si meritano? Nella peggiore delle ipotesi ci procureremo “solamente” (io e chi la pensa come me) un’altra sonora delusione.

Quindi, dico, ben venga un progetto che possiede adeguate premesse per conseguire obiettivi a mio avviso sicuramente interessanti/positivi/auspicabili.

Io, nel mio piccolo, cercherò  di essere un osservatore attento e, nel caso in cui i fatti si dimostrassero coerenti con le prerogative delineate nel citato documento, di dare il mio modestissimo contributo.

 

 

 

 

 

 

DI NUOVO SUL FAMIGERATO DISTURBO INTESTINALE: REPETITA IUVANT

Riferimenti: post del 26 aprile 2019, del 9 gennaio 2018, del 13 novembre 2017, del 17 luglio 2017

Perchè è utile ripetere? Nel caso specifico per il semplice fatto che io, come detto ormai tante volte, ho solo questo blog per divulgare quanto vado scrivendo ormai da svariati anni. Quindi il solo scrivere più volte dello stesso argomento rende più probabile una maggiore diffusione. E poi sono convinto che questo mio atteggiamento, nel caso specifico (rendere edotti i miei quattro lettori su come stanno realmente le cose in merito ad un evento – del tutto privato ed, anche, tutt’altro che gratificante – che ha coinvolto la mia persona), è  l’esatto contrario di quello che gli “organizzatori della circostanza” si sarebbero attesi. Quindi, ben venga.

Peraltro, come vedrete nel prosieguo, questo post ha anche  un nutrito “valore aggiunto” che in massima parte conduce ad irrobustire significativamente le considerazioni riportate in precedenza su questo medesimo argomento.

Una breve premessa. Se dovessi dare ascolto ai suggerimenti “timorosi” dovrei, come si dice, lasciar cadere la cosa e continuare a vivere come se nulla fosse. I suggerimenti “intransigenti”, invece, mi dicono che, anche se il danno economico è  minimo, l’evento risulta grave sotto il profilo della legalità e delle implicazioni malavitose; da qui l’indicazione di continuare con l’attività  di denuncia/pubblicizzazione. Ecco, questo secondo indirizzo è  quello che ho adottato fin dall’inizio ma non, come taluni pensano, per una sorta di spirito vendicativo; solo perché  lo ritengo un dovere civico che torna utile, in fin dei conti, all’intera collettività.

Torno subito sulla problematica oggetto di questo post. La nuova più importante “variabile” che ci fa “buon gioco” è il passare del tempo: gli oltre 4 anni trascorsi  dal famigerato evento ad oggi credo possano considerarsi un lasso di tempo assolutamente congruo per tirare le somme definitivamente inequivocabilmente in merito alle cause che lo hanno determinato.

Voglio cioè dire che il tempo trascorso, a parità di condizioni, costituisce di per sé un potente “avvaloramento” della già più che sufficiente “certificazione” a suo tempo dimostrata. Quindi il fatto che nei miei non pochi anni di vita non mi sia mai capitata una cosa del genere, sommato alla “piatta normalità” di questi ultimi 4 anni sul versante del mio stato di salute in termini enterici, la rende a mio avviso “granitica”.

Anzi, direi che, volendo per forza individuare qualche problema nel mio apparato gastrointestinale, occorrerebbe posizionarsi sul versante diametralmente opposto a quello che potremmo essere portati ad individuare sulla base del più  volte citato evento (mi scuseranno in particolare i miei quattro followers per il mio forse eccessivo senso del pudore; credo peraltro di non dare adito a fraintendimenti).

Comunque sia, per l’obiettivo dichiarato esplicitamente nel titolo, niente di meglio, credo, che ripetere nuovamente quanto ebbi a scrivere nel post del 9 gennaio 2018:

le cause di questo “evento” sono assolutamente esogene, sia con riferimento al mio stato fisico, sia con riferimento a quanto da me assunto prima dell”evento”. Più esplicitamente, occorre ipotizzare, direi obbligatoriamente, che poco prima dell’evento io abbia assunto, per via aerea (vale a dire tramite inspirazione), qualche sostanza che ha provocato il “fenomeno” più volte citato.

Ed ancora:

Dato che sono assolutamente certo di non aver assunto “volontariamente” alcunché poco prima dell’”evento” e tenuto conto di quanto sopra, non posso che dedurre che la suddetta “assunzione” sia stata provocata da terze persone.

Tutta questa ridondanza non rientra  nel mio linguaggio consuetudinario. Ma in questo caso ritengo sia giustificata dalla necessità di condurre il lettore a considerare questa “narrazione”, che per certi versi sembra incredibile, assolutamente veritiera. Quindi, riepilogando, il sottoscritto si è “trovato addosso” l’evento più volte descritto solo ed esclusivamente a causa di un intervento umano nei termini già descritti, intervento non certo messo in piedi per farmi un piacere.

Sul chi rimangono per ora solo ipotesi, ipotesi che non mi sento di esporre in questa sede per evitare di dare avvio ad una sorta di perversa caccia alle streghe con vieppiu perversa controcaccia. Certo, il giorno in cui entrassi in possesso di elementi concreti non esiterei a darne contezza alle autorità competenti. E questo non tanto per il danno subìto, di per sé poco significativo (a parte le complicanze mediche, non proprio banali, già evidenziate nei precedenti post), quanto perché ritengo civicamente doveroso combattere in tutti i modi questi comportamenti malavitosi pure se utilizzati da poveri gaglioffi; gaglioffi che, assaporando l’impunità potrebbero “montarsi la testa” e,quindi, “salire di livello”. E, francamente, non lo dico tanto per me quanto per eventuali terze persone, magari persone per bene ma che, caratterialmente, tendono a subire senza reagire.

Diverso il discorso se ragioniamo sul perché. In questo caso possiamo dire con certezza che l’obiettivo “primario” è  stato quello di “colpire” il sottoscritto e niente altro. Per quanto riguarda, invece, l’obiettivo (gli obiettivi), diciamo, secondario (secondari) le ipotesi sono molteplici. Anche individuare mere ipotesi, data la stranezza del fatto di per sé e volendo lavorare con un minimo di affidabilità,  non è  un compito facile. Al momento in cui avrò le idee più chiare metterò nero su bianco. Anche perché io non ho, e non ho mai avuto, niente (ma proprio niente) da spartire con individui di questa risma.

Per quanto riguarda i metodi penso di poter affermare che, al di là delle singole “sfaccettature”, sono sempre metodi che prevedono una, diciamo, operatività  sotto traccia. Voglio cioè  dire che i citati quattro gaglioffi, operando nell’illegalita’,  non agiscono mai, ovviamente, alla luce del sole.

Fin qui problematiche già  affrontate nei su citati post.

Veniamo adesso a Mario che, questa volta, è un commerciante presso il cui esercizio io mi reco da diversi anni pure se sporadicamente. Ultimamente mi è  sembrato di percepire un suo certo  disappunto/imbarazzo, se non preoccupazione e/o titubanza nel vedermi sostare, pure se, come al solito, brevemente, nel suo esercizio (il fatto che sono trascorsi oltre 4 anni dall'”evento” forse sta a dimostrare che pure “radio scarpa” ha le sue defaillances sul versante della “velocità di trasmissione”). Comunque sia questo episodio mi ha convinto ad indirizzare una

Lettera aperta a quel Mario

Caro Mario

Mi sembra di capire che a questo punto anche tu ti sei convinto che l’evento sia stato causato da fattori esogeni nei termini ampiamente descritti in questo e nei precedenti post sopra indicati.

Devo quindi dedurre che le tue preoccupazioni derivino dall’ipotesi che tutto potrebbe riaccadere, magari proprio mentre mi trovo a transitare nel tuo esercizio.

Occorre quindi che io ti dimostri che non hai di che preoccuparti. Ma per fare questo devo entrare in un discorso che avrei preferito non affrontare, non tanto per motivi personali, quanto per non fornire troppi dettagli in merito alla struttura presso la quale mi trovavo al momento dell’evento, struttura che, sono convintissimo, non ha niente a che fare con ciò  che mi è  accaduto e che, anzi, risulta essere particolarmente seria ed affidabile sotto tutti i punti di vista.

Cercherò,  per quanto possibile, di stare sul generico. Basterà  dire che mi trovavo all’interno di una struttura molto grande. Io mi reco presso tale struttura saltuariamente, nei giorni e nelle ore più diverse, perdipiù raramente da solo. Quindi per organizzare il tutto, lo capisce anche un bambambino  cretino, occorre quantomeno un, diciamo, complice che segnala al soggetto “operativo” la mia presenza da solo e che, oltretutto,  ha una buona conoscenza della suddetta struttura. Occorre altresi che il luogo sia abbastanza grande, che abbia spazi relativamente isolati e che io mi trattenga ben più di qualche minuto. Pure questo lo capisce anche un bambambino cretino (tieni sempre ben presente che i già citati quattro gaglioffi malavitosi operano esclusivamente “sottotraccia”). Ragione per cui nel tuo esercizio e nella maggior parte di esercizi che io frequento, l'”intervento” non è proprio  praticabile.

Pertanto, caro Mario, il fatto che tu ti possa ritrovare di fronte ad una situazione analoga non esiste proprio. Peraltro dubito fortemente che tali “personaggi” abbiano intenzione di ripeterlo pedissequamente.

Tuttavia devo dirti che per me non sarebbe un problema evitare di frequentare il tuo esercizio. Ma credo che così facendo, per una serie di motivi facilmente intuibili e che, quindi, anche per non appesantire troppo questo post, non vado ad elencare,  farei proprio il loro gioco. Comportamento che, oltretutto, conferirebbe loro un alone di  temibilità. E siccome, ripeto, la mia frequentazione non creerà danni di alcun genere a te e/o alla tua attività, non vedo il problema.

Quindi, caro Mario, niente di personale. Anzi, siccome mi sei simpatico ti accontenterei volentieri. Ma, credimi, non è  proprio il caso. È un dovere civico a cui ritengo assolutamente obbligatorio ottemperare, a maggior ragione se, come in questo caso, non creerò nocumento alcuno a chicchessia. È  un dovere civico a cui, a mio modesto parere, tutte le persone perbene che si dovessero trovare in situazioni analoghe, dovrebbero ottemperare.

Certo, siccome tu non sei uno stupido, ti confesso che mi è  venuto subito alla mente l’ipotesi che tu appartenga alla categoria che a suo tempo ho inteso definire “veicolatori qualificati del detrattore occulto” (cfr post del 28 Dicembre 2014, penultimo capoverso; se leggi bene tale post capirai che il termine adottato ha un significato tutt’altro che positivo). Ma in questo caso, come puoi ben capire, il fatto di continuare a frequentare il tuo esercizio, rientra a pieno titolo nella mia, diciamo, strategia di difesa.

Pertanto io, non avendo nulla di cui rimproverarmi e/o da nascondere, non intendo in alcun modo ridimensionare tutti quegli “spazi di libertà” che, nel rispetto delle leggi, mi appartengono. E non permetterò  a nessuno di adottare comportamenti che in qualche modo tendono a questo obiettivo. Anzi, credo proprio che, sempre con la massima educazione, aumentero’ questa frequentazione. Da te mi attendo un normale comportamento “da esercente”. Altrimenti non ti resterà  che intraprendere una strada facilmente intuibile e della quale sarei particolarmente felice in quanto condurrebbe a rendere trasparente questa ennesima “zona oscura”.

Ah, un’ultima cosa. Siccome, come avrai ben capito, aborro “affiliarmi” a qualsivoglia banda di balordi “similare” (sarebbe come combattere una struttura mafiosa mediante un’altra struttura mafiosa) io continuerò  ad utilizzare, come unica arma di difesa, i post di questo blog; blog che, come avrai notato, è  improntato alla massima trasparenza. E, come ho scritto in svariati post, continuerò  a farlo fino a che non vedrò emergere, per questa e per altre problematiche che mi riguardano, un adeguato livello di legalità e di trasparenza. Non ti nascondo, infine, che ho sempre più  netta la sensazione che un numero crescente di persone approvi questo mio comportamento.

 

 

COMPETENZA NON FA RIMA CON TRASPARENZA

Occorrono persone competenti! Questa la “nuova” parola d’ordine di molti, giornalisti e non, quando, esponendo le loro critiche riguardo ai connotati di un dato progetto “di pubblica utilità” e/o agli interventi adottati per la sua realizzazione, fanno riferimento ai soggetti “coinvolti”, siano essi governanti, parlamentari, manager pubblici, amministratori locali e/o di aziende pubbliche, ecc., ecc.. Soggetti che, in maniera speculare, vengono annoverati, implicitamente o esplicitamente, nella categoria degli incompetenti.

La questione ben si attaglia, segnatamente, al settore  pubblico, inteso in senso lato, anche se, a ben vedere, può avere un senso, per alcune situazioni (magari in misura più contenuta), pure per il “privato”. In questo caso, però, la problematica diverrebbe molto più articolata, “scivolosa” e, per certi versi, significativamente opinabile; da cui deriverebbe una trattazione che andrebbe ben al di là dello spazio “accettabile” di questo post. Ragione per cui qui intendo riferirmi soltanto al suddetto settore (pubblico).

Un nutrito “pacchetto” di anni fa tale parola d’ordine mi avrebbe trovato del tutto consenziente in quanto, nei miei non pochi anni di vita ed, anche, di attività lavorativa, ne ho viste di tutti i colori: amministratori ben competenti solo nel fare i loro specifici interessi, esponenti politici “senza arte nè parte”, dirigenti incapaci di dirigere, funzionari che non funzionano,  onorevoli poco onorevoli, ecc., ecc..

Per amore di verità devo comunque aggiungere che, all’interno delle citate categorie, moltissime sono le persone per bene e professionalmente valide che mi è capitato di incontrare.

Ma torniamo alla competenza. Quindi, dicevo, questa è la nuova  parola d’ordine. Ed io, come accennato, in un passato abbastanza “remoto” mi sarei trovato completamente in linea con il ragionamento sottostante. Oggi non più. Oggi credo fermamente, date le peculiarità del contesto di riferimento, che esistano dei requisiti da anteporre a quelli afferenti la competenza. Con ciò non voglio dire che possiamo prescindere dalle capacità  specifiche delle persone (la loro competenza, appunto). A mio modesto parere, ancor prima della competenza, occorre che il singolo individuo preposto a qualsivoglia attività di un certo rilievo possieda i necessari requisiti etico-morali.

Al fine di “giustificare” tale mia opinione invito chi si trova a leggere queste quattro righe a porre mente, per esempio, ai numerosi fatti criminosi (e, in particolare, a quelli che attengono alla corruzione) riguardanti le molteplici interconnessioni fra settore pubblico allargato e settore privato, interconnessioni tutt’altro che refrattarie alle infiltrazioni delle varie mafie, come ci danno continuamente contezza i “media” nazionali. E senza contare i ricorrenti “intrighi” che periodicamente coinvolgono apparati dello Stato “avvelenando” la vita pubblica del nostro paese e che dimostrano, ancora una volta, la “fragilità” (altra parola ricorrente in questo periodo) e la permeabilità all’illegalità della realtà cui faccio qui riferimento.

Per non appesantire troppo questo post rimando a quello del 26 Agosto 2018, nella parte in cui scrivo, appunto,  in merito alla questione etico-morale (prima dell’ultimo paragrafo dedicato ad un appello al “nuovo” sindaco di Siena), post che, pur facendo riferimento ad un altro contesto (riguardante il rapporto fra i partiti e l’elettorato) ben si attaglia alla problematica qui affrontata dal momento che in parte risulta contiguo in parte si interseca con quello di cui a queste righe.

Ma tutto quanto fin qui esposto non è ancora sufficiente “per portare a guarigione il malato”. Data la gravità/cronicità della realtà cui faccio riferimento in questo post occorre anche, io credo, una sorta di “cane da guardia”, vale a dire un meccanismo (trasparenza) in grado di (consentire di) “sorvegliare” con grande efficacia l’esistenza ed il permanere dei suddetti due requisiti e che vado qui a ripetere:  quello etico-morale ( in primis) e quello riguardante la competenza/professionalità.

Mi spiego meglio. Siccome è sempre possibile che il “manigoldo”, in quanto tale, riesca ad acquisire un’immagine di sè stesso di elevata ed indiscussa moralità, sarà ben più difficile, per lui, mettere in piedi atteggiamenti malavitosi dovendo operare in una situazione di massima trasparenza. E senza contare Il “manigoldo potenziale”, vale a dire colui che non vive per delinquere ma che potrebbe farlo laddove scorgesse qualche possibilità/opportunità a “basso rischio”.

In linea generale credo sia corretto affermare che quanto più risulteranno potenziate le procedure volte ad introdurre elementi di trasparenza, tanto più  appariranno depotenziate le “capacità  operative” del manigoldo, effettivo o potenziale che sia.

Siamo quindi arrivati al terzo requisito: la trasparenza, appunto.

Da qui il titolo di questo post:  competenza non fa rima con trasparenza (ovviamente non in termini metrico-poetici ma di, diciamo, corrispondenza logico-formale-sequenziale). Proprio così: competenza non fa rima con trasparenza nel senso che chi ha adeguate e riconosciute competenze non necessariamente risulta “portatore” anche di appropriati requisiti etico-morali nonchè di atteggiamenti volti ad introdurre idonee procedure di trasparenza. In assenza di tutto ciò, sempre a mio modestissimo parere,  si amplifica significativamente la possibilità di veder proliferare atti di corruzione,  comportamenti malavitosi, infiltrazioni mafiose e, ancora, ecc.ecc.. Situazione, questa, che assume particolare valenza, come già accennato, dato il contesto sotto osservazione.

Quindi io credo che solo anteponendo la questione etico-morale a quella della competenza ed introducendo non minimali meccanismi volti a rendere il contesto “operativo” adeguatamente trasparente, si può sperare (dico sperare e non essere certi) di poter trasformare la nostra “fragile” società in un corpo sano e robusto e quindi in grado di spezzare i “lacci e lacciuoli” che lo avviluppano consentendogli così di abbandonare il sentiero “cattivo” per incamminarsi in quello virtuoso.

Ecco quindi, in ordine di importanza, un banalissimo schema riguardante la corrispondente “sequenza virtuosa”:

moralità ➡️  competenza ➡️ trasparenza 🐕.

E con queste premesse competenza torna a fare rima con trasparenza.

Regole sequenziali che non richiedono, necessariamente, interventi normativi centralizzati, vale a dire validi per l’intero territorio nazionale. Sono regole che possono essere diramate/adottate per qualsivoglia dimensione spaziale: intero paese, regioni, province, comuni, singole aziende “pubbliche. Ragione per cui un singolo comune, per esempio, può adottare, pursempre nel ripetto delle leggi vigenti, criteri volti ad “innalzare l’asticella” dei, come dire, requisiti di entrata, sia sul versante etico-morale, sia su quello della trasparenza.

Forse questo post risulterà  completamente inutile. Se così sarà me ne farò una ragione. Se, invece, indurrà anche uno solo dei miei quattro followers a qualche riflessione  in più sull’argomento sarà sempre un contributo, seppure minimo, al conseguimento delle prerogative delineate al momento della costituzione di questo blog.

UNA OSCURA QUESTIONE DI VICINATO: RESOCONTO DI FINE ANNO

Doveva essere un resoconto di fine estate. Poi, come al solito, i giorni ed i mesi sono “scivolati via” in un batter d’occhio e siamo arrivati, appunto, a fine anno. Per amore di verità devo subito aggiungere che sono stato condizionato tutt’altro che marginalmente da questa pandemia, nel senso che ogni volta che avevo il tempo necessario per scrivere un post mi sembrava di essere completamente fuori luogo, non fosse altro che per i non pochi decessi che continuavano (e continuano) a susseguirsi nel tempo. Ma alla fine, dato che, ovviamente, non esiste alcuna correlazione fra questa “attività” (il blog) e l’andamento del Covid-19, mi sono convinto a riprenderla, anche perché sono trascorsi ormai quasi otto mesi dall’ultimo post e non vorrei che il “mio” detrattore occulto pensasse che ho “gettato la spugna”; anzi, ribadisco che, con riferimento alla “questione confinanti” (ma non solo), ……continuerò a tenere “aperto” questo blog quantomeno fino a quando non vedrò reintrodotta una situazione di normalità…. (post dell’8 marzo 2020).

Lasciando a futuri post l’argomento “detrattore occulto”, qui, sempre all’interno della categoria UNA OSCURA QUESTIONE DI VICINATO,  intendo riferirmi esclusivamente ai cosiddetti “fastidi” (parlando, come al solito, in termini eufemistici).

Qualcuno mi ha domandato (solo adesso?): ma perché, invece di ricorrere al web non hai seguito le vie “normali”, vale a dire partendo con il tentativo di risolvere le varie situazioni mediante il dialogo e, nel caso di insuccesso, procedere con gli appropriati atti che la legge consente?

Posso rispondere con assoluta chiarezza ed in estrema sintesi: già fatto e da quel dì! Per molto, troppo tempo, mi sono mantenuto in situazione di attesa con il tentativo di trovare risposta a tanti interrogativi, interrogativi che possono essere rozzamente così sintetizzati: ma per quale diavolo di motivo questi “signori”, oltre che far costruire di sana pianta una casa ed una strada totalmente abusive, fanno di tutto per renderci la vita quasi impossibile tanto da costringerci, in pratica, ad intraprendere le vie legali? Sarebbe stato più logico, io credo, un comportamento diametralmente opposto! Questa è l’assurdità. Lascio ad ogni singolo lettore il compito non facile di trovare la risposta  secondo lui più plausibile.

Ma come già detto in altri post, io, purtroppo, ho un caratteraccio: quando sento odore (si fa per dire) di sopraffazione, di prepotenza, di intimidazione, non posso fare a meno di reagire utilizzando le mie, seppure modestissime, armi di difesa (che poi, nel caso specifico, sono i post di questo blog) e stando ben attento a non cadere nelle provocazioni; armi che, quantomeno, mi consentono di diffondere elementi di verità. E poi non mi sento di scartare l’ipotesi che detti “signori”, se venissero a sapere che ho cessato questa attività o, quantomeno, quella dedicata a tale specifico aspetto,  riprenderebbero con le “gentilezze” iniziali.

Tornando al mio comportamento al riguardo, possiamo dire che le mie azioni, finalizzate esclusivamente a vivere nella nostra proprietà in tranquillità, sono mano a mano aumentate di intensità e di livello. Un “crescendo” peraltro molto lento:  siamo partiti da mere e garbate rimostranze verbali, per poi passare a richieste scritte, a diffide, sempre scritte, ad esposti alle autorità competenti,  a querele-denunce, ad un ricorso al Tar  e via dicendo. Probabilmente senza il “tradimento deontologico” (ed a mio avviso strano, data la tempistica) di certi addetti ai lavori avrei già imboccato la strada indicata nel post del 2 settembre 2016 (tredicesimo capoverso).

Forse un giorno dedicherò un post alla descrizione dei costi, intesi in senso lato (economici, materiali, immateriali, psicologici, in termini di tempo perso, ecc), sostenuti/subiti, in modo tale da rendere palese l’enorme danno complessivo che questi “signori” hanno causato, purtroppo non solo al sottoscritto. E fors’anche a raccontare della faticosissima e lunghissima, nonché, ancora una volta, oscura, trattativa per acquistare la piccola ex oliveta, peraltro “abortita” malgrado la mia disponibilità a pagare un prezzo ben più alto di quello di mercato. Trattativa che, se conclusasi positivamente, avrebbe risolto il problema alla radice.

Riguardo alla “dinamica” dei rapporti di vicinato è sufficiente che io riporti quanto ebbi a scrivere al riguardo già nel 2014 (post del 22 ottobre 2014):

Come ho già avuto modo di sottolineare, non si tratta della “classica” situazione di vicinato dove, “screzio dopo screzio”, da ambo le parti, si è andato creando uno stato di, diciamo, crescente conflittualità. Per quanto qualcuno si stia sforzando di far apparire una realtà di questo tipo (ne parlerò in uno specifico post), io (ma il discorso vale per tutta la mia famiglia), proseguendo nel mio normale stile di vita, mi sono preoccupato, sempre e comunque, nell’ intraprendere qualsivoglia iniziativa,  innanzitutto di non arrecare disturbo e/o danno a chicchessia nonché, ovviamente, di rispettare le norme vigenti. Quindi, ripeto, l’attuale stato di cose, su tale versante, deriva completamente da atteggiamenti unilaterali.

C’é voluto questo blog per ricondurre la questione sui “binari della verità”.

Ancora cose già scritte in svariati post. Ma, come dicevano gli “antichi”, repetita iuvant, specie per chi, come me, intende mantenersi entro un itinerario di massima trasparenza/correttezza e che, ancora come più volte scritto, ha solo questo blog per difendersi. Mi perdoneranno i miei quattro followers per quanto andrò a ripetere ma credo proprio sia utile rinfrescarci la memoria su questa specifica problematica.

Giova quindi ricordare, riprendendo il discorso sopra accennato, che questi “signori” confinanti hanno fatto costruire, non pochi anni fa, una casa totalmente abusiva nonché una strada per arrivarci ugualmente abusiva, strada che peraltro hanno pensato bene di far passare, per un primo tratto, facendo allargare enormemente le dimensioni di una piccola stradina di campagna (peraltro non più visibile, come dimostrano le foto da me scattate antecedentemente) destinata alle poche attività agricole-forestali necessarie alla conduzione del fondo, pressoché a ridosso dell’immobile dove abitiamo, nella parte dove trovano ubicazione, fra l’altro, le finestre delle camere dei miei nipoti ( a quel tempo nipotini).

Ma torniamo al resoconto.

Ancora come scritto più volte, questo è il “versante” che ha tratto maggior beneficio dall’aver messo in piedi il mio blog. Devo infatti riconoscere che, sotto svariati aspetti, le cose sono migliorate significativamente.  Anche se è bene aggiungere subito che siamo ben lontani da una situazione di normalità. Rimangono cioè alcuni  “fastidi” tutt’altro che secondari e che vado ad esporre qui sotto, in ordine di importanza.

  1. La motorella. Io la definisco motorella ma francamente non conosco il termine più appropriato: è una specie di carrello motorizzato non molto grande, nel caso specifico molto vecchio, che usano prevalentemente i loro dipendenti (non so se due o tre) per spostarsi continuamente nella loro proprietà e per trasportare gli ortaggi. Fin qui nessun problema. Ognuno usa i mezzi che crede. Ma il problema, per noi, consiste nel rumore, che è ben superiore a quello del precedente mezzo, già insopportabilmente rumoroso, che a suo tempo definii motorella turbo (occorre tenere sempre presente il fatto che questa strada è stata fatta costruire pressoché a ridosso delle finestre di alcune camere). Un rumore che mi ricorda quello di certi motorini di alcuni coetanei di quando ero un ragazzo dopo che li avevano, come si diceva in gergo, “smarmittati”. D’inverno la situazione rimane di dimensioni, non dico sopportabili, ma comunque “passabili” (molto fra virgolette). Il problema, il grosso problema, viene d’estate per un insieme di perché facilmente intuibili ma che vado comunque ad elencare:
    1. innanzitutto perché i loro dipendenti, in estate, “sviaggiano” molto di più rispetto all’inverno;
    2. in secondo luogo perchè spesso “sviaggiano” sotto le finestre dei miei nipoti la mattina presto;
    3. in terzo luogo perchè d’estate teniamo le finestre aperte;
    4. in quarto luogo perchè i miei nipoti, avendo terminato la scuola, la mattina potrebbero (e vorrebbero) dormire un po’ di più. Fatto sta che quel rumore assordante di motore “smarmittato” rende impossibile non svegliarsi anche ad uno abbastanza sordo come il sottoscritto. Quindi è inutile che questi “signori”, quando passano sotto le nostre finestre con i mezzi (furgoni ed auto) guidati da loro stessi adottino, da un po’ di tempo a questa parte, “comportamenti consoni”  (peraltro non sempre) lasciando ai dipendenti il “lavoro sporco”. Io so benissimo che detti dipendenti non hanno alcuna responsabilità nella scelta di tale mezzo. Da qui la deduzione che tale responsabilità  (acquisto di un mezzo vetusto, probabilmente inquinante e, per di più, “smarmittato”) non può che ricadere sui proprietari (per chi avesse tempo e voglia suggerisco la lettura del post del 22 ottobre 2014 e quello del 27 maggio 2017)
  2.  Il cancello. E’ una storia infinita! Comincio col dire che, originariamente, esisteva un vecchio cancello “filo strada” (ovviamente ho le foto). La prima volta che lo spostarono all’interno, proprio di fronte alla finestra di una camera dei miei nipoti, avendo saputo da dei funzionari dell’Ufficio tecnico del Comune che avevo tutta la “capacità giuridica” di oppormi, inoltrai specifica rimostranza scritta al Comune medesimo. Solo dopo reiterati reclami lo fecero togliere. Ma dopo svariati anni un nuovo cancello fu reinstallato, sempre di fronte alla citata finestra. Mi informai da “addetti ai lavori” i quali mi dissero che era tutto regolare. Ma come? Prima non era regolare e dopo era regolare?
  3. La siepe. Fra la nostra proprietà a la loro proprietà (con strada abusiva incorporata, come già detto) esiste una recinzione di nostra proprietà. Bene ( si fa per dire). Nella loro proprietà esistono diverse piante di “vite americana” che ogni anno crescono significativamente e, ovviamente, si “arrampicano” sulla nostra recinzione, in quanto le sono a ridosso, creando le seguenti problematiche:
    1. La necessità di potare ogni anno questa siepe che ha radici, come già detto, nella loro proprietà, per evitare che scenda in maniera pesante dall’altra parte della rete (mi spiego meglio: noi dobbiamo potare la loro siepe che hanno appoggiato alla nostra rete).
    2. Il danneggiamento della arella che noi, per un discorso di privacy, teniamo appoggiata alla nostra rete e che dobbiamo sostituire con relativa frequenza;
    3. La creazione di una poco soddisfacente condizione igienica, dato che questa siepe non viene curata/sistemata in alcun modo (con il precedente proprietario avevamo un tacito accordo per cui pensavamo noi stessi, senza nessun costo per lui,  a sistemarla periodicamente). Sarà un caso, ma è da qualche anno che il problema delle zanzare, in quella parte de nostro giardino, è divenuto particolarmente fastidioso. Una situazione poco piacevole anche sotto i profilo estetico (guardare per credere).
  4. Il Cane. Attualmente hanno un grosso cane (non mi intendo troppo di razze canine ma credo che sia un cane lupo). Questo cane sovente viene lasciato libero ed in alcune circostanze i miei nipoti se lo sono trovato davanti impaurendosi non poco. Più di una volta alcune persone che si trovavano a passeggiare nella strada sono venute a chiedermi di metterlo al guinzaglio pensando che fosse di nostra proprietà.

Gli altri “fastidi” sono abbastanza marginali e, comunque, riconducibili a mere diversità  in termini di gusti personali e niente di più come, per esempio, quella sorta di manifesto “gigante” che hanno posto all’entrata, a fianco del cancello e che a me sembra un vero e proprio “sfregio” al paesaggio circostante. 

Ecco questi sono i “fastidi” tutt’ora presenti che mi impongono di affermare che, in questo piccolo contesto territoriale, il far west, seppure in “formato light”, esiste ancora.

Va da sè che qualsivoglia contestazione, precisazione, critica, ecc. che mi perverrà verrà, se specificatamente richiestomi, resa pubblica in questo blog, fatta salva per me la possibilità di replicare.

Come avete potuto notare la prima parte di questo post è stata dedicata a “rinfrescare la memoria” su certi aspetti. In quest’ottica mi sembra opportuno ricordare anche che dietro al mio blog c’è esclusivamente il sottoscritto; come ben esplicitato nel post del 13 Novembre 2017,

….perfino le persone a me più vicine non hanno alcuna influenza/coinvolgimento su tutto ciò che ho scritto e scrivo in questo blog. Tanto meno concordo con chicchessia gli argomenti che intendo trattare e/o faccio leggere, ancora a chicchessia, i singoli post prima di pubblicarli.

uomini piccoli piccoli PER UNA PANDEMIA GRANDE GRANDE

I miei quattro followers, che hanno di sicuro(!?) letto la pagina introduttiva denominata PERCHE’ QUESTO BLOG, rimarranno sorpresi dall’ argomento di cui andrò a scrivere subito sotto, certamente al di fuori delle prerogative delineate sinteticamente nella citata pagina: Il CORONAVIRUS o, per meglio dire, i comportamenti che vari “soggetti” (governi, partiti politici, istituzioni pubbliche, scienziati, organismi europei, organismi internazionali)  hanno adottato di fronte al CORONAVIRUS.

Il proposito di esternare le mie opinioni su questa problematica è divenuto mano a mano più pressante fino a, come dire (ancora una volta), impormi di “prendere carta e matita” per, appunto, “cristallizzarle”.

Brevissime premesse. Con il passare del tempo:

  • questo virus ha dimostrato tutta la sua potenza e pervasività per l’intero pianeta (imponendo peraltro agli esperti di “innalzare l’asticella” da epidemia a pandemia);
  • i danni, non solo economici, sembrano prospettarsi pesantissimi, sempre per l’intero pianeta;
  • le “istituzioni” (italiane, europee e dei più importanti stati del mondo) cui è affidato il compito di fronteggiare le pesanti ripercussioni negative di questo fenomeno sembrano sempre meno all’altezza della situazione; men che meno le “forze” politiche (di nuovo italiane, europee e dei più importanti stati del mondo).

Le brevi considerazioni/opinioni di cui andrò a scrivere riguardano tale ultimo aspetto.

Questa inadeguatezza politico-istituzionale ritengo sia dovuta principalmente a tre fattori:

  1. agli egoismi nazionali;
  2. all’incapacità di interpretare il fenomeno nelle sue dinamiche prospettiche e, quindi, alla mancanza di intelligente lungimiranza nel proiettare lo sguardo al di là del breve periodo;
  3. all’incapacità di percepirne fino in fondo il relativo livello di globalizzazione (“nessuno si salva da solo”).

La globalizzazione ha condotto, ovviamente, ad una accentuata interdipendenza (e non solo in termini meramente economici) tra i singoli stati che compongono il nostro pianeta. Un fenomeno, questo, che ha comportato, certamente, svariati elementi positivi ma che, altrettanto certamente, ha fatto emergere anche svariati elementi negativi. Riguardo, specificatamente,  al Coronavirus (Covid-19) si può dire che proprio la globalizzazione sta producendo significative accelerazioni nei processi di ricerca tanto di specifici farmaci quanto di specifici vaccini (aspetto positivo) anche se, di converso, ha amplificato e “velocizzato” enormemente il contagio (aspetto negativo) .

Moltissimi sono gli esempi dai quali si evince che buona parte dei singoli stati dei paesi europei (ma il discorso va ben al di là dei confini del nostro continente), alle brutte parate, chi più chi meno, tende a “mettere in piedi” atteggiamenti, usando un eufemismo, poco nobili in termini di solidarietà e condivisione. Atteggiamenti che, attivando reazioni a catena, dispiegano e, direi, amplificano, gli effetti negativi per l’intero sistema e, quindi, anche per lo stesso paese che li ha adottati per primo pensando di ricavarne un qualsivoglia tornaconto.

Mi spiego meglio con un esempio, utilizzando un “campo di osservazione” di gran lunga più ristretto: il condominio. Allorquando il condomino A mette in piedi iniziative volte a procurargli un dato vantaggio/beneficio, piccolo o grande che sia, che però provoca, di fatto, un qualsivoglia danno al condomino B, quest’ultimo, proprio perché danneggiato, metterà a sua volta in piedi iniziative per tentare di ovviare al danno subito e, fors’anche, con l’intendimento di determinare ripercussioni negative (se non, nella migliore delle ipotesi, senza prendere minimamente in considerazione eventuali relativi danni) “in capo” al condomino A. Facile capire/ipotizzare che da questa fase iniziale scaturiranno .comportamenti che “cronicizzeranno” i rapporti non proprio positivi fra i due condomini e, con buona probabilità, allargheranno il discorso anche ad altri condomini creando, alla fin fine, nocumento all’intero condominio. Sarebbe bastata una “lungimiranza intelligente” per consigliare, anche al condomino più “egoista/invidioso”, nel definire i propri obiettivi, di tenere nella giusta considerazione le ripercussioni delle sue azioni e, più in generale, le necessità e gli obiettivi degli altri condomini. Un atteggiamento volto ad “armonizzare” il proprio tornaconto con quello degli altri (condivisione) che, probabilmente, avrebbe creato vantaggi all’intero condominio e, quindi, anche a lui stesso.

Traslando il discorso dal micro (condominio) al macro (intera europa ma, anche, intero pianeta) è facile dedurre che una serie di atteggiamenti meramente egoistici hanno come epilogo rendere il danno complessivo ben superiore a quello che scaturirebbe adottando strategie condivise/collaborative, strategie che, forse, nel caso specifico, avrebbero anche potuto evitare il “passaggio” da epidemia a pandemia.

Non pochi esempi, a tutti noti e che non sto qui ad elencare (dalla questione delle mascherine a quella delle RSA, dai contrasti fra gli stati del sud europa e quelli del nord europa alle opacità delle informazioni in alcuni paesi, dalle contraddizioni nei bollettini informativi dell’OMS a quelle di alcuni capi di stato, ecc., ecc.) a mio avviso dimostrano ampiamente i, ancora in termini eufemistici, difetti di cui ai punti 1,2 e 3 sopra descritti.

Ho l’impressione, questa volta con riferimento alla sola Europa, che le scelte fino ad ora intraprese, certamente ragguardevoli in  sé e per sé o, per meglio dire, se confrontate con quelle adottate in situazione di normalità e con solo riferimento agi aspetti meramente economici, sembrano mostrare tutta la loro inadeguatezza, in un’ottica globale e con una “visione” non tradizionale, per individuare le scelte necessarie, non solo per “sconfiggere” il Coronavirus e le relative conseguenze ma, anche, per costruire un’ Europa migliore.

In situazioni di forti difficoltà come questa mi arreca particolare fastidio “toccare con mano” le persistenti prerogative di una parte non marginale dei politici (nazionali, europei ed extraeuropei) indirizzate, sempre e comunque, non tanto al conseguimento del  “bene comune”, quanto al proprio tornaconto in termini di consenso. Voglio cioè dire che questi “signori”, anche quando la casa brucia, hanno come obiettivo primario quello di acquisire vantaggi sul fronte dei sondaggi (che poi non necessariamente si traducono in ovantaggi elettorali), pur se convinti  che le sottostanti decisioni non condurranno a spegnere l’incendio.

In questo specifico drammatico contesto anche non pochi scienziati (italiani e non), con i loro “atteggiamenti pubblici”, hanno contribuito ad amplificare la confusione ed ad incrinare il loro livello di autorevolezza (esempi a non finire sono riportati su tutti i giornali e quindi, ancora, non sto qui ad elencarli).

Veniamo all’oggi. Giovedì 23 aprile 2020 si è svolta una videoconferenza dei leader dell’UE in merito allo “strumentario” da adottare per, appunto, contrastare le ripercussioni negative del CORONAVIRUS. Vediamone, in estrema sintesi, gli aspetti salienti (da ricordare anche la sospensione del patto di stabilità – aumento delle possibilità di indebitamento per i singoli stati – e la reintroduzione/potenziamento del “bazooka” BCE – acquisto di titoli pubblici emessi dai singoli stati):

  • utilizzo del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità o Fondo Salvastati), operativo dal 2011 (Grecia!); per l’Italia l’importo massimo è di 36 miliardi circa (il 2% del PIL); questo prestito sembrerebbe a condizioni economiche abbastanza vantaggiose ma viene guardato con sospetto da non pochi osservatori per il semplice fatto che, a loro avviso, eventuali condizioni future potrebbero intaccare la sovranità del singolo Paese;
  • istituzione di uno Strumento per attenuare i rischi di disoccupazione (SURE), anche questo a condizioni vantaggiose ma pur sempre un prestito; per la totalità dei paesi membri dovrebbero essere disponibili 100 miliardi di euro anche se rimangono ancora da definire le modalità di funzionamento;
  • istituzione del cosiddetto Recovery Fund che dovrebbe raccogliere fondi tramite obbligazioni garantite dal bilancio europeo per finanziare la ricostruzione nei singoli  paesi; svariati sono i parametri ancora da definire ed anche per i tempi non esistono certezze.

Il 26 aprile 2020, infine, l’Italia ha presentato una richiesta al Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea (costituito nel lontano 2002). Sulla base delle domande pervenute, la Commissione europea, entro il 24 giugno, presenterà un pacchetto di aiuti finanziari  per i singoli stati al parlamento europeo;

Pur con le attuali svariate e non marginali incertezze tutt’ora presenti sembra poter affermare che anche il nostro Paese potrà disporre di adeguati flussi di liquidità necessaria per ridurre al minimo possibile i “danni”  economici derivanti dal CORONAVIRUS. Quindi finanziamenti (e sottolineo finanziamenti) che, sempre in estrema sintesi, oltre alla relativa disponibilità per i singoli stati, creeranno vantaggi in termini di “monte interessi” e di controllo dello spread.

Ciò malgrado permangono, a mio avviso, forti preoccupazioni perché, pur nell’ipotesi che il Governo Italiano riesca a traghettare il “fiume della pandemia”, dovremo fare i conti con il poderoso incremento dell’indebitamento, una volta terminata l’emergenza Covid-19. Debito pubblico e Spread (e, magari – si fa per dire – “ripresa” di posizioni ostili  di certi paesi europei) sono gli elementi che potrebbero destabilizzare la nostra economia. Per evitare fraintendimenti vedo di specificare:

  • in questo momento l’obiettivo principale del Governo Italiano dovrà essere senza dubbio quello di mettere in cantiere quanto necessario per consentire a tutti (imprenditori, artigiani, commercianti, dipendenti, famiglie, disoccupati, soggetti deboli, ecc.ecc.) di uscire da questa  crisi in maniera da ridurre al minimo le ripercussioni negative del CORONAVIRUS.
  • ma, finita l’emergenza, sarà necessario prestare la massima attenzione per  “togliersi dal groppone” il fardello dei debiti, pena subire le pesanti ripercussioni derivanti dai comportamenti dei mercati che potrebbero portare ad una sorta di spirale perversa pessimismo dei mercati/innalzamento dello spread/manovra “lacrime e sangue”/recessione.

Io, pur non essendo ricco, sarei ben lieto di contribuire, una tantum, ad una patrimoniale ben calibrata dove tutti danno un contributo commisurato alle loro possibilità economiche/finanziarie ma di dimensioni tali da riportare il debito in linea con quello degli altri paesi europei. Eviteremmo così di mantenerci sotto il ricatto dei mercati finanziari e potremmo destinare tutta la nostra attenzione alla crescita, per di più evitando di lasciare questa pesante zavorra ai nostri figli/nipoti. Purtroppo credo che ciò non avverrà in quanto porterebbe gli attuali governanti ad una perdita del consenso che, come ho già detto, per buona parte di loro è più importante di qualsiasi altra prerogativa.

Certo, ben diverso sarebbe il discorso se l’Europa desse effettiva attuazione a quanto contenuto nel documento allegato alla lettera di invito che il Presidente del consiglio Europeo Charles Michel ha indirizzato ai membri del Consiglio Europeo per la videoconferenza del 23 aprile 2020, documento pubblicato in collaborazione con Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Europea (Una tabella di marcia per la ripresa: verso un’europa più resiliente, sostenibile ed equa) dove si possono individuare indirizzi, proponimenti, strategie e “visioni” impregnate di nobili principi. In chiusura della breve introduzione viene per esempio dichiarato testualmente:

E’ giunto ora il momento di tracciare il percorso verso un piano di rilancio globale, con l’obiettivo ultimo di costituire un’Europa più resiliente, sostenibile ed equa.

I 4 principi successivi parlano, in sintesi, di solidarietà, coesione, convergenza, di una ripresa inclusiva a cui devono partecipare tutti gli attori coinvolti. Viene poi fatto riferimento esplicitamente al ruolo centrale che dovranno avere la transizione verde, la trasformazione digitale e l’economia circolare. Il documento conclude dicendo:

L’entità della crisi pone l’UE di fronte ad una sfida senza precedenti. Non ci saranno soluzioni semplici. Il quadro delineato qui consentirà tuttavia di creare un senso di determinazione e di fiducia e di sfruttare tutte le risorse in uno spirito di unità e di solidarietà.

Una tabella di marcia che, se attuata anche al cinquanta per centro, sarebbe veramente rivoluzionaria.

Vado a  concludere.

Se, oggi come oggi, pongo orecchio ai “sussurri” dell’io razionale/disincantato/malizioso/obiettivo (“alimentato” perlopiù dal coacervo di esperienze “cadutemi addosso” nei miei non pochi anni di vita) non posso che mantenermi pessimista sulla effettiva volontà del Consiglio Europeo e della Commissione Europea di intraprendere le scelte sopra indicate. Solo ponendo ascolto ai ben più fievoli “sussurri” dell’io primitivo/istintivo/sentimentale/ingenuo (alimentato” perlopiù dai miei connotati caratteriali originari) riesco a recuperare qualche speranza anche se è bene dire che fra i due io sopra descritti sovente è il primo che ha avuto la meglio. Spero vivamente di sbagliarmi e di trovarmi di fronte, in futuro (che non sarà troppo lontano), un’Europa all’altezza del compito che la storia (pandemia) le ha assegnato.

 

 

 

ANCORA SULLA MORTE DI DAVID ROSSI

Nel precedente post (16 settembre) ho “preso posizione” (spero con il dovuto rispetto) sulla morte di David Rossi.

Due giorni fa incontro un amico che, come al solito, chiamerò Mario (nome fittizio). Buona parte della breve conversazione riguarda proprio il post sopra indicato. Mario, questa volta esplicitamente e senza “mezzi termini”, mi manifesta la sua disapprovazione pressoché totale delle mie opinioni in merito al “comportamento da adottare a seguito di questo tragico fatto” (la morte di David Rossi, appunto), mostrandosi in piena sintonia con le opinioni delle persone citate nell’articolo (per approfondimenti/dettagli cfr. post sopra citato)

Le sue critiche/considerazioni mi colpiscono particolarmente, vuoi per la “delicatezza” della questione in sé, vuoi per il mio forte desiderio di non danneggiare, in qualsivoglia modo e con qualsivoglia “atteggiamento”, le persone più direttamente “colpite” dal suddetto tragico evento. Ed anche perché, in questa società “dell’apparire ad ogni costo”, tutto vorrei sembrare tranne che colui che “specula” su argomenti del genere.

Da qui la mia non facile decisione di ritornare brevemente sull’argomento per, come dire, mettere alcuni puntini sulle i.

Ma prima di tutto voglio esprimere pubblicamente i miei ringraziamenti al Mario di questo post. Ogni intervento critico (anche, al limite, non sincero) è per me di grande aiuto in quanto mi costringe comunque a “rivisitare” le mie affermazioni, le mie considerazioni, le mie deduzioni, ecc. e, quindi, a confermare le mie conclusioni oppure a “rivederle”, financo a rigettarle. Ciò vale, in particolare, appunto, per argomenti delicati come questo.

Quindi, caro Mario, mille grazie per le tue “energiche” critiche che, peraltro, sono state “articolate” mantenendo sempre grande rispetto per le persone che più hanno tratto sofferenza dalla morte di David Rossi. Se tutti, ovviamente in assoluta buona fede, facessero così la vita sarebbe molto più facile.

Torniamo ai puntini sulle i. Credo sia utile dire che io non conosco i familiari di David Rossi. Mi riferisco, in particolare, alla vedova, Antonella Tognazzi, ed alla figlia, Carolina Orlandi. Tutto quello che so su queste due donne l’ho appreso dalla carta stampata e/o dalla televisione ( queste mie ultime considerazioni tengono conto, oltre che del contenuto del citato post, del contenuto di un articolo sull’argomento pubblicato su un quotidiano locale Sabato 5 Ottobre).

Le tue critiche, caro Mario, mi hanno imposto di riconsiderare tutto quanto da me scritto sull’argomento. E ad oggi devo dirti che le mie opinioni in merito a questa drammatica ed oscura faccenda, riportate nel post del 6 settembre, risultano, al contrario di quanto forse ti saresti atteso, significativamente rafforzate, specie con riferimento a due aspetti :

  • il “trattamento pubblico” della questione:
  • il profilo etico-morale di queste due donne.

Per quanto riguarda il primo la mia gratificazione deriva dal fatto che si sono ampiamente affievolite tutte le titubanze che avevo allorquando decisi questa presa di posizione. Oggi più di ieri sono convinto della necessità, proprio nell’interesse della città nel suo complesso, di approfondire/divulgare le notizie/informazioni concernenti tutti i lati oscuri della questione.

Mentre per il secondo aspetto, dato l’attuale stato delle cose, sento il dovere di esprimere pubblicamente la mia solidarietà per queste due donne (non “allargo” il discorso ad altri componenti della famiglia perché non ho mai avuto l’occasione, tramite qualche media, di ascoltarli/vederli, anche se ho la sensazione che ci sia concomitanza di intenti, almeno fra i familiari più stretti) che stanno dimostrando coraggio e determinazione nel portare avanti la loro giusta battaglia anche a costo di ritrovarsi “in solitudine”. Ed a mio modesto parere tale atteggiamento assume particolare valenza oggi come oggi e con specifico riferimento alla nostra città; atteggiamento che, proprio per questo, necessita, io penso, di concreti atti di solidarietà.

Sono del tutto consapevole dello scarsissimo peso specifico che ha questo mio blog e, quindi, la mia persona, nel panorama degli “opinion makers” locali. Ma ho voluto comunque rendere inequivocabile il mio pensiero al riguardo con l’obiettivo di dare un modestissimo contributo all’irrobustimento di un eventuale processo di amplificazione della solidarietà attorno alle idee/strategie della famiglia di David Rossi e nella speranza che simili atteggiamenti possano ripetersi anche per altri contesti. Pure così, credo, ci si adopera per “costruire” una Siena migliore.

Come già detto, la mia opinione sul comportamento del Mario di questo post vale nel caso della sua assoluta buona fede. Ed io ne sono del tutto convinto. In mancanza di tale “prerequisito” si arriverebbe ad ipotizzare l’atteggiamento di Mario dettato, magari inconsciamente, dalla paura e, conseguentemente, dall’omertà. In questo caso Mario potrebbe sentirsi tranquillo sotto il profilo, diciamo, materiale, ma non potrebbe esserlo altrettanto, io credo, per quanto riguarda la sua coscienza.

IN MERITO A DUE COMMISSIONI PARLAMENTARI DI INCHIESTA (IN PARTICOLARE QUELLA SULLA MORTE DI DAVID ROSSI): CONSIDERAZIONI PERSONALI ED ATTUALI PREROGATIVE

Come al solito sono in enorme ritardo, rispetto al timing programmato, nel pubblicare i mie “interventi” su queste pagine. Del resto la problematica sottostante merita ben più di qualche riga. Per questo ho deciso di affrontarla in maniere adeguatamente dettagliata in un prossimo specifico post. Anche perché, volendo testardamente continuare nel perseguimento degli obiettivi a suo tempo delineati, mi trovo nella necessità di “alzare il tiro” nei termini che andrò a spiegare in tale post. Malgrado tutto il fine rimane sempre quello: rendere meno estemporanea, per i motivi ampiamente descritti in svariati post e nelle pagine introduttive, la “produzione” del blog.

Ma veniamo agli argomenti che intendo trattare in questo post.

L’altra sera, quasi per caso, mi sono trovato a rivedere, in tv, lo speciale de Le iene sulla morte di David Rossi. Il già forte turbamento al momento in cui i media ne dettero comunicazione, peraltro progressivamente amplificato mano a mano che ricevevamo informazioni sugli sviluppi delle indagini, si è ulteriormente e significativamente irrobustito. Non so dire esattamente perché, dato che il contenuto era già tutto conosciuto. Forse per il semplice fatto che ho potuto seguire il servizio nel massimo silenzio, con la massima attenzione e senza interruzioni o, più banalmente, perché mi trovavo nello stato d’animo più confacente.

E fra i tanti pensieri, mi sono sovvenuti alla mente anche quelli riguardanti le opinioni di alcune persone in merito al comportamento da adottare a seguito di questo tragico fatto. A grandi linee il discorso è in questi termini: siccome l'”evento” è particolarmente drammatico, tanto in sé e per sé quanto con riferimento all’immagine della Istituzione “coinvolta” nonché a quella della città nel suo complesso, chi ama Siena – dicono loro – deve evitare di parlarne per non prestare il fianco a tutti quei detrattori che non perdono occasione per denigrarci (noi senesi).

Io, invece, mano a mano che andavo avanti nel vedere il servizio e riflettevo su queste considerazioni, sentivo irrobustire dentro di me la già da tempo maturata convinzione della necessità di conseguire risposte convincenti agli interrogativi rimasti ancora in piedi, peraltro tutti particolarmente gravi, e, conseguentemente, sgomberare il campo da tutte le “zone grigie” o, quantomeno, quelle per le quali esiste ancora la possibilità di farlo.

Grazie, perlopiù, ad alcune inchieste televisive ed alla forte volontà dei familiari di scoprire la verità, sono emerse nuove inquietanti piste investigative, non irrilevanti carenze nelle indagini svolte e nella raccolta delle testimonianze, convincenti ipotesi derivanti da approfondite analisi sulla dinamica della caduta ed altro ancora.

E proprio per questo credo che chiunque abbia effettivamente a cuore le sorti di questa città, dei suoi abitanti e, più in generale e per casi come questo, ritenga sempre e comunque importante addivenire al conseguimento della verità, debba convenire sulla necessità di accertare e ricostruire, con indagini approfondite ed utilizzando lo strumentario investigativo più appropriato, tutte le “circostanze e le responsabilità che hanno determinato la morte di David Rossi” (cfr breve relazione alla Proposta di inchiesta parlamentare denominata “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi”, presentata alla Camera dei Deputati il 18 Aprile 2019).

Non è vero, ho pensato, in stridente contrasto con l’opinione delle suddette persone, che cose di questo genere conviene che vengano dimenticate al più presto. Anzi! E’ forse vero l’esatto contrario visto che, in questo caso, lasciando senza risposta una serie di domande “cruciali”, si verrebbero ad alimentare sospetti pesanti come macigni e che, alla fin fine, si ripercuoterebbero in maniera molto negativa sull’intera città, su tutti i suoi abitanti e per lunghi periodi di tempo, annullando e superando di gran lunga i “vantaggi” (?) derivanti da, come dire, l’indirizzare tutta la questione nei sentieri dell’oblio. Io, nella convinzione che la quasi totalità della popolazione sia del tutto estranea a questa drammatica ed oscura faccenda, sono altresì convinto che l’unico modo per salvaguardarla realmente sotto il profilo morale sia, appunto, quello di effettuare indagini pregnanti ed approfondite, vale a dire indagini in grado di eliminare o ridurre drasticamente gli “spazi di ambiguità”.

Da qui la decisione di esplicitare il mio pensiero sulla questione in generale e con riferimento alla specifica Commissione Parlamentare in particolare. Quantomeno, mi sono detto, la mia opinione “arriverà” almeno ai miei quattro followers i quali, voglio sperare, faranno almeno qualche riflessione in più su questa oscura e drammatica vicenda.

Ed a questo punto, mi sono detto, è forse il caso di parlare brevemente anche dell’altra Commissione, quella sulle banche , di cui mi sono occupato in alcuni post (cfr sotto), se non altro per giustificare il mio intendimento di non occuparmene più in questa sede e che, proprio per questo, potrò “liquidare” in poche righe.

Voi direte: cosa c’entra la morte di David Rossi con i gravi problemi che affliggono il Sistema bancario e finanziario italiano? Probabilmente niente le accomuna se non il fatto che per ambedue si fa riferimento , appunto, a specifiche commissioni parlamentari. E’ solo la mia mente che, ogni volta che mi trovo a pensare e/o a parlare del “caso David Rossi” vi abbina, quasi in automatico, la Commissione parlamentare sulle banche e viceversa.

1.- Affrontiamo quindi innanzitutto, telegraficamente, la questione della Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario; una Commissione istituita i primi del mese di Agosto 2019, che rappresenta una sorta di prosecuzione della precedente Commissione di inchiesta(cfr, al riguardo, i post di questo blog del 13 novembre 2016, 31 gennaio 2017, 12 settembre 2017, 13 novembre 2017) e che avrebbe dovuto debuttare mercoledì 4 settembre. Il primo atto di tale Commissione dovrebbe riguardare la nomina del presidente, di due vicepresidenti e due segretari. Prima della “crisi”, il candidato alla presidenza più accreditato era il senatore Gianluigi Paragone. Solo tre componenti hanno fatto parte anche della precedente Commissione d’inchiesta sulle banche presieduta dall’onorevole Pier Ferdinando Casini.

I lavori e le conclusioni di quest’ultima sono stati ampiamente trattati dai quotidiani (cartacei ed on line), dalle televisioni, dai social, ecc. Una forte “sovraesposizione” mediatica che, io credo, riguarderà anche questa seconda Commissione. Da qui, mi sono detto e dico ai miei quattro followers, l’inutilità di proseguire con tale argomento anche in questo post. Voglio cioè dire che continuare a scrivere su questa problematica non darebbe alcun contributo minimamente originale/aggiuntivo tanto alla sua divulgazione, quanto agli aspetti interpretativi della questione ed, anche, in termini di mere opinioni al riguardo. Vale a dire un “esercizio” assolutamente ridondante, ergo assolutamente inutile. E senza contare che, come si ricorderanno i miei quattro assidui followers, il mio interessamento originario riguardava la Commissione Regionale sul Monte dei Paschi, quindi un ambito ben più ristretto e molto più specifico.

Nella speranza che tutto non si trasformi in una sorta di “porto delle nebbie” ( il discorso vale anche per l’altra Commissione) eviterò quindi di affrontare ulteriormente questo argomento, a meno che l’emergere di eventi particolarmente “pertinenti”, magari al momento della pubblicazione del documento conclusivo, e/o allorquando emergesse la necessità impellente di aggiornare le mie opinioni, non mi convincano sull’utilità di ritornare sulla questione.

2.- la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi; per la verità al momento esiste solo una proposta di istituire una “Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, responsabile dell’area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena”, presentata, come già detto, da un gruppo di senatori in data 18 aprile 2019, il cui compito dovrebbe consistere nell’ “accertare e ricostruire tutte le circostanze e le responsabilità che hanno determinato la morte di David Rossi” (Camera dei deputati, doc XXII n. 37). Bastano ed avanzano le poche righe propedeutiche all’ “articolazione” del documento citato (che invito caldamente a leggere) per capire l’importanza, per non dire l’assoluta necessità, di approfondire adeguatamente i molti aspetti rimasti senza risposta, se si vuole addivenire a delineare un quadro sufficientemente veritiero di tutta la questione ed anche, a mio modesto parere, se si vuole realmente “servire” la nostra città e la comunità che vi risiede.

Come avrete capito io, per i motivi sopra indicati, sono assolutamente favorevole alla costituzione ed al buon funzionamento di questa Commissione e, più in generale, sono assolutamente favorevole a tutte quelle iniziative che hanno come obiettivo quello di fare luce su questo tragico evento nonché, in particolare, alla riapertura del caso, archiviato per ben due volte dalla Magistratura per suicidio.

Ma dico di più. Siena, ancora a mio modestissimo parere, ha un forte bisogno di dimostrare di possedere gli anticorpi per combattere e sconfiggere tutti quei comportamenti che hanno come “regola operativa” quella di muoversi “sotto traccia” e che sovente, sempre a mio modestissimo parere, hanno l’odore di comportamenti malavitosi.

 

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